#2 - GORU!

di Alessandro Vicenzi

 

Africa, inizio XVII secolo.

 

La ragazza correva disperata. Non riusciva a sentire il dolore provocatole dai rami degli alberi che si spezzavano al suo passaggio, né quello dei sassi contro cui ogni tanto batteva i piedi nudi. Il suo cuore batteva all’impazzata, il respiro era pesante e faticoso, ogni metro che percorreva stava diventando una tortura atroce, ma sapeva che non poteva fermarsi, sapeva che cosa la stava inseguendo. Poteva sentirne la presenza, il potere, la malvagità. La avrebbe presa, prima o poi, e allora sarebbe stata sua, solamente sua… Era inevitabile, se ne rendeva conto, ma sperava lo stesso in un miracolo, in qualcuno che la salvasse…

Fu una radice sporgente a farla cadere. Non tentò nemmeno di rialzarsi. Aveva perso, ormai. Si lasciò cadere, semi-svenuta, mentre il suo inseguitore le saltava addosso.

 

Pochi giorni dopo.

 

Kane avanzava nella foresta con passo sicuro. Aveva ormai trascorso abbastanza tempo in Africa da sapersi muovere con una certa familiarità nella foresta, ma non lasciava che questa confidenza gli impedisse di essere circospetto. L’arroganza è un peccato mortale, e come tale lo punisce il Signore. Così, quando sentì dei passi venire nella sua direzione dal fondo della vegetazione si immobilizzò e si acquattò dietro a un tronco, stringendo con una mano l’impugnatura della spada. Dopo poco, dal fogliame uscirono due persone, una ragazza nera, vestita solo di un gonnellino di foglie e un europeo, un cacciatore, a giudicare dal fucile e dalle pelli che spuntavano dal suo zaino. L’uomo aveva la pelle pallida bruciata dal sole e i capelli chiari. I due si fermarono in mezzo al sentiero, poi la ragazza fece per sedersi su di un tronco caduto. Aveva un espressione strana, come un misto di terrore, stanchezza e rassegnazione. L’uomo la guardò un attimo, poi le fece cenno di rialzarsi. Lei cercò di convincerlo a fermarsi, ma tutto ciò che ebbe fu di venire presa per un braccio e tirata in piedi a forza. Kane capì tutto: quell’uomo era un cacciatore di schiavi, e la ragazza una sua preda! Balzò, con la lama sguainata, fuori dal suo rifugio, gridando:

“Lascia stare quella donna, farabutto, e affrontami se ne hai il coraggio!”

Ci fu un momento di smarrimento da parte del biondo, e la ragazza riuscì a divincolarsi dalla presa e corse via nella foresta, mentre l’uomo sguainava la sciabola che aveva con sé. Parlò a Kane in inglese, con un forte accento tedesco:

“Non so chi tu sia, straniero, ma se è l’acciaio che desideri, ne avrai!”

Si gettarono l’uno contro l’altro. Il tedesco parò l’assalto di Kane e riattaccò a sua volta, facendo fare alla lama un lungo arco che si sarebbe dovuto concludere alla base del collo del suo avversario. La mossa era però prevedibile, e Kane evitò facilmente il colpo. Tuttavia, il suo avversario non era da sottovalutare, se ne rendeva conto. Era forte e agile, e decisamente abile con la lama.

“Sei abile schiavista, ma non riuscirai a sfuggire alla tua giusta punizione,” disse Kane mentre cercava di trovare con un affondo la via al cuore dell’avversario.

“Schiavista? Come ti permetti di calunniarmi in questo modo, pazzo fanatico!” rispose l’altro mentre schivava e cercava di colpire Kane sul fianco lasciato scoperto.

“Per quale altro motivo ti portavi dietro e maltrattavi quella ragazza, cane?”, trovò il tempo di dire Kane mentre parava il colpo del suo avversario e lo spingeva lontano da sé. Si fissarono un attimo, immobili. Respiravano entrambi pesantemente. Fu il tedesco a parlare di nuovo:

“Sono un cacciatore, non uno schiavista! Ho trovato quella ragazza a qualche giorno di cammino da qui. Era stremata, aveva corso per molto tempo e sembrava terrorizzata. Continua a ripetere una parola sola, Goru, e mi ha fatto capire che deve raggiungere il vulcano che si trova al limite della foresta. Io parlo poco la lingua di questa gente, ma credo di aver capito che è qualcosa che ha che fare con una maledizione, o qualcosa di simile. Sciocche superstizioni, ma non ho resistito e ho deciso di accompagnarla. Ora smettiamo questo stupido duello e cerchiamo quella ragazza!”

