MarvelIT Presenta:

LICANTROPUS in:

STORIA DI UN LUPO MANNARO AMERICANO
Parte 2: PENE D' AMOR PERDUTE

 

In un infinito nulla.

“T… Topaz?”. La voce di Jack Russell è roca, pare provenire dall’ oltretomba o essere stata mal doppiata per un film horror. Ma più che tenebroso, l’ effetto che ne risulta è quasi comico.
Da alcuni giorni il nostro eroe-licantropo (sì, lo so che è una strana comunione di vocaboli, ma a questo mondo succede questo ed altro) è preda di strane visioni, soprattutto ricolme di persone a lui care che lo additano come un assassino. Accusa che sembrava essere vera dal momento che negli ultimi tempi un serial killer dalle tendenze licantropiche si aggirava per le oscure vie di San Francisco. Jack ha indagato su questa vicenda ed ha scoperto che il responsabile di quegli atti efferati era una sorta di suo doppione, più bestiale, più feroce. Più simile a ciò che un tempo lui era. Una creatura del male. Una creatura di una signora oscura, che ora ha deciso di confrontarsi direttamente col suo perseguitato.
“Proprio io, Jack. Sei sorpreso, vero?”.
“Mi avevano detto che eri morta alla fine di quella crisi infernale di qualche tempo fa. Ma ho imparato a non stupirmi più di nulla da molto tempo”.
Darklady ride. ”Sei incredibile, Jack. Fai battute ironiche anche quando sei nella merda. Allora, come ti senti? Ti ho sconvolto abbastanza la testolina?”.
“Sei stata tu, dunque?”.
“No, è stato Mesmero. Ma certo che sono stata io, idiota!”.
Jack ha un improvviso attimo di mancamento, poi si riprende. “Topaz, ti chiedo scusa per averti fatto condividere la mia oscurità quando eri praticamente una ragazzina, ti ho coinvolta in qualcosa più grande di te. Non meritavi quel destino, mi dispiace molto”.
La ragazza non pare molto interessata a queste parole in quanto sta sbadigliando. “Non ho mai capito questi discorsi, onestamente. Vi fate tanti di quei trip mentali inutili voi supereroi che non mi stupisco se qualcuno tenta di analizzarvi a fondo. Siete solo dei perdenti”.
“E tu cosa saresti, Topaz?”.
“Una che si è voluta spingere oltre, guardare anche cosa c’è dall’ altra parte. Mi è piaciuto, molto. Ah, Jack, da quando puoi controllare le tue trasformazioni eri diventato così noioso, volevo che si rinverdissero i cari vecchi tempi. Hai gradito?”.
“Per niente!” urla lui.
“Peccato, perché non è ancora finita. La notte è ancora giovane”.
Darklady agita le sue mani ed i due abbandonano questa dimensione, per riapparire in un vicolo che affaccia in una strada affollata. Topaz è stata così magnanima da fornire dei vestiti, per quanto scadenti, a Jack. Anche a quest’ ora c’è molta gente in giro.
“Ci siamo trasferiti sull’ altra costa” spiega Darklady “Siamo a New York, per la precisione. Quell’ edificio lì davanti a noi ti dice qualcosa?”.
Jack lo osserva e nota subito l’ insegna DAILY GLOBE. Uno dei più importanti giornali della città.
“Ed ecco che sta arrivando una nostra conoscenza comune, Jack. Guardalo, guardalo bene”.
Improvvisamente Jack ricorda chi lavora per questo giornale, gliel’ ha riferito Angela Cleaver qualche tempo fa. Eccolo, inconfondibile, è Buck Cowan. Un tempo il suo miglior amico, prima che la lontananza e la maledizione impedissero qualunque contatto duraturo e stabile. Solo incontri saltuari, quasi mai per motivi felici.
“Intuisci ciò che sto per fare. Anzi, ciò che tu stai per fare” suggerisce Darklady.
“Non te lo permetterò!” grida Jack Russell tentando di balzarle alla gola.
Ma con una rapida mossa la malvagia donna lo blocca… afferrandolo per i testicoli! “Forse non ti è ancora chiara una cosa, dunque è opportuno che te la ripeta: tu qui non conti nulla, sono io a comandare. E farai ciò che più mi aggrada, intesi?”.
