PROLOGO

 

 

Autunno 1951. Il luogo è il salone principale del Falsworth Manor e le persone sedute intorno ad esso sembrano decisamente normali. Molti di loro sono giunti dagli Stati Uniti: Jeffrey Mace, giornalista del Boston Globe. Fred Davis, Gwenny Lou Sabuki, nippo americana, Davy Mitchell, nero, tutti studenti universitari. Jerry Castairs, radiocronista sportivo. Elizabeth Barstow, investigatrice privata, Mary Mitchell (nessuna parentela col precedente, anche perché è sia bianca, che bionda). Dan Kane, playboy. Brian Falsworth, deputato alla Camera dei Comuni e sua sorella Jacqueline.

 Tutti fissano l’uomo che li ha radunati: Sir Roger Aubrey.

-Signori e signore, sono lieto che abbiate risposto al mio invito. Sono riuscito a rintracciarvi perché intendo farvi una proposta. Voi tutti siete stati avventurieri in costume.- brusio tra gli intervenuti -Per carità non negate. Io stesso lo sono stato, ero quello che veniva chiamato Potente Distruttore. Dopo la guerra anch’io ho deciso di abbandonare l’attività, ma ho capito che l’inattività non faceva per me. In questo mondo complesso c’è ancora bisogno di chi combatta la giusta battaglia. Forse è finito il tempo delle maschere e forse tornerà ancora, questo non lo so, ma so che non possiamo tirarci indietro.-

Roger s’interrompe, mentre una donna entra nella sala –

-Lasciate che vi presenti Paulette Brazee, il suo nome forse non vi dirà molto ma o farà quello del padre di suo figlio: l’Uomo del Mistero noto come Citizen V. Immagino che tutti voi siate al corrente dei suoi exploits nell’Europa occupata dai nazisti come del fatto che fu ucciso nel 1944 da un uomo di nome Zemo Forse saprete anche che ed aiutarlo nelle sue imprese vi era un gruppo di coraggiosi che agivano in segreto e sapevano colpire come fantasmi: il Battaglione V. Io vi propongo di onorare la sua memoria e di rifondare il Battaglione V per combattere le moderne battaglie per la vita e la libertà della gente comune.-

            Aubrey fa una pausa per scrutare le reazioni dei presenti e vede con soddisfazione che ha catturato la loro attenzione. Prosegue:

-Sarà una sorta di club, un’associazione di persone che un tempo sono stati uomini e donne del mistero. Lo scopo del nostro club sarà agire in segreto, usando i mezzi di cui disponiamo nelle nostre identità civili, raccogliendo informazioni ed agendo ogni volta che sarà necessario, con discrezione e senza il clamore suscitato dai costumi che abbiamo scelto di abbandonare. Ognuno di noi s’impegnerà ad aiutarsi reciprocamente in questi compiti. Contemporaneamente, coloro di noi che hanno o avranno figli, potranno addestrarli, se lo vorranno, con il contributo di tutti, perché, un giorno raccolgano l’eredita d’eroismo dei loro genitori e ne rinnovino i fasti. Voi siete solo i primi, ma altri risponderanno all’appello se anche voi lo farete. Vi chiedo: siete con me?-

            Alcuni rispondono subito di sì, altri alzano la mano, altri ancora esitano, riflettono incerti, poi ricordano tempi recenti, ma che sembrano così lontani e rispondono anche loro con un sì.

            E così ha inizio.

 

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UN RACCONTO DI EROISMO E LEGGENDE TRA PASSATO E PRESENTE

 

I

 

 

V COME VIRTÙ

 

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

New York City. Una settimana fa. Il giudice a riposo Carl Burgess sta morendo. La morte per lui potrebbe essere anche una liberazione a questo punto della sua vita: ha 98 anni e da 7 è costretto a restare attaccato ad una bombola ad ossigeno, i polmoni funzionano male, il cuore pompa a fatica ed il resto degli organi interni sta cedendo a poco a poco.

