Precedentemente…

 

Dopo aver respinto assieme al resto dei Vendicatori e agli altri supereroi l’invasione degli alieni Z’Nox e aver fermato la minaccia di Oort, Scott Lang si è trovato al culmine di alcuni problemi famigliari avuti con l’ex moglie Peggy per l’affidamento della loro figlia Cassie Lang. Affetto da depressione Ant-Man è fuggito dalla base degli eroi più potenti della Terra, giusto per mettersi sulle tracce di un serial killer che aveva da poco ucciso una giornalista. Grazie ai suoi poteri da Ant-Man è riuscito a rintracciare l’assassino ma durante lo scontro è rimasto ferito. La notte, rifugiatosi in un bar, per un bicchiere di troppo scatena una rissa con gli altri commensali e viene lasciato fuori dal locale steso in un vicolo buio.

 

Scott Lang si risveglia dopo molto tempo in un mondo completamente nuovo, abitato da uomini formica e senza ricordare nulla del suo passato. Qui viene accudito da una donna formica di nome Mirmeci che si prende cura di lui, mentre lui in cambio l’aiuta nei lavori pensati della fattoria dove viveva. Il giorno in cui Scott accompagna Mirmeci in paese al mercato, fa conoscenza con altri tre uomini formica con i quali visita la città. Ad un tratto un gruppo di Vespidi attacca la città e tra la confusione, i soldati della regina scoprono le sembianze umane di Scott che viene immediatamente arrestato.

 

Nel mentre, Cassie Lang , la figlia di Scott è preoccupata per suo padre che non vede da giorni e nonostante gli ordini di sua madre, decide ugualmente di andarlo a cercare recandosi da suo “zio” Hank Pym e pregandolo di poter indossare il costume e il casco di suo padre. Calabrone si rifiuta di utilizzare su di lei le particelle-pym da lui inventate, che gli permetterebbero di acquisire i suoi stessi poteri e di suo padre Scott. Ma Cassie più testardamente rifiuta nuovamente di ascoltare e di nascosto sottrae una fialetta di particelle Pym. Dopo aver utilizzato i suoi nuovi poteri, si mette in pericolo ma viene fortunatamente salvata dal Dottor Pym, il quale infine decide di aiutarla nella ricerca di suo padre chiedendo anche l’aiuto di Reed Richards dei Fanatstici Quattro.

 

 

 

Numero 4

 

di Luca Losito e Andrea Garagiola

 

La cella era buia, piccola, umida e maleodorante. Il puzzo dei prigionieri riempiva l’aria e i polmoni di Scott Lang, e questo non lo faceva dormire. Forse erano le infiltrazioni d'acqua che penetravano dal soffitto di nuda roccia e gli punzecchiavano incessantemente le carni, come in una snervante tortura, a tenerlo sveglio. O, più semplicemente, era l’essere stato rinchiuso in una putrida prigione di un mondo alieno in cui si era ritrovato, senza apparente motivo e senza ricordi, che lo stavano privando del tanto agognato sonno.

Nel buio più completo, Scott riempiva le infinite giornate scorrendo le dita nelle scanalature delle pareti di roccia e ascoltando i lamenti dei prigionieri nelle celle intorno a lui. Restava rannicchiato in un angolo e attendeva qualcosa che forse non sarebbe mai arrivato. Restava in silenzio e attendeva. Non piangeva, non urlava e non si disperava, gli altri sventurati prigionieri lo facevano abbondantemente anche per lui. Il tormento gli rimbombava prepotente nel cervello.

Negli ultimi quattro giorni nessuno gli aveva detto niente. Solo un piccolo vassoio con una disgustosa brodaglia due volte al giorno, passatogli attraverso una minuscola feritoia della porta metallica, e niente più.

 

Dei passi differenti accompagnarono il solito pesante clangore dei soldati armati. Passi eleganti e leggeri. Si fecero sempre più vicini, poi, d’un tratto, si interruppero. Con grande stupore di Scott, si fermarono proprio davanti alla sua cella.