Così dicendo, rinfoderò la propria spada e fece un passo verso Kane, con la mano tesa. Il puritano lo fissò per un attimo con aria feroce, poi ripose anch’egli la sua arma e strinse con forza la mano dell’uomo. “Come ti chiami, straniero?”

“Kramer. Vengo dalla Germania”

“Il mio nome è Solomon Kane. Ascoltami bene Kramer. Io mi fiderò di te, ma sappi che se mi hai mentito e cercherai di tradirmi non ci penserò un secondo solo a trafiggerti. Intesi?”

Kramer annuì. “Credo che questo sia l’inizio di una splendida amicizia,” chiosò poi con un sorriso.

“Non è il tempo per sorridere, e forse non lo è mai. Cerchiamo la ragazza,” lo freddò Kane inoltrandosi nella foresta.

 

La trovarono non lontano da dove si erano fermati. Stava piangendo in mezzo a una radura. Il suo corpo snello e affusolato era squassato da tremiti e singulti. Kane le si avvicinò. Parlava abbastanza la lingua delle tribù di quella zona per potere sostenere una breve conversazione.

“Non ti preoccupare ragazza, e smetti di piangere. Non ho intenzione di farti del male, ma ti aiuterò a salvare il tuo spirito”

Quando pronunciò la parola “spirito”, che gli sembrava la migliore traduzione possibile in quel linguaggio di “anima”, la ragazza lo guardò ancora più spaventata.

“Il mio spirito è perduto, ormai,” disse tra le lacrime, “il Goru mi possiede, non c’è speranza per me, solo la morte!”

Kane fu turbato da quelle parole, in bocca a una ragazza così giovane. Fece però la domanda più ovvia:

“Cosa è il Goru?”

“È lo spirito della foresta, ed è dentro di me. Quando uscirà ucciderà me, e ucciderà voi, per saziarsi. Poi, attenderà di nuovo una preda, e così all’infinito. Si sta nutrendo di me, e presto uscirà.”

“E perché vuoi raggiungere il vulcano?”

“Per gettarmi nel fuoco, e distruggere il mio corpo, e con esso il Goru. Se lo farò la mia morte avrà avuto un senso, altrimenti sarò morta invano.” Poi, la ragazza riprese a piangere. Kane le accarezzò i capelli e iniziò a ricordare una conversazione avuta con M’Longa molto tempo prima...

 

Attorno ad un fuoco acceso nel centro del villaggio, lo sciamano aveva parlato al puritano del Goru, lo spirito della foresta. “Si tratta di uno spirito molto potente, Kane,” lo aveva avvertito, “capace di dormire decine di anni prima di svegliarsi e cercare creature con cui placare la propria fame, e quasi nulla è capace di fermarlo, solo il fuoco liquido della terra! Uccidere il corpo che lo ospita fa solo addormentare lo spirito del Goru, ma non lo uccide! E terribile è la morte di chi muore per nutrire il Goru!”

L’Inglese aveva guardato lo stregone, poi gli aveva chiesto: “E tu lo hai mai incontrato, saggio M’Longa?”

“Anni fa, una donna di questo villaggio venne presa dal Goru. Tentammo di salvarla con la magia, ma non ci fu nulla da fare. Lei morì, e solo a prezzo di grandi sacrifici il Goru venne messo nuovamente a riposo”. Dette queste parole, gli occhi dello sciamano guardarono nelle tenebre, come se fissassero nuovamente i compagni caduti durante quella lotta.

 

Lasciata in un angolo la ragazza in lacrime, Kane tornò da Kramer.

“Che cosa ti ha detto, inglese? Ha farfugliato le favole del suo popolo?”

“Taci, sciocco! Ho visto abbastanza di questo continente per dare il giusto peso alle sue parole. Sono terre nelle quali il potere del Signore è minacciato costantemente dal male che viene dal passato e che non muore mai! Non si può scherzare con i misteri di questa parte di mondo! Persino io porto con me un feticcio pagano, donatomi da uno stregone di nome M’Longa, il cui potere mi ha già salvato la vita più di una volta, ma la cui origine è impensabile… Dobbiamo raggiungere in fretta il vulcano. Fa’ alzare la ragazza e preparati a camminare!”.

