N° 15

 

CUORE DI FERRO

 

(PARTE SECONDA)

 

 

SPETTRI

 

Di Carlo Monni

 

 

 

1.

 

 

            A prima vista, la si direbbe una situazione molto familiare: da un lato il supercriminale chiamato lo Spettro, il sabotatore industriale definitivo; dall’altra il supereroe Iron Man, difensore di qualsiasi Impresa collegata a Tony Stark. Si, apparentemente è una situazione vista e rivista molte volte, ma c’è una piccola differenza: l’uomo all’interno dell’armatura non è Anthony Edward Stark, ma Harold Joseph Hogan, che i suoi amici chiamano familiarmente Happy, per la sua capacità di non mutare mai un’espressione di pietra che Charles Bronson gli avrebbe invidiato. In questo momento, però, è tutt’altro che impassibile, anche se il suo avversario non è in grado di notarlo.

-Jocasta…- chiede all’Intelligenza Artificiale, che governa la rete di computers del complesso industriale della REvolution ed è in costante contatto con l’armatura di Iron Man -… suggerimenti per fermare questo tizio?-

<<Sto analizzando tutti i dati disponibili su di lui, per superare questa situazione di stallo.>> risponde Jocasta <<Le sue armi non possono far del male alla tua armatura, e, finché rimane intangibile, nemmeno tu puoi farne a lui.>>

-Sai dare solo belle notizie?- ribatte Happy ti avverto che io non sono Tony, non sono un genio dell’elettronica, ma solo un ex pugile un po’ suonato. Oltre che picchiare, non so fare molto altro.-

<<Sono interfacciata col sistema dell’armatura e sto operando per tararla sui tuoi schemi mentali.>> risponde Jocasta <<Segui le mie istruzioni ed andrà tutto bene.>>

-Mmm, se lo dici tu, dovrò fidarmi Jo,

-Che ti prende Testa di Ferro?- interviene, bruscamente lo Spettro –Sei in pausa meditazione? Beh io non ho tempo da perdere, ho una missione da portare a termine e lo farò subito.-

            Così dicendo, il supercriminale scompare nel pavimento sottostante.

-Accidenti, così imparo a non distrarmi.- esclama Happy –Jocasta lo rilevi?-

<<Negativo Hogan, è di nuovo invisibile ai sensori, almeno per ora e... No, l’ho ritrovato. Sta dirigendosi verso i laboratori sotterranei.>>

-Ma che meraviglia, aspettami Jo, sto arrivando.-

            Così dicendo, l’uomo nell’armatura di Iron Man attiva i jets negli stivali e vola lungo i corridoi. Chi me l’ha fatto fare? Pensa, eppure non potevo lasciare che lo Spettro distruggesse questa fabbrica, Tony ci ha investito troppo e troppa gente ne soffrirebbe se andasse tutto storto. Non posso che sperare che il meglio che so fare basti.

 

            Il luogo è da qualche parte sulla costa di un’isola giapponese, ma la giovane donna dai capelli castani ramati e gli occhi azzurri, che sta seduta proprio dinanzi alla spiaggia, non è certo giapponese, anzi è decisamente americana. Il nome con cui è nata è Meredith McCall ed il destino non è stato affatto tenero con lei, facendole perdere nello stesso giorno sia il padre, che il marito[1] e portandola, al tempo stesso, a scelte di vita molto drastiche ed apparentemente contraddittorie.[2] Pur immersa in quella che sembra una profonda meditazione, si riscuote quasi istantaneamente, avvertendo una presenza alle sue spalle.

-Non intendevo spaventarti.- dice un anziano giapponese.

