MarvelIT presenta:
WORLD OF MARVELS #2
VITA CAMALEONTICA
di Mickey

 

- Sì, così è perfetto!
Sarah Finn sorride radiosa di fronte all'obiettivo, sicura della sua bellezza e rincuorata dalle parole del fotografo. Certo, non sta posando per niente di eccezionale, una linea di biancheria intima che finirà su qualche catalogo di vendita per corrispondenza, ma riesce a vivere più che degnamente con quello che guadagna, e lo fa facilmente.
Le uniche ombre della sua vita sono due: la mancanza di un ragazzo - Sarah è molto esigente e cerca un ragazzo carino, sensibile e profondo - e... ultimamente, una strana sensazione di disagio. Si sente seguita, ma non ha idea di chi. Se avesse riconosciuto qualche maniaco in questi giorni, un volto noto, avrebbe avuto più credito nei confronti di chi conosce queste sue preoccupazioni, ma nessuno la prende troppo sul serio, in mancanza di indizi seri.
- Tutto bene? - le chiede la sua collega Brittany, una volta nel camerino.
- Sì, sì.. a parte quella storia del maniaco - confessa a malincuore, con un certo imbarazzo.
- Ancora? Ma hai avuto qualche telefonata strana, qualche lettera...?
- No, no... sento solo di essere pedinata. Ma devo essere diventata paranoica.
- Non so che dirti, davvero - liquida la questione Brittany.

Qualche giorno dopo, la situazione non è certo migliorata. Sarah non cammina tranquilla per strada, si volta continuamente per vedere a chi appartengono i passi dietro di lei, invano. Stasera dovrebbe essere ad una festa, invece la sua paranoia l'ha portata a chiudersi in casa, rannicchiata sul suo divano, impegnata nient'altro che a fare zapping.
Quando il campanello suona, sobbalza, ma non è ancora al punto di aver paura di chiedere...
- Chi é?
- Sono io - dice la voce di sua madre, il che la porta ad aprire subito.
- Ciao, ma'... è successo qualcosa? - le domanda, mentre la fa entrare.
- Da quando devo avere un motivo per venire a trovarti?
- Non so, venire a quest'ora a Manhattan da casa vostra non è una cosa che si fa spesso - esprime le sue perplessità.
- In effetti qualcosa ci sarebbe - confessa la signora, con un inquietante ghigno sul volto che sua figlia non può vedere.
- Papà sta bene? - si sincera subito la ragazza, già allarmata di suo.
- Benissimo. Non posso dire lo stesso di te - conclude, mentre il suo braccio si trasforma in pochi secondi in un multiforme tentacolo, che avvinghia la ragazza al collo, abbastanza forte da non permetterle nemmeno di gridare.
Sarah tenta di divincolarsi, ma l'orrore e la meraviglia della surreale situazione le impediscono di fare molto. Sua madre è una mutante? Perché la sta strangolando? Con la morte negli occhi, la modella rinuncia a trovare un senso a tutto ciò e smette di respirare, fatalmente.
Trenta secondi dopo, il cadavere della ragazza, accasciato sul pavimento, viene preso a forza da un uomo robusto e avvolto in un piumone fiorito. Fischiettando, l'individuo spuntato dal nulla esce dall'appartamento, portando a spalla la sua funebre Cleopatra.

 

La mattina seguente, Sarah Finn va tranquillamente a un appuntamento con il suo agente Ridge, dal momento che è segnato sulla sua agenda.
- Ciao, Sarah! Tutto ok? - la accoglie nel suo ufficio.
- Sì, grazie - replica la ragazza, impassibile.
- Volevo parlarti di un nuovo servizio che potresti fare e---
- Non voglio farlo - lo interrompe bruscamente.
- Come? Ma non ti ho ancora detto---
- Io smetto. Non faccio più la modella.
- Stai scherzando, vero? - Ridge la guarda negli occhi, attonito.
- No. Smetto. E quindi non avrò più bisogno di te. 
- Ma come ti viene un'idea del genere?! - si alza alterato.
- E' un lavoro noioso. Mi dispiace, ma tanto gestisci tanta gente. Una più, una meno non ti farà differenza.
- Sì, ma mi sembra assurdo.
- Ma è la verita. Spargi la voce, non voglio essere più contattata. Quanto ti devo per saldare i conti?
Ridge si siede, rassegnato, per parlare di soldi.