Solo il cervello continua a reggere accompagnandolo in questa lunga agonia. C’era un tempo, però, in cui questa figura rinsecchita, quasi minuta, era un giovane forte e vigoroso che, non contento della sua attività di Assistente Procuratore distrettuale di Manhattan, appena calavano le tenebre si metteva a cacciare criminali nei panni del giustiziere mascherato chiamato Falcon.[1]

Era un tempo in cui venti di guerra squassavano l’Europa e la potente macchina bellica nazista schiacciava paese dopo paese sotto il suo spietato tallone. Quando la guerra finì sembrava di colpo che non ci fosse più posto per i giustizieri mascherati e la carriera del misterioso Falcon finì…almeno fino al giorno in cui Carl Burgess ricevette la visita di un giovanotto inglese molto sicuro di se.

È stata una vita piena, non priva di rimorsi e di rimpianti, ma è giunta alla fine ormai. Ha lottato molto a lungo, è ora di riposare.

 

Londra, Inghilterra, Regno Unito, primavera 1955. Il luogo è un circolo privato di Londra, il Diogenes Club. Noto fin dai tempi della sua fondazione come un club molto esclusivo per personalità alquanto eccentriche, era caduto in disuso, almeno finché non è stato rilevato da un gruppo di gentiluomini che l’hanno reso, a quanto pare, un posto ancora più esclusivo.

Coloro a cui fosse concesso di entrarvi non troverebbero nulla di strano nelle sue sale, fin troppo simili a quelle di qualunque altro club privato della capitale di quello che era stato uno dei più potenti imperi dei tempi moderni, ma se potessero oltrepassare un ingresso segreto nascosto da un’antica pendola vittoriana, allora potrebbero accedere ad un ben diverso ambiente, che somiglia moltissimo a quella che in gergo politico militare viene chiamata Situation Room.

Alle pareti sono appese delle cartine che ritraggono varie zone del mondo su cui sono collocate delle bandierine. Su alcuni dei tavoli ci sono dei plastici raffiguranti alcune zone geografiche e ci sono alcuni operatori radio e telefonici intenti al loro lavoro.

In una sala oltre questa è stata ricavata una palestra ed è qui che il nostro ipotetico visitatore incontrerebbe uno dei gentiluomini che hanno rifondato il Diogenes Club e che si sta allenando tirando di boxe contro un sacco. È un uomo che dimostra poco più di 30 anni, capelli biondo rossicci tagliati corti e che mostrano un lieve accenno di stempiatura.

Colpisce il sacco con movimenti secchi e precisi, la sua espressione è concentrata, i suoi occhi sono socchiusi, c’è una furia repressa nei suoi movimenti e non sembra accorgersi della presenza dell’uomo appena entrato nella stanza.

-Finirai per massacrarlo quel sacco, Roger.-

            L’uomo che ha parlato ha un accento americano, di Boston per la precisione, la cosa più vicina che la parlata americana abbia all’Inglese del Re. Anche lui dimostra a malapena 30 anni, ha i capelli castani chiari e penetranti occhi azzurri, il fisico asciutto ed i muscoli tonici, indossa con disinvoltura uno spezzato composto da una giacca marrone a quadri e pantaloni scuri con una camicia celeste ed una cravatta a righe.

-Jeff Mace!- esclama l’uomo di nome Roger –Com’è andato il viaggio?-

-Niente male. I bambini erano eccitati per la traversata in aereo. Era la prima volta per loro. Ma non è per questo che sono passato qui prima degli altri, immagino che tu lo sappia. Volevo confermarti che l’affare Capitan America è andato a posto. Steve Rogers o come diavolo si chiama realmente e Jack Monroe sono nelle mani del F.B.I. ed il Presidente ha accettato il nostro suggerimento.-

-Non ne dubitavo. Ike è sempre stato una persona ragionevole dopotutto. Tenere quei due in animazione sospesa è la soluzione più consona. Un vero peccato che il siero del supersoldato abbia sconvolto loro il cervello, hanno portato avanti la leggenda di Capitan America e Bucky, in fondo.-

-Sai… avevo quasi sperato che fosse tornato di nuovo il tempo degli avventurieri in costume, ma è durato così poco: Cap è impazzito e la Torcia è scomparsa.-

-Dovremmo cercare di saperne di più. Ti va di parlarne con Toro quando sarai di ritorno nelle Colonie?-

-Devi proprio esprimerti così, Roger, con tutta questa ostentazione britannica?-

-Io sono britannico, Jeff e ne sono fiero. Allora, che ne dici?-

-Gli parlerò, dopotutto è uno di noi di diritto.-

-Infatti.-

-Roger… mi chiedevo… va tutto bene? Non ci vediamo dal funerale di Brian Falsworth l’anno scorso e l’avevi presa molto male.-

            Roger Aubrey si incupisce.