-Non sono spaventata.- risponde lei sorridendo –Non credo sia facile ormai.-

            Il vecchio sorride:

-Sei davvero una donna in gamba, Meredith McCall. La nostra presenza tra noi sarà ricordata a lungo.-

            Ora tocca a Meredith sorridere:

-Ti ringrazio.- risponde –Quando accettai di unirmi a voi, ho scelto un cammino difficile, ma anche se mi avete liberata dal mio voto, so quali sono i miei obblighi e sarò sempre pronta ad onorarli.-

-Ognuno deve seguire la sua strada ragazza e la tua ti porta nella terra dei tuoi avi, ma, ricorda: i Maestri del Silenzio non ti abbandoneranno mai e se mai tu avessi bisogno di noi, dovrai solo chiamarci.-

 

            Howard Stark Memorial Hospital. Tony Stark sta riposando. Il suo pacemaker tiene regolari i battiti del suo cuore, ma lui è ancora troppo debole per lo sforzo subito nel suo recente attacco cardiaco e così sta con la testa reclinata sul cuscino, immerso in una sorta di dormiveglia, quasi ignaro della presenza nella stanza, quella di una giovane donna dai lunghi capelli rossi. Colleen Wing guarda fuori dalla finestra e s’interroga su ciò che prova per quest’uomo e sul futuro della loro relazione, se mai ce n’è uno e se davvero vuole che ci sia. Era pronta a considerarlo un capitolo chiuso, poi ha sentito del suo ricovero ed eccola qui, come una stupida ragazzina in preda all’infatuazione. E non è questo che sei, forse? Si chiede. Si avvicina a lui e Tony apre gli occhi ed accenna ad un sorriso.

-Non devo essere nella mia forma migliore.- dice.

-Non fare lo stupido.- lo rimprovera bonariamente lei –Come ti senti?-

-Sono stato meglio.- risponde lui –Mi sento molto debole, ma sto migliorando, credo.-

-La Dottoressa Foster ha detto che il tuo battito è stabile ormai, merito del tuo apparecchietto.-

-Il mio fedele stimolatore cardiaco. Mi ha salvato la vita spesso in passato, ma non credevo che ne avrei avuto ancora bisogno…- stringe la mano di Colleen –Grazie di essere qui.-

            Lei abbozza un sorriso.

 

 

 

2.

 

 

            Los Angeles, California. Il luogo è un ristorante elegante, al cui tavolo troviamo: James Rupert Rhodes, segretamente il supereroe War Machine; la sua compagna Rae Lacoste e la donna che li ha chiamati lì, Rebecca Bergier, la combattiva direttrice delle operazioni dell’organizzazione umanitaria chiamata Worldwatch,[3] una donna che ha affrontato molti ostacoli nella sua vita, cominciando da quelli derivanti dalle sue preferenze sessuali e continuando con tutte le volte in cui il suo idealismo si è scontrato con la realtà. Ora ha un problema e per risolverlo  ha chiesto aiuto ad uno dei pochi uomini di cui si fida ciecamente.

-Raccontami tutto.- le ha detto Rhodey.

            Rebecca sospira, non è facile ammettere certe cose, pensa, confessare di non essere capace di cavarsela da sola

-Per dirla in poche parole: ci hanno chiuso la baracca.- dice infine –Il nostro amministratore è stato molto disinvolto, diciamo  così, e ci ha sottratto tutti i fondi e noi ci siamo ritrovati senza potere fare più niente. Le inchieste federali ci hanno dato il colpo di grazie. Grazie al nostro “amico” non eravamo in regola col Fisco e coi regolamenti federali sulle organizzazioni “No Profit”, morale della favola, il sogno è finito.-

-Perché non mi hai avvisato prima?- chiede Rhodey –Avrei potuto…-

-Fare cosa?- ribatte Rebecca –Darci dei soldi o convincere il tuo amico Tony Stark a darceli? Beh ci ho pensato, ma sono orgogliosa e non ne ho fatto niente, finora e, probabilmente non ne avrei fatto niente anche con gli uffici chiusi ed i mobili venduti all’asta., se…-

-Se?-

-C’è un caso che stavamo seguendo ed è per quello che ho bisogno d’aiuto, un aiuto che solo tu puoi fornire.-

            Ovvero War Machine, comprende Jim.

-Dimmi tutto.- le dice con voce secca.