Darklady abbandona la sua presa, facendo provare a Jack alcuni istanti di sollievo. Che immediatamente dopo si tramutano per lui in puro terrore quando vede escrescenze di pelo spuntargli sulle braccia.
“Ora non puoi più controllare niente, Jack: sono io a controllare te. Vai pure ad incontrare il tuo amico”. Le escrescenze di pelo svaniscono.
“Non voglio”.
“Puoi farlo in due modi: o di tua spontanea volontà e nel pieno possesso delle tue facoltà mentali oppure da licantropo idiota sbavante che se la fa sotto davanti ad una ragazza di vent’ anni che gli ordina di sbranare il primo che capita. E lui esegue”.
“Bastarda”.
“Grazie del complimento”.
I due si lanciano sguardi di ghiaccio per alcuni secondi, infine Jack capitola ed esce dal vicolo. Buck ha appena salutato un collega e si sta incamminando giù per una strada affollata. Jack sta per richiamare la sua attenzione quando lo vede entrare in un bar. È un luogo perfetto per un incontro ‘casuale‘, ma non bisogna certo essere dei geni per capire che c’è qualcosa sotto. Cosa vuole Topaz da lui? E cosa c’entra Buck Cowan in tutta questa vicenda? È solo il trastullo di una ragazzina arrogante e piena di sé?
L’ esitazione dura così tanto che ad un certo punto Jack vede le escrescenze di pelo spuntargli nuovamente sulle braccia. Quando si incammina velocemente ed entra anche lui nel bar, svaniscono. Darklady lo ha in pugno, dannazione. La nuvola di fumo che lo accoglie si dilegua rapidamente, mentre la sua vista si concentra su una giovane barista e le sue formosità. “Grazie, maledizione della luna, mi hai reso più impotente di un politico e mi comporto quasi da pervertito”. Poi il suo sguardo va oltre, a notare tutti gli attuali avventori di questo locale: gente per lo più sui quarant’ anni, che ha appena staccato dal lavoro e non ha un così immediato desiderio di ritornare tra le braccia della propria consorte, mamma o famiglia. Infine vede Buck: è al bancone che beve un qualche drink, gli da le spalle in questo momento.
Nella confusione che regna sovrana nel bar, nessuno vede l’ eroe tremare: sta per mettere in pericolo la vita di un suo amico, ne è certo. Dovrebbe andarsene, fuggire via più lontano che può… eppure c’è qualcos’altro che lo spinge ad andare avanti, che gli sussurra continuamente una frase sibillina. ”Dai, vediamo fin dove puoi arrivare tu ma soprattutto fin dove vuole arrivare Darklady”.
E così… “Mi scusi, signore, ha per caso visto un lupo da queste parti?”.
Buck si volta ed il suo volto si illumina di gioia. “Jack! Vecchio filibustiere, iniziavo a credere che ti fossi scordato di me! E già erano partiti alcuni insulti nei tuoi confronti”. Una risata fa capire che Cowan non dice sul serio, lui più di ogni altro capisce cosa Russell deve passare ogni giorno. Anche ora che può controllare le sue trasformazioni: ma non diventa Brad Pitt, diventa un essere peloso la cui mitologia fin dall’ alba dei tempi è sinonimo di terrore. Del resto, davanti ad un tizio con zanne ed artigli voi cosa fareste, gli stringereste la mano?
Dopo l’ abbraccio di rito, Cowan invita Jack a sedersi accanto a lui, poi pone la fatidica ed inevitabile domanda. “Cosa ti porta qui nella Grande Mela?”.
“Affari” cerca di minimizzare Russell.
“Sai, dopo il nostro ultimo rocambolesco incontro* ho fatto delle indagini su di te e sulle tue ultime attività: a quanto pare c’è qualcuno che non le gradisce tanto, visto che ho ricevuto amichevoli esortazioni, chiamiamole così, perché la piantassi e subito”.

