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Movie Comics: Speciale SpiderMan 2

Dopo il fenomenale successo di critica e di pubblico del primo episodio, torna l’arrampicamuri in un sequel dal budget stellare di 200 milioni di dollari, denso di colpi di scena ed effetti speciali, in cui il nostro Spidey dovrà affrontare non solo la minaccia del letale Dottor Octopus, ma anche il suo futuro come supereroe e, cosa più importante, il suo rapporto con la bella Mary Jane.

Dove eravamo rimasti?

Sembra trascorsa un eternità da quando milioni di fan videro un giovane Peter Parker rinunciare al suo amore per Mary Jane, allontanandosi in un finale che decretava l’accettazione delle sue responsabilità e allo stesso tempo preannunciava un futuro denso di scelte e di sacrifici.
Due anni dopo “Spider-Man” (pellicola che macinò record di incassi ancora oggi imbattuti e unì la critica nel considerarlo il miglior film tratto da un fumetto degli ultimi anni) l’eroe più amato della “Casa delle Idee” torna in un sequel che si annuncia, come anticipato dal bellissimo trailer e dalle numerose immagini apparse nelle scorse settimane, come una sorta di viaggio nell’anima di un uomo che dovrà scegliere tra una vita a tempo pieno come supereroe e una vita normale ormai praticamente inesistente. Un viaggio dentro la vita di una persona che deve convivere, giorno per giorno, con il pesante fardello della responsabilità e con le decisioni e le rinunce che essa comporta.
In questo scenario, Raimi, attraverso la sceneggiatura realizzata dal quadretto composto dal premio Pulitzer Michael Chabon, da Alvin Sargent, Alfred Gough e Miles Millar, delinea un viaggio nella maturità del protagonista Peter Parker (Tobey Maguire), ora studente universitario che divide il suo tempo tra l’essere Spider-Man e il doppio lavoro come fotografo al Bugle e fattorino per “Joe’s Pizza”. Un Peter Parker ancora innamorato della ragazza a cui ha dovuto dire di no, e con un amico che lo accusa indirettamente di avergli assassinato il padre. In Spider-Man 2 vengono ripresi molti degli spunti lasciati aperti alla fine del primo film, che Raimi evolve in una pellicola che non solo affronta la crescita del protagonista ma, come in un “puzzle psicologico”, vede intrecciarsi le vite dei vari personaggi. Mary Jane (Kirsten Dunst) è una ragazza che cerca di costruirsi una nuova vita come attrice di teatro, che ha chiuso ogni rapporto col padre, circondata inoltre dal sospetto sulla vera natura di Peter e combattuta tra la speranza che lui la ami ancora e la ricerca di una nuova sicurezza nel rapporto con l’astronauta John Jameson (Daniel Gillies). Interessante evoluzione sarà anche quella che coinvolgerà Harry Osborn (James Franco), accecato dalla vendetta e dall’ossessione nei confronti di Spider-Man fino a diventarne quasi una sorta di nemesi non ufficiale, intrecciando il suo destino con quello del cattivo principale della pellicola, il letale Dottor Octopus (Alfred Molina).

Squadra che vince….