- Guardie, aprite la porta! - Era una voce di donna, decisa e autoritaria. - Voglio vedere immediatamente il prigioniero! -

Il rumore di un grosso mazzo di chiavi riecheggiò per diversi istanti, un secco scatto metallico e, finalmente, un flebile fascio di luce tornò a illuminare il volto di Scott dopo giorni. Gli occhi gli fecero male, ci sarebbe voluto un po’ per riabituarsi a quella luce, anche se poca. Nonostante la memoria assente, Scott sapeva con certezza che in vita sua non era mai stato così felice per un raggio di luce come in quel momento.

- E così sarebbe questo il prigioniero? - La Regina era in piedi davanti a Scott. I suoi occhi si dovevano ancora abituare alla luce, ma intravide i suoi lineamenti, era bellissima. Nel limite di quanto sarebbe potuta sembrare bella agli occhi di un umano una donna-formica, ovviamente. Per la sua specie, doveva essere la creatura più incantevole che si potesse immaginare. Emanava un fascino irresistibile e anche un umano come Scott non poteva che sentirsi attratto da lei.

- Sì, mia Regina, è proprio questo il prigioniero di cui vi avevo parlato... - Un anziano uomo-formica, ricurvo sul suo nodoso bastone, si avvicinò lentamente alla Regina. Era il suo fidato consigliere Procera.

- Bene, mio caro... Molto bene. - I grossi occhi della Regina fissarono compiaciuti Scott. - Sei proprio ciò che stavo aspettando da molto, molto tempo. -

 

- Seconda Parte -

ASCENSIONE

 

La Regina era certa che l'uomo spaventato e indifeso all'interno di quell'umida e minuscola cella fosse colui di cui si narrava nell'antica profezia che la famiglia reale si tramandava da generazioni. Quello che i suoi antenati le avevano inculcato era, per lei, una verità assoluta.

Il vecchio Procera non era d'accordo, pensava che la profezia fosse solo una leggenda e nulla di più. Avevano discusso per questo e lui l'aveva contraddetta più volte. La Regina si era infuriata con il consigliere e lo aveva fatto frustare. Dieci, venti, cinquanta frustate. Il boia smise solo quando Procera, ormai sempre più attaccato alla vita e meno alla convinzione delle sue affermazioni, non ritrattò e si scusò umilmente con lei. Pur di aver salva la vita e far cessare il dolore, le suggerì addirittura di incontrare il prigioniero perché, dopotutto, sarebbe potuto essere proprio lui il prescelto. Per la Regina sarebbe stato una grave perdita rinunciare ad un così fidato e saggio consigliere, ma l'orgoglio sa bene come annebbiare il giudizio. E il cuore della Regina ne era ricolmo.

Sarà come noi, ma non è come noi. Camminerà tra noi, ma ha le forme dei grandi esseri. Le parole erano marchiate a fuoco nella mente della Regina. Le rimbombavano nella mente come i rintocchi di una campana mentre attendeva di essere accompagnata al cospetto dell'uomo nelle prigioni. Era impaziente e impulsiva come quando era una piccola formica e il suo tutore le aveva insegnato a memoria le parole del Testo Eterno e la sua vita era stata votata ad esso. Come Regina doveva sottostare ciecamente al libro sacro e guidare il suo popolo sotto la luce di quelle parole scarlatte incise su bianchi fogli di pergamena. Sarà come noi, ma non è come noi. Camminerà tra noi, ma ha le forme dei grandi esseri. La frase si muoveva tra i suoi pensieri e li avvolgeva con sinuose spire mentre il suo sguardo scrutava per attimi infiniti il corpo dell'uomo sporco e spaventato davanti a lei.

 

- Procera! Occupati subito di lui. Da questo istante non sarà più un prigioniero, ma un nostro ospite. Un gradito ospite. Fai in modo che venga lavato e vestito come uno del suo rango... - La Regina si soffermò ancora per un attimo sullo spaesato Vendicatore. Poi si voltò, lasciando Scott in balia delle guardie e del vecchio consigliere. - Sono impaziente di mostrare il Messia al popolo. Procera, voglio che domani sera, a palazzo, venga data in onore del nostro ospite la più grande festa che si sia mai vista. Voglio che siano presenti tutti, dal più illustre nobile al più povero dei paesani. Ognuno dei miei cari figli deve poter ammirare il Messia profetizzato dal sacro Testo Eterno. Che la gioia e la festa riempiano le strade e tutti possano goderne, colui che è annunciato nelle sacre scritture è finalmente giunto tra noi. Mio caro e fidato Procera, non indugiare oltre, non appena sarà pronto, conducilo nelle mie stanze. -

La Regina era ormai lontana e il vecchio Procera eseguì silenzioso e ancora dolorante gli ordini che gli erano stati impartiti. La sua tanto amata quanto temuta Regina era troppo intenta a seguire alla lettera le parole di un testo antico millenni per usare il suo regale intelletto e il suo superbo buon senso.