-Eravamo amici da anni, lo sai... Più che fratelli e non ne voglio parlare. Ci sono cose più importanti che discuteremo alla riunione di stasera. Il Battaglione V ha molto di cui occuparsi.-

            E senza dire altro Sir Roger Aubrey, colui che un tempo era stato il Potente Distruttore, esce dalla palestra seguito dal suo ospite.

 

            Da qualche parte in Europa, Poco tempo fa. Il luogo è segreto per il mondo e solo coloro che possiedono la speciale tessera di membro del Battaglione V possono accedervi, uomini e donne come quella che sta in questo momento partecipando ad una speciale sessione di allenamento.

Il nome a cui risponde abitualmente questa giovane donna dalla pelle d’avorio, gli occhi verdi ed i lunghi capelli rossi è Dallas Riordan ed è stata molte cose nella sua breve vita tra cui Assistente del Sindaco di New York, evasa e latitante e soprattutto supereroina col nome di Citizen V.

            Il primo Citizen V era un ufficiale dell’Esercito di Sua Maestà Britannica di nome John Watkins, che con una mascherina domino sul volto divenne l’equivalente antinazista della Primula Rossa. Alla fine un uomo che rispondeva al nome di Dottor Zemo riuscì ad ucciderlo in una fredda giornata del 1944, in un luogo chiamato Poznan in Polonia ed i suoi sgherri nazisti sterminarono uno dopo l’altro tutti i membri del suo gruppo, il Battaglione V, tutti, ma non una donna di nome Paulette Brazee, che riuscì fortunosamente a raggiungere l’isola di Gran Bretagna e la salvezza.

Era incinta del figlio di Citizen V ed il figlio che le nacque e che fu chiamato John come suo padre, crebbe e col tempo divenne sia un celebre avvocato che un combattente di una guerra senza fine alle ingiustizie umane.

Ma John Watkins era anche un uomo fallibile e come tale intrecciò una relazione con la moglie di un suo collega che poi morì in azione.

Il frutto di quella relazione fu proprio Dallas, ma lei non seppe la verità se non quando ebbe 18 anni, esattamente sei mesi dopo che Jimmy Riordan era stato sepolto. Una verità che per lei fu come una frustata in volto. Lasciò casa sua il giorno stesso e non vi è più tornata da allora.

            Un giorno ricevette la visita di quello strano vecchio, Sir Roger Aubrey e finì per farsi arruolare nel suo ancor più strano gruppo di discendenti di supereroi degli anni 30 e 40, convinta a combattere per preservare l’eredità di cui Helmut Zemo, il figlio dell’uomo che aveva assassinato suo nonno, aveva voluto appropriarsi: il retaggio legato al nome ed alla leggenda di Citizen V. All’inizio Dallas non voleva farlo, ma alla fine aveva finito con l’accettare e non era nemmeno lei ben sicura del perché.

Nel corso di una missione la misteriosa Incappucciata, leader dei Signori del Male, l’aveva incastrata, convincendo tutti che lei stessa era l’Incappucciata e facendosi poi passare per Citizen V per qualche tempo.

La Misteriosa Baronessa, che a quanto pareva era Heike Zemo, moglie di Helmut organizzò un’evasione di Dallas nel corso del suo processo, in realtà rapendola e convincendo in questo modo quasi tutti della sua colpevolezza. Fuggita dalla sua prigionia Dallas aveva scoperto che la Baronessa e l’Incappucciata erano la stessa persona ed aveva giurato di consegnarla alla giustizia e riabilitare il suo nome una volta per tutte.

            I ricordi passano rapidi sul volto di Dallas Riordan mentre si sfianca coi vari attrezzi della palestra e si scopre più in forma che mai. È impaziente di rientrare in azione, però, di ritrovarsi di nuovo faccia a faccia con la sua avversaria e di porre la parola fine a questo capitolo della faida tra gli Watkins e gli Zemo.

