Numero 6

ULULATI DI GUERRA - Parte 2

di Andrea Garagiola

Sede della Sezione Americana dello S.H.I.E.L.D. Washington DC. Ufficio di Jonathan Juniper.
Guardai Valentina lasciare il mio ufficio, chiuse la porta dietro di sé senza salutarmi, lanciandomi solo uno sguardo d'intesa e un mezzo sorriso. Io e l'agente De La Fontaine ci eravamo avvicinati nelle ultime settimane, ma ero sempre stato freddo con lei. Non sembrava importarle, ma mi ero accorto che sapeva che le stavo nascondendo qualcosa circa il mio lavoro con lo S.H.I.E.L.D. Ogni tanto faceva qualche battuta per cercare di scoprire qualche informazione in più sul motivo della mia presenza a Washington DC, ma io sviavo sempre il discorso. Era troppo sveglia e intelligente per farle credere che facevo solo il passacarte per Nick Fury. Non potevo dirle nulla della mia missione, ma non volevo perderla. Era l'unica cosa che mi faceva davvero sentire umano, anche se non mi potevo definire tale. Cacciai dalla mente i pensieri su Valentina e mi concentrai sulla missione.
Ogni volta che pensavo a ciò che stavo facendo insieme alla mia squadra, i Secret Howling Commandos, mi chiedevo se fosse giusto. Uccidere degli esseri viventi, che avevano pensieri e sentimenti, colpevoli solo di essere stati creati e manipolati da scienziati sovietici con l'intento di sabotare il governo degli Stati Uniti. Non erano persone, erano esseri sintetici identici agli umani. Erano creature come me, cloni di personalità strategiche all'interno degli USA per prendere il loro posto e favorire gli interessi della Russia. Ed erano miei fratelli.
Una lista di cloni era stata prelevata dal mio cervello da Nick Fury, ora quella lista era sullo schermo del mio ufficio. Bersagli che dovevano essere sistematicamente eliminati, per garantire la sicurezza della nazione. Ma erano obiettivi troppo delicati per lo S.H.E.L.D., la più grande agenzia di spionaggio al mondo doveva rendere conto al governo e, a livelli più o meno alti, i cloni si erano già annidati al suo interno. Anche nello S.H.I.E.L.D. stesso. Il colonnello Fury aveva incaricato me di reclutare assassini e mercenari, senza alcun collegamento con lui e i suoi uomini, e arruolarli per assassinare i cloni e fermare i piani dei loro padroni.

