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L' ULTIMA STORIA DI DEATHLOK
Parte 4

 

31 Dicembre 1999. A questa data sono state associate molte cose, perlopiù inerenti la fine di tutto in perfetto stile Nostradamus (essendo il nostro un mondo che guarda con ottimismo alle date dei calendari). Il 2000: l’ anno che erroneamente si ritiene sia l’ inizio di un nuovo millennio. Il 2000, un anno che molto probabilmente non vedrà Luther Manning come protagonista. Il 2000, l’ anno che vedrà l’ epilogo dell’ ultima storia di Deathlok.

Sotterranei dell’ ex Palazzo dei Vendicatori.

Il Mandroide lancia una raffica infuocata contro il cyborg, che però la evita agilmente: ma le tattiche attendiste non funzioneranno a lungo, deve passare al più presto al contrattacco. Rapidamente esamina le sue possibilità: i proiettili si sono dimostrati inefficaci a Los Angeles, rimbalzano contro la corazza di questi colossi in armatura. Poi Luther pensa al proiettile speciale che si è portato dietro: un proiettile esplosivo, con una capacità di deflagrazione impressionante. Ma no, non può usarlo ora: l’ ha progettato specificamente per Hellinger e solo contro di lui verrà impiegato.
Luther Manning evita un altro attacco e balza sulle spalle del Mandroide: costui con le sue braccia metalliche riesce a colpirlo, provocandogli un dolore atroce. Ma Deathlok resiste: non è giunto fin qui solo per arrendersi ha una missione da portare a termine, a qualunque costo. E così abbranca la testa del Mandroide e tira, tira, tira. Ma i suoi sforzi paiono vani.
Così l’ essere metallico riesce a liberarsi di lui. Ma Luther non desiste: salta nuovamente sulle spalle del Mandroide, riafferra la testa e ricomincia a tirare. “Deve venire via!” grida “Deve!”. E, incredibilmente, ce la fa: con un sforzo sovrumano, il cyborg stacca la testa al Mandroide, scintille che sprizzano ovunque. Il robot inizia a scuotersi violentemente, come se fosse in preda ad un attacco di epilessia. Deathlok viene sbalzato nuovamente, ma quando si rialza estrae una granata dalla sua cintura.
“Al liceo ero campione di basket, mostro!” afferma. Stacca la spoletta e, con un tiro perfetto, la granata cade dentro la testa del Mandroide. Luther Manning si allontana rapidamente, giusto in tempo per non subire gli effetti della deflagrazione che avviene pochi istanti dopo e che lascia alla fine del Mandroide solo delle innocue lamiere gialle.
“Questa è la fine che farai anche tu…” inizia a dire Deathlok, prima che qualcosa lo colpisca violentemente da dietro. Hellinger, ancora lui, ancora un suo vile attacco. E mentre perde i sensi ed il suo mondo diventa nero, l’ unico rammarico di Luther Manning è non essere riuscito ad ottenere la sua vendetta.