 

Marciarono per due lunghissimi giorni. Più volte Kane cercò di scoprire come si chiamasse la ragazza, ma lei continuava a rispondere che non aveva più un nome, ora che il Goru era dentro di lei. In più, stava diventando sempre più debole ogni giorno che passava, al punto che sempre più spesso i due uomini dovevano caricarsela in spalla a turno. Kramer si era rivelato un eccellente marciatore, ma più volte Kane aveva dovuto proibirgli di sparare a prede che incontravano sulla loro strada. Ufficialmente, era per non perdere tempo. In realtà , Kane si rendeva conto che a mano a mano che avanzavano la foresta diventava sempre più ostile nei loro confronti, sempre più spesso serpenti velenosi si paravano sul loro camino, e sembrava addirittura che i rami e le radici crescessero a vista d’occhio davanti a loro. A volte, inoltre, il suo bastone magico sembrava vibrare e illuminarsi debolmente quando si avvicinava alla ragazza. C’era decisamente qualcosa di maligno in atto, ma Kane apprezzava molto il fatto che la ragazza volesse sacrificarsi per sconfiggere il demone che la tormentava. Al termine di una lunga e lugubre marcia, giunsero fino alle pendici del vulcano.

Piantato il campo, la ragazza crollò addormentata quasi subito, mentre Kane e Kramer restarono accanto al fuoco a parlare.

“Kane, dimmi una cosa… La ragazza, è venuta qua per morire, vero?”

“Sì Kramer, è così.”

“E tu hai intenzione di lasciarglielo fare?”

“Sarà l’unico modo per salvare la sua anima.”

“Sei un pazzo Kane! L’hai vista? Una ragazzina impaurita, ecco che cos’è! E tu hai intenzione di lasciare che si getti in un vulcano per qualche sciocca maledizione o superstizione! Sei disumano!”

“Kramer, credimi. Non sai di che cosa stai parlando. Lei non è più neanche lei. Non vedi che qualcosa la sta mangiando dall’interno? Non vedi che i suoi occhi stanno diventando sempre meno umani? Non la vedi ogni tanto annusare l’aria come una bestia? Non vedi tutto questo? O forse la tua lussuria ti ha accecato? Non mi piace quello che stiamo facendo, ma credimi, è l’unica cosa possibile. Lei è già morta. Ora devi solo decidere se lasciarla morire come vuole lei, e salvarne l’anima, o se fermarla e morire insieme a lei, dannando l’anima di entrambi e di chissà quanti altri.”

Kramer iniziò a piangere, sommessamente. Kane gli voltò le spalle.

“Dannazione, Kane! Come fai a essere così? Non hai nemmeno un briciolo di umanità?”

“L’uomo è imperfetto, Kramer. L’umanità non è una virtù. L’umanità ti spingerebbe a salvare un demone, domani. Ora dormi, ti farà bene.”

Kane non dormì quella notte. Aveva paura di un tradimento di Kramer, o che il Goru prendesse possesso della ragazza mentre dormiva. Finse di tenere gli occhi chiusi, ma continuò a seguire ogni minimo rumore, ogni movimento sospetto. Guardò Kramer sdraiarsi accanto alla ragazza e dormire di fianco a lei, abbracciandola. Il mattino dopo li svegliò piuttosto bruscamente, e dopo una breve colazione si misero in marcia.

Il vulcano era piuttosto basso, e la vetta non sembrava lontana. Tuttavia, la marcia fu resa insopportabile dal calore che sorgeva dal terreno e dalla palpabile ostilità tra Kramer, che portava in spalla la ragazza, e Kane, che lo seguiva a pochi passi di distanza tenendo sempre una mano sulla spada. La ragazza rimase svenuta per la buona parte del viaggio, e quando riprendeva i sensi delirava come se preda della febbre. Il puritano si sforzò di ignorarla, di non considerarla come una bambina malata quale sembrava, ma non fu semplice, e quando giunsero in cima aveva il cuore serrato dall’angoscia.

Si trovavano sul ciglio del vulcano ora, una spianata di terra brulla larga non più di un paio di metri affacciata su di un lago di magma rovente in continua ebollizione. Kane guardò Kramer, che aveva appoggiato a terra la ragazza. Kramer fissò la ragazza, che si stava alzando lentamente, tra le lacrime, poi si rivolse di nuovo verso Kane.

“Sai inglese, ci ho pensato molto a lungo, e credo che non permetterò che lei si uccida. Quindi sfodera la tua arma e combatti,” disse, snudando la spada.

Kane maledisse tra sé e sé quel nuovo impiccio.

“Ascoltami Kramer, stiamo solo perdendo tempo. Non c’è tempo per duellare ora. Se vuoi uccidermi lo farai dopo che lei sarà morta, o preferisci che io ti uccida subito, così non la vedrai morire?”

“Maledetto!” urlò Kramer avventandosi su Kane, che nel frattempo aveva sguainato la spada. L’acciaio si scontrò con l’acciaio più volte, senza che nessuno dei due riuscisse a prevalere: Kramer era troppo accecato dall’odio per essere efficiente, e Kane non riusciva a concentrarsi sul combattimento, ma solo a tenere d’occhio che il Goru non uscisse allo scoperto. Alla fine, l’evento tanto temuto si verificò.