…non si cambia. E difatti la Sony/Columbia Pictures ha confermato regista e gran parte del cast di “Spider-Man”, anche se prima dell’inizio delle riprese, partite a New York il 12 Aprile 2003 (con un anticipo di riprese supplementari nel novembre 2002 a Chicago) qualche incertezza si era creata attorno alla figura del protagonista Tobey Maguire, reduce dalla lavorazione di “Seabiscuit” e sofferente di alcuni dolori alla schiena che avevano messo in allarme il regista Sam Raimi e la produzione della pellicola. Un problema fortunatamente poi rientrato e Tobey, forte anche di un cachet triplicato rispetto al primo film (ben 17 milioni di dollari) è tornato nei panni dell’Uomo Ragno, recuperando a tempo di record anche i tanti chili persi per interpretare il fantino mingherlino Red Pollard in “Seabiscuit”. “Ho avuto solo sei settimane” - dice Tobey, che è dovuto passare dalle misere 137 libbre a 155 – “Ho cominciato al termine di “Seabiscuit” con molto allenamento e un cambio della dieta, andando in palestra per 4 ore al giorno. Sono stati necessari davvero molto lavoro e concentrazione mentale. Questo cambio di dieta è consistito in cibi ad alto contenuto proteico, consistenti di molte noccioline e fagioli”.
Oltre alla preparazione, Maguire non può fare a meno di sottolineare la continuità ma anche la diversità che contraddistingue questo film rispetto al primo episodio: “Apprezzo davvero molto questo film” ha dichiarato l’attore, il quale ha aggiunto che l’azione sarà 10 volte superiore del precedente. “Credo sia decisamente migliore. Ho voglia di rivederlo, come semplice fan.”
E Tobey afferma di essere diventato nell’ultimo periodo anche un grande appassionato di super-eroi, e fa il paragone tra Spidey e il titano protagonista del blockbuster della scorsa stagione, “Hulk”. “Spider-Man è un super-eroe pensante, e in molti fumetti usa il suo intelletto, anche quando è coinvolto in scontri fisici, per sconfiggere un nemico” spiega. “Mi piace Hulk, ma l’Uomo Ragno vincerebbe in uno scontro…ed è sicuramente più cool, in generale”.
Assieme a Maguire è ovviamente tornata la bella e brava Kirsten Dunst, che grazie al successo ottenuto con “Spider-Man”, ha vissuto negli ultimi due anni un periodo veramente d’oro che l’ha lanciata come una delle giovani attrici più promettenti di Hollywood e che l’ha vista sempre più abbandonare il genere teen-comedy per costruire, riuscendoci, una nuova figura di interprete.
Nell’ultimo periodo l’abbiamo vista affiancare grandi attori e attrici come Billy Bob Thornton, Jim Carrey e Julia Roberts. Kirsten torna di nuovo quindi nei panni della bella Mary Jane, un personaggio fortemente maturato che dovrà affrontare il difficile rapporto con il buon Peter. Quella tra i due, stando a quanto dice Kirsten, appare come una sorta di relazione invisibile:
“Anche se hanno una storia in comune, non vivono effettivamente nessuna relazione. In un certo senso lui cerca costantemente di evitarla, e non ha le capacità di socializzazione per spiegarsi e condividere i suoi sentimenti, perché è troppo preoccupato per quello che fa”.
Il rapporto tra i due personaggi è il fulcro narrativo della pellicola anche per il regista Sam Raimi: “Ho pensato a cosa avrebbe potuto richiamare il pubblico del primo film, e non credo che volessero un sequel più grande, spettacolare e con più azione, penso che abbiano amato i personaggi di Peter e Mary Jane, e perciò ho pensato che il modo migliore fosse approfondire l’aspetto drammatico e scavare nel rapporto e nei conflitti tra i due personaggi. Quali nuovi ostacoli potevamo presentare loro? Come potevamo intensificare i loro problemi e le loro preoccupazioni?”
Una risposta a questa domanda è certamente che l’ennesima preoccupazione per il giovane Parker, il quale cerca non facilmente di conciliare lavoro, università, amici, famiglia, amore e catturare i criminali, sarà una minaccia tentacolare.

Tra le braccia di Octopus!!!

