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LICANTROPUS in:

STORIA DI UN LUPO MANNARO AMERICANO
Parte 3: CAN’T FIGHT THE MOON KNIGHT

 

Tempo fa vi era uno spietato mercenario di nome Marc Spector: fece molte cose cattive in vita sua ed alla fine pagò appunto con la vita le sue malefatte. Ma ciò che poteva rivelarsi la fine fu per lui un nuovo, incredibile inizio: un dio di nome Khonshu lo scelse perché divenisse il suo avatar sul piano terrestre e gli diede nuova linfa vitale e nuove prospettive. Adottò così un costume e l’ alias di Moon Knight, combattendo dall’ interno quel mondo criminale a cui prima apparteneva. Ma spesso, per non dire sempre, gli scopi di esseri che vanno aldilà della nostra comprensione sono imperscrutabili: più volte Spector ha pensato di essere nient’altro che un burattino nelle mani di Khonshu, che potrebbe così facilmente togliergli quello che gli ha dato. Ma nonostante questo continua nella sua battaglia.
I suoi metodi iniziali, che lo vedevano infiltrarsi nella malavita fingendosi un criminale, gli hanno procurato alcuni problemi. Il primo che lo mal giudicò in questo senso fu un certo Jack Russell. Licantropus. E stasera a questo conflitto si aggiungerà un nuovo, sanguinoso capitolo.

Villa Spector. Tetto.

“Dannato motore” impreca Frenchie, che sta armeggiando con l’ elicottero a forma di mezzaluna “Mi dai sempre dei problemi, ma stavolta ti batterò…”.
Il suo parlare da solo si interrompe bruscamente quando ode un rumore dietro di lui. Si volta, ma non vede nessuno. “Marc? Marlene? Siete voi?”. Nessuna risposta, forse è stata solo un’ impressione. Riprende dunque a lavorare, ma poco dopo ode un altro rumore, stavolta chiaramente, non è un parto della sua mente. Mette a posto i suoi attrezzi da lavoro e si reca a controllare. “D’ accordo, bellimbusto, chiunque tu sia…”. Poi qualcosa lo colpisce violentemente da dietro e perde i sensi.

Interno della villa.

Marlene Alraune è stanca: stare dietro a tutti gli affari di Marc Spector (sia come sua assistente negli affari che come sua amante) è davvero prostrante. Sa bene dunque ciò di cui ha bisogno adesso. Si reca nel bagno della sua stanza privata e si toglie i vestiti mentre il getto tiepido della doccia inizia ad ammaliarla: quando sta per farsi inondare da esso ha come l’ impressione di sentire qualcosa o qualcuno alle sue spalle. Istintivamente si copre il seno con le sue mani. “Marc, sei tu? Non ti è bastato quello che abbiamo fatto un’ ora fa?”. Ma non c’è nessuna risposta. Marlene indossa un accappatoio e dà una rapida occhiata alla sua stanza, nessuno. “Ah, devo proprio farmi una bella dormita” pensa “Adesso sto anche avendo le allucinazioni”.
Torna dunque sotto il getto della doccia, chiude la tendina e l’ acqua calda come piace a lei la pervade, scivolando lungo le sue forme. La donna si sente rilassata e canticchia un motivo che ha appena sentito alla radio. È completamente immersa (corpo e mente) in ciò che sta facendo e non nota così qualcuno che entra nel bagno, la sua silhouette si avvicina sempre più poi… tira la tendina.
Marlene si volta ed urla vedendo chi ha davanti. Poi partono dei colpi, che lei prova comunque a parare, mentre altri piccoli gemiti escono dalla sua bocca. Il tutto dura pochi secondi, che sembrano essere un’ eternità. Alla fine il misterioso assalitore fugge via, mentre la donna si appoggia al muro, iniziando a scivolare lentamente verso il basso. Tende una mano verso la tendina, ma come la afferra essa si stacca completamente dal tubo cui è attaccata e così Marlene scivola in avanti, gli occhi aperti in un urlo ancora non completato, mentre l’ acqua porta via il suo sangue.

“Non l’ hai uccisa, perché?”.
“Spector non può non aver udito le sue urla, correrà da lei e potrò attaccarlo con facilità”.
“Ottima idea”.