            Fatta una doccia corroborante si infila il costume, una nuova versione di quello di Citizen V creato da Helmut Zemo, che le aderisce addosso come una seconda pelle, comodo e termico. Si aggancia alla vita una cintura multiuso bianca e non riesce a non sorridere pensando che forse qualcuno ha letto troppi fumetti di Batman, si infila i lunghi guanti, pure essi bianchi, si aggancia alla cintura la guaina della sua spada speciale ed infine si drappeggia sulle spalle il lungo mantello.

Molto scenografico, pensa, ma praticamente inutile, se non dannoso, in combattimento. Scuote i lunghi capelli rossi e li lascia ricadere sul petto mentre si avvia lungo un corridoio sino ad una porta che si apre davanti a lei rivelando una grande sala praticamente piena di gente con grandi monitor e computer costantemente al lavoro.

            Una donna molto anziana seduta su una sedia a rotelle che si muove spinta da un motore elettrico praticamente silenzioso, le si avvicina e le dice:

-Ci sono novità Dallas, sei pronta?-

            Dallas Riordan fa un sogghigno duro mentre si abbassa la maschera sul volto e risponde:

-È da tanto tempo che sono pronta.-

 

 

2.

 

 

Londra, Capitale del Regno Unito. Poco tempo fa L’uomo che esce da una prestigiosa clinica privata poco fuori Londra non dimostra certo di aver superato i sessant’anni d’età: il fisico è ancora asciutto ed indossa un completo gessato scuro con estrema disinvoltura. I suoi capelli ormai color grigio ferro sono folti sulla sua testa, gli occhi azzurri sono offuscati da una preoccupazione che si riflette sul suo volto.

 Sale su una limousine scura marca Rolls Royce il cui sportello posteriore è tenuto aperto da un impeccabile autista. Sul sedile davanti al suo sta un uomo di piccola statura che alcuni definirebbero semplicemente molto vecchio ed altri chiamerebbero senza età. Il suo volto è solcato da un fitto reticolo di rughe, i capelli totalmente bianchi sopravvivono a ciuffi radi sulla sua testa, è così magro che dà l’impressione che basterebbe un colpo di vento a portarlo via o che solo a toccarlo si romperebbe in mille pezzi. A guardarlo negli occhi si scoprirebbe però una vitalità notevole: a più di 90 anni Sir Roger Aubrey non ha perso un grammo della sua determinazione e forza di volontà, le stesse che da oltre cinquant’anni ne fanno uno dei leader indiscussi della più strana associazione del mondo.

-Miglioramenti?- chiede all’uomo che si è appena seduto davanti a lui. La voce è poco più di un sussurro.

            John Watkins Jr. scuote la testa.

-Tutto come al solito.- risponde –I medici si dicono ottimisti, ma…beh io non vedo affatto miglioramenti. È tutta colpa mia: non avrei dovuto permettergli di…-

-Sciocchezze.- taglia corto Aubrey –Tuo figlio non è mai stato uno sprovveduto, si era preparato a questo sin da quando è nato, conosceva i rischi e nessuno l’ha costretto.-

–Nessuno? Ne sei sicuro? Io non gli ho dato scelta: mi piaceva troppo l’idea che prendesse il mio posto, che seguisse le mie orme e non contento ho lasciato che fosse coinvolta anche mia figlia. Credi davvero che sia giusto spingere tutti quei ragazzi a fare questa vita?-

-Si.- è la secca risposta -È la loro eredità dopotutto. Comunque noi li abbiamo solo preparati, sono loro a decidere se farlo oppure no. Per te non è stato lo stesso, forse?-

            John Watkins si rende conto di non sapere cosa rispondere.

 

            Las Vegas, Nevada. Maggio 1969. Indossa una tuta di quelle tipiche dei commandos, nera e senza fronzoli. Uniche concessioni alla tradizione: una V dorata ricamata all’altezza del cuore ed una mascherina domino che gli copre la metà superiore del volto sin quasi al naso.

La riservatezza è importante nel suo lavoro, pensa John Watkins. Ma qual è il suo lavoro esattamente? L’Avvocato o quello che fa quando si veste in questo modo, quando è… un Dispensatore di Giustizia. Che definizione altisonante. Roger Aubrey ha il senso del teatro, deve ammetterlo e nel corso degli anni ha messo su un servizio di spionaggio che farebbe invidia a molte potenze mondiali. Come abbia fatto il battaglione V ad ottenere gli schemi di questo palazzo, compresi i sistemi d’allarme, l’uomo dal nome non ufficiale di Citizen V non lo sa ed in fondo non gli importa, quello che gli importa è l’essere riuscito ad entrare non visto e poter compiere la sua missione.

