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Paprika

600full-paprika-posterDurante la realizzazione di Paranoia Agent, Satoshi Kon fu contattato dallo scrittore Yasutaka Tsutsui, che gli chiede di adattare in un lungometraggio animato il suo romanzo "Paprika"; si tratta di un progetto che Kon avrebbe voluto realizzare già ai tempi di Perfect Blue, ma al quale non aveva mai potuto dedicarsi.
Se in passato non poteva permettersi di scegliere i lavori ai quali lavorare, il successo dei suoi film gli ha garantito la libertà artistica tale da intraprendere il progetto Paprika, ideale proseguimento della sua filmografia: se infatti in passato Kon aveva esplorato l'inconscio umano attraverso le personalità multiple, i ricordi e la paranoia, ora può dedicarsi all'aspetto che gli è forse più congeniale, ovvero il sogno.

In un futuro prossimo la società sta per essere rivoluzionata dall'invenzione del DC Mini, un dispositivo che permette di osservare i sogni di una persona, consentendo addirittura di entrare al loro interno per interagire. Il fine di questo strumento è meramente scientifico e si presta ad applicazioni psicoanalitiche, ma può portare a conseguenze pericolose quando tre DC Mini vengono rubati; un gruppo di dottori e un detective si mettono sulle tracce del ladro per catturarlo, ignorando le potenzialità che il criminale ha grazie all'invenzione...
Questa trama è il punto di partenza di un film che, a differenza delle opere precedenti di Kon, poco si preoccupa di dipanare la matassa della vicenda e di spiegare allo spettatore gli eventi, quanto più di presentare un universo sorprendentemente immaginifico. Per fare questo il regista non ha pianificato il film in ogni minimo dettaglio com'è solito fare, ma ha preferito procedere lasciandosi stupire per primo; per fare questo non ha strutturato la vicenda con precisi sviluppi e una conclusione, lasciando la libertà di inserire alcune scene anche nelle ultimissime fasi della produzione.
Il risultato è un film onirico non solo nelle situazioni e nelle immagini, ma anche in una struttura improbabile che ricalca la bizzarria dei sogni, dove non tutto ha sempre un significato e a volte i passaggi si susseguono senza soluzione di continuità. Si tratta di un approccio originale, un esperimento che porta sullo schermo il desiderio iniziale di Kon, ma che forse penalizza la pellicola per quanto riguarda la storia e i personaggi, caratterizzati a malapena e difficilmente in grado di coinvolgere emotivamente lo spettatore. Accantonata la delusione per l'assenza di una narrazione classica e accettando che non sempre si comprenderà tutto quello che si avvicenda davanti agli occhi, il pubblico può però rimanere incantato davanti a una delle pellicole d'animazione più visionarie che si siano mai viste, con trasformazioni improvvise, paesaggi che si deformano, corpi che si incastrano l'un l'altro e ogni altro tipo di sfida possibile alla fisica terrestre.

Paprika è stato proiettato in anteprima mondiale alla 63° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, prima di essere poi presentato a numerosi altri festival ed ottenere un ottimo riscontro di critica e pubblico in tutto il mondo.
Durante i titoli di coda difficilmente qualcuno potrà dire di aver compreso tutti i passaggi, ma sarà comunque stato travolto dall'esperienza di sogno che Kon voleva ricreare, attuando un esperimento filmico che non si è visto realizzato così bene in nessun'altra opera di animazione.

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