Ovviamente però l’attenzione dei fan era tutta incentrata su chi sarebbe stato, dopo il folle Goblin interpretato dal bravissimo Willem Dafoe, il nuovo avversario del ragnetto, e soprattutto chi avrebbe prestato il proprio volto a quello del villain di turno.
Così, dopo che la Sony aveva indicato nel Dottor Octopus il supercriminale del sequel, si è susseguita una ridda di voci che per mesi ha visto sfilare nomi come quelli di Robert De Niro, Vincent D’Onofrio e Sam Neill. Alla fine gli occhi di Raimi e dei produttori Avi Arad e Laura Ziskin (come anticipato un mese prima dal puntuale sito AICN) sono caduti sull’attore Alfred Molina, star di film come “Mai senza mia figlia” e “Frida”, una scelta che Raimi riassume in poche parole che non lasciano dubbi: “Alfred Molina era ideale per la parte del Dottor Octopus perché è un grande attore. Ha molta umanità, è una persona autentica con un gran cuore, è pieno di colore. E’ questo il tipo di persona che volevo interagisse con Tobey Maguire in scena. Quando questa persona cambia ha un significato particolare per Tobey e per Peter Parker e quindi anche per il pubblico, perché ha questo gran cuore. Oltre ad avere la stazza giusta”, fa poi simpaticamente notare il cineasta.
E infatti anche Molina ha dovuto sottoporsi a una serie di esercizi ma, al contrario di Maguire, per perdere i chili acquistati per interpretare la parte di Diego Rivera in “Frida”. Prima un ora di cardio-fitness, poi un'altra ora di sollevamento pesi al giorno, e alla fine ha trovato la giusta condizione per entrare letteralmente nella parte del Dottor Octopus.
Ma ovviamente a Molina non è servita solo la preparazione fisica per immedesimarsi nel personaggio. L’attore, che ha confessato di essere stato un lettore di Spider-Man da ragazzo, si è dovuto rituffare tra i comics per carpire ogni possibile informazione che lo aiutasse a trasportare su celluloide lo spirito del supercriminale: “Mi sono riletto alcuni numeri degli anni ’60, sono dovuto tornare indietro nel tempo per rivivere le sensazioni che ho provato quando Doc Ock è comparso per la prima volta e per ricordarmi tutti i suoi poteri e i suoi trucchi. E’ stato molto utile vedere l’evoluzione grafica del personaggio nel corso degli anni, come è cambiato il suo aspetto o quello dei tentacoli. Col tempo il suo aspetto è cambiato completamente. All’inizio era grasso e di mezza età e poi il suo fisico è diventato sempre più definito. Per me è stato molto interessante riscoprire queste cose.” Tutto questo gli è anche servito per affezionarsi ai suoi tentacoli: sul set infatti la troupe e Molina hanno battezzato con dei veri e propri nomi le letali braccia di Octopus, oramai conosciute da tutti come Mo, Flo, Harry e Larry.
Ma come hanno reagito i fan? Sempre molto attenti, gli appassionati hanno accolto positivamente la scelta di Molina, e fin dalle prime immagini circolate un anno fa alla Comic-Con di San Diego, fino alle recenti sequenze apparse nei trailer, hanno avuto la netta sensazione che Molina abbia riportato sul grande schermo non solo la figura di Doc Ock., ma anche i suoi movimenti, il suo carattere, la sua potenza, quella stessa potenza che nei fumetti ne fa uno degli avversari più pericolosi del ragnetto. Nel film quello del Dottor Octopus è un personaggio strettamente legato alla figura di Peter. Otto Octavius è uno scienziato che lavora giorno dopo giorno per un solo fine, quello di migliorare il nostro mondo. Una figura inizialmente positiva quindi, che nella pellicola ha una grande influenza sul giovane Parker. Peter infatti lo ammira, e dopo averlo conosciuto grazie all’amico Harry -ora membro del consiglio di amministrazione della Oscorp e primo finanziatore degli esperimenti di Octavius- ne diviene una sorta di figlio, un figlio con cui poter condividere la passione per la scienza. Un rapporto che però verrà presto bruscamente interrotto da un terribile incidente, un incidente che cambierà fisico e personalità del dottore e che lo porterà a vedere in Spider-Man, ultima figura che la sua mente ricorda prima di essere trasportato all’ospedale, il responsabile della sua attuale condizione.