Sede dell'ambasciata USA. Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo. Due giorni prima.
Un'esplosione distrusse la facciata nord del palazzo dell'ambasciata USA in Congo. Gli agenti di sicurezza americani correvano da tutte le parti per cercare l'ambasciatore statunitense, che si trovava nella stanza dalla quale era scaturita la deflagrazione, e per intercettare l'attentatore.
Una massa di pelo scuro mandò in frantumi la finestra del terzo piano del palazzo governativo e si gettò di sotto, atterrando sul tetto di una limousine parcheggiata, sfondandolo. Gorilla-Man correva a perdifiato per i viottoli del giardino dell'ambasciata che lo separavano dalla recinzione esterna, schivando le pallottole della sicurezza e i curiosi giunti sul posto.
- Qual è la situazione? - Dal comunicatore da polso di Gorilla-Man giunse una voce apparentemente tranquilla.
- Sono nei guai... - Gorilla-Man, facendo leva sulle possenti gambe, oltrepassò con un balzo uno dei veicoli della sicurezza, mentre le pallottole gli sibilavano intorno. - In grossissimi guai... Dannazione! Quella diavolo di bomba è esplosa prima del previsto... Non doveva... -
- Inconvenienti... -
- Inconvenienti!? Ma che cazz...? Per colpa della vostra bomba difettosa, ora ho alle calcagna una dozzina di agenti speciali che vogliono aggiungere all'arredamento del salotto dell'ambasciata la testa di un ottimo esemplare di gorilla e tu osi parlare di “inconvenienti”? Dovrei... -
- Raggiungi il punto di estrazione... - La voce era sempre tranquilla, e questo irritava non poco Gorilla-Man. - Ci troverai lì. E ti porteremo fuori... -
- Senti, amico... - Gorilla-Man urlò contro il comunicatore e mostrò la sua minacciosa dentatura, nonostante il suo interlocutore non potesse vedere il ringhio, ma questo lo fece sentire decisamente meglio. - Perché non mandi il tuo uomo a prendermi? Ora! Che ne dici? -
- Non posso... - La voce apparve fredda, ma rivelò un attimo di esitazione. - Mi spiace. Non posso rischiare di compromettere l'identità di un altro agente... Dovrai farcela con le tue forze. Chiudo. -
- Dannato... Se ti... - La comunicazione si chiuse e Gorilla-Man terminò la frase, aggiungendo parole poco carine nei confronti dell'uomo dall'altra parte del comunicatore.
Il cancello era sempre più vicino, davanti ad esso gli agenti della sicurezza aveva posto due grosse auto blindate e quattro di loro lo attendevano con i fucili spianati. Fecero fuoco e i proiettili gli lisciarono il pelo in diversi punti. Gorilla-Man estrasse dalle fondine legate in vita due Uzi caricati a proiettili a scarica elettrica e fece fuoco. I quattro agenti della sicurezza caddero a terra avvolti da una scarica elettrica in grado di lasciarli KO per parecchi minuti. A Gorilla-Man ne servivano decisamente meno per superare il cancello e dileguarsi. Non aveva però considerato il cecchino che lo aveva sotto tiro dall'istante nel quale aveva estratto le armi. Gorilla-Man diciassette minuti dopo sarebbe stato al punto di estrazione se non fosse stato per un piccolo particolare: un dardo soporifero potenziato per metaumani conficcato alla base della nuca. Sogni d'oro.