C’è uno strano mondo, tutto avvolto da un bianco candore. Ed al centro di quel mondo vi è Lucy, la sua ancora di innocenza perduta. Lui prova a raggiungerla, ma gli sfugge, sempre più, diviene sempre più lontana. Poi un pensiero fa capolino nella sua mente:”Questo è l’ Inferno”. Il bianco diventa nero, poi rosso, infine…
“Svegliati, Deathlok!”.
Una voce imperiosa lo riporta alla realtà. Una voce odiosa. La voce di Hellinger. E dietro di lui vi è suo fratello, il Generale Simon Ryker. Sono soddisfatti e probabilmente hanno ben ragione di esserlo. Le mani del cyborg sono bloccate ad una sorta di tavolo operatorio posto in verticale tramite delle manette iperresistenti da cui, per quanto si sforzi, non riesce a liberarsi.
“Bentornato tra noi, mia cara e magnifica creazione” dice Harlan Ryker “È inutile che ti affatichi, non ce la farai. Io e mio fratello abbiamo ritenuto giusto comunque che, in quest’ ultima mezz’ ora che ti rimane da vivere, tu potessi assistere impotente al nostro più grande trionfo”.
“Mezz’ora?” esclama incredulo Deathlok.
“Esatto: ti abbiamo tenuto lì quasi una giornata intera. Potevamo lasciarti morire così, assolutamente inerme: ma devo ammettere che non lo meritavi. E poi devi assistere a quanto sta per avvenire”.
“Già, non potevi andartene senza saperlo” aggiunge il Generale.
“Vi siete condannati da soli agendo in questo modo” dice Deathlok “Riuscirò a liberarmi”.
“Provaci quanto ti pare, non ci riuscirai” afferma Hellinger “Piuttosto guarda lì, cosa vedi?”.
“Solo un ammasso di computer” risponde il cyborg non cessando di dibattersi.
“Sono molto di più, invece. Dimmi, Deathlok, qual è il più grande problema che affligge il pianeta?”. Manning non risponde. “Le radiazioni solari, ecco cosa. Ormai non si può nemmeno più uscire, l’ umanità è condannata ad una eterna reclusione. O meglio sarebbe condannata… Sto lavorando a questo progetto da anni, e finalmente con l’ arrivo del 2000 esso verrà portato a compimento”.
“Di cosa stai parlando?”.
“Di uno scudo spaziale, che riparerà il buco nella fascia di ozono e ci proteggerà dagli effetti nocivi delle radiazioni solari”.
“Sarebbe meglio dire, fratello” interviene Simon Ryker “Che proteggerà solo quelli che si uniranno a noi”.
“È vero. E così risolveremo il secondo maggiore problema di questo mondo: ci sono troppe schegge impazzite là fuori, troppi gruppi militari ognuno con la propria piccola o grande fetta di potere. E questo a noi non piace, molto meglio che ci sia un solo gruppo di potere, che detti legge e metta a tacere coloro che non sono d’ accordo”.
“Ma è mostruoso” commenta Deathlok.
“No, è necessario ed inevitabile. Come ha accennato mio fratello, abbiamo la possibilità di estendere questo scudo spaziale dovunque vogliamo, in ogni parte del globo. Così chi non vorrà unirsi a noi… beh, continui pure a vivere con le radiazioni solari. Noi non dovremo fare niente, solo attendere che la natura faccia il proprio corso. Ma saranno pochi coloro che vorranno sacrificarsi in nome di un inutile ideale, anzi, nessuno sarà disposto a farlo. E così alla fine gli unici ad emergere, le persone più potenti, saremo io e mio fratello. Come è giusto e doveroso che sia. A mezzanotte dimostreremo al mondo intero che siamo in grado di proteggerlo: poi toccherà al mondo decidere se vuole continuare a vivere oppure morire”.
“Non potete farlo, non ci riuscirete”.
“E chi ci fermerà? Tu, Deathlok?” lo canzona Simon Ryker.
Il cyborg inizia nuovamente a dibattersi, stavolta più forsennatamente. “Sì, sarò io. IO!”.
“Ma perché lotti, Deathlok?” inizia Hellinger “Non capisci che…”. Le parole successive gli muoiono in gola quando vede una manetta che bloccava una mano del cyborg spezzarsi. “Ma come è possibile?”.
Probabilmente non esiste una spiegazione logica, probabilmente in questo momento Luther Manning è guidato da una forza che non è possibile spiegare. Una forza che nel corso dei secoli ha condotto molti uomini giusti alla vittoria.
“Fermo!” si lancia avventatamente Simon Ryker. Ma Deathlok prontamente, con la mano libera, gli sferra un manrovescio e lo manda dritto contro una parete. Poi provvede a liberarsi anche dell’ altra manetta e scende da quella sorta di tavolo operatorio cui era prima bloccato. Hellinger osserva il tutto senza mostrare alcuna paura.
“Dunque, Deathlok, sembra proprio che alla fine questa faccenda si risolverà tra te e me”.
Il cyborg non replica e con un urlo di rabbia e furia guerriera attacca il suo eterno nemico: nessuno di loro ha in questo momento in mano delle armi, dovranno risolvere il tutto con le care vecchie mani. Deathlok sferra due pugni, ma Hellinger li blocca entrambi e replica con una doppia ginocchiata al petto. Luther Manning si ritrae e cade a terra, dove sferra un calcio che fa inciampare Hellinger. L’ eroe gli è subito addosso ed inizia a tempestare il suo volto con innumerevoli pugni.
“Morirai, bastardo, morirai finalmente!” grida Deathlok.
Ma Harlan Ryker non ne ha alcuna intenzione, praticamente è come se non sentisse i colpi che gli vengono inferti. Improvvisamente sferra un pugno a sua volta al volto del cyborg, che incassa duramente il colpo e rotola all’ indietro. Hellinger si rialza subito e colpisce l’ eroe con numerosi calci al petto.
“Chi è che doveva morire?” esclama sprezzante “Rispondimi. Non puoi nulla contro questo mio nuovo corpo, è troppo potente”.
