MarvelIT presenta:

di Nick Thompson

 

#3 (di 3)

SABBIE MOBILI

 

“E i sogni ricorrenti?”

“Guardi, non sono il Dr.Phil…”

“No, no, ora lei mi chiede il mio sogno ricorrente! E’ nei miei diritti di paziente!”

“Eeeehhh…ok, sogni ricorrenti?”

“Beh, nessuno in particolare!”

“…”

“Cioè, ce ne sarebbe uno, maaa, cioè sì, quello in cui, ma non è ricorrente, lo faccio solo 3, 4, massimo 5 o 6 volte a settimana.”

“…”

“Già, una bazzecola, nulla di realmente importante, che potrà mai voler dire che tutte o quasi le mie esperienze notturne si concentrino sull’essere inseguita dalla ex vendicatrice Tigra? E che una volta raggiunta, perché lei mi insegna, nei sogni non si sfugge mai, questa inizi ad artigliarm-ma no, è più come un raspare dentro di me, e poi si accuccia stranamente e…ah, che le dicevo, nessun significato, vero Dottore?”

Il Dottor Leonard Samson, scrutando stupefatto nelle orbite al Silicio della detenuta, la quasi famigerata Donna Sabbia nota come Quicksand, cercò all’inizio segni di un qualunque infingimento, o meglio di uno sfottò diretto alla quasi famigerata anch’essa pratica della Psicanalisi.

“O avrà a che fare con l’autostima? Dottore? Ehi? Mi sente, dietro quella specie vetrata? O, oltre a non far passare me, anche i suoni-

Non lo trovò, ma le sue cellule cerebrali, gamma potenziate anch’esse, ebbero una ricca Epifania: dal primo giorno in cui aveva messo piede nel Cubo, qualcuno stava giocando coi suoi, di pensieri, oltre che probabilmente coi sogni dei detenuti. Non seppe mai come arrivò:

1)      A ricordare che aveva vissuto fino a quel momento nell’illusione.

2)      Alla porta del direttore generale dell’istituzione carceraria in cui anche lui era stato, in fin dei conti, prigioniero.

3)      A non dubitare della sua sanità mentale quando avrebbe diagnosticato, a chiunque altro che pretendesse di aver avuto rivelazioni scrutando Gorghi di sabbia in grado di avere le mestruazioni, un profilo psichiatrico da Perfetto Paranoide. Chissà, forse aveva vissuto troppo a contatto con Bruce (oh, quanto gli sembrava gay quel pensiero…). Meglio, aveva letto troppo di Dick! (e questo non era un pensiero da “Queer eye for the straight guy”, visto che il Dick in questione era Philip K. e non Grayson…)

Ah, si noti che non fu parte della “Metanoia”( Figura retorica che, nomen omen, risulta davvero oltremodo pallosa) il chiedersi come aveva potuto essere così stupido e ficcarsi in testa di dare assistenza psichiatrica a dei supercriminali detenuti da gente dei servizi segreti di mezzo mondo.

Ma in effetti, un pensiero così lungo e involuto mal si sarebbe aggiustato alla sua corsa furiosa, fra Guardiani,  Mandroidi, per arrivare a parlare con qualche capoccia dello S.H.I.E.L.D.  Corsa che lo stesso capoccia non volle, più che non poté, impedire. Ma tant’è.

Nella faticosa corsa, man mano che si avvicinava alla sua meta Monocola, prese a pensare ad un episodio d’infanzia. Era un pomeriggio afoso e prepuberale come tanti, ed un ragazzino che non voleva essere chiamato Lenny si trovava nelle grinfie di megere degne del Machbet: sua nonna Yetta ed altre befane che gravitavano come antidiluviani aeroliti attorno ad un astro in procinto di spegnersi (il complesso di villette a schiera per pensionati piccolo borghesi “Emerald Twilight”, con il suo odiosissimo padrone Ronnie Marz). Lenny “Call me Leo, if you must” era costretto a subire le angherie vessatorie di quel raduno di mummie al cerone, coi loro baci paralizzanti che le apparentavano ai Ghouls di Dungeons and Dragons e le loro unghie finte, le loro parrucche indecentemente profumate e le loro rughe, più profonde e numerose ogni anno (quasi volessero strappare il primato alle crepe del vetusto complesso infestato dai fantasmi di quelle che erano state, difficile a credersi per un ragazzino, donne). Da più piccolo riusciva ad avere tregua sciorinando a pappagallo tutto quel che era riuscito a memorizzare sul suo argomento preferito, quasi fosse un mantra che lo proteggeva dalle “abbracciatone”. L’argomento che faceva cadere in deliquio le incallite giocatrici di Canasta? Paleontologia! Già, parlare di dinosauri ai fossili (o il contrario...).