Il retaggio degli Osborn

Se il Dottor Octopus interpretato da Molina è la nemesi ufficiale dell’arrampicamuri, non bisogna scordare le potenzialità da cattivo che nasconde il personaggio di Harry Osborn. Già nel finale di “Spider-Man” Harry lasciava intravedere, tramite le sue vendicative parole nei confronti dell’Uomo Ragno, un evoluzione che nel sequel si scatena, presentandoci un Harry Osborn ossessionato e disturbato. Come dichiara lo stesso James Franco, tornato a interpretarne il ruolo: “Il primo film gettava delle premesse meravigliose. L’intera vita di Harry rotea intorno al bisogno di approvazione da parte del padre e, prima che riesca a conseguirla, il padre gli viene strappato via. Dopo di questo, diventa una specie, come dire, di uomo a metà. La sua mente è scossa. Anche se avrà successo nella vita, non otterrà mai completa soddisfazione perché suo padre non sarà mai lì con lui, così diventa un uomo disturbato. Adesso ha due strade da percorrere: cercare di compiacere il fantasma di suo padre avendo successo nel mondo degli affari o cose del genere, o cercare di vendicare la sua morte. Credo che sceglierà un percorso che lo porterà verso posti oscuri”.
Un personaggio, quello di Harry Osborn, che in “Spider-Man 2” rimane fortemente legato alla figura del padre. Anche se deceduto, infatti, il fantasma di Norman Osborn sembra circondare la vita del giovane Harry, facendone, ancora più che nel primo film, un personaggio tormentato e problematico. La partecipazione straordinaria dell’attore Willem Dafoe, che secondo alcune indiscrezioni è tornato nel ruolo di Norman per un cameo in stile flashback, riporta anche sullo schermo il “Retaggio degli Osborn”, quella maledizione fisica e mentale che ha coinvolto sulle pagine dei fumetti la famiglia Osborn, e che su pellicola assume sembianze di una vera e propria trasformazione dell’animo del giovane Harry. Un Harry sempre più intriso di odio e vendetta nei confronti del tessiragnatele, e che arriverà a stringere alleanze mortali e pericolose pur di raggiungere quello che è diventato ormai il vero scopo della sua esistenza: annientare Spider-Man.
Uno scopo, un ossessione, che assume un doppio significato: distruggere il ragnetto infatti vuol dire allo stesso tempo dissolvere l’amicizia con Peter Parker, un amico di cui Harry ignora la doppia vita. Una doppia vita che, se scoperta, porterebbe a risultati davvero catastrofici che Raimi, dal punto di vista psicologico, ha calcolato alla perfezione, lasciando quasi certamente in questi elementi la traccia narrativa per il prossimo appuntamento nel già fissato “Spider-Man 3”.
Ma per scoprirlo e confermare così le nostre aspettative e i nostri sospetti, non ci resta che aspettare il maggio del 2007, quando le nostre domande troveranno finalmente risposta.

Spider-Man no More!

Fin dall’inizio, fin da quell’Agosto del 1962 in cui uno studentello mite e imbranato del Queens venne punto da un ragno radioattivo, le storie dell’Uomo Ragno hanno donato ai suoi lettori gioie, lacrime, sogni e un infinità di emozioni ancora oggi presenti nei suoi albi. Storie che non hanno mai smesso di entusiasmare e di coinvolgere il suo nutrito pubblico di appassionati. Con questo articolo, analizziamo una delle storie più belle dell’Uomo Ragno, da cui Sam Raimi, grande appassionato di Spidey fin da ragazzino, ha preso spunto per tracciare parte della storia che vedremo nel sequel.