 

I genitori di Sarah, invece, non hanno nessuna intenzione di rassegnarsi.
- Non puoi partire, senza darci un recapito, senza dirci dove vai, senza sapere quanto torni! - si scalda sua madre, accanendosi contro l'innocente telefono.
- Ho detto che non tornerò. E non cercate di chiamarmi sul cellulare, è fatica sprecata.
- Sarah, ma cosa ti è successo!? Perché questa follia?
- Sono stanca della vita di New York, mamma. Ti deve bastare. Salutami papà - si congeda, chiudendo il telefono in faccia, sorridendo. Un altro piccolo sforzo e avrà chiuso tutti i ponti con il passato.

 

All'altro capo della linea, una sconvolta signora Finn a stento riesce a parlare con suo marito.
- Le ha dato di volta il cervello? - lamenta l'uomo, preparando due tazze di camomilla. Sua moglie prova inutilmente a ricontattare sua figlia.
- Sì, è impazzita, caro - realizza, abbassando nervosamente la cornetta - Cosa può essere successo?
- Lo chiedi a me? Tu ci hai parlato!
- Ti ho riferito tutto quello che mi ha detto. Secondo me è una fuga d'amore - immagina romantica la donna.
- Ma perché non vuole farsi rintracciare? Non è che le hanno fatto una fattura?
- O peggio... potrebbe aver incontrato qualche mutante!
- Già, uno di quei telepati, per esempio!
- Dovremmo chiamare l'FBSA?
- No, ci riderebbero in faccia. Più tardi andiamo al suo appartamento e la facciamo ragionare - decide risoluto il signor Finn.

 

I coniugi fanno come dicono e più tardi si ritrovano a bussare violentemente alla porta di casa di loro figlia.
- Sarah, apri, non fare così! - grida suo padre.
- E' inutile, non c'è - li avvisa una voce maschile alle loro spalle.
- Chi è lei? Sa qualcosa? - lo ferma la donna.
- Sono il padrone di casa. Sarah mi ha lasciato due mesi d'affitto e tutti i suoi mobili. Ha fatto le valigie e se n'è andata.
- Le ha detto dove andava?
- No, non so altro. Siete i genitori?
- Sì! Ha notato qualcosa di strano in questi giorni?
- No, niente. Non sono il tipo che sta di guardia al condominio. Sono venuto perché stavate facendo casino. Buonasera - si congeda l'uomo. I signori Finn si guardano negli occhi, sconsolati.

Le settimane successive passano nello sconforto. Nessuna notizia di Sarah Finn, perlomeno da parte di amici, parenti e conoscenti. I suoi genitori non hanno i soldi per pagarsi un detective e tutto ciò che hanno potuto fare è prenotarsi per apparire nel programma televisivo "E chi l'ha più visto?!". Attendono di essere chiamati da un momento all'altro. Ma al telefono, non alla porta.
- Sì?
- Signora Finn, sono l'agente Houston, posso entrare?
Con un nodo in gola, la signora fa entrare il poliziotto, un ragazzino evidentemente appena arruolato.
- Si sa qualcosa di mia figlia?!
- E' proprio di lei che voglio parlare. Possiamo sederci?

- Oh mio Dio... che cosa avete scoperto?! - si siede sconsolata.
- L'altro ieri abbiamo ritrovato un... cadavere nell'Hudson.
La donna si porta la mano alla bocca.
- E' stato buttato lì settimane fa, appesantito da catene e sassi. Era molto decomposto e ci è voluto un po' per identificarlo, ma... dall'impronta dentale sembra si tratti di Sarah.
- Ah... anf... - si porta la mano al petto, ansimando più di prima.
- Mi dispiace, signora...