 

            Iron Man percorre ad alta velocità i corridoi scendendo verso i livelli sotterranei e nel contempo si tiene in contatto con Jocasta:

-Novità Jo?-

<<Ho perso di nuovo lo Spettro.>> risponde l’Intelligenza Artificiale <<Varia continuamente la frequenza della sua schermatura, ma credo di poterlo riagganciare, tienti pronto Hogan.>>

-Puoi chiamarmi Happy come tutti, Jo. Mi raccomando, io non sono Tony, avrò bisogno di aiuto.-

<<Non preoccuparti Happy, sono preparata ad ogni evenienza…. Eccolo, è proprio qui sopra. Sto ricalibrando i sensori sulla sua frequenza, lo percepisci?-

-Io… ehm… si lo vedo. Sei grande Jo.-

            Ma ora che l’ho beccato, che ci faccio? Si chiede Happy.

 

            Per Morgan Stark, Presidente della Stark-Fujikawa, è stata una giornata molto attiva, d’altra parte il problema non è da sottovalutare: a quanto pare qualcuno ha sistematicamente comprato pacchetti di azioni della Stark-Fujikawa, apparentemente sembrano normali transazioni di borsa, ma se ci fosse davvero una sola mano dietro gli acquisti….

-… signori potremmo essere in presenza di un tentativo di acquisizione ostile.- conclude Morgan, rivolto ai dirigenti presenti ed a quelli in teleconferenza dal Giappone, Francia ed altre sedi della S-F.

-Ma chi potrebbe essere?- chiede la Vice Presidente Esecutiva Rumiko Fujikawa –Chi avrebbe la forza e l’audacia di tentare un colpo simile? Siamo una multinazionale molto potente e per acquisire la maggioranza delle azioni ci vogliono molti soldi, troppi forse.-

Qualche candidato ce l’avrei. – interviene Sunset Bain, Vice Presidente Scienza e Tecnologia –Almeno tre direi: l’Howard Conglomerate, La Roxxon Oil e Justin Hammer. Tutti hanno abbastanza risorse finanziarie per tentare un colpo simile.-

-L’analisi di Miss Bain è abbastanza esatta.- interviene una nuova voce, quella di una donna. Tutti si voltano per vedere la nuova venuta: una ragazza apparentemente sotto ai trent’anni, dai lunghi capelli neri e dai tratti somatici chiaramente orientaleggianti. Morgan fa un largo sorriso.

-Signori: permettetemi di presentarvi Miss Ling McPherson, il nostro nuovo responsabile della Sicurezza.-

            La nuova venuta si avvicina al tavolo e stringe le mani ai presenti, Rumiko è cortese, ma fredda. Ling comincia il suo rapporto.

-A comprare i vari pacchetti di azioni sono stati perlopiù Fondi d’Investimento e similari e non è facile risalire a chi ha dato gli ordini. Molti acquisti sono normali transazioni, in molti casi, tuttavia, mi sento di affermare che dietro a tutto c’è un’unica mano.-

-E chi sarebbe il responsabile?- chiede Sunset

-Ancora non lo so di sicuro, ma tutti gli indizi portano a coloro che Miss Bain ha indicato. Senza tener conto, ovviamente delle voci che danno Justin Hammer tra i maggiori azionisti della Roxxon, che come sapete, ha sede nel Delaware, stato che consente l’anonimato ai soci delle Corporations.-

<<Ho notato che non ha inserito Tony Stark tra i possibili candidati, Miss McPherson.>> interviene dal Giappone Kenzo Fujikawa, padre di Rumiko e membro del Consiglio dei Direttori. <<Ci sono dei motivi seri?>>

            Ling sorride, mentre risponde

-Serissimi, Mr. Fujikawa. Tony Stark non è tipo da sotterfugi: se rivolesse la sua ex società agirebbe apertamente, lanciando un’OPA[4] senza nascondersi dietro prestanome.-

-Concordo.- interviene Morgan –Mio cugino è troppo diretto, questi trucchi non sono nel suo stile.-