 

Il bicchiere che la Regina gli porse era ricolmo di melata. La migliore melata mai prodotta scorreva a fiumi nelle stanze reali. Agli occhi di un essere umano la Regina sarebbe dovuta apparire mostruosa, ma, per qualche assurdo motivo, Scott non ne era spaventato. Non era nemmeno disgustato dalle attenzioni di quell'essere solo vagamente femminile. Anzi, qualcosa lo attraeva verso di lei e Scott non poteva resistere. Perché avrebbe dovuto? La melata era dolce e dissetante quando incontrò il palato, come erano dolci e dissetanti le premure che gli riservava la Regina di questo strano popolo. Alcune gocce della bevanda gli colarono sul mento e lei, con un'eleganza che sembrava impossibile per le sue forme, gliele asciugò dolcemente con un fazzoletto. Se il volto della Regina avesse potuto sorridere, in quel momento, lo avrebbe fatto.

- Non preoccuparti, mio caro... Ora dimmi, qual è il tuo nome? -

- ... - Scott era ancora così sconvolto dall'ondata di eventi che lo avevano investito che le parole faticavano ad uscire. L'innaturale attrazione per la creatura che aveva davanti non lo aiutavano di certo. - Scott... Mi chiamo Scott Lang... -

- So che sei spaventato, ma non devi. Domani sarà un nuovo giorno per te, Scott... Domani ti sarà mostrata la tua vera natura, il Testo Eterno narra di te da millenni. Mia madre aspettava impaziente la tua venuta e sua madre prima di lei. Tutte le Regine hanno sognato di poter toccare il tuo volto. - Una zampa sottile accarezzò il viso tremante di Scott. La sensazione non era disgustosa, come si sarebbe aspettato, ma avrebbe potuto risultare addirittura piacevole.

- A proposito di questo... -

- Non preoccuparti, mio caro. - La zampa si spostò di scatto sulla bocca di Scott e lo fece ammutolire. Sul volto della Regina tornò quello che avrebbe potuto definirsi un sorriso. - Non c'è bisogno che aggiungi altro, so già tutto. Il Testo Eterno mi ha già detto tutto quello che c'è da sapere sul tuo conto. Ora riposati, domani ti aspetta una grande festa in tuo onore. Tra poco i servi ti porteranno tutto quello di cui hai bisogno. -

- Gr... - Scott cercò timidamente di ringraziare, ma la Regina lo interruppe nuovamente.

- Oh, quasi dimenticavo. - Elegantemente si allontanò da Scott. - Puoi chiamarmi anche solo Mia Adorata Regina... -

Scott era rimasto solo nell'immensa sala da pranzo della Regina. Solo con i suoi pensieri e quelle emozioni così contrastanti. I servi-formica iniziarono una lenta e composta processione per imbandire la tavola di cibi e bevande. Mentre Scott osservava i movimenti dei servi pensò a questi ultimi, tumultuosi giorni: il risveglio in questo strano mondo, Mirmeci, l'attacco delle vespidi, la prigione e, ora, la Regina che lo stava trattando come un re, definendolo addirittura un messia. Osservando la fila di servi-formica ebbe come un ricordo, molto vago e confuso, di creature minuscole che, metodiche e ordinate, scorrevano in fila, una dietro l’altra, su di un albero o, magari, una roccia. Forse ricordi del suo passato dimenticato o, forse, di un'altra vita. Osservando tutto quello che aveva intorno non poté fare a meno di pensare alla Regina e al fascino che emanava.