La ragazza si era appena alzata in piedi, quando cadde a terra urlando. Il suo corpo iniziò a contorcersi orribilmente, tra orribili grida di agonia. Poi, fu come se qualcosa stesse crescendo dentro di lei: iniziò a gonfiarsi, la pelle si spaccò e sanguinò, fino a che non fu come se la ragazza esplodesse dall’interno. Con un rumore abominevole, lei cessò di esistere. Pezzi del suo corpo volarono ovunque, dentro il vulcano, addosso ai duellanti. Al suo posto si ergeva un mostro orribile, enorme e feroce. Sembrava essere un grottesco mosaico composto da tutte le parti più letali degli animali della foresta, in continuo mutamento. Comparivano e sparivano teste con orribili zanne, becchi affilatissimi, artigli, spire sinuose, come in un incubo.

“Kane, cosa è quell’orrore?”

“Cioè che tu hai permesso vivesse, dannato sciocco! Ora sii mio fratello, e spera che l’acciaio possa salvare le nostre vite!”

Non era semplice affrontare un simile avversario, nemmeno per abili spadaccini come Kane e Kramer: era impossibile capire quali potessero essere i suoi centri vitali, e prevedere che cosa si sarebbe dovuto schivare da un istante all’altro. Kane fu ferito da una testa felina, poi dovette recidere una coda di serpente che gli si era attorcigliata attorno al braccio, mentre una beccata violentissima aveva scoperto l’osso della spalla sinistra di Kramer. Kane realizzò che l’acciaio, come neanche il piombo, avrebbero potuto fare nulla contro il mostro. Era anche impossibile riuscire a gettarlo nella lava, pesante e forte come era. Inoltre, nulla vietava che all’occorrenza potesse generare delle ali dal suo corpo. Il bastone magico era l’unica soluzione. Lo scettro che era stato di Re Salomone, e prima ancora dei signori di Atlantide, era l’arma adatta per combattere un demone. Kane arretrò dal combattimento, gettò la spada e brandì la verga di legno indurito. Con fredda precisione si avvicinò al mostro, che colpiva Kramer con una furia cieca e animalesca, e caricò un colpo nel quale concentrare tutta la sua forza e la sua fede nel Signore. Poi colpì, invocando il Dio del fuoco e della punizione, il Dio che punisce gli angeli ribelli e li precipita nel profondo dell’inferno, a consumarsi tra le fiamme eterne. Colpito al centro del corpo, il Goru barcollò, indietreggiando verso il ciglio del cratere, ed emise un grido terribile di rabbia e dolore. Come se al mostro fosse stata tolta ogni forza, il suo corpo cadde pesantemente all’indietro, nel vulcano. Kramer lo vide precipitare, e prendere fuoco a contatto con il magma, poi si voltò verso Kane.

 Il volto del puritano era teso fino allo spasimo. Ora si rendeva conto di che cosa aveva fatto. Aveva estirpato dal corpo nel quale era incarnato lo spirito del Goru, e ora quello spirito stava cercando di percorrere il bastone per entrare in lui. Kane cercò di resistere. Sentì la sua mente invasa da sensazioni stranissime, creature strisciavano, volavano e correvano nella foresta e tutte cercavano di entrare in lui, di annullare la sua volontà… Ma la fede di Kane costituiva una barriera troppo forte per potere essere superata, anche da un antichissimo spirito della natura, e il puritano riuscì a ricacciare lo spirito. Udì come un lungo ruggito di frustrazione, poi non sentì più nulla. Il Goru non era più imprigionato dal bastone. Si era dissolto, dunque! Il mondo era libero da quell’orribile demone, finalmente! Kramer gli si avvicinò, sanguinante.

“Sembra che sia finita, inglese,” gli disse mettendogli una mano sulla spalla. Kane lo fissò, e notò per un attimo negli occhi la stessa ombra che aveva visto negli occhi della ragazza. Appoggiò entrambe le mani sulle spalle di Kramer, poi disse:

“Non ancora amico mio, non ancora…”

Kramer era ancora molto debole per il combattimento. Bastò una spinta per farlo precipitare nel vulcano.    

 

 

NOTE:

- Il bastone magico al quale si fa riferimento in questo racconto viene donato da M’Longa (uno stregone africano che agisce come una sorte di mentore riguardo ai misteri africani per il puritano), ma senza rivelargli esattamente a che cosa serve. Kane ne scopre l’origine e i poteri nel racconto “The Footsteps Within” (I passi all’interno). Viene anche chiamato “feticcio ju-ju”.