#1 - L’ORRORE DAL MARE

di Alessandro Vicenzi

 

 

 

Coste della Normandia, fine del XVI secolo.

Il ruggito del mare in tempesta echeggiava quello dei tuoni. La strada sulla scogliera era deserta, ed il fondo ridotto ad un pantano scivoloso. Solo un uomo osava avanzare, calcando bene i suoi passi e stringendosi il più possibile il mantello al corpo, confidando che la tesa del cappello fosse sufficiente a riparare il viso dalla forte pioggia. Ma così non era: le gocce cadevano e lo costringevano a stringere ancora di più gli occhi da lupo, che sembravano ardere di una forza interiore inestinguibile.

Fu superata l’ennesima piega della scogliera, che un lampo illuminò un cartello conficcato a lato della strada. “Saint-Jacques”, recitava un’incerta scritta a vernice sulle assi di legno. Poco oltre, affacciato su di una spiaggetta, si intravedeva un paese di poche case. L’uomo ringraziò tra sé il Signore e affrettò il passo, mentre la tempesta aumentava di intensità. Pioggia e vento non lo risparmiarono nei suoi ultimi passi verso una costruzione che aveva l’aspetto di una locanda. L’insegna appesa all’esterno veniva spinta dal forte vento contro la facciata dell’edificio, provocando dei rumori secchi e continui, ma le finestre erano illuminate e dall’interno proveniva il suono di diverse voci. La porta si aprì con facilità, e l’uomo entrò nella locanda, accompagnato dal vento e dalla pioggia. Subito sentì il tepore del camino e la freddezza degli sguardi degli avventori, mentre richiudeva a fatica la porta alle sue spalle. Poi, si tolse il cappello e aprì il mantello, facendo in modo che tutti potessero notare la spada e le pistole che portava infilate nella cintura. Non badando alle altre persone presenti nella sala, si diresse verso colei che sembrava la padrona della locanda, una donna di mezza età, florida e con indosso un grembiule unto.

“Avete una stanza per la notte?” chiese, senza mascherare il suo accento.

“Siete fortunato, straniero.” rispose la donna, “Ancora pochi minuti e avreste trovato quella porta sbarrata”

“Il Signore è misericordioso con i suoi servi devoti”

“La stanza sopra la locanda è libera, ma non desiderate prima scaldarvi un poco dinnanzi al fuoco? Posso anche farvi portare del cibo e del vino, se desiderate. Con quale nome debbo segnarvi?”

“Kane. Solomon Kane”

 

Kane si sedette al tavolo, e mangiò e bevve quello che gli portarono, ma con moderazione, senza abbandonarsi al piacere del cibo o del vino, non prima di avere ringraziato nuovamente il Signore. Nel frattempo, gli altri avventori avevano lasciato alla spicciolata il locale, la cui porta era stata sprangata dall’interno. Si ritirò nella sua stanza senza fretta, pregustando il breve riposo che si sarebbe concesso dopo la giornata di viaggio. Il letto era piuttosto duro e le lenzuola ruvide, ma non si preoccupò particolarmente di ciò. Cadde rapidamente in un sonno vigile e attento, come al suo solito.

 

Fu svegliato, però, dopo non più di un’ora, da un tuono violentissimo, e dal rumore delle imposte della finestra che sbattevano per il forte vento. Si alzò dal letto per chiuderle, ma quello che vide dal vetro lo svegliò completamente: una nave era in difficoltà nella tempesta, stava venendo sospinta dal vento verso gli scogli antistanti ad una spiaggia poco distante dal villaggio. Con orrore, vide agitarsi tra quelle rocce alcuni enormi tentacoli neri, che si muovevano spasmodicamente verso la nave. In un attimo, l’imbarcazione si schiantò, in un esplosione di legno e acqua, sulle rocce. Kane vide i tentacoli afferrare un marinaio e trascinarlo via, mentre altri venivano portati verso riva dalle onde. Come in un incubo, il mare e i tentacoli mostruosi fecero sparire molti degli uomini, mentre tuoni e lampi scuotevano il cielo e il mare. Era abbastanza perché Kane afferrasse in fretta il suo mantello, si rivestisse e si gettasse, armato, fuori dalla sua stanza, giù per le scale, fino alla sala comune della taverna. Aprì la porta sprangata e fu di nuovo fuori, nella pioggia, nel vento e nel fango.