Una foresta a Nord-Ovest della Repubblica Democratica del Congo. Quattro giorni prima.
Erano ore che camminavo nella fitta foresta pluviale, il caldo mi stava massacrando, ma non potevo mollare. Il mio obiettivo era vicino. La missione era delicata e decisi di prendervi parte in prima persona. Bridge brontolò per un po', ma poi si dovette arrendere, non avevamo molte risorse tra le quali scegliere. Questa sarebbe stata la mia squadra e volevo arruolare personalmente tutti i membri, uno ad uno.
Lo scanner satellitare calibrato sui parametri vitali del nostro obiettivo mi indicava la sua posizione al di là del muro di alberi che mi si parava davanti. Mi mossi con cautela, senza fare rumore. Iniziai a sentire un vociare caotico, era troppo distante e sicuramente non era una lingua da me conosciuta. Nascosto tra gli alberi, mi sporsi per osservare. Sotto di me si stendeva una gola di arida roccia che si apriva in un largo spiazzo scavato tra le rocce. Nello spiazzo c'era una manciata di bassi edifici in rovina, avevano l'aria di essere abbandonati da tempo, ma c'era movimento vicino ad essi. Individuai sette sentinelle armate di lance lungo il perimetro e un paio che stavano accogliendo la carovana di quattro jeep proveniente dalla gola che contava quattordici ostili più il mio obiettivo.
Gorilla-Man era legato e imbavagliato sul penultimo veicolo, in completa balia di un piccolo contingente del Culto del Gorilla Bianco. Dovevo salvare Gorilla-Man, era sulla mia lista di membri da reclutare, ma non sarebbe stato facile.
Attesi che parcheggiassero le jeep e condussero il mio uomo nell'edificio più grande e poi agii. Il sole calava inesorabilmente dietro le montagne a Ovest e le lunghe ombre mi aiutarono nell'impresa. Il grosso del lavoro però lo fece uno degli aggeggi che Nick mi aveva regalato all'inizio di questa impresa, premendo un tasto diventai invisibile alla maggior parte della tecnologia di rilevazione, vista umana compresa, ovviamente. Adoravo lavorare per lo S.H.I.E.L.D. Aggirai le sentinelle passando da un edificio all'altro, fino ad arrivare a quello centrale. L'ingresso principale era sorvegliato, ma riuscii ad arrampicarmi fino al secondo piano sfruttando gli appigli sul lato opposto dell'edificio. Entrai dalla prima finestra a portata di mano e, sempre invisibile, misi KO due grossi uomini vestiti da gorilla bianchi che stavano facendo la ronda al piano superiore. Delle luci provenivano dal piano inferiore e, insieme ad esse, delle voci. Voci minacciose, non capivo cosa dicessero, ma sicuramente non erano complimenti. Mi sporsi dalla scala di legno malconcia e vidi nel salone principale quattro membri del Culto del Gorilla Bianco che attorniavano un malconcio Gorilla-Man. Solo due degli ostili avevano le lance in mano, un altro aveva l'incarico di urlare frasi intimidatorie e l'ultimo di sollecitare le risposte di Gorilla-Man con dei sonori pugni sul suo muso. Gorilla-Man era immobilizzato tramite dei ceppi metallici ai polsi e alle caviglie, ed era malconcio, anche se il suo corpo peloso nascondeva bene i segni delle violenze.
Presi la mira con calma, i quattro non si erano accorti di me, e sparai due colpi silenziati che distrussero i ceppi di Gorilla-Man. I quattro membri del Culto si girarono verso la mia direzione, sorpresi dal non trovarsi nessuno davanti. Non fecero in tempo a rendersi conto di quanto stava loro per succedere, che Gorilla-Man fece perdere i sensi ai due più vicini a lui, mentre io mi occupai dei rimanenti con dei proiettili stordenti.
- Sento il tuo odore, soldato americano... - Gorilla-Man controllò che i due che aveva appena steso fossero abbastanza privi di sensi per non dargli ulteriori noie. - Fatti vedere! -
- Non pensavo che il tuo olfatto fosse tanto prodigioso... - Tornai visibile, Gorilla-Man non si scompose e mi fissò con uno sguardo minaccioso. - Dovrò aggiornare i miei file. -
- Puzzi di fast food e avventatezza... - Gorilla-Man continuava a squadrarmi duramente. - Cosa vuoi? -
- Per prima cosa cavarti da questo guaio... -
- Grazie, ma... No, grazie. - Mi diede le spalle e si avvicinò alla porta chiusa della stanza per capire se al di là qualcuno degli altri membri del Culto si fosse accorto di quanto stava succedendo. Per il momento sembrava tutto tranquillo. - Mi ero fatto catturare apposta... Stavano per condurmi dove volevo io. E tu hai rovinato tutto... -
- Ho seguito tutti i tuoi spostamenti negli ultimi giorni... Sei caduto in un'imboscata... -
- Dettagli... - Gorilla-Man si girò di scatto, portò la sua minacciosa mole a pochi centimetri da me e mi fissò negli occhi. - Cosa vuoi da me? -
- Non credi sia meglio andarcene da qui prima? -
- Parla... Altrimenti per fuggire mi troverò costretto a fare del male anche a te, oltre che a loro... -
- So che stai lavorando per il Wakanda... Sei sulle tracce di grosse quantità di vibranio trafugate dal Culto del Gorilla Bianco. - Gorilla-Man continuava a fissarmi, ma notai che avevo attirato la sua attenzione. - Ho scoperto che il Culto del Gorilla Bianco vuole vendere parte di quel vibranio a un nemico degli Stati Uniti... -
- Vuoi il mio aiuto per salvare le chiappa al tuo paese? -
- Lavoriamo a un obiettivo comune... Tu riporti il vibranio in Wakanda e io “salvo le chiappe al mio paese”... Cosa ne dici? -
- Dico che sento i passi pesanti di almeno mezza dozzina di questi brutti ceffi, se riusciamo ad andarcene da qui tutti interi, possiamo parlarne davanti a un bicchiere di qualcosa di forte... - Gorilla-Man prese in mano una delle lance a terra. - Offri tu, naturalmente. -