            I casinò di Las Vegas sono controllati dalla criminalità organizzata, non è un segreto per nessuno, un controllo discreto, visto che non si vogliono allarmare i clienti paganti, ma allettarli a venire numerosi, ma pur sempre esistente e molto efficiente. Non abbastanza per i mezzi del Battaglione V, a quanto sembra.

            L’aggeggio che ha portato con se ha lo scopo di rendere inoffensivi i sistemi d’allarme almeno quanto basta per consentirgli di entrare dove è necessario. Una banalissima punta di diamante fa il resto, consentendogli di aprire una finestra ed entrare.

            Finora tutto bene, si dice Citizen V. ora se anche la seconda parte del piano va come previsto…

            La cassaforte è proprio dove si aspettava di trovarla e non gli dovrebbe voler molto a forzarla. Possibile che il bersaglio sia così distratto?

-Ti consiglio di alzare le mani e voltarti… molto lentamente.-

            La voce è fredda, dura, la voce di un uomo che non ci penserebbe due volte a sparargli, Citizen V ne è sicuro. Con lentezza alza le mani e le pone sulla nuca, poi si gira per trovarsi di fronte a tre uomini ben vestiti ed armati con minacciose pistole.

-E tu chi saresti?- chiede quello al centro –I comuni ladri sanno che non debbono cacciare il naso in questo posto… per il loro bene.-

-Infatti non sono un comune ladro.- risponde Citizen V sperando che la sua voce suoni calma.

-E allora cosa vuoi? Lavori per la concorrenza oppure… stai cercando i miei registri forse? Credevi che fossi tanto stupido da tenerli qui?-

-In effetti… no… ma confesso che un po’ ci speravo.-

-Fai anche lo spiritoso eh? Beh non lo sarai più tanto dopo che i miei uomini ti avranno sottoposto ad un trattamento speciale. Sarai tu stesso ad implorare di dirci chi ti manda.-

-Se per voi è lo stesso, io ne farei volentieri a meno.-

-Poche storie. Fred, Ray, legatelo e portatelo di sotto.

            I due scagnozzi si avvicinano ed uno di loro afferra il polso destro dell’intruso, che apre la mano.

            Un improvviso lampo acceca i presenti, mentre un calcio raggiunge l’inguine dello scagnozzo che crolla a terra urlando.

-Cosa succede?- urla il capo.

            La luce cessa in pochi istanti e quando i tre tornano a vedere, la stanza è vuota.

-Quel figlio di… se n’è andato. Trovatelo, lo voglio morto, capito… Morto!-

 

            Sud America. Circa quattro anni fa. Indossa quella che assomiglierebbe una perfetta replica di una divisa britannica della seconda guerra mondiale, se non fosse per la giacca con i risvolti a cui è appuntata una V dorata e gli stivali, bianchi e con i risvolti anch’essi. In testa un copricapo militare a bustina sotto il quale spiccano i capelli biondo cenere e sul volto una mascherina domino nera.

            Mi sento una specie di eroe dei pulp, pensa tra se e se, forse un ammodernamento di questa divisa si potrebbe anche fare. Dopotutto, in quest’era di supereroi dagli sgargianti costumi anch’io potrei…

            Attenzione, pensa, non distrarti adesso, cos’era quel rumore?

<<Controllo a Citizen V, tutto bene?>> la voce riecheggia nel suo orecchio attraverso l’auricolare.

-Finora si, Controllo.- risponde l’uomo che è chiamato Citizen V il terzo di questo nome, nipote dell’originale e figlio di un uomo che prima di lui ha ricoperto il ruolo che fu del padre, anche se sono in pochi a saperlo –Pensavo di aver sentito qualcosa, ma era solo un topo.  A quanto pare, dopo la sua ultima evasione[2] Zemo è tornato nel vecchio rifugio di suo padre. Ci sono segni del suo passaggio, ma credo che se ne sia già andato ormai. Vediamo se c’è qualcosa nel laboratorio.-