“Marlene! Cosa ti è successo?” grida Marc Spector entrando nella sua stanza. Ma non c’è nessuno, forse il bagno… “Marlene!” è la sua esclamazione piena di orrore quando la vede riversa sul pavimento. Stava per uscire di pattuglia, fortunatamente ha ritardato per risistemare alcune sue armi. Con rabbia e decisione, Moon Knight si strappa parti del suo mantello, che usa come bende per avvolgere le parti del corpo in cui la sua fidanzata è stata ferita. Fortunatamente non paiono essere ferite gravi, probabilmente è svenuta per lo shock. Strano, però, è una donna forte e coraggiosa, cosa può…
“Da quanto tempo, Spector” ecco la risposta alla sua domanda.
“Russell! Sei stato tu, dannato essere?”.
“Mi mancavano i vecchi tempi”. E detto questo Licantropus si getta contro Moon Knight, inchiodandolo ad un muro. Lì, a voce così bassa che solo Spector riesce a udirlo, dice:”Aiutami, c’è una persona che mi perseguita, vuole il potere di…”.
“Non cercare giustificazioni con me!” replica con tono irato il crociato lunare colpendo Russell al volto. E poi al petto, alle gambe, alla schiena. Con rabbia e furia guerriera. Lo porta fuori dalla stanza facendogli prendere l’ uscita consueta in casi del genere: il muro! Tale è la forza usata da Marc Spector che lo sfondano, ritornando nella camera da letto di Marlene. Qui l’ ex mercenario prova a sferrare un pugno al suo avversario, che però si scansa in tempo, dando un calcio nel contempo al petto dell’ eroe. Ma Moon Knight pare quasi non averlo sentito: riparte alla carica e colpisce più volte Licantropus al volto con dei pugni, infine con un calcio volante lo manda dritto spedito contro una parete. E non si ferma certo qui: estrae i suoi shuriken (a forma di mezzaluna, ovviamente) e li lancia prontamente contro Jack Russell. Costui si riprende in tempo e prova a spostarsi, ma non può evitare che una delle armi di Spector lo colpisca di striscio al fianco destro. Poi vede il suo sangue gocciolare sul pavimento: sangue, rosso come la rabbia e la disperazione. Sangue, come quello che ha visto in gran quantità questa notte. Sangue, come quello che sta per cavare a quell’ infame di Marc Spector.
Con un urlo selvaggio e disumano, Licantropus balza contro Moon Knight, il quale si fa cogliere impreparato da questo attacco. Gli artigli fendono l’ aria e vanno a strappare ciò che è rimasto del mantello del crociato lunare, poi vanno a cercare la carne e la trovano. Le unghie affilate come lame del lupo mannaro colpiscono Spector al petto: la rabbia può far fare tutto, anche penetrare le numerose protezioni del bianco costume e macchiare di rosso il suo candore. Ma per Licantropus non è sufficiente: sferza un altro fendente, ferendo la gamba sinistra di Moon Knight, che si inginocchia dolorante. Russell balza ancora contro di lui, ma stavolta l’ eroe non si fa sorprendere: con la gamba ancora sana compie un salto e, a mezz’aria, riesce a sferrare un potente pugno capace di mettere ko Licantropus. Poi però Moon Knight non è in grado di sfrenare il suo slancio ed atterra malamente, una fitta di immenso dolore che percorre tutto il suo corpo.
È allora che appare: una figura librata in aria, una ragazza bionda di straordinaria bellezza ma in possesso anche di uno sguardo di ghiaccio, capace di far tremare anche gli animi più impavidi. Osserva la scena sotto di sé, poi ride, una risata di scherno e di trionfo. "Vi ho imbrogliati tutti!" esclama. Infine muta, diviene qualcos’ altro… riassume il suo vero aspetto! Un uomo, o quantomeno qualcuno che un tempo è stato un uomo, un pizzetto ed uno sguardo di ghiaccio, non dissimile da quello della ragazza, la cui guisa ha adottato finora. Spector non può fare nulla contro di lui: il mago agita le sue mani e blocca il crociato lunare in un campo di stasi, dentro il quale non può muoversi. Successivamente anche i contorni cambiano: la stanza e la villa di Marc Spector scompaiono per lasciare il posto ad una dimensione oscura.
“Il mio regno. Il regno di Moondark” afferma lo stregone. Moon Knight non ha idea di chi sia. Licantropus sì: un mago di seconda categoria che tempo fa lo ipnotizzò costringendolo ad attaccare l' Uomo Ragno per motivi ignoti*. Sorpresa, Jack, non è più un mago di seconda categoria.