Improvvisamente, il trillo di un cellulare spezza quella tetra atmosfera. Il poliziotto risponde al telefonino.
- Sì? Davvero? Ok, a dopo... - e chiude la conversazione - Signora, si calmi... c'è una novità...
- Cosa? - dice a stento la donna.
- Non voglio darle false illusioni, ma mi hanno appena detto che c'è qualcosa che non quadra.
La signora lo guarda con occhi lucidi, non ha più la forza di parlare.
- Abbiamo diramato la notizia del ritrovamento, poco fa, alle agenzie stampa. Un giornalista del Daily Bugle ci ha richiamato, perché era stupito della notizia. Secondo lui e alcuni suoi colleghi, sua figlia è stata vista in compagnia di un certo Peter Parker nelle ultime settimane. Le dice niente questo nome?
- No... chi è?
- Un fotografo del Bugle. Domani andremo a interrogarlo.
- Perché non oggi? - gli afferra le mani e gliele stringe, in segno di implorazione.
- Fra poco smontiamo, signora. Se sua figlia è ancora viva, lo sarà anche domani. Altrimenti... - interrompe la frase, con poco tatto - Suo marito non c'è?
- No... è al bar...
- Non so cosa sia meglio che gli dica. Forse è meglio aspettare che la situazione si chiarisca. In ogni caso, dovreste venire a identificare l'eventuale salma.
- Oddio, cosa devo fare...?
- Non faccia niente e aspetti nostre notizie domani, ok? - si alza il ragazzo, lasciando l'appartamento.
Più tardi, il signor Finn torna a casa, non più provato del solito.
- Cara, ti senti bene? - le domanda, vedendola abbattuta.
- Sì, sì, perché? - finge a fatica sua moglie. Non vuole dare né un'illusione né un dolore a suo marito. Per ora. Di sicuro, stanotte non riuscirà a dormire, cercando di sbrogliare il mistero intessuto intorno a sua figlia.

Con gli occhi abbottati da un sonno affatto tranquillo, la signora Finn si alza guardinga dal suo letto e, a bassa voce, chiama la centrale di polizia che gli ha indicato...
- Posso parlare con l'agente Houston, per favore? - chiede, e in pochi secondi il ragazzo arriva al telefono - Oh, salve, sono la madre di Sarah Finn. Ci sono novità? Ha chiamato quel Parker?

- Peter Parker è fuori città, al momento. E la situazione è ancora più ingarbugliata di prima.
- Perché?
- Sembra che Parker e... sua figlia siano partiti poco fa per Miami, perlomeno a giudicare dalla compagnia aerea. E abbiamo scoperto che negli ultimi tempi, oggi compreso, il conto in banca di sua figlia sia stato usato normalmente. Mi creda, siamo confusi quanto lei.
- Allora il... cadavere che avete trovato non è lei!
- Raramente ci si sbaglia con certi rilevamenti, signora. E' anche vero, però, che viviamo in una città assurda, dove tutto è possibile. Credo sia meglio che venga all'obitorio per il riconoscimento della salma, così cerchiamo di scartare qualche ipotesi. Se la sente?
- Arrivo - sentenzia la donna, impaziente di conoscere la verità. Lascia sul tavolo della cucina un biglietto per suo marito e, quatta quatta, esce di casa.


- Sicura di sentirsela, signora? - chiede conferma un anatomopatologo.
- Apra - replica, e il medico legale apre il lungo cassetto e svela il corpo, orribilmente corrosso dall'acqua. Ma per quanto sfigurato, un genitore degno di questo nome riconosce la sua prole, in qualunque condizione.

- Sì... è la nostra bambina - singhiozza la donna, aggrappandosi al coroner.
- Mi dispiace - cerca di consolarla, in maniera goffa - Ho saputo del vostro caso controverso...
- Chi è si spaccia per la mia bambina?! La sua assassina?! - immagina.
- Indagheranno, signora... indagheranno.