<<Fa attenzione, Zemo è pericoloso quanto lo era suo padre.>>

-Lo so, lo so. Non sono più un dilettante… io… Oh cavolo.-

<<Che c’è, che succede?>>

-Te la passo sullo schermo, Controllo. Credo che sia una bomba.-

<<La vedo sul monitor. È certamente una bomba ed è attivata da un controllo a distanza.>>

<<Esattamente.>> la voce s’inserisce nei circuiti di comunicazione e su tutti i monitor del Controllo, sia nella sala principale sotto il Diogenes Club, che nel velivolo che staziona sospeso sopra il rifugio di Zemo, che del salone del rifugio stesso, mentre su tutti i monitor di tutti questi luoghi compare il volto avvolto nella maschera porpora proprio di Zemo <<Pensavate di poter penetrare in un mio rifugio senza essere notati? Sbagliavate e tra meno di cinque minuti pagherete il prezzo dei vostri errori.>>

<<Citizen V…>> c’è ansia nella voce del cosiddetto Controllo <<Esci subito di lì!>>

-Negativo, Controllo.- risponde Citizen V -Se riesco a disinnescare la bomba possiamo ancora trovare indizi preziosi sul nuovo rifugio di Zemo.-

<<Non se ne parla, figliolo. Non c’è tempo. Vattene ora!>>

-No! Posso farcela, lo so…io… Oh!-

<<Citizen V… cosa c’è?>>

            Ma la sola risposta è il fragore di una potente esplosione.

 

 

3.

 

 

            Cimitero di Cypress Hill, Queens, New York, cinque giorni fa. L’autunno sembra una stagione adatta ai funerali. Il vento squassa gli alberi e scompiglia i capelli e gli abiti dei presenti. La ragazza dai capelli castani tiene la testa bassa e non ascolta le parole del prete. Indugia un istante mentre la bara raggiunge il fondo della fossa, poi lascia cadere una manciata di polvere sopra di essa.  Infine volta le spalle e si avvia verso il cancello. Solo all’ultimo istante nota l’uomo anziano che cammina appoggiandosi ad un bastone e che è accompagnato da una giovane donna bionda.

-Posso disturbarla, Miss Hawthorne?- le chiede.

            Melissa Hawthorne sbatte gli occhi, perplessa. Ha già visto da qualche parte questo signore dai capelli bianchi e dall’aria cordiale che le sta tendendo la mano? Si chiede senza trovare una risposta immediata.

-Sono il Senatore Frederick Davis…- si presenta l’uomo -… e questa è mia figlia Stephanie. Conoscevo suo nonno.-

            Melissa stringe rapidamente la mano dell’uomo e della ragazza, poi chiede:

-Davvero? La conosco?-

-Dubito che possa ricordarsi di me. Se la memoria non m’inganna l’ultima volta che l’ho incontrata lei aveva 5 anni.-

            Ancora uno sguardo perplesso di Melissa mentre Fred Davis prosegue a parlare:

-A quanto ho sentito, si è trasferita a Los Angeles dove sta completando gli studi in Giurisprudenza ed intanto lavora come assistente nella Cancelleria di un giudice della Corte Superiore. Appropriato per la nipote del Giudice Carl Burgess.-

-Io… non ho molto tempo, Senatore Davis, dovrei andare.-

-Può chiamarmi Fred. Mi permetta di invitarla a pranzo. Abbiamo delle cose di cui parlare… cose che riguardano suo nonno ed il suo futuro. Ho una proposta da farle che potrebbe interessarla.-

 

            Londra, Inghilterra, Regno Unito. Circa 4 anni fa. John Watkins non si è mai sentito così impotente come quando entra nella Clinica ed incrocia lo sguardo con la donna in piedi accanto alla vetrata. Sospira e si fa avanti

-Mi dispiace Margaret.- sussurra.

-Non so che farmene del tuo dispiacere.- ribatte Margaret Watkins –Mio figlio è quasi morto perché tu l’hai messo in pericolo.-

-Lui…-

-Non interrompermi. Non m’interessa quel che hai dire: se non fosse per far contento te e la tua banda di vecchi matti, John non si sarebbe mai messo quella ridicola uniforme per andare in cerca di guai e quella bomba non gli sarebbe esplosa in faccia.-

            Watkins tace. Non dice a sua moglie che anche lui pensa la stessa cosa. Solo per pura fortuna la squadra di soccorso ha trovato suo figlio ancora vivo tra le macerie. È sopravvissuto a stento e dopo quattro mesi è ancora in coma. I medici non sanno se e quando si riprenderà ed in quali condizioni.