A bordo di un elicottero della sicurezza dell'ambasciata USA in volo nei cieli di Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo. Due giorni prima.
Il rombo delle pale dell'elicottero scuoteva il silenzio sopra l'immensa distesa di alberi fuori dalla città. I cinque agenti di sicurezza al suo interno erano irrequieti e osservavano il loro prigioniero con apprensione. Gorilla-Man, seduto in mezzo a loro, bloccato con dei ceppi ai polsi e alle caviglie, aveva fiutato l'agitazione che aleggiava all'interno del mezzo, e questo lo divertiva.
- Allora, ragazzo... - Gorilla-Man, sfoggiando un sorriso come se fosse in mezzo a dei vecchi commilitoni, si rivolse all'agente alla sua destra, quello che più mostrava segni di nervosismo. - Dove mi state portando di bello? -
- Taci, scimmione! - Gli urlò contro uno degli agenti di fronte a lui.
- Trovo poco politically correct l'uso improprio di quella parola, amico... - Gorilla-Man rivolse il suo sorriso smagliante all'agente che lo aveva appena ripreso. - Però ho un gran cuore e ti perdono... Anzi, per dimostrati la mia buona volontà, ti racconterò una curiosità che forse troverai interessante... - Il tono della sua voce era gioviale e rilassato, ma con lo sguardo aveva individuato alcuni obiettivi che avrebbe sfruttato a breve.
- Ti decidi a stare zitto o devo usare un altro po' di sedativo? - L'agente che già gli aveva urlato contro rincarò la dose.
- Amico... Volevo solo raccontarti di come noi “scimmioni” abbiamo discrete capacità prensili anche ai piedi, al contrario di voi umani... - Gorilla-Man fece una pausa per osservare divertito gli sguardi perplessi degli agenti intorno a lui. - Ma forse è meglio che ve lo mostri. -
Obiettivo uno: ricetrasmittente per mettersi in contatto con Juniper, sequestratagli durante la cattura e appoggiata a fianco dell'agente più vicino al portellone di uscita. Individuato.
Con un balzo Gorilla-Man si appese con le mani a una cinghia posta sul soffitto dell'abitacolo, i ceppi erano stretti, ma non abbastanza da impedirgli di afferrarla. - Ah, ragazzi... E, se posso permettermi un consiglio, la prossima volta che catturate una scimmia, assicuratevi che mani e piedi siano ben immobilizzati, altrimenti vi potrebbe ricapitare una spiacevole situazione come questa... - Sempre appeso alla cinghia sul soffitto, allungò i piedi prensili verso la ricetrasmittente e l'afferrò.
Obiettivo due: maniglia per l'apertura del portellone dell'elicottero. Individuato.
Nonostante lo spazio angusto, Gorilla-Man riuscì a compiere un'agile capriola e afferrare con entrambe le mani la maniglia del portellone e a fare forza su di essa. Solo mentre il portellone si apriva, gli agenti di sicurezza si resero conto di quanto stava accadendo, e tutti portarono le mani sulle loro fondine.
Obiettivo tre: paracadute posto alle spalle dell'agente che fino a poco tempo prima era alla sua sinistra. Individuato.
Con le mani ancora ancorate al portellone, allungò i piedi per afferrare il paracadute. Mentre con il piede sinistro stringeva saldamente la ricetrasmittente, con il destro riuscì ad afferrare la bretella del paracadute e sganciarlo dal suo supporto. In quel momento gli agenti spararono contro di lui. Un colpo raggiunse i ceppi che bloccavano Gorilla-Man alle caviglie, liberandogli le gambe, mentre gli altri che andarono a segno forarono lo zaino del paracadute in più punti, rendendolo inutilizzabile.
- Oh, al diavolo... - Gorilla-Man era ormai completamente fuori dall'elicottero, con la ricetrasmittente in un piede e le mani strette sul portellone. - Troverò un altro modo... Non sarà certo questo a fermarmi... - E mollò la presa, gettandosi nel vuoto.
Il vento gli sferzava sul viso con forza. Il suolo si avvicinava inesorabilmente, portando con sé la previsione di un sinistro rumore di ossa rotte e organi spappolati che poco gli piaceva. Non curandosi degli eventi nefasti che si prospettavano all'orizzonte, Gorilla-Man fissò al polso la ricetrasmittente e, aiutandosi con i piedi liberi dai ceppi, iniziò a digitare forsennatamente il codice di sicurezza che Juniper gli aveva comunicato prima di partire per la missione.
- Avanti... Avanti, vuoi rispondere? Dannazione! -
- Gorilla-Man... - La voce di Juniper al di là del comunicatore gli fece tirare un sospiro di sollievo, ma poi il suo sguardo si posò sul terreno sotto di lui, sempre più vicino, e quel sospiro di sollievo si trasformò di colpo in un macigno.
- Portami via da qui, dannazione! Sto per schiantarmi a terra... Farò un bel botto... Non sopravviverò di certo, ma se dovesse accadere un miracolo, sappi che ti verrò a cercare e ti farò male, amico... Tanto male... -
Il terreno era sempre più vicino, Gorilla-Man chiuse gli occhi in attesa di una risposta da Juniper che non arrivava. Ogni istante sentiva una strana sensazione, come se l'istante successivo sarebbe stato quello definitivo, poi sentì un rumore strano, uno ZAP e davanti al suo viso apparve la faccia sorridente di un uomo con una maschera nera che gli copriva gli occhi. Gorilla-Man fece appena in tempo a pensare “ecco finalmente lo sciroccato che mi aveva teletrasportato all'ambasciata...” e poi i due sparirono nel nulla. ZAP.