* V. MarvelIT Team-Up 2

“Sì, conosco i tipi. Ma se non altro fanno bene il loro lavoro”.
“Ah, amico mio, ma devi sapere…”.
Improvvisamente per Jack è come se Buck si limitasse a muovere la bocca, ma nessuna parola uscisse da essa. I contorni del locale si fanno più sfumati, finché tutto diventa nero, più nero della pece. Jack non deve avere uno sguardo molto presente in questo momento, eppure Buck Cowan continua imperterrito a parlare, quasi stesse rivelando i segreti più inconfessabili dell’ Universo. Ad un tratto una figura emerge da questa oscurità, una figura ormai tristemente ben nota per Jack Russell. Darklady.
Si piazza dietro Buck Cowan, portando l’ indice destro della sua mano al naso indicando a Jack di fare silenzio. Raccomandazione superflua, l’ uomo ha a malapena la forza di girare gli occhi in questo momento. Poi Darklady si porta quell’ indice alla gola e lo fa scorrere da sinistra a destra in un gesto inequivocabile. Infine allunga le sue mani verso il collo di Buck Cowan ed inizia a stringere, stringere, stringere… Jack Russell non può fare nulla, solo guardare impotente. Finché riacquista la parola.
“NO!”. Un urlo possente, un urlo capace di squarciare il costante vociare dei clienti del bar e ridurre tutti al silenzio. Gli avventori osservano Jack come fosse appena uscito da un istituto psichiatrico, poi lui quasi con paura volge il suo sguardo verso Buck Cowan. È ancora lì, perfettamente integro, nessuno gli ha fatto del male.
“Jack, ma ti senti bene?” chiede il giornalista con faccia sconvolta.
“No, credo proprio di no” risponde il suo amico.
“Vieni, andiamo a prendere una boccata d’ aria fresca”.
Come escono, il ciarlare continuo ricomincia, con le stesse voci bianche.
“Mi preoccupi, Jack” dice Buck “Mi stai facendo preoccupare molto. Non ti vedevo così da… beh, lo sai bene da quando”.
“Non è niente, amico io” ribatte Russell con tono però alquanto poco convincente “Sto benissimo, te lo assicuro”.
Improvvisamente il tempo attorno ai due uomini si ferma: le persone rimangono immobili mentre un silenzio innaturale pervade la zona. Non c’è nemmeno il tempo di stupirsi di questo fatto: Darklady compare dal nulla di fronte ai due. “È ora” intima.
“Chi è questa tizia, Jack? Cosa vuol dire che è ora?”.
Ma Russell non è in grado di rispondere: fitte di dolore pervadono il suo corpo, costringendolo ad inginocchiarsi a terra. Poi la sua camicia si strappa, mentre peli iniziano ad avvolgere braccia e torace. In pochi istanti la trasformazione è completa: Licantropus ritorna più assetato di sangue che mai.
“Colpisci” ordina Darklady.
“Jack, amico, ti prego torna in te” lo esorta Buck Cowan.
Per qualche istante il suo appello pare raggiungere quella parte di anima che ancora rimane dentro Licantropus, i cui occhi si illuminano come se fosse pentito delle sue azioni. Ma quel pentimento si trasforma ben presto in rabbia e, con un ululato disumano, si scaglia contro il suo amico. Buck Cowan non può fare nulla per evitare l’ attacco: la prima sferzata di artigli gli lacera la parte sinistra del volto e lo manda riverso al suolo. Licantropus gli è subito addosso e, alzando una mano, la cala con violenza sul petto di Cowan. E ancora, e ancora, e ancora. Fino a perdere il conto. Alla fine una marea di intestini insozza questa strada poco pulita di per sé della Grande Mela.
“Vai avanti, mio amato licantropo” dice Darklady “Lo sai che non è ancora finita”.
Gli artigli di Jack Russell risalgono il torace del suo ex amico, poi virano a destra. Effettua una incisione perfetta, quasi da chirurgo, poi vi affonda la mano. E ne estrae il cuore… ancora pulsante! Licantropus ne osserva estasiato i battiti che però col tempo diminuiscono sempre più, sempre più, sempre più… fino a cessare del tutto.
“Decisamente un pasto invitante, non trovi?” esclama Darklady.
Sì, decisamente un pasto invitante. Jack Russell osserva il cuore del suo ex amico ancora per alcuni secondi, poi inizia a cibarsene. Pezzo dopo pezzo, boccone dopo boccone, centellinando ogni morso: simili gioie devono durare il più a lungo possibile. Il sangue investe le sue labbra, scende fin sul mento e gocciola sul suo petto e sul suolo stradale. Poi quella massa di sangue aumenta, avvolge Russell in un fiume infinito e senza fondo. Un fiume nel quale lui annega inesorabilmente.