 

Scott sedeva annoiato sul pesante trono dorato fatto allestire nell'immensa sala della festa. Drappi viola ricoprivano le mura e il soffitto, un gigantesco tappeto finemente lavorato nascondeva le pietre del pavimento. Decine e decine di soldati-formica in armatura da cerimonia piantonavano il perimetro immobili e a distanza regolare uno dall'altro. Intorno a Scott si muovevano agitati centinaia di uomini-formica. Tutti lo ammiravano e lo scrutavano tenendosi a debita distanza, nessuno osò rivolgergli la parola. La Regina era raggiante, correva nervosamente da un lato all'altro della sala, seguita a ruota da Procera e una scorta di sei soldati, intratteneva i suoi ospiti e si vantava del povero e sperduto uomo o Messia, come lei lo definiva, in mezzo alla sala.

La stanza era letteralmente brulicante di nobili uomini-formica, come richiesto personalmente dalla Regina, tutto il popolo, nessuno escluso, era stato invitato a palazzo. Dai quattro portoni che davano accesso al salone si poteva scorgere una marea di uomini-formica dei ceti più bassi, giunti da tutto il regno, per vedere il Messia. Tra questi, Scott vide, o pensò di vedere, Mirmeci. Erano così tanti e così tutti uguali, si muovevano così velocemente che era impossibile distinguerli l’uno dall’altro, ma solo il pensiero di aver intravisto la sua amica, rincuorava l'animo l'eroe che ormai faticava a sentirsi ancora tale.

- Ti stai divertendo, mio caro? -

- S-sì... - Scott era sempre più annoiato. Con lo sguardo stava cercando di ritrovare Mirmeci, ma non riuscì più a vederla da nessuna parte.

- Oh, bene, bene. Si vede che ti stai divertendo un mondo. Vorrei presentarti alcuni ospiti... - Dietro alla Regina alcuni grassi uomini-formica aspettavano di fare la sua conoscenza.

- Mia Regina... - Scott non sapeva precisamente perché stava per pronunciare quelle parole, forse semplicemente per riconoscenza o, forse, perché l'influsso della Regina aveva trovato uno spiraglio nel suo cuore. - Stasera siete... Siete davvero incantevole. -

- Così, mi lusingate. - La Regina era euforica. Era così felice per l'apprezzamento di Scott che tutto il resto passò in secondo piano. - Ora andatevene voi, lasciatemi con il mio adorato ospite. Adesso ha solo bisogno delle attenzioni della sua Regina. - Con un gesto noncurante della zampa cacciò i nobili al suo seguito e si dedicò completamente a Scott.

- Non dovevate, non se la saranno presa? -

- Sono la loro Regina, mio caro. Per loro è un piacere e un onore esaudire ogni mio desiderio. Morirebbero per me. -

- … -

- Come so che anche tu faresti, non è vero? -

- … -

- Non c'è bisogno che tu dica nulla, te lo leggo negli occhi. - La regina afferrò avidamente dal vassoio di un servo di passaggio un bicchiere di melata e lo porse con eleganza a Scott. - Bevi, mio caro... -

- Grazie... - Fu l'unica parola che Scott riuscì a pronunciare prima che la Regina li forzasse la mano per costringerlo a portarsi il bicchiere alla bocca per bere, interrompendolo nuovamente.

- Avrei voluto attendere la fine della festa, ma non riesco ad aspettare oltre. Ho un regalo da darti. -

- Un regalo?! Per me? -

- Sì, per te, sciocco! - Il viso della Regina risplendeva di gioia. Con un gesto autoritario estrasse un campanellino dalle vesti e lo agitò sopra al capo. La folla brulicante si fermò come per magia e il silenzio calò sul grande salone.

Qualche istante dopo, un corridoio si aprì tra la massa immobile degli invitati e due guardie lo attraversarono portando un forziere d'oro massiccio che venne posto, con un lungo inchino, ai piedi del trono.

- Ecco qui... Avanti, aprilo! È solo un piccolo pensiero per un grande essere come te. - La Regina prese per mano Scott e lo invitò a scendere dal trono per aprire il suo regalo.

Le due guardie alzarono il pesante coperchio intarsiato e rivelarono una corazza finemente lavorata. La Regina osservò le reazioni di Scott trattenendo il fiato.

- Ti piace, caro? - La Regina lo incitò ad estrarre il prezioso dono. - Sapevo ti sarebbe piaciuto. -

Scott sollevò la corazza, era leggera, ma robusta. Era di cuoio grezzo, ma completamente ricoperta di intarsi floreali. Era esattamente della misura di Scott.