In un luogo segreto a una quarantina di miglia da Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo.
Gorilla-Man scrutava in silenzio Jonathan Juniper, mentre l'uomo che lo aveva appena tratto in salvo osservava la scena in disparte, vicino a un flyer.
- Allora, ragazzo... - Gorilla-Man prese la parola e si massaggiò il collo indolenzito. - Abbiamo finito... -
- Abbiamo fermato l'acquisto del vibranio da parte del nostro obiettivo e lo S.H.I.E.L.D. si sta già coordinando con i servizi segreti del Wakanda per arginare il contrabbando del metallo all'interno della nazione. Abbiamo avuto entrambi quello che volevamo. Ottimo lavoro. - Juniper fece una lunga pausa. - Ora cosa farai? -
- Riscuoterò i soldi che mi sono stati promessi e resterò in panciolle fino a che non mi chiameranno per qualche nuova missione... -
- Posso dartela io una missione. -
- Il Wakanda mi paga già bene... Il rapporto prezzo/prestazioni con me è ottimo e in più non mettono a repentaglio un loro agente... - Gorilla-Man sorrise compiaciuto e si mise a braccia conserte. - Sono molto apprezzato e rispettato laggiù... Soprattutto dalle wakandiane. -
- Noi abbiamo risorse illimitate e potrai girare il mondo... Non solo il Wakanda e l'Africa... Ho letto sul tuo dossier che ti piace viaggiare... -
- Esiste un “mio dossier”...? Qualcuno mi dovrà spiegare come fanno i tipi come voi ad avere sempre un dossier su chiunque... -
- Se ti unisci a noi, daremo una risposta a questa tua curiosità... E a molte altre. - Juniper mise una mano sulla spalla di Gorilla-Man e attese un sorriso di quest'ultimo prima di concludere. - E poi sei ancora in debito con me per averti salvato la vita con il Culto del Gorilla Bianco... Me lo devi! -

SECRET HOWLING COMMANDOS:
Operazione Gorilla Job completata con successo.
Soldato semplice Jonathan "Howling Wolf" Juniper

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