Nonostante non fosse semplice, corse il più veloce possibile verso la spiaggia dove presumeva sarebbero dovuti finire i naufraghi. Era poco prima del villaggio, ricordava di averla notata mentre si avvicinava. La strada era deserta, illuminata solo dai lampi, e la pioggia e il vento freddi, ma non fu la temperatura a far rabbrividire il puritano. Qualcosa di immondo stava accadendo, e lui doveva fermarlo.

 

Arrivato al cartello che indicava la cittadina di Saint Jacques, due uomini gli si pararono davanti. Avevano brutti visi, sfregiati dal vaiolo, e gli occhi feroci come lupi. Uno dei due, il più basso, si fece avanti e intimò a Kane di fermarsi, sguainando una spada. Il suo compare snudò anch’egli la sua arma, un coltellaccio da marinaio lungo almeno un braccio.

“Fatemi passare, cani, se avete cara la vostra vita!” urlò loro lo spadaccino, estraendo dal fodero la sua lama.

“Non ti impicciare in affari che non ti riguardano, straniero!”, disse uno. “Già, torna a dormire, o stanotte dormirai tra le braccia di Satana” aggiunse il secondo. Si stavano avvicinando, quello col coltello cercava di spostarsi alle spalle di Kane.

“Sarà la vostra anima a bruciare stanotte all’inferno, cani!” gridò Kane, scagliandosi sul più alto dei due con un poderoso fendente. Il suo colpo squarciò la gola dell’uomo, che cadde nel fango senza un grido. Il suo compagno cercò di colpire Kane con un affondo, ma il puritano fu più agile di lui. Schivò con una finta laterale il colpo del suo avversario, e poi attaccò a sua volta, guidando la lama direttamente attraverso il cuore dell’avversario. Se questi ebbe un grido di morte, Kane non lo seppe mai. La sua agonia si confuse con il fragore di un onda che sbatteva sulla riva, e con qualcos’altro. Il grido di un altro uomo che moriva. Il lamento proveniva dalla spiaggia, ed era il grido di un uomo tradito, ucciso da colui dal quale sperava di ricevere aiuto e cristiana carità. Il sangue ribollì nelle vene dell’inglese. Fu come se un richiamo ancestrale iniziasse a risuonare nella sua testa, spingendolo verso la spiaggia, incurante delle due morti di cui era stato responsabile.

Poco sotto alla svolta si stendeva la spiaggia, una magra distesa di sabbia stretta tra la scogliera ed il mare. Là, pochi metri lontano da lui, uomini venivano uccisi senza pietà da altri uomini. I naufraghi, scampati alla furia del mare e agli immondi tentacoli che aveva visto dalla sua finestra, venivano finiti dagli abitanti di Saint-Jacques con randelli improvvisati o pietre acuminate. Solo alcuni si degnavano di tagliare la gola alle proprie vittime e di finirle senza sofferenze ulteriori, ma ciò era raro, poiché richiedeva di avvicinarsi al malcapitato, sporcarsi del suo sangue, esporsi alla sua vendetta. L’aria era satura dell’odore del sangue, e delle grida dei morenti, stremati dalla lunga lotta con le onde e incapaci di opporre una resistenza efficace ai loro carnefici. I lampi e i tuoni, e il ruggito del mare in tempesta che si mescolava al cadere feroce della pioggia sulla scogliera diedero a Kane l’impressione di essere stato sprofondato in un girone infernale. Un girone infernale nel quale a lui toccava il compito del punitore.