-Se muore…- Margaret Watkins non riesce a continuare.

-Non morirà.- dice lui –Un giorno tornerà come nuovo, vedrai.-

-Ho smesso di crederti da un pezzo ormai… da quando ho scoperto di te e della moglie di Jimmy Riordan.-

Watkins sta per dire qualcosa, quando un uomo in uniforme da autista gli si avvicina:

-Mi scusi sir, ma Sir Roger desidera parlarle.-

Così dicendo gli porge un cellulare che Watkins prende meccanicamente.

-Sono impegnato adesso.- risponde.

<<Non ha importanza.>> replica il suo interlocutore seccamente <<Accendi un televisore e sintonizzati sulla CNN… adesso!>>

-Ma cosa…?-

<<Non discutere, fallo immediatamente.>>

            Perplesso, Watkins fa come gli è stato detto, giusto in tempo per vedere la fine di una conferenza stampa di un gruppo di supereroi mascherati di New York e per sentire le parole del leader del gruppo, un uomo il cui volto è nascosto da una maschera a forma di V:

<<… si, io sono il nipote del primo Citizen V che combatté il fascismo nella Seconda Guerra Mondiale. Spero di poter fare almeno la metà di ciò che fece mio nonno…>>

            John Watkins spalanca la bocca e gli occhi… le cose che sta dicendo quell’uomo…

-Ma… che… vuol dire?- balbetta -Quell’uomo, chiunque sia, è… è…-

<<Un impostore, lo so.>> interviene Sir Roger Aubrey <<Dobbiamo a tutti i costi scoprire chi sia e quali siano i suoi veri scopi. Ho già attivato i nostri agenti a New York e se sarà necessario dovremo contattare tua figlia.>>

            Watkins sente un tuffo al cuore. Ha già quasi perso un figlio in questi giochi di morte e di inganni. Sperava che almeno Dallas…Quasi non riconosce la sua voce mentre risponde.

-Se proprio sarà necessario…-

            E che il Cielo lo perdoni.

 

            Da qualche parte sopra l’Oceano Atlantico, Oggi. All’interno della navetta in volo sopra l’oceano Dallas Riordan, con indosso l’uniforme di Citizen V, guarda fuori da un finestrino e riflette sulla direzione che ha preso la sua vita negli ultimi tempi. Una voce la scuote.

-Tutto bene?-

            Citizen V si volta verso la donna che ha parlato, una ragazza di chiara origine giapponese, che indossa un costume dorato che termina in una minigonna. In vita ha una cintura nera con un disco solare inciso nella fibbia. Gli stivali sono dorati anch’essi, come pure la maschera in stile domino che le copre la zona tra gli occhi ed il naso. Il suo nome è Julie Tanaka, ma si fa chiamare Glitter.

-Certo che va tutto bene.- risponde, poi il suo sguardo abbraccia il resto dei passeggeri di quel volo particolare: un ragazzo apparentemente sui 20 anni che indossa una tuta bianca, a parte stivali, guanti e cappuccio ed un disegno a spirale sul petto e quello di una trottola sulla schiena, che invece sono neri, il suo nome di battaglia è Topspin, ma il suo vero nome è Darren Mitchell.

Seduta accanto a lui sta una ragazza apparentemente di meno di 30 anni, bionda, snella, la parte superiore del viso coperta da una specie di grandi occhiali a specchio, indossa un costume sgambato rosso con i bordi dorati come i guanti e gli stivali alti. Ha i pugni serrati. Si chiama Wanda Louise Mason, ma in missione è la Bionda Fantasma.

Nella fila davanti a loro è seduta una donna che indossa un costume completamente azzurro, a parte guanti, cintura e stivali, che sono rossi. Sulle spalle ha drappeggiato un corto mantello anch’esso azzurro Il suo volto è interamente coperto da una maschera da cui spuntano i capelli castano rossicci, gli occhi sono coperti da lenti a senso unico come quelle dell’Uomo Ragno. All’altezza della bocca ha una specie di microfono. Il suo vero nome è Jamie Castairs, ma si fa chiamare Lady Thunderer.