Disperata e allo stesso tempo furiosa, la madre si precipita dal giovane agente Houston, sbraitando.
- Dovete scoprire chi è quella donna!
- Sono davvero desolato per quello che è successo, ma non sappiamo se stiamo seguendo una falsa pista! Potrebbe essere un caso di omonimia...
- Omonimia?! E lei mi avrebbe fatto illudere solo per questo?!
- In effetti non sarebbe solo questo, ma se sua figlia è morta... non vedo altre spiegazioni!
- Qualcuno ha preso il suo posto! Uno schifoso mutante, non so!
- Indagheremo su questo, c'è evidentemente qualcosa che non torna. Adesso vada a casa da suo marito, avete bisogno l'uno dell'altro per superare questa tragedia - dice, come se stesse recitando qualcosa imparato sui libri.

Molte lacrime e ore dopo, i coniugi Finn si stanno facendo forza per organizzare il funerale di Sarah, quando il telefono squilla ancora.
- Sì? - risponde la signora, con un tono a dir poco mesto.

- Signora Finn, sono l'agente Houston. Purtroppo ci sono novità. Abbiamo appena ricevuto un rapporto dal Ravencroft Asylum. Sembra che Dimitri Smerdyakov, il metaumano noto come il Camaleonte, abbia ucciso vostra figlia e l'abbia impersonata fino a ieri. So che sembra sconvolgente, ma vi riferisco ciò che mi hanno detto.

- Il... il Camaleonte ha ucciso Sarah? Perché? - ricomincia ad agitarsi la donna, proprio adesso che si era fatta una ragione.
- Non so dirle di più, mi dispiace. Sono informazioni molto riservate e per questo ne so quanto voi.
- Va bene, grazie - abbassa la cornetta, meravigliandosi che il suo vecchio cuore stia reggendo a tutte queste notizie.

Un paio di giorni dopo, marito e moglie sono in casa, con poche luci accese, ipnotizzati e catatonici davanti al televisore. Prevedibile che un ticchettio sulla finestra li faccia sobbalzare. Qualcuno sta bussando sul vetro. E sono al secondo piano.
- Ah! - grida la signora Finn, mentre con un gesto inconsulto l'uomo prende un fucile nascosto sotto il cuscino del divano e lo punta verso la finestra. Il senso di ragno dell'arrampicamuri scatta immediatamente.
- Cosa vuoi?! - si alza contrariato il signor Finn, sempre con il fucile spianato.
- Calma, calma - dice l'Uomo Ragno, alzando le mani - volevo solo dirvi che... mi dispiace per vostra figlia.
- Cosa ne sai tu di nostra figlia?! - sbraita l'uomo armato.
- So solo che è stata vittima del Camaleonte e io... l'ho catturato, ecco tutto.
- Vuoi forse una medaglia, adesso? Se non fosse per voi clown, nostra figlia sarebbe ancora viva!
- Lo so, ha ragione, ma noi facciamo il possibile per fermare---
- Se non ci foste voi fantomatici vigilanti, non ci sarebbero neanche i criminali!!!!
- Ma...
- Sparisci, prima che mi parta un colpo!!
Amareggiato, l'Uomo Ragno si lancia all'indietro e volteggia via.
La signora Finn si alza, scossa, ad abbracciare suo marito, che pian piano sta abbassando l'arma - che ha comprato il giorno dopo il funerale di sua figlia. Lasciatola cadere per terra, i due coniugi si lasciano andare ad un pianto liberatorio.
E non hanno tutti i torti.

 

Note

Chi non ha letto "L'Uomo Ragno" dal #13 al #25 probabilmente non ha neanche finito di leggere l'episodio, o se l'ha fatto, non ha apprezzato appieno il fulcro della storia (ma la speranza è l'ultima a morire). Infatti, in quel ciclo introdussi il personaggio di Sarah Finn, che si infiltrò con la forza in casa Parker. Nel #24 Peter Parker scoprì che Sarah Finn era in realtà morta e nell'episodio successivo scoprì che il Camaleonte ne aveva usurpato la vita (per conquistarlo!). Quando è stata varata questa serie antologica,  mi sono chiesto cosa avrei potuto raccontare... e mi sono reso conto che non avevo assolutamente calcolato i danni fatti da Dimitri Smerdyakov con il suo folle piano. Ed eccomi a rimediare!