Ma quel pomeriggio non sarebbe servito. Infatti già da tempo alla passione per il mesozoico si era sostituita l’apatia del preadolescente, e alle “Ancient ones” un dodicenne svogliato e suscettibile risultava utile solo per spostare vanamente i mobili di casa in cerca di quel vecchio album fotografico che le ritraeva giovani e (forse) felici a Coney Island.

Il suo atto di ribellione non fu gran che, e lo pagò caro (il padre lo costrinse a tagliare i capelli “come Dio comanda”, via quella coda da post hippy); semplicemente scappò a gambe levate dalle sue mansioni di gratuito facchino, e si chiuse nella sua stanza a 5 blocks di distanza dai tentacoli raggrinziti. Una cosa stupida, minore. Ma quanto lo aveva gratificato il razionalizzarla, negli anni successivi, di studio e pratica psichiatrica, come il suo primo vero tentativo di affermazione di sé stesso. La sua prima ribellione! “Che mi venga un colpo!” e la rivelazione si completò a i suoi occhi.

L’episodio gli sembrava una piccola profezia di quel che stava accadendo, solo che stavolta non sarebbe stata una fuga ma un confronto vis a vis. Il concetto però era simile: un atto di ribellione contro un potere arcaico e fintamente elogiativo, ma in realtà magniloquente, repressivo e incrostato di ritocchi, di modo che ciò che è sempre stato una clava sembrasse una Ferrari volante.

“Chi è che ha paragonato le classi dirigenti a vecchie zie arcigne?” si chiedeva ridacchiando Samson. “No, non Marcuse…”.

“Waiting for Samson”

Nick Fury, seduto all’odiatissima scrivania, pensa a cosa dirà. Cosa inventerà, quando il Dr. Leonard Samson arriverà, infuriato per le manipolazioni a suo danno, per la condotta che il medico giudicherà sicuramente “inumana” con cui l’istituzione Cubo tratta i suoi eufemistici “inmates”.

Come può capire? Non è un soldato, non è stato un agente dei servizi americani per più di una dozzina di mandati presidenziali. Cosa puoi dire a un “Bleeding heart liberal” per convincerlo della necessità di un’istituzione che vede come le prigioni di Piranesi? Psicologo e psichiatra, per di più! Fiancheggiatore e medico curante di minacce meta umane potenziali e non, per di più!

Le regole che informano le azioni dei militari sono sempre improntate alla peggiore delle ipotesi, e la peggiore delle ipotesi è in fin dei conti sempre la stessa, si tratti di un’invasione aliena come di un pompino nello studio ovale: perdere il controllo.

In questa istituzione sono rinchiuse epitomi dell’incontrollabilità, ragazzini il cui potere pirocinetico ha trasformato il rito degli accendini al concerto in un fumigante barbecue che ha ricordato a Nick di Dachau; cosiddetti antieroi che per combattere i loro “villains” non hanno esitato a sparare tra la folla, e nel contempo si spingevano tra di loro mentre prendevano la mira, sghignazzando dei crudeli “Pardon”. C’è una quindicenne Afgana, nel blocco 13, che potrebbe sminare il suo paese in pochi giorni, questo è vero. Ma potrebbe anche far brillare quelle mine su Washington.

“Non ci si può permettere la fiducia” è l’unico credo che ti senti di sottoscrivere, vecchio colonnello. E sei tu una delle menti dietro al “Cube Concept” proprio perché, dopo anni di tradimenti, doppi giochi all’ennesima potenza e “Nick Fury vs S.H.I.E.L.D.”, applichi il tuo motto con amici e nemici. Sai bene che le organizzazioni Nazionali che finanziano il Cubo sono pericolose quanto chi ci è detenuto. E che “Il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza”.

Lo dirai, a Samson, che anche lui era necessario? Che fra i tuoi tanti piani, alcuni così contraddittori e molteplici da “sembrare” il parto di un bugiardo patologico e smemorato, figura anche lui? Che sia nel caso la persuasione psionica fosse riuscita, sia al contrario, cosa che sta accadendo adesso, la tua divisione Precog ti avrebbe fornito i dati necessari per approntare le misure utili ai tuoi fini? Nel primo caso, avresti avuto un medico civile, per giunta meta-umano, come utile stampella per quei casi di cui anche un “Grizzled war horse” ha pietà. Ma non solo, anche per quei settori meta umani etica-muniti che se si fossero interessati al Cubo avrebbero potuto fare pressioni di natura politica sui governi o di natura fisica sulla struttura. Nel caso contrario, una uscita dal progetto Cubo di un Samson furioso e minacciante avrebbe interessato l’opinione pubblica ai metodi di detenzione che riservano certi organismi nazionali (di cui non ti fidi) ai loro cittadini paranormali.