“Attenzione, sistemi in decadimento. Crollo totale tra sette minuti”.
“Ecco, visto cosa hai ottenuto? Hai solo accelerato la tua fine con questa tua bravata. Goditi gli ultimi minuti della tua vita”.
“Dimmi una sola cosa ed io non mi batterò più” afferma in quel momento a bassa e sofferente voce Deathlok.
Hellinger si blocca sul posto, incuriosito dalla richiesta:”Forza, ti ascolto”.
Luther Manning si rialza:”Ti dice qualcosa il nome Lucy?”.
Harlan Ryker rimane in silenzio per qualche secondo, come a meditare su che risposta dare, poi dice:”No, è un nome che non mi dice nulla”.
Un sorriso macabro si dipinge allora sul volto del cyborg:”Lo supponevo. Hai ucciso tanti di quegli innocenti in questi anni che ormai hai perso il conto. Ed i loro nomi sono a te ignoti. Hai ucciso i miei amici, Godwulf e tutti gli altri, e per questo ti ho odiato. Poi hai ucciso Lucy e per questo ti ho odiato ancora di più. Era una bambina che non ti aveva fatto niente, che viveva assieme a suo padre: quando lui è morto sono arrivato io e per me è stato come avere finalmente una famiglia. Ma tu mi hai tolto anche questo. Non mi fermerò mai fino a quando non ti avrò annientato, Hellinger. Mai!”.
E con rinnovato ardore, Deathlok torna all’ attacco. E stavolta Harlan Ryker sente i colpi, sono molto più forti. Due pugni al petto, poi uno al volto. Non fa in tempo a proteggersi che subisce un calcio, ancora al petto e poi al viso. Crolla al suolo per l’ impatto. E non riesce a rialzarsi: Deathlok gli è subito sopra ed inizia a tempestarlo di colpi, è così veloce che Hellinger non riesce a pararne nemmeno uno.
“Fermati, Deathlok, fermati!” grida il malvagio scienziato. Ma Luther Manning non ha alcuna intenzione di fermarsi.
“Attenzione, sistemi in decadimento. Crollo totale tra sei minuti”.
Finalmente Hellinger reagisce: piega una gamba, la preme contro il petto di Deathlok ed usa il ginocchio come una sorta di leva per allontanare da sé il cyborg, che va a sbattere contro una vetrina. Mentre pezzi di vetro cadono sul suo corpo, Hellinger si rialza: il suo volto è mezzo tumefatto. Luther nota il contenuto della vetrina: c’è anche una pistola al suo interno. Allora fruga all’ interno della sua cintura e… sì, il proiettile esplosivo è ancora tra le sue mani. Ed entra perfettamente nel caricatore della pistola.
Dunque solleva l’ arma:”Dì addio ai tuoi sogni di gloria, He…”.
Poi il dolore, tremendo ed improvviso, che lo coglie ad un fianco. Si volta e vede Simon Ryker, si è ripreso, ha estratto la sua pistola… e ha sparato. Dal corpo del cyborg cola uno strano liquido.
“Molto bravo, fratello” dice Hellinger. Si avvicina a Deathlok e lo abbranca al collo. Poi lo sbatte violentemente contro una parete. Più volte. “Non credo proprio occorrerà più attendere il crollo dei tuoi sistemi, Manning”.
E così dicendo pianta la sua mano contro il petto di Deathlok. Lo penetra, da parte a parte, infine ritrae la mano, tutta ricoperta di uno strano liquido viscoso. Il sangue di Luther Manning. “Ecco la fine di un eroe” dice Hellinger. Abbandona così la presa su Deathlok, che lentamente scivola verso il pavimento senza mormorare alcuna parola o mugugno di dolore, poi crolla riverso al suolo, con in mano ancora la pistola.
“Ora possiamo occuparsi del nostro scudo spaziale” dice Hellinger “Prepariamoci, la prima dimostrazione avverrà tra pochi minuti”.
“Non è stato così difficile, vero, fratello?” chiede Simon Ryker indicando Deathlok.
Hellinger si allontana dal cyborg e si avvicina a suo fratello:”No, un gioco da ragazzi”. Ed inizia a ridere. Una risata di trionfo che diviene sempre più alta.
Simon si unisce al coro. E le risate salgono, salgono, salgono.
Poi Hellinger si blocca, come se avesse in gola un grido strozzato. Sulla sua fronte è comparso un buco e da quel buco sgorga sangue. Un foro di proiettile. Il proiettile esplosivo! Poi avviene la deflagrazione: i pezzi di Hellinger volano per tutta la stanza ed alcuni vanno anche a colpire un urlante ed atterrito Simon Ryker.
“No, Dio, ti prego, ugh… No!”. Volano anche schegge di vetro, che centrano in pieno le gambe del generale dell’ esercito. “Aaaah, no, che male! Argh!”. Crolla al suolo e subito Deathlok gli è sopra: la sua faccia quasi non si vede, tutta coperta di sangue o di quello strano liquido. Ed il buco nello stomaco... santo cielo, ma come fa ad andare ancora avanti, a stare ancora in piedi? “Ti prego, no, non ucci…”.
Luther Manning non distoglie lo sguardo mentre cala con potenza e rabbia il suo pugno contro Simon Ryker: sangue e materia cerebrale insozzano il suo corpo, ma lui non se ne preoccupa. Anzi, è quello che voleva. Lentamente si rialza in piedi e vede l’ ultima cosa rimasta intatta di Hellinger: il cuore. Un cuore nero e malvagio. Non batte più, è improbabile che colui che ha rovinato la sua vita possa tormentare più alcuno in futuro. Ma è con grande piacere che Deathlok cala il suo piede contro quel cuore, trasformandolo in un fiume rosso. Della perversa eredità dei fratelli Ryker finalmente non esiste più nulla. O meglio, solo un’ ultima cosa.
“Attenzione. Crollo totale del sistema tra trenta secondi”.
“No, non ora. Devo resistere solo pochi istanti”.
Deathlok si trascina verso alcuni computer rimasti miracolosamente intatti dopo l’ esplosione, afferra un cavo e lo inserisce all’ interno della sua testa. Poi cade anche lui, per sempre. Non si rialzerà stavolta. Mai più.