-Sono d’accordo anch’io.- aggiunge Rumiko –L’ho conosciuto bene e non credo che agirebbe così.-

            La ragazza sorride nel vedere la smorfia sul volto di suo padre quando ha detto: “L’ho conosciuto bene”, ma, di certo, lei non ha mai permesso che la sua famiglia interferisse con le sue conoscenze maschili e se questo non si concilia con  l’idea che suo nonno ha di una brava ragazza giapponese, beh, peggio per lui

-Piuttosto…- continua -… ci sono suggerimenti per contromisure?-

            Di nuovo, Morgan prende la parola.

-Miss McPherson scopra chi c’è dietro. Non badi a mezzi e spese. Farà rapporto direttamente a me o Miss Fujikawa. Una volta che avremo i risultati, chi ci ha sfidato si pentirà di averlo fatto. Ora scusate, ma è il momento di aggiornare  questo meeting. Mio cugino è all’ospedale, come certo saprete,  e so che qualcuno dei presenti, oltre a me gradirebbe andarlo a trovare.-

            La riunione si scioglie e Morgan e Rumiko si avviano all’ascensore.

-Interessante quella McPherson.- commenta la giovane giapponese –So qualcosa di lei, era la socia di una delle fiamme di Tony, Bethany Cabe. È molto carina e a te piace circondarti di belle donne Morgan, proprio come a tuo cugino. A te piacciono le brunette però.-

-Mia cara…- ribatte Morgan con un sogghigno -…potrei pensare che sei gelosa.-

-Non dire sciocchezze, non sono mai gelosa degli uomini io, casomai do loro motivo di esserlo.-

-Discorso interessante, propongo di continuarlo stasera a cena… la “Tavern on the green” va bene.?-

-Nessun impegno con l’affascinante Miss Bain, per caso?-

-Sunset è una preziosa collaborazione, ma le mie compagne le scelgo io.

-Ed io scelgo i miei compagni. Vada per la cena, per il resto… vedremo.-

            Morgan sorride soddisfatto.

 

 

3.

 

 

            All’interno dell’armatura di Iron Man, Happy Hogan fa un profondo respiro, poi parla:

<<Ok spettro, farai meglio a fermarti adesso.>>

-Molto divertente, fesso in armatura e tu pensi di potermi costringere con la forza? Ripensaci.-

            Happy vorrebbe avere qualcosa di spiritoso da dire, ma non gli viene in mente nulla. È solo un dilettante, ha usato quest’armatura solo un paio di volte o poco più, eppure deve riuscire, non può permettere allo Spettro di vincere.

-Sparami una raffica di repulsori, se vuoi….- lo irride lo Spettro –Non servirà a nulla, lo sai.-

<<Sei molto sicuro di te, amico.>> replica l’uomo nell’armatura di Iron Man <<… ma io ho visto cadere gente più grossa di te e non sarai tu a cantare vittoria per ultimo.>>

            Parole coraggiose per uno che non sa esattamente cosa fare. Happy è preso di sorpresa dalla mossa dello Spettro che gli lancia una granata, che lo manda a sbattere contro una parete.

-Uhm, ti fai sorprendere facilmente vedo.- commenta il supercriminale Pensavo che, dati i nostri passati incontri, avresti saputo far di meglio, beh non mi lamento.-

            Così dicendo, lo Spettro attraversa l’ultima parete ed accede, finalmente al laboratorio.

-Ah finalmente!- esclama –Il cuore dell’impresa. Al suo ritorno dall’ospedale, Stark non ne ritroverà molto.-

            Un paio di braccia telescopiche lo afferrano e si stringono intorno a lui, mentre una voce con un timbro vagamente meccanico, esclama.

-Io non ci conterei troppo, se fossi in te.-

            Quello che ora stringe lo Spettro in una morsa che, a buon diritto, può definirsi ferrea, potrebbe sembrare un essere umano in tutto e per tutto, se al posto degli occhi non avesse dei grandi sensori.