- Avanti, provala. Vediamo come ti sta. - La Regina era ammaliata e con lei il resto del popolo. Tutti si accalcavano per vedere il Messia con indosso il suo nuovo regalo. - Scott, caro, non dimenticare questi... - La Regina indicò un paio di bracciali e di gambali sul fondo dello scrigno. Le due guardie aiutarono Scott nella vestizione.

Scott non se lo aspettava di certo, prima tutte queste attenzioni e poi perfino un così bel regalo. Guardò la Regina dritto negli occhi e le sorrise. Un sorriso sincero. Tutti lo ammirarono e lui si sentì felice, in questo momento si scordò anche di Mirmeci e pensò solo alla Regina che lo stava riempiendo di affetto, forse anche troppo e in un modo esageratamente plateale, ma era pur sempre una bella sensazione. Scott ancora non se ne rendeva conto, ma questi sentimenti, dentro di lui, stavano iniziando ad essere ricambiati.

- Sembri proprio un re! Avanti, fatti ammirare. - La Regina gli girò intorno, squadrandolo dalla testa ai piedi. Fissò negli occhi Scott ancora per qualche istante, poi si voltò verso la folla. - Ora non ci sono più dubbi, il Messia è giunto tra noi. - La folla scoppiò in un tripudio di urla e applausi. Solo Procera sembrava non approvare, abbassò il capo e scosse leggermente la testa, era rammaricato per la scelta della sua amata Regina.

Mentre la folla esultava e festeggiava, la Regina si avvicinò all'orecchio di Scott e gli sussurrò dolcemente. - Come vedi, mio caro, ora anche il mio amato popolo ti ha accettato come suo Messia. Questa sera dovrai superare la prova del Messia e poi avrà inizio la tua nuova vita. Non sei contento? -

- La prova? Di cosa si tratta? - Scott era sorpreso, stava andando tutto troppo liscio.

- Oh, nulla, mio caro. Non sarai mica preoccupato?! È solo una semplice formalità, un'inezia per il grande Messia quale tu sei... -

- … Ovvero? - Non poteva essere tutto facile.

- Dovrai affrontare e sconfiggere nell'arena la Grande Bestia. -

 

L’arena, in pieno centro della città, era il più maestoso edificio dopo il palazzo reale. Aveva una forma ellittica con grosse colonne inclinate che si irradiavano per tutto il perimetro. Le colonne erano decorate, dalla base al capitello, con scene di lotta. Le mura presentavano immensi bassorilievi raffiguranti le Grandi Bestie. A sud, un massiccio portone metallico fungeva da ingresso alla mastodontica struttura.

Il campo centrale, su cui i gladiatori combattevano nel loro spettacolo, era ricoperto da un sottile strato di sabbia bianca. Il muro che divideva il campo dagli spalti era disseminato di lunghe punte metalliche per non consentire ai combattenti di fuggire e rendere il tutto più pericoloso e, per gli spettatori, più divertente.

Gli uomini-formica, giunti da ogni parte del regno, stavano sciamando all’interno dell’arena. I dodici anelli, da cui erano composte le tribune, vennero ben presto riempiti e, nei pressi dell’edificio, si formò un’immensa folla che cercò in tutti i modi di entrare, o anche solo di arrampicarsi sulle mura per sbirciare da una dalle centinaia di feritoie. Tutti volevano guardare il Messia all’opera.

La Regina osservava il popolo in fermento dal suo scranno dorato sul lato ovest dell’arena. Se l’uomo che stava per esibirsi di fonte a tutti era realmente il prescelto, come lei era certa che fosse, sarebbe divenuta la regina eletta di cui si parlava nel Testo Eterno e sarebbe stata ricordata per l’eternità come la Grande Regina. Il popolo non aspettava altro e lei non vedeva l’ora di esaudirlo.

 

- Mia regina, l’uomo è pronto. Se vuole lo porto al suo cospetto. - Procera era inginocchiato alle sue spalle, lo sguardo rivolto a terra.

- Fallo entrare! - La Regina si voltò e due guardie accompagnarono Scott Lang sul balconcino reale. - Bene, bene, mio caro... -

- ... - Scott era impietrito, l’idea di dover affrontare una mostruosa creatura gli stava togliendo nuovamente le poche parole appena ritrovate.