Finché riprende conoscenza… È in forma umana. Ancora una volta. L’ incubo continua ed è sottolineato dalla sferzante e tenebrosa risata di Darklady. “Sei troppo ingenuo” commenta “Ti ho gabbato come meglio volevo, sei il mio orsacchiotto di pezza preferito”.
“As… Aspetta. Questo cosa…”.
Una nube compare davanti a lui e gli rimanda una immagine: quella di Buck Cowan che fa sesso con una donna.
“Ecco come si sta divertendo il tuo amico, ora. Non ha certamente il tempo di preoccuparsi di te. E per la cronaca ora non si trova più a New York”.
“Quindi… Quindi… Tutto quello che ho vissuto, che ho sperimentato sulla mia pelle… Tutto questo era un’ illusione?”.
“Già, sin da quando hai avuto quel piccolo mancamento. Decisamente realistico il tutto, vero?”.
“Un’ illusione? Solamente questo? Ora ti farò sperimentare il dolore che ho provato io!”.
Jack Russell si trasforma in Licantropus e balza contro Darklady: sferza delle artigliate con quanta velocità ha in corpo. Una velocità dettata soprattutto dalla rabbia, anzi no, dalla furia animale che lo pervade totalmente. Ma nonostante questo la sua avversaria evita tutti i suoi colpi, per lei Jack è come se si stesse muovendo al rallentatore. Così se ne libera facilmente con una semplice raffica energetica: poi effettua strani movimenti con le sue mani, che riportano Licantropus alla sua forma umana.
“Questo per farti capire chi è che comanda qui” dice Darklady “Sei stato una mia pedina fin dall’ inizio. Pensi davvero di avere delle speranze, brutto infido bastardo?”. Gli sputa contro. “Non ne hai nessuna, stampatelo bene in testa, stronzo, altrimenti le torture che hai subito finora non saranno niente in confronto a quelle che ti aspetteranno”.
“Se desideri tanto uccidermi, perché non lo fai allora?” esclama irato Jack.
“Ucciderti? No, tu mi servi per un altro scopo. Il mio obiettivo principale fin dall’ inizio”.
“E c’era bisogno di giocare con la mia mente prima di dirmelo?”.
“Sì, certo. Devo pur divertirmi, dopotutto”.
La nebbia che mostra Buck cambia immagine e forma per concentrarsi su una dimora apparentemente sperduta nel nulla. Come se ci fosse una telecamera, vi è uno zoom che si avvicina sempre più alla villa. Il giardino è ampio e presenta molti tipi di piante e fiori. Poi ci si concentra subito dopo sul tetto: vi è un elicottero e c’è un uomo con dei baffetti che sta effettuando alcune opere di manutenzione. Infine si entra finalmente nella casa: si scendono numerose le scale, durante le quali si riesce ad incrociare una donna dai capelli biondi di straordinaria bellezza. Infine si entra in un piccolo studio, dove un uomo rivestito di un ampio costume bianco sta indossando un cappuccio anch’ esso bianco.
“Stai per incontrare nuovamente una tua vecchia conoscenza, Jack” afferma Darklady “Quest’ uomo è noto sotto diversi nomi: il mercante d’ arte Steven Grant, il tassista Jake Lockley, l’ industriale Marc Spector… ma soprattutto il crociato lunare: Moon Knight!”.
“No, basta. Non voglio riaffrontarlo”.
“Rassegnati, Jack. Stai per farlo. E non perchè puoi, ma perchè devi. Ma voglio tranquillizzarti: vedi, forse non sai che Moon Knight è l’ avatar su questo piano dimensionale di un influente dio. Khonshu. Dal potere smisurato. Vedo già il dubbio sul tuo volto, Jack: come si può sperare di affrontare un dio e vincere? Ebbene, lascia questi dubbi a me, che tali non sono nella mia mente. Il tuo compito è dunque molto semplice: dovrai introdurti nella dimora di Marc Spector e creare quanto più caos possibile. Puoi anche uccidere coloro che si parano sulla tua strada se lo desideri. L’ importante è che alla fine tu ingaggi una battaglia mortale contro Moon Knight: a quel punto interverrò io e mi assicurerò di far intervenire anche Khonshu. Infine la vittoria sarà mia”.
“Ma non puoi fare tutto questo da sola?”.
“No, Jack, mi serve il tuo aiuto. Anche perché oramai sai troppe cose. Dunque è meglio che tu lo sappia subito: se provi in qualsiasi modo ad avvertire Moon Knight o le altre persone delle mie intenzioni pagherai con la tua vita. Sono stata chiara?”.
Licantropus annuisce in modo quasi meccanico.
“Molto bene. Allora partiamo”.
I due entrano nella nebbia, scomparendo alla vista.

CONTINUA...