-E tu chi sei, un altro degli schiavetti di Stark?-

-Se non mi conosci, puoi chiamarmi Machine Man o X 51, se ti va. Quel che è certo, è che non puoi chiamarmi amico.-

 

            Il luogo è da qualche parte nel Nevada, o almeno così crede, se non sbaglia quelle sono le luci di Las Vegas, tutto quello che deve fare è raggiungere la città. Una bella camminata, ma ce la farà a qualunque costo, deve. La giovane donna dai capelli rossi s’incammina lungo la strada. Se è fortunata, pensa, troverà qualcuno che le dia un passaggio, se no, beh, hanno sempre lodato le sue gambe, no? Vedremo quanto valgono. Adesso

            Mentre cammina, non nota una figura alle sue spalle, che mormora

-Fuggi pure Bethany Cabe, goditi l’illusione di libertà, finché dura, ma non t’illudere: Benedict ti ritroverà sempre, alla fine.-

 

            Lo Spettro agisce in fretta, stacca un micro congegno dal suo costume e lo applica a Machine Man, che, subito, diventa immateriale.

-Ma che…- esclama il robot vivente.

-Uno dei miei trucchetti.- spiega lo Spettro –Finche avrai addosso quel congegno sarai immateriale e finché sarai immateriale non potrai togliertelo. Naturalmente, prima o poi, la batteria si esaurirà, ma, per allora, io avrò di sicuro finito il mio lavoro.

<<Io non ne sarei così sicuro, fossi in te.>> esclama Jocasta.

            In quel momento, la porta del laboratorio si spalanca e nel vano appare la figura di Iron Man.

<<Adesso sono davvero arrabbiato!>> esclama Happy Hogan.

 

 

4.

 

 

            Sola nell’appartamento della Stark Tower, proprio sotto quello di Tony, Pepper Potts riflette sulla piega che ha preso ultimamente la sua vita e su quello che le conviene fare, decide di sentire un po’ il notiziario e...

<<… ancora nessuna notizia dalla sede della REvolution dove ci sono state delle esplosioni. Sembra che ci sia in corso una battaglia tra un ignoto sabotatore ed Iron Man che è stato avvistato…>>

-Iron Man?- esclama Pepper sorpresa. Non è possibile, Tony è in ospedale. Non sarà stato così pazzo da… Ne sarebbe capace, non sarebbe la prima volta. Deve saperlo subito.

 

            La stanza di Tony all’ospedale è stata un continuo via vai di visite. Non c’era modo di impedirlo, anche se la Dottoressa Foster avrebbe preferito che non l’affaticassero. L’ultima è stata Janet Van Dine, meglio nota come Wasp

-Che ci hai combinato Tony?- gli ha detto lei con tono scherzoso.

-Credo di aver strapazzato troppo il mio cuore.- risponde lui

-Ci… mi hai fatto prendere un bello spavento sai?- gli dice Janet –Mi chiedo perché voi uomini dobbiate essere sempre così trascurati in certe cose, così sicuri che non vi succederà mai nulla. Da questo punto di vista, mi ricordi Hank…-

-A proposito, l’hai risentito ultimamente?-

-Preferirei non parlarne, se non ti spiace. Parliamo di te, piuttosto, come vanno realmente le cose?-

-Ok, come vuoi. È stato un attacco duro, ma adesso sto bene. Il mio stimolatore cardiaco mi tiene il battito regolare e i dottori dicono che in un paio di giorni al massimo sarò fuori di qui.-

-E credi di…-

            Per loro fortuna, Colleen Wing è uscita ed i due possono parlare liberamente.