Siamo nel 1967, dopo 5 anni Amazing giunge al cinquantesimo numero, un albo importante che già dal titolo, “Spider-Man no more!”, si rivela come uno dei più memorabili e significativi della gestione Lee/Romita, oltre che dell’intera storia del personaggio. “Amazing Spider-Man 50” è infatti la summa di tutte le nevrosi, l’albo dei dubbi, delle lacerazioni, del peso della responsabilità che circondano il protagonista. In questa storia, infatti, Peter Parker vive una delle situazioni più drammatiche e allo stesso tempo amletiche della sua vita.
Fin da subito, fin dalle prime pagine, Lee e Romita mettono subito il dito nella piaga, ponendo Peter e il suo alter ego in calzamaglia davanti a una serie di eventi che ne mettono in crisi l’equilibrio psicologico. Tediato dai problemi, afflitto dalle preoccupazioni per la salute di Zia May, richiamato amichevolmente dal Professor Warren per i voti che sensibilmente si abbassano, costretto a rifiutare un invito della bellissima Gwen Stacy, il giovane Parker si trova schiacciato non solo dalla realtà di una vita sociale ormai inesistente, ma soprattutto dall’odio scatenato da Jameson nei suoi confronti. Tutto questo assume le forme di una delle sequenze ormai rimaste nella memoria di ogni appassionato, e che Sam Raimi (a conferma del suo grande amore per questo personaggio) ha riprodotto in “Spider-Man 2”: la visione di un Peter Parker che, solo in un vicolo e sotto la pioggia, volta le spalle a se stesso, rinunciando ad un costume, al suo significato, al simbolo che esso incarna. “Quando sono diventato… l’Uomo Ragno, ero solo un ragazzino scriteriato.. ma gli anni passano.. e cambiano la nostra esistenza. E ogni ragazzo…prima o poi… deve riporre i suoi giocattoli…e diventare…un uomo!”.
In quella splendida tavola di John Romita Sr. è palpabile ancora oggi la sofferenza che vive l’anima di Peter Parker, il suo tormento, un angoscia che si respira in ogni parola pronunciata dal personaggio prima di compiere quel gesto così terribile e allo stesso tempo così importante, importante perché sarà quello stesso gesto a convincerlo ancor di più della giustezza del suo essere l’Uomo Ragno.
Pochi giorni più tardi infatti, Peter è testimone di un aggressione a un guardiano di un magazzino da parte di alcuni malviventi. Intervenuto per fermarli, intravede nel custode il volto del passato, il volto di suo Zio Ben, il volto della persona che morì per un suo sbaglio, per il suo egoismo, perché non aveva voluto fare il suo dovere, perché non aveva voluto accettare le sue responsabilità. In quello stesso istante, in Peter Parker arriva la conferma che per quanto il peso della responsabilità, il peso dei suoi poteri sia insopportabile, per quanto il sacrificio possa essere grande, il destino, il potere e una promessa lo hanno unito per sempre a quel costume. E’ una promessa che sta alle radici stesse dell’origine del personaggio: sacrificarsi per gli altri, in nome di grandi responsabilità.
In quella storia, che ancora oggi in ogni pagina affascina e commuove, sono presenti tutti gli elementi che hanno fortemente plasmato il carattere di questo personaggio: il coraggio e la determinazione ad andare avanti, nonostante tutto.

Il merchandising

Ovviamente un film come “Spider-Man 2” non poteva non uscire senza una valanga di promozioni speciali. Ed ecco allora, in maniera ben maggiore del 2002, una miriade di action figures e pupazzetti fabbricati dalla Lego che si riferiscono ad alcune sequenze della pellicola, per non dimenticare poi la riedizione in dvd del primo film in versione “Superbit” e “Deluxe” (quest’ultima contenente uno sguardo esclusivo in anteprima al sequel, il promo del videogioco ispirato a “Spider-Man 2” e un gioco per pc sempre legato a “Spider-Man 2”).
Dal punto di vista musicale è da non perdere il cd della soundtrack del film contenente brani inediti dei Train, Maroon 5, Dashboard Confessional e molti altri.
Sul fornte fumettistico la Marvel Italia si fa sentire anche quest’anno con “Spider-Man 2: la rivista ufficiale (con i segreti della pellicola, il dietro le quinte della lavorazione, interviste e immagini dal film più atteso dell’anno), assieme all’adattamento a fumetti del film, scritto da Roberto Aguirre- Sacasa (l’autore della nuova serie sugli FQ), e disegnato da Staz Johnson, Pat Olliffe e Ron Lim. Nello stesso periodo, per una strana coincidenza, all’interno di Ultimate Spider-Man 28 per il nostro giovane arrampicamuri dell’Universo Ultimate inizia “Hollywood”, una saga scritta come sempre dal mitico Brian Michael Bendis e disegnata da Mark Bagley, in cui compaiono.. Sam Raimi, Tobey Maguire e Kirsten Dunst!!!