- Sei perfetto vestito in questo modo. - La Regina passò la zampa sulla guancia di Scott e scese lungo il collo fino a toccare la nuova armatura che indossava. Con le dita giocò con le borchie della spallina e si fermò sul petto. All’altezza del cuore. - Sembri davvero un valoroso guerriero. Il più fiero degli eroi del mio popolo. -

- I-io non credo di essere un guerriero... - Scott ritrovò il coraggio di parlare alla Regina. Lei pensava che fosse una specie di prescelto, ma nemmeno lui si ricordava chi fosse in realtà. Da quando lo aveva fatto tirare fuori da quella piccola e lurida cella, lo stava riempiendo di attenzioni. Bagni caldi, pasti regali e vestiti pregiati. La Regina era irrazionalmente seducente, e il fascino che stava esercitando su di lui si faceva sempre più forte. - Non vorrei essere scortese, ma non credo di essere colui che state cercando... -

- Mio caro, non preoccuparti. È normale che tu non lo sappia. Lo scontro con la Grande Bestia ci dirà quello che ho sempre saputo dal momento in cui mi è giunta voce del tuo arrivo e ti rivelerà la tua vera natura. Tu sei il prescelto. Il Messia che farà di me la Grande Regina e mi darà la progenie che governerà su tutto il creato. - La Regina tornò a rivolgere lo sguardo verso l'arena e si avvicinò al parapetto del balconcino. La folla si alzò in piedi e cominciò a invocare a gran voce il suo nome. Il suo popolo la stava acclamando con la speranza che il Messia sarebbe stato rivelato. Lei socchiuse i grandi occhi e aprì le braccia come in un grande abbraccio per avvolgere ogni suo suddito. Le urla si fecero sempre più forti e lei ne gustò intensamente ogni istante.

Quando il suo ego fu finalmente sazio, abbassò lentamente le braccia sul parapetto e il popolo tornò silenzioso. La Regina passò in rassegna il pubblico, da destra a sinistra e poi ancora a destra. Tutti la osservavano deliziati dalla sua magnificenza.

- Aprite il cancello! Che la Grande Bestia venga liberata! - La Regina tuonò l’ordine e la folla scoppiò nuovamente in un boato assordante. E lei, mai sazia, tornò a crogiolarsi tra le urla e gli applausi. Con gli occhi chiusi per assaporarsi ogni singolo apprezzamento, sussurrò dolcemente al suo Messia, Scott. - Preparati, mio caro. Tra poco tocca a te e farai di me la Regina più felice che queste terre abbiano mai visto. -

 

Ci volevano otto guardie per aprire la pesante grata che tratteneva la creatura tanto temuta. Scott era già pronto in mezzo all’arena, non gli era stata concessa nessuna arma, il Messia non ne avrebbe avuto bisogno, dicevano. Solo uno scudo grezzo di legno e l’armatura, nulla di più.

La grata era ormai completamente sollevata e, dal buio del corridoio appena rivelato, Scott riuscì a intravedere un movimento e a sentire dei versi agghiaccianti. La creatura era gigantesca e rapida, in un batter d’occhio fu già in mezzo all’arena. Scott si trovò a fronteggiare un immenso porcospino, feroce e imponente, gli occhi erano carichi di rabbia, ed erano rivolti verso di lui.

La Grande Bestia non perse tempo e, in un attimo, si gettò in carica contro Scott. D’istinto, quando il porcospino era ormai a pochi passi da lui, Scott si gettò di lato e la furia della bestia lo mancò di poco. Non fece in tempo a rialzarsi da terra che la bestia lo stava caricando nuovamente. Scott scansò un altro attacco, poi un altro ancora. Ormai si stava affaticando mentre la Grande Bestia non sembrava affatto provata, solo più infuriata e pericolosa.

Il gigantesco animale lo attaccò con un'artigliata, Scott alzò lo scudo per proteggersi e il colpo lo spedì a terra, diversi metri più indietro, pericolosamente vicino alle punte metalliche che delimitavano il perimetro. Il pubblico ammutolì e trattenne il fiato.