-Tornare ad essere Iron Man?- risponde Tony –A dir la verità, non ho avuto tempo di pensarci, ma, in fondo, era così che andavano le cose agli inizi della mia carriera, dipendente dall’apparecchio per non morire.-

-Si, saresti abbastanza pazzo da farlo…- commenta Wasp -…ma non chiedere troppo alle tue forze, rimettiti in forma sul serio, prima.-

-Agli ordini capo. Intanto, dimmi, come procede il nostro piccolo progettino?-

-Per ora tutto bene, stiamo aspettando la prima occasione utile per provare il microchip sottocutaneo che hai inventato insieme a Scarlet.[5] Sono certa che non tarderemo ad averne una.-

-Già, temo anch’io.-

-Beh, ora ti saluto Tony, è meglio che riposi un po’. Ci rivediamo presto.-

-Ci conto Jan.-

            Janet si china a dargli un lieve bacio su una guancia e poi se ne va. Tony la vede uscire. Donna in gamba, pensa, ne è passato di tempo dai tempi in cui sembrava una svampitella senza cervello. Una vita intera. Chissà, se fosse stato più onesto con lei, anni fa, rivelandole una verità che gli altri già sapevano, forse la relazione che iniziò con lei, dopo il suo divorzio, non sarebbe andata a rotoli e le cose potrebbero essere molto diverse ora, molto diverse. No, meglio mettere da parte certi pensieri, fanno solo male, purtroppo. Cerca di sistemarsi meglio nel letto e concentrarsi su qualcos’altro, quando la porta della stanza si apre di nuovo ed entra Pepper

-Tony, sei ancora qui, dunque.- esclama la donna.

-Pep… dove credevi che fossi?- ribatte lui.

-Non hai sentito i notiziari? La Revolution è sotto attacco di un sabotatore e Iron Man lo sta combattendo.-

-Iron Man? Ma non è possibile!- esclama Tony

-Pensavo fossi stato abbastanza pazzo da abbandonare l’ospedale, ma vedo che non è così. Non starai mica usando il tuo vecchio apparato di telepresenza?-

-Sai benissimo che non ce l’ho dietro.- ribatte l’industriale –No è qualcuno che ha messo l’armatura, ma chi? Rhodey è in California e poi.. sarebbe intervenuto come War Machine, e allora chi?-

            I due si guardano e tra loro scocca uno sguardo d’intesa:

-Happy!- esclamano praticamente all’unisono.

 

            L’uomo in questione è ora in piedi sulla soglia del laboratorio principale della Revolution e fronteggia lo Spettro.

<<MI sono davvero stufato, amico.>> esclama <<Adesso è ora di farla finita.>> poi, attraverso il microfono interno, si mette in contatto con Jocasta, senza essere udito dal suo avversario –Io sono pronto Jo, spero che tu abbia un buon piano, perché, nonostante le mie vanterie, non ho proprio idea di come battere questo tizio.-

<<Tu fa quel che ti dirò, non appena te lo dirò, Happy.>> risponde Jocasta <<Agisci immediatamente e tutto dovrebbe andar bene.>>

-È quel “dovrebbe” che mi preoccupa un po’, ma va bene così.-

<<Bisogna impedire a tutti i costi allo Spettro di mettere fuori uso il mainframe centrale e possiamo farlo solo così. Colpiscilo, ora!>>

            Una scarica di repulsori parte, ma lo Spettro se l’aspettava e si è già reso immateriale

-Mi deludi Iron Man.- dice –Ormai dovresti aver capito che questi attacchi sono inutili con me.-

<<E tu dovresti aver capito, che non sono così stupido come credi.>> ribatte Happy, mentre al suo microfono risuona l’ordine di Jocasta:

<<Sei sintonizzato sulla sua frequenza adesso, colpisci senza esitare, ora!>>

            Dalla piastra pettorale di Iron Man si sprigiona una potente scarica di onde radio che colpisce la zona in cui si trova lo Spettro e, prima che il supercriminale possa anche solo pensare ad una reazione, tutti i circuiti delle sue apparecchiature che controllano l’intangibilità e l’invisibilità sono resi inservibili in pochi attimi. Quasi istantaneamente, sia lui, che Machine Man ridiventano tangibilI.

-Ma cosa…?- esclama la superspia industriale perplesso.