            Ai comandi del velivolo c’è un uomo massiccio, alto circa un metro e 98, un fascio di muscoli evidenziati da un costume completamente verde, il cui cappuccio gli lascia scoperta solo la zona inferiore del viso, gli occhi coperti da un visore rosso, così com’è rosso il simbolo dell’atomo disegnato in rilievo sul suo petto. Robert Frank alias Nuklo è come tutti gli altri un membro di un gruppo molto speciale chiamato Commando V.

Cercando di assumere un tono appropriato per il capo di un gruppo di supereroi Dallas si rivolge al pilota:

-Quanto manca all’obiettivo, Nuklo?-

-Dovremmo arrivarci entro un’ora al massimo.- risponde Bob Frank.

-Molto bene, stavolta la Baronessa non ci sfuggirà… la prenderemo a qualunque costo… sì: a qualunque costo.-

 

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Eccoci, dunque al debutto della miniserie dedicata al Battaglione V dove troveranno finalmente risposta alcuni quesiti e verranno riannodati alcuni fili narrativi rimasti in sospeso sin da Capitan America #23.

            Andiamo però con ordine e cominciamo con…

1)     Cos’è il Battaglione V? Potremmo chiamarlo un incrocio tra un’associazione di reduci ed un servizio di intelligence privato. Come avete visto i membri effettivi del Battaglione V sono ex eroi della cosiddetta Golden Age o da loro discendenti. Come funzione a quali siano i suoi scopi sarà chiarito nei prossimi episodi.

2)     Sulla storia di Citizen V c’è poco da dire che non sia stato detto nella storia. Il resto dovrebbe esservi chiaro leggendo questo racconto ed i successivi.

3)     Le parole del presunto Citizen V alla TV sono tratte direttamente da Thunderbolts #1 dell’aprile 1997 (In Italia su Uomo Ragno, Marvel Italia #229).

4)     Il commando V è composto esclusivamente da discendenti di eroi della Seconda Guerra Mondiale e precisamente: Glitter è la nipote di Gwenny Lou Sabuki, alias Golden Girl dei Commandos Minorenni; Topspin è il nipote di Davy Mitchell, Trottola Umana, sempre dei Commandos Minorenni; la Bionda Fantasma è la nipote di Louise Grant Mason, il Fantasma Biondo; Lady Thunderer è la nipote di James Castairs, Thunderer; Nuklo è il figlio di Robert Frank, la Trottola e Madeline Joyce, Miss America, membri prima della Legione della Libertà e poi della Squadra dei Vincitori.

5)     A parte Nuklo, Citizen V, ed in un certo senso La Bionda Fantasma, tutti i membri del Commando V e Melissa Hawthorne sono mie creazioni, pur se parzialmente basate su idee originali di Kurt Busiek e Fabian Nicieza.

6)     Nuklo è stato creato da Roy Thomas & Rich Buckler, ma la sua versione costume è stata elaborata da me basandomi su quello di un altro eroe “atomico”. Solar, creato da Paul S. Newman & Matt Murphy ed apparso per la prima volta su Doctor Solar #1 datato ottobre 1962. Non ho resistito all’idea di omaggiarlo.

7)     L’attuale Citizen V: è stata creata da Kurt Busiek & Mark Bagley su Thunderbolts #1 o 17 a seconda che contiate la sua prima apparizione come Dallas Riordan o quella come Citizen V. 

8)     La bionda Fantasma, invece era stata creata da Steve Gerber durante il suo run come scrittore della seconda serie di She-Hulk In quella serie veniva presentata come figlia di Louise Mason, che era stata il Fantasma Biondo, avventuriera in costume (per così dire) dei tardi anni 40. Alla luce di Sensational She-Hulk #42 non è chiaro quante di quelle storie siano avvenute veramente e quante siano sogni di She Hulk. In ogni caso io l’ho rielaborata come nipote di Louise. 

Nel prossimo episodio: il ritorno della Baronessa… due Capitan America e nuove rivelazioni sul passato del Battaglione V.

 

 

Carlo



[1] Nulla a che fare con l’attuale compagno di squadra di Capitan America, il nero Sam Wilson.

[2] Avvenuta tra Captain America Vol. 1° #434 (Capitan America & Thor #21) e Thunderbolts Annual ’97 (Uomo Ragno De Luxe #37).