* V. Marvel Classic 13

Globi di luce compaiono nelle mani di Moondark, che in breve si allargano fino a comprendere la sua intera persona. “Vieni, Khonshu!” grida “Io ti invoco per tramite del tuo avatar su questo piano dimensionale”.
E dopo qualche istante, Khonshu appare! Si dice che le divinità non abbiano un vero e proprio aspetto, vanno talmente aldilà della nostra comprensione che noi infimi esseri umani non riusciamo a comprendere la loro vera essenza e dunque li adattiamo alle nostre esigenze, li umanizziamo in un certo senso. Cerchiamo di dare un aspetto imperfetto alle cose perfette: deve essere per questo che siamo esseri fallibili, forse è la nostra natura in fondo. Khonshu appare ed il suo aspetto è quello iconografico associato agli dei egizi, sembra molto simile ad Osiride.
Moondark si libra in alto, ormai un globo di luce dall’ immensa potenza: questo giorno rischia di diventare noto come quello in cui un dio è alfine caduto. “Attingo alle tue energie, Khonshu! Attingo al tuo immenso potere! L’ unico modo che hai di fermarmi sarebbe quello di uccidere il tuo avatar, ma so che non lo farai!”. Tipico di alcune persone tendere a parlare (e rivelare) troppo.
Jack Russell, trascinato anch’egli in questa dimensione, forse perchè Moondark possa farsi un' ultima risata alle sue spalle, osserva la scena riverso a terra. Impotente? No, impotente no: non quando ha subito sevizie per tutti questi giorni e non ha provato mai una vera e propria controffensiva. Ed ora ne ha appena trovata una: Moondark l’ ha imbrogliato in tutto questo tempo, ha giocato coi suoi sentimenti, con le sue passioni. È giunto il momento di dire basta, una volta per tutte.
Licantropus si rialza, dolorante, Moon Knight è davvero un ottimo combattente. Ma può ancora camminare, può ancora rivalersi. Si avvicina al campo di stasi dove è tenuto prigioniero Spector ed inizia a colpirlo con numerose artigliate.
Moondark avverte il tutto. ”Non puoi più fare nulla, Russell! Stavolta non verrà l’ Uomo Ragno a salvarti!”.
“Sottovaluti la rabbia di un uomo disperato, stregone!” ribatte Licantropus “E poi mi sono stufato di questo crociato lunare, mi ha preso di mira già troppe volte, finalmente mi libererò di lui una volta per tutte”. Ed altre sferzate vengono fatte.
“Pazzo!” grida Moondark lanciandosi all’ attacco. Jack continua a volgergli le spalle ed a sfogare la sua rabbia sul campo di stasi che tiene prigioniero Spector. Poi Moondark scaglia un attacco magico, ma era proprio quello che Licantropus voleva! Si scansa all’ ultimo secondo, facendo sì che il colpo vada a centrare il campo di stasi in cui si trova Moon Knight. Vi è un crepitio, un lampo accecante, infine il campo cede ed il crociato lunare è nuovamente libero. Jack Russell lo aiuta a rialzarsi, poi insieme i due si voltano verso Moondark.
“Vediamo se sei altrettanto duro nel corpo a corpo” annuncia Marc Spector tirando fuori i suoi shuriken.
“Sperate davvero di avere qualche possibilità contro di me? Siete semplicemente degli… esseri umani. Inoltre io ho il controllo di Russell, posso di nuovo farvi…”.
“Moondark, guardati alle spalle” gli consiglia Licantropus.
“Ho più di 1500 anni e questo trucco era già vecchio quando ancora dovevo nascere”.
Disgraziatamente per lo stregone, non era un trucco. La mano di Khonshu, anch’ esso libero dallo strano influsso che lo aveva bloccato, si protende ad afferrarlo. Ed improvvisamente Moondark non si sente più così potente. “No, lasciami! Lasciami stare!” dalla rabbia iniziale si passa rapidamente al panico assoluto. “Russell, ti prego, ti prego aiutami. Tu sei un eroe, non uccidi le persone”.