Il regista: Sam Raimi

Nato il 23 Ottobre 1959 a Detroit (Michigan), Sam Raimi si appassiona all’arte cinematografica fin da bambino, prendendo parte ad alcune produzioni con il padre alla regia. A 18 anni gira i suoi primi cortometraggi, fino a che, finita l’Università, fonda una sua casa di produzione e gira nel 1982 il suo primo film per il grande schermo, “La Casa”, che diviene un successo inaspettato e in cui Raimi stesso compare, all’inizio del film, nel ruolo di un passante assieme al produttore della pellicola, Robert Tapert.
In seguito, assieme alla collaborazione alla sceneggiatura dei fratelli Joel ed Etahn Coen, realizza nel 1985 “I due criminali più pazzi del mondo” (una pellicola grottesca che incrocia commedia e horror) dopodiché scrive la sceneggiatura di “Mister Hula Hoop” e, nel 1987, con i soldi e i mezzi di De Laurentiis, gira “La Casa 2“, un seguito che è più un remake e che ne conferma ancora di più il talento visivo. Un talento visivo che continua ad esprimersi in “Darkman” e ne “L’armata delle tenebre”, entrambi del 1990. Artista dell’horror, Raimi finisce anche per toccare il genere western con “Pronti a morire” del 1995, ma la vera pellicola rivelatrice arriva nel 1998 con “Soldi sporchi”, bellissimo e toccante noir con Bill Paxton e Billy Bob Thornton. Meno convincente è invece il suo ingresso nel cinema romantico con “Gioco d’amore” (2000) che fino ad oggi risulta come il suo primo e solo flop al botteghino, da cui si riprende con “The gift”, in cui torna alle tinte horror supportato da un ottimo cast con in testa una convincente Cate Blanchett. Nel 2000 dirige “Spider-Man”, grande successo di critica e di pubblico che lo lancia definitivamente come uno dei registi più apprezzati di Hollywood.

Il cast

Tobey Maguire


Nato a Santa Monica (California) il 27 Giugno 1975, da Vincent e Wendy Maguire, un cuoco e una segretaria che poco dopo la sua nascita si separano, Tobias Vincent Maguire approda sul grande schermo dopo una serie di comparsate in telefilm e spot commerciali nel 1993 in un ruolo secondario nel film “Voglia di ricominciare” di Michael Caton-Jones. Poi un altro ruolo in “S.F.W.” (1994) che coincide con una profonda crisi esistenziale dell’attore, che esplode sul set di “Empire Records”, dove la sua parte viene tagliata al montaggio. Maguire sparisce nel nulla, per poi riapparire in “Tempesta di ghiaccio” (1997) di Ang Lee, dove ottiene il suo primo vero ruolo importante che lo fa notare al grande pubblico e alla critica.
Il successo di “Tempesta di ghiaccio” lancia Maguire come divo emergente della nuova generazione di talenti recitativi formatasi negli ultimi 4 anni a Hollywood, e la sua parte da protagonista nel bellissimo e poetico “Pleasantville” (1998) di Gary Ross sottolinea la sua recitazione asciutta, sottotono e soprattutto il suo “diventare” i personaggi che interpreta.
Gli anni successivi sono per Maguire densi di lavoro: compare in “Harry a pezzi” di Woody Allen, in “Paura e delirio a Las Vegas” di Terry Gilliam, ma soprattutto in “Le regole della casa del sidro” di Lance Hallstromm. Qui, interpretando il ruolo dell’