Con la spada in pugno, scese sulla spiaggia a passo di carica, e subito passò a filo di lama un uomo che, chino su di un naufrago, ne stava aprendo la gola con un coltello. Nel mentre, estrasse una delle sue pistole e fece fuoco contro un altro, intento a frugare un cadavere in cerca d’oro. La sua apparizione sortì lo stesso effetto dell’avvento di un leone infuriato tra degli sciacalli. Bastarono queste due morti a convincere il resto degli uomini a fuggire da quella furia con gli occhi spiritati che li stava maledicendo, minacciandoli con la spada in una mano e una pistola in un’altra. Non erano più di una quindicina di uomini, armati poco e male, e non parevano desiderosi di combattere; nessuno di loro avrebbe rischiato la propria vita con uno spadaccino esperto come appariva Kane. L’inglese li fissò con lo sguardo di un predatore infuriato, fino a che uno di essi non cadde a terra in ginocchio, e, implorando pietà, indicò un’apertura nella scogliera, sul lato opposto della spiaggia.

“Credi di avere salva la tua vita in questo modo, peccatore?” lo apostrofò Kane. “I peccati di cui tu e i tuoi compari vi siete macchiati questa notte, e chissà quante altre volte in precedenza, sono marchiati a fuoco nella vostra anima. Il demonio vi attende, avete firmato con lui un patto molto tempo fa, cani! Io andrò a porre fine a questo orrore, voi cercate di salvare quante più di queste persone potete, e forse la vostra anima si pulirà almeno un poco. Ora come ora, il suo puzzo vi impedirebbe anche l’ingresso all’inferno!”. Gli uomini caddero in ginocchio facendosi il segno della croce, poi alcuni, mentre Kane attraversava a grandi passi la spiaggia, iniziarono a gettarsi tra i flutti per cercare di salvare qualcuno, mentre altri tentavano di far rinvenire i naufraghi sbattuti sulla spiaggia. Il terrore della punizione divina, ed il fuoco che ardeva nella voce e negli occhi del puritano avevano spinto quegli uomini a rischiare le proprie vite per salvare quelle di coloro che, fino a pochi minuti prima, cercavano di uccidere. Quello che Kane non vide, mentre entrava nella caverna che si apriva sulla spiaggia, era che quelli che si erano immersi stavano venendo ghermiti da oscuri tentacoli, di dimensioni spaventevoli, non appartenenti a nessuna creatura di Dio. Ma il tuono e la risacca coprirono le grida di terrore e dolore.

 

Kane si trovava in un budello piuttosto stretto, di origine naturale, che si addentrava nella scogliera salendo leggermente. Il buio era opprimente e totale, ma dopo poco una debole luce iniziò ad apparire, non lontana. Kane avanzò lentamente, cercando di non far rumore, e si trovò in una stanza scavata nella roccia, la cui parete rivolta verso il mare era come una finestra sulla tempesta, sul naufragio, su di una spiaggia ormai spoglia anche di cadaveri. Al centro della stanza, che pareva allestita come un tempio pagano ricolmo di simboli magici, candele, oggetti dalla forma misteriosa e monete d’oro in ogni dove, stava un uomo, avvolto in una veste nera. Si trovava al centro di un pentacolo tracciato sul suolo, e dal suo collo pendeva un ciondolo, a forma di pentacolo anch’esso. Era voltato verso il mare, sembrava assente, come rapito dallo spettacolo della tempesta. Kane fece un passo in avanti, ma sussultò quando l’uomo gli parlò. Non credeva di essere stato notato.

“Bene, spadaccino, sei stato abile.” disse l’uomo, “Hai superato le mie guardie, hai convinto i miei uomini a cessare il saccheggio. Forse ti illudi persino di potermi fermare.”