Passano i giorni. Il 2000 arriva e non viene accolto con nessuna manifestazione di gioia o giubilo. Con nessun fuoco di artificio. Dopotutto, cosa c’è da festeggiare? C’è ancora la povertà, ci sono ancora le radiazioni solari…
Poi ad un certo punto accade: il cielo diviene un po’ più oscuro, i raggi del sole solitamente così oppressivi ed accecanti si offuscano un po’, non trasmettono più un calore così intenso. Le radiazioni solari stanno diminuendo drasticamente, il buco dell’ ozono si sta ricostruendo. Un effetto che si verifica lungo tutto il globo. Nonostante questo, gli abitanti della Terra esitano prima di uscire dalle loro abitazioni e camminare in lungo e in largo ed infine accertarsi che tutto quello che avevano immaginato è vero: l’ aria è più respirabile, non si ansima più, non si è costantemente più in bilico tra la vita e la morte. Tutto è tornato come era prima dell’ Operazione Purga, ora spetta loro un’ opera immensa di ricostruzione: non è detto che verrà portata a compimento, ma di certo non smetteranno di perseguirla. Perché oggi hanno una nuova speranza. E così inizia un grido di gioia collettivo.

Los Angeles.

“Quel bastardo” commenta il Corvo osservando il cielo che ha ora un aspetto blu terso come non mai “Ce l’ ha fatta davvero”. Una brezza di aria fresca gli accarezza il collo, come a ricordargli ulteriormente quanto accaduto. “Ce l’ ha fatta e nessuno saprà mai chi deve ringraziare”. Poi Philip Grant riflette un attimo e… “No, non è giusto che vada a finire così. Io racconterò la verità a tutti, tutti devono sapere. I computer ormai sono un ritrovato di una modernità perduta, dovrò tramandare la leggenda di Deathlok con la semplice parola. O con gli scritti… Ebbene, perché no?”.
Ed il ragazzo torna dentro il suo rifugio, a progettare il futuro rivisto attraverso gli occhi del passato.

Sotterranei dell’ ex Palazzo dei Vendicatori.

Tutto è silenzioso da queste parti, solo qualche occasionale scarafaggio o ratto giungono a turbare la quiete, ma rapidamente si allontanano come timorosi di qualche cosa che si para davanti a loro. In fondo, in fondo, vi è una ampia sala piena di avveniristici macchinari, in contrasto con la desolazione che impera attualmente all’ esterno. Ed in questa sala vi sono due corpi oramai totalmente decomposti, un lago di sangue ormai rappreso e dei computer. Improvvisamente questi computer si animano, come tornati a nuova vita. I sistemi tornano ad essere funzionanti e su tutti gli schermi compare quest’ unica parola: LUCY.

FINE

Note dell' Autore: Termina così questa miniserie che ha segnato l' ultima avventura del cyborg noto come Deathlok. Termina con un dramma o con un barlume di speranza? Lascio a voi la risposta, sperando che il tutto vi sia piaciuto.