Per un istante, quando strinse forte l'impugnatura dello scudo e sentì tutta la potenza della Grande Bestia esplodere attraverso di lui, qualcosa riaffiorò nella sua mente, un ricordo di una figura con lo scudo, un eroe, un amico, forse. Scott stava iniziando a ricordare.

In ginocchio attese un nuovo attaccò dell'animale, l'artigliata era rapida, ma non abbastanza per un Vendicatore. Fece presa sullo scudo e un nuovo flash lo investì, aveva ben chiaro nella mente cosa fare. Quando gli artigli erano ormai calati su di lui, li schivò con un balzo e atterrò sul braccio della besti ancora sospeso a mezz'aria. Percorse di corsa il peloso arto verso la spalla della bestia e spiccò un salto tenendo lo scudo ben saldo davanti a sé. Piombò con tutta la forza che aveva sul muso dell'animale e gli aprì una ferita sopra la bocca, scheggiandogli un dente. La Grande Bestia era sempre più infuriata. Scott atterrò elegantemente a terra e la folla scoppiò in un boato. Sul volto di Scott si disegnò un sorriso.

Il mostro era accecato dalla rabbia e caricò a testa bassa il ritrovato eroe. La bestia era troppo grande e forte per poterla sconfiggere a mani nude, era necessario trovare uno stratagemma, ed era essenziale trovarlo subito. Le punte metalliche che per poco non lo avevano trafitto erano troppo piccole per poter arrecare seri danni alla bestia, ma osservandole gli venne un'idea. Si girò di scatto e corse verso il bordo dell'arena, la folla e la Regina rimasero sbigottiti, aveva tutta l'aria di una fuga. Scott usò gli spuntoni come appoggio per portarsi sulla sommità del bordo in muratura.

- Levatevi da qui! - Gridò verso gli uomini-formica che lo osservavano a bocca aperta, accompagnando l'ordine con ampi gesti del braccio. - Levatevi subito da qui sotto, tra pochi istanti, da queste tribune, ci sarà una pessima visuale! - La folla si aprì e lasciò l'area completamente sgombra.

Scott osservava dall'alto del muro la Grande Bestia che ricambiava con uno sguardo carico d'ira. Attese qualche altro istante e caricò nuovamente. Noncurante delle punte che gli graffiavano il ventre, la bestia balzò goffamente contro la sua preda e, con non poca fatica, riuscì a oltrepassare il muro. Scott si fece inseguire sulle gradinate che iniziarono a mostrare i primi segni di cedimento sotto il peso della creatura. Scott era con le spalle contro le mura perimetrali dell'arena, e la Grande Bestia, assaporando ormai la vittoria, compì un ultimo balzo con entrambi gli artigli tesi davanti a sé, Scott riuscì a schivarlo per un soffio e il mostro colpì con tutto il suo corpo le mura. Una crepa iniziò a diramarsi dal punto di impatto e in pochi istanti delle grosse porzioni di muro investirono il gigantesco porcospino che ricadde all'indietro sugli spalti che sprofondavano e lì rimase seppellito. Quando la nuvola di polvere si diradò, Scott era in piedi sul cumulo di macerie, sporco e contuso, ma trionfante. Il sorriso non gli si era ancora cancellato dal volto. La folla rimase attonita per quasi mezzo minuto poi si lasciò andare in urla e festeggiamenti che durarono per tutta notte.

La Regina aveva osservato lo scontro con apprensione, lei era sicura che quell'eroe fosse il tanto atteso Messia, ma per qualche istante aveva esitato e, per questo, non si sarebbe mai perdonata.

- Procera, ora ne hai la prova. Colui che ha sconfitto la Grande Bestia è il Messia. L'essere perfetto di cui hai osato dubitare si è ora palesato. Assisti subito le sue ferite e poi conducilo da me. Muoviti! -

- Mia Regina... Siete ancora in tempo... La sconfitta della Grande Bestia dimostra che Scott è certamente una creatura di notevole valore e forza, ma... -

- Nessun “ma”!! La tua insolenza è già stata ripagata con delle frustate, pensavo ti fossi rinsavito... Forse un'altra visita dal boia potrebbe giovarti... -