 <<Sorpresa, sorpresa!>> <<Non ti aspettavi che potessimo individuare la frequenza su cui operavi e scombinartela prima che tu potessi cambiarla eh? Adesso come la mettiamo? Non sembri più tanto tosto, senza i tuoi trucchetti, eh?>>

            Lo Spettro fa un paio di passi indietro, barcollando. Se riesce a guadagnare tempo, può trovare un modo per rimettere in funzione il suo armamentario e... Le braccia telescopiche di Machine Man lo stringono in una morsa infrangibile.

-Mi hai giocato un bello scherzetto amico.- dice il robot umano –E sono molto arrabbiato.-

<<Non sei il solo amico. Ora se me lo tieni fermo un attimo, sarà tutto finito.>>

            Happy Hogan avrebbe la tentazione di dargli un bel pugno, ma lo Spettro non lo reggerebbe e lui non vuole ucciderlo, così, si limita a colpirlo con minima forza, ma sufficiente a stordirlo.

<<Eccolo pronto per la polizia. Adesso, portiamolo su, ragazzi e... grazie dell’aiuto Jo.>>

<<È stato un piacere.>>

            Non vista dagli altri, una figura ha seguito tutta la scena. Iron Fist si è ripreso, dopo che una granata a gas soporifero, lanciata dallo Spettro, lo aveva messo fuori combattimento.[6] È arrivato troppo tardi per prendere parte all’azione, ma, per fortuna, tutto si è risolto per il meglio ed ora può, di nuovo, riprendere i panni di Danny Rand prima che qualcuno noti la sua assenza.

 

 

5.

 

 

            Subito dopo che la Polizia ha preso in custodia lo Spettro Happy Hogan ha preso letteralmente il volo, per ritornare nell’ufficio privato di Tony Stark, dove, in pochi minuti ha ripreso i suoi abiti civili.

            Nel richiudere la valigetta, si chiede cosa farne. Lasciarla in ufficio è pericoloso, la porterà con se e l’indomani la consegnerà a Tony. Non è stato male essere Iron Man, ma non è sicuro di volerlo rifare ancora, eppure… sino a che il Capo non sarà di nuovo pronto, forse ci sarà bisogno di aiuto e... beh, ci penserà domani.

 

            Al QG dei Vendicatori, Occhio di Falco e Wasp guardano le notizie della sera e commentano:

-Quell’Iron Man non era Tony vero?- chiede Clint Barton.

-Assolutamente escluso.- risponde Janet Van Dyne –Era sicuramente in ospedale, l’ho visto con i miei occhi.-

-Chi pensi che sia?- chiede Clint.

-Qualche sospetto ce l’ho.- risponde Jan –Di sicuro è uno che sa usare quell’armatura e sapeva dove trovarla, Tony lo sa di sicuro e domani glielo chiederò, a meno che, ovviamente, non finiamo per incontrare quest’Iron Man prima.-

 

            All’Howard Stark Memorial Hospital, un’infermiera decisa spegne la TV.

-È ora di riposare Mr. Stark.- dice.

            Tony appoggia la testa sul cuscino, ma prima di dormire, non può fare a meno di ripensare alle notizie del giorno. Happy è stato avventato, ma senza di lui lo Spettro avrebbe causato danni incalcolabili. Dovrà parlargliene appena possibile ed anche lui dovrà prendere delle decisioni molto presto sul suo futuro. Ora, forse, è meglio seguire le istruzioni dell’infermiera e non pensare per un po’ al pasticcio che ha fatto della sua vita.

 

            Altrove, un uomo grasso getta un pesante calice contro lo schermo televisivo.

-Maledizione!- esclama –Lo Spettro ha fallito, e pensare che si dava tante arie. Non importa, era solo una delle tante mosse che avevo in mente. La partita non è ancora finita ed alla fine avrò la mia vendetta su Tony Stark.-

            E l’uomo chiamato Mida fa una smorfia che potrebbe essere un sorriso.

 

 

FINE SECONDA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Fine di un’altra storia, ma non fine dei misteri, ma siate pazienti ogni cosa avrà, alla fine una soddisfacente, almeno spero, conclusione.