“Non ho paura di te, stregone, poiché tu adori falsi idoli e il tuo potere non viene dal Signore”

“Sciocco! Tu non sai cosa sia il potere, quello che tu chiami Signore non ha potere su questo mondo, nessun potere! Può impressionare i deboli, ma non può nulla di fronte a coloro che hanno dominato questo pianeta per eoni prima che la razza umana sorgesse!”

“Di che stai parlando, blasfemo? Non c’è altro Dio all’infuori del Signore, ed Egli guida gli eserciti, Suo è il potere e Sua è la gloria! Egli ha creato questo mondo perché la razza umana lo abitasse. Usa piuttosto i tuoi ultimi rantoli per chiedere perdono dei tuoi peccati!”

“Oh, tu non capisci, ma ora vedrai… sorgi! Sorgi!!!” L’uomo pronunciò le ultime parole tendendo platealmente le mani verso il mare. Kane fece per scattare in avanti e ucciderlo, ma l’agghiacciante apparizione che occupò completamente l’apertura sul mare lo fece bloccare.

Dal mare erano sorti sei tentacoli orripilanti, neri e viscidi, grandi quanto rami d’albero, che si tendevano spasmodicamente all’interno della caverna, fracassando tutto ciò con cui si scontravano. Lentamente, i tentacoli si avvicinavano al puritano e allo stregone. Quest’ultimo pareva in uno stato di esaltazione mistica, gridava scomposto in faccia a Kane. “Hai visto puritano? Ecco, questa è la loro progenie! Lui mi serve fedelmente, e nelle notti di tempesta affonda contro gli scogli le navi che passano vicine alla riva, così che io e i miei uomini possiamo depredarle! Con i loro tesori potrò trovare gli altri artefatti che mi permetteranno di richiamarli dal loro sonno! Gli antichi padroni della Terra risorgeranno!”. Nel frattempo, la creatura stava issandosi nella caverna, ed un’orripilante bocca, piena di denti affilatissimi, balenava là dove i tentacoli si originavano, facendosi sempre più vicina.

Kane afferrò con una presa d’acciaio le spalle dello stregone, che ormai pazzo di isteria, continuava a gridare invocazioni in una lingua gutturale e innaturale.

 “Se sei così ansioso di unirti a queste immondità, cane blasfemo, va’ dal tuo servo, e che si ingozzi con te!”, e così dicendo scagliò con tutta la sua forza l’uomo verso i tentacoli. Gridando, lo stregone venne trascinato verso la bocca dal mostro. Kane non restò lì a guardare la sua fine, ma prese a fuggire lungo il cunicolo che lo aveva portato lì. Se doveva affrontare una simile aberrazione non voleva farlo in un luogo dedicato al male.

 

La spiaggia era deserta, ora. Non c’era più traccia di nessun essere umano. Solo, sulla sabbia bagnata le impronte raccontavano di tentacoli che uscivano dal mare, di corpi trascinati… Kane ricaricò una delle sue due pistole e si mise sulla spiaggia ad attendere. Quando vide ribollire l’acqua in maniera innaturale, si segnò rapidamente e sguainò la spada. Aveva smesso di piovere, ma il cielo era ancora coperto.

 “Tu ed io, demone, tu ed io,” mormorò tra sé e sé.

Il mostro si tirò a fatica fuori dall’acqua, aveva un goffo corpo con quattro corte zampe palmate e una testa da polipo circondata da tentacoli. Gli occhi si confondevano con il resto della pelle della testa, scura e viscida. Kane lo lasciò avvicinare il più possibile, tenendogli la testa sotto mira con la pistola, mentre nell’altra mano stringeva la spada con la punta verso il basso, come se fosse una croce. Voleva sparare a colpo sicuro, e per questo stava lasciando avvicinare la bestia più di quanto non fosse stato saggio. Poteva sentire il puzzo di mare e di morte, l’alito bestiale che sapeva di sangue umano, il sottile rantolo che produceva respirando fuori dall’acqua.

Lo sparo fu secco, un piccolo fiore rosso si aprì sulla fronte del demone, ma il colpo non fu mortale. Kane fece per estrarre la seconda pistola, ma i tentacoli scattarono in avanti, allungandosi innaturalmente, e lo cinsero in una stretta d’acciaio. Poi, lo spadaccino venne trascinato lentamente verso la bocca della creatura. Il contatto con i tentacoli, freddi e viscidi, faceva rabbrividire Kane, sentiva una voce dentro la sua testa che gli diceva di arrendersi, di lasciare che la morte lo prendesse, che era inutile lottare…

Poi, i suoi occhi videro qualcosa all’interno della bocca ricolma di denti affilati come rasoi: un barile. Un piccolo barilotto, del tipo che si usa sulle navi per la polvere da sparo, era rimasto incastrato tra le fauci della creatura. Bastò quel barlume di speranza perché Kane ritrovasse le sue forze. Con uno sforzo ai limiti dell’umano riuscì a liberare un braccio dalla stretta dei tentacoli, e con questo raggiunse la pistola che portava infilata nella cintura. Il mostro intuì che la sua preda stava opponendo più resistenza del previsto e diede un violento strattone, per avvicinarla ancora più alla bocca. Ma fu inutile.

Questa volta il colpo fu mortale. Il piombo rovente attraversò l’aria, il legno ormai marcio e l’impermeabilizzazione del barilotto e incendiò la polvere da sparo. Ci fu una terribile esplosione, il cui fragore assordò Kane. Lo spadaccino fu investito da schegge di legno e denti, materiale organico e sangue. Sentì la stretta dei tentacoli farsi più robusta, salvo poi allentarsi immediatamente. Cadde a terra, sulla sabbia bagnata sanguinante e indolenzito, ma vivo. Poco lontano da lui, la creatura, con la testa esplosa si contorceva negli ultimi spasmi dell’agonia. Si sdraiò sulla schiena, respirò forte, e ringraziò il Signore per avergli concesso di servirLo ancora. Il cielo si aprì, e una splendente luna piena illuminò la spiaggia.

 

Il mattino dopo, Kane riattraversò Saint-Jacques. Il paese era deserto. Sembrava che tutti, uomini, donne e bambini, fossero scomparsi nel nulla. Per essere sicuro che nessuno scorpione tornasse a fare il nido là, impiegò tutto il tempo che potesse essergli necessario per dare alle fiamme l’abitato.

Ripartì solo quando fu ben certo che tutto che restava di Saint-Jacques non fosse altro che cenere. Sulla strada, con un carboncino, cancellò il nome del paese anche dal cartello. Poi riprese il suo cammino. 

 

 

FINE

 

NOTE

 

Cominciano Con quest’episodio le avventure di Solomon Kane. Chi è Solomon Kane? È uno dei tanti personaggi creati da Robert Erwin Howard (Si, proprio lui, il creatore di Conan il Barbaro), Solomon Kane è un puritano, così venivano chiamati i rigidi protestanti inglesi di fede calvinista, oppositori della Chiesa Ufficiale Anglicana, da loro ritenuta troppo mondana e troppo simile, come gerarchie, all’odiata Chiesa Cattolica (o Papista, come la chiamavano loro). Costretto ad abbandonare la natia Inghilterra come molti puritani (molti dei quali, lo ricordiamo, attraversarono l’oceano per fondare le due colonie di Plymouth Rock e Massachussetts Bay, ovvero l’odierno Stato del Massachussetts), perseguitati dal Governo di Elisabetta I, Kane si sposta lungo l’Europa, l’Africa ed altre parti del vecchio e nuovo mondo, sempre trovando torti da raddrizzare e scontrandosi spesso con minacce soprannaturali che affronta armato delle sue pistole, della sua infallibile spada e nella fede in un Dio severo, ma giusto.

Accompagnateci in questo viaggio e non ve ne pentirete