- Non ho paura, mia Regina. Io sto agendo nei vostri interessi e in quelli del nostro popolo, del vostro amato popolo. Sono sempre stato fedele e ho sempre cercato di consigliarvi al meglio. Se verrò punito nuovamente per questo, che così sia... - Procera sentì il suo cuore riempirsi di rabbia. Non contro la tanto amata Regina, ma contro se stesso. Il suo compito era sempre stato quello di consigliarla al meglio e, per la sua debolezza, aveva fallito. Quando ne aveva avuto l'occasione, aveva ceduto per aver salva la vita, consigliandola di perpetrare nell'errore in cui era incappata. Questa era l'unica occasione per riparare al fallimento. - Finché avrò fiato, mi opporrò strenuamente a questa farsa del Messia... - Poi, sempre fedele al suo ruolo, abbassò rispettosamente il capo in attesa dell'ira della venerata Regina.

- V-vecchio insolente... - La Regina rimase senza parole. Era raro che venisse contraddetta e mai così aspramente. Dal suo fidato consigliere, oltretutto. Furiosa come non mai, si rivolse ad una guardia. - Tu, guardia, porta immediatamente il Messia al mio cospetto!! È un ordine... E fa che non te lo debba ripetere! -

- Sì, mia Regina... - E la guardia si allontanò con il capo chino.

 

La Regina lo attendeva adagiata sul suo letto, indossava un'ampia veste viola e sorseggiava un calice d'oro ricolmo di melata. Era ancora furiosa per l'insolenza del vecchio consigliere, ma la vista di Scott la fece tornare raggiante.

- Mio caro, Scott! Nell'arena sei stato semplicemente perfetto. -

- Grazie... -

- Non devi ringraziarmi, anzi sono io che dovrei farlo. Grazie di essere giunto tra noi e aver scelto me come tua Regina. -

- … -

- Avrei solo un favore da chiederti... So che non dovrei, ma vedilo come un piccolo favore in cambio di tutto quello che ho fatto per te. Per l'amore incondizionato che la tua Regina ti ha donato e che ti donerà... - Lo sguardo della Regina incrociò quello contrariato di Procera che era rimasto in disparte in un angolo. - Prendi quella spada, mio caro. È tua, se vuoi, e usala per mettere fine alla patetica vita di quell'essere. - Con un gesto altezzoso, la Regina puntò la zampa contro Procera.

Scott e il vecchio consigliere sbarrarono gli occhi all'unisono. La Regina aveva fatto tanto per lui, questo era innegabile, ma uccidere Procera a sangue freddo era troppo. Forti sentimenti verso la Regina stavano già covando dentro il suo cuore e, in questa situazione, iniziarono ad affiorare prepotentemente. Cosa avrebbe fatto per la Regina? Lei le aveva dato molto, ma avrebbe ucciso per lei? Forse. Scott prese in mano la spada, era bella e leggera. Si avvicinò lentamente a Procera che restava immobile in attesa del giudizio. Scott rimase a lungo davanti al vecchio. Pensò alla sua Regina, alla sua amata Regina e sentì la mano che fece presa sull'impugnatura della spada. Pensò a Mirmeci, che sicuramente lo avrebbe implorato di non farlo e la sua mano esitò. Ma Mirmeci non era lì in quel momento, c'era solo la sua Regina. Lui la guardò. Cosa era disposto a fare per la sua Regina? In quell'istante il suo cuore gli suggerì la risposta e la lama lucente trafisse il petto di Procera.

 

 

[ CONTINUA SU ANT-MAN 5 ]

 

Note.

Poche note al termine di questo quarto numero di Astonishing Ant-Man e del terzo capitolo della saga Anthill King. A differenza del numero precedente, torniamo a leggere le avventure di Scott Lang che in questo numero passa da prigioniero delle segreta del castello, a guerriero, a compagno della regina, passando in una durissima prova contro una terribile bestia feroce.

 

“Sarà come noi, ma non è come noi. Camminerà tra noi, ma ha le forme dei grandi esseri”

 

 

Tutto questo ha il gusto del classico viaggio dell’eroe, un viaggio sia fisico che interiore che porterà Scott Lang ad affrontare sia nuovi nemici che le sue più profonde paure. Continuate a leggere questa serie e scoprirete la nascita di un nuovo Ant-Man e forse anche di una nuova super-eroina!