            Ed ora, un po’ di note:

1)       Innanzitutto, un grazie sentito a Pablo, che ha suggerito il metodo con cui lo Spettro poteva essere sconfitto e che io ho fatto immediatamente mio. Il nostro Pablo tornerà prestissimo come coscrittore di questa testata per un ciclo che speriamo appassionante.

2)       Chi c’è dietro agli attacchi alla Stark Fujikawa? La Roxxon? Hammer? Mida ? O è un attacco interno ? Restate sintonizzati e lo scoprirete.

3)       Avete assistito alla ricomparsa di ben due ex innamorate di Tony Stark. La prima, Meredith McCall, è stata nientemeno che il primo amore di Tony quando entrambi avevano 17 anni. I loro padri erano rivali in affari e, come nella migliore tradizione, congiurarono per separarli. Per molti anni non si rividero più, per poi ricontrarsi in due occasioni: Iron Man Vol 1° #28 (Devil, Corno, #117) ed infine in Iron Man Annual #14, dove l’entità magica chiamata Ladro di Facce le uccideva in un colpo solo il padre ed il marito. Al termine dell’avventura, Meredith accettava di prendere il posto di uno dei Signori del Silenzio, il morente Kaze e partiva con loro. Sennonché, del tutto a sorpresa, e completamente in barba alla continuity, Meredith ricomparve in Iron Man Vol 1° #326 (IM&V #16, nell’infausto periodo dell’”Iron boy”) come professoressa alla facoltà d’Ingegneria della Columbia University con i capelli lunghi e biondi, gli occhiali, sposata e vicina al divorzio dal Prof. Sloane Alden, alias il supercriminale Frostbite (una specie di nuova versione di Jack Frost/Blizzard), più anziano di le ed il bello era che da come veniva presentata, appariva chiaro che questi cambiamenti non erano cosa recente. Era come se lo scrittore Terry Kavanagh ed il supervisore Nel Yomtov si fossero completamente scordati le precedenti apparizioni di Meredith. Ci sarebbe altro da dire, ma ci ritorneremo in seguito

4)       Altra riapparizione è quella di Bethany Cabe. Da cosa stia fuggendo e perché il cyborg Benedict la stia inseguendo, lo sapremo molto presto, per ora vi dico una sola parola: Masque.

5)       Un altro, spero, gradito ritorno è quello di Ling McPherson. Questa giovane donna di padre di origine irlandese e di madre cinese, era la socia di Bethany Cabe come investigatrice privata ed esperta in sicurezza. Ora è la Responsabile della Sicurezza della Stark-Fujikawa, tenetela d’occhio, vi riserverà delle sorprese.

6)       Cosa vuole Rebecca Bergier da Jim Rhodes e cosa comporterà questo per War Machine?  Le risposte arriveranno già dal prossimo episodio e non saranno tutte piacevoli.

7)       La convulsa vita di Tony Stark ed i suoi rapporti con le donne, la riapparizione di molte sue vecchie fiamme, i problemi cardiaci, i figli più o meno segreti, vi starete chiedendo: “Ma non c’è troppa soap opera in questa serie?” Rassegnatevi perché è proprio così -_^

A partire dal prossimo episodio, l’inizio di una lunga saga nel corso della quale molti misteri del passato saranno risolti, vecchie facce torneranno e decisioni importanti verranno prese e se Tony ha dei problemi, War Machine non sarà da meno. Non perdetevi: “Dietro la maschera”.

 

 

Carlo



[1] Come narrato in Iron Man Annual #14, inedito.

[2] E del tutto inspiegabili, come sa chi  ha letto Iron Man Vol 1° nell’infausto periodo della Traversata.,

[3] Vale la pena di ripetere che non ha nulla a che fare con l’omonimo supergruppo dell’O.N.U.

[4] Offerta Pubblica di Acquisto per chi non lo sapesse

[5] Vedi Vendicatori #27 per maggiori particolari

[6] Nello scorso episodio, ricordate?