In ogni caso, Old Nickie, puoi trasformare questo baraccone, che in fin dei conti non piace nemmeno a te, che di lager e gulag ne hai visti abbastanza, o in una vittoria politica e mediatica, o in un modo per tenere  i gioielli di famiglia di certi personaggi stretti stretti.

“Tutta una questione di controllo” dice il colonnello Nicholas Fury a bassa voce mentre questo vortice di pensieri contraddittori smuove il triste panorama bellico dei suoi ricordi.

“Che fine ha fatto Samson? A quest’ora dovrebbe essere già qui!”. Nick Fury, spazientito, lancia un occhiata ai monitor della sicurezza. Tutto previsto, tutto sotto controllo. Ma si sa, “La vita è ciò che ci capita mentre siamo occupati a fare in nostri piani”.  

“Capitolo finale”

Il Cubo: una cacofonia di allarmi mentre le forze congiunte del Pantheon, degli X-Men e dei Vendicatori riducevano l’istituzione carceraria più sicura mai creata in un tugurio di lamiere scomposte, degno di qualche biennale degli anni peggiori, salvando persone che erano state loro nemici. Nel caos, Samson entrò, finalmente trionfante, dalla porta del direttore. Il trionfo si trasformò ben presto in sgomento:”E’ la cosa più orribile che io abbia mai visto!” disse lo psichiatra degli eroi “Anzi, rivisto!” e mai precisazione fu più opportuna. Quella su cui Samson posava gli occhi non era una stanza di comando, altera e rigurgitante high tech. Ma il negozio di barbiere che frequentava suo padre. “Sapevo di certi nascondigli segreti dello S.H.I.E.L.D., ma questo è ridicolo!” commentò l’incredulo Leonard, mentre avvertiva la mano robusta di suo padre trascinarlo per le orecchie e posarlo sulla seggiola . Una voce, come un ricordo da profondità inesplorate di Verniana memoria, gli ricordò: “Via questa coda di cavallo, è roba da femmine! E poi ti riporto dritto da tua nonna: vuole sapere come finisce il Triassico!”. 

“E Poi…”

“ISCHEMIA CEREBRALE?”. Sembrava che anche Fury dovesse averne una da un momento all’altro, quando i suoi Yesmen del Cubo gli dissero perché Samson non era mai giunto da lui per il “confronto finale”. Evidentemente, secondo i medici esperti in fisiologia superumana, un trombo era stato il prezzo pagato da Samson per eludere il controllo psionico. Comunque erano riusciti a salvargli la vita; peccato che non sarebbe stato più di alcuna utilità per i piani di Nick, visto il pochino di coma in cui era. Anzi, sarebbe stato un bel guaio spiegare come e perché era finito così a certi suoi “Spesso-verdi” amici. “Tutto sotto controllo”, no, vecchio Nick?

-Ospedale Cedar Sinai, qualche Cover up dopo-

Due infermiere di notte parlottano a bassa voce in corsia, mentre si preparano all’ennesimo turno.

Florence:“No, no, mai più mi darò alla lettura di saggi, m’è bastato “L’AURA NON C’E’-Il pensiero di Walter Benjamin dopo Nek-“ di quel Thompson. Ma cambiando discorso, davvero fai la notte nella camera di quella celebrità, dai, la Dr.essa Brothers dei mutanti…".

Betty:“Chi Samson? Ma non è mica eccitante, tanto è in coma. Anch’io credevo chissà cosa, ma dopo che ti sei abituata ai capelli verdi, è come far la balia a Schwarzenegger paralitico. Non credo potrò trarne un libro, come quella tizia che imboccava Bullseye…”.

Florence: “Eh, quella sì che è stata fortunata. Meglio andare ora, ci si vede per il caffè…”.

Le due si dirigono alle rispettive mansioni. Seguendo Betty, entriamo nella camera di Samson. E’ intubato e attaccato alle macchine tramite più fili.

Betty: “Ehilà, come sta il mio boschetto verde?” detto questo, la Night Nurse prende il giornale e inizia a leggere le cronache mondane. In prima pagina scorgiamo invece il titolo: “CUBEGATE: anche il veterano ed eroe di guerra Nicholas Fury implicato”.

"Una gabbia partì alla ricerca di un uccellino"
Franz Kafka

 

(Finalmente) Fine.