“Non credo proprio di avere davanti a me una persona in questo momento” ribatte Licantropus.
“No, non puoi farmi questo! Aiuto, no! NO!”. L’ urlo si perde quando Khonshu svanisce in una nuvola di fumo. La stessa nuvola che avvolge Jack Russell e Marc Spector e li rispedisce nella sontuosa dimora dell’ ex mercenario.
“Tutta questa sofferenza… e poi tutto è finito in modo così repentino” pensa Jack “A volte la vita è più strana del solito”. Poi nota Spector a terra, che si sta massaggiando i punti doloranti del suo corpo e gli va incontro.
“Come sapevi che quella raffica magica avrebbe distrutto il campo di stasi?” gli domanda Moon Knight.
“Non lo sapevo” confessa candidamente Licantropus.
"Fermo, criminale!" entra in quel momento nella stanza Frenchie, fasciato alla testa e con un fucile puntato contro Jack.
Ma Spector lo blocca e si rialza. ”Hai messo dunque in pericolo la mia vita. E hai spaventato a morte la mia ragazza. Non posso passare sopra queste cose come se nulla fosse successo. Per questo ti invito a lasciare subito la mia casa e a non mettervi mai più piede”.
“Ma…”.
“Adesso è un invito. Tra pochi secondi non lo sarà più”.
Jack non ribatte ulteriormente e, riassumendo il suo aspetto umano, si allontana. Cammina per svariati chilometri senza una meta, finché arriva l’ alba e diviene oggetto dello sguardo curioso delle persone che incrociano la sua strada e notano il fatto che è a torso nudo. “Ed ora?” si domanda l’ uomo “Moondark ha sconvolto per sempre quell’ equilibrio psichico che ho faticato a trovare? Suppongo che solo il tempo potrà fornirmi la risposta a questa domanda… purtroppo bisogna aspettare”.
Buck, Lissa… forse non gli farà male chiamarli al più presto. Gli sapranno dare conforto ed affetto e Dio sa se non ne abbia bisogno adesso. Ha bisogno di stabilità, per non precipitare nuovamente nella follia. Per far sì che alla fine sia la parte umana a predominare su quella bestiale. Su quella selvaggia ed incontrollabile. Ad un certo punto Jack nota un telefono pubblico e vi si avvicina: preme lo zero, poi il centralino lo mette in comunicazione con le Solomon Towers. “Sì, sono io. Sono a New York all’ angolo tra la ventesima e la nona: mandate qualcuno a prendermi. Già, la mia vacanza è durata meno del previsto”.
Alcuni minuti dopo, una elegante automobile si ferma e lui vi sale sopra. China il capo, mentre l’ autista non osa rivolgergli la parola. C’è già un cambio d’ abiti: sempre premurosa la cara Angela Cleaver. Giunto a destinazione, Jack Russell si incammina per gli ampi corridoi di questi imponenti grattacieli, non rispondendo ai saluti delle persone in cui si imbatte. Ad un tratto, però, qualcuno lo abbranca per un braccio. È Angela Cleaver.
“Bentornato” dice lei.
“Grazie” risponde lui in modo quasi inudibile.
“Sai, ci hanno contattato per una missione… Ma credo sia meglio che mandi delle altre persone. Mi sa che è meglio se ti riposi un altro po’”.
“Hai ragione: vado nella mia camera”.
“Jack, quando vuoi parlare di quello che ti è successo… se vuoi parlarne, ricorda che io ci sono sempre”. Sì, sotto quella scorza da dura, molto sotto, batte un cuore.
“Grazie per il supporto morale. Ora scusami”.
Licantropus entra in camera sua, afferra il cordless e compone un numero. “Pronto? Lissa? Ciao, sono io! Sì, Jack, il tuo caro fratellone! Non immaginerai mai ciò che sto per dirti. Ma prima… volevo farti sapere che ti voglio bene, sorella mia. Sei la persona più importante della mia vita. Ti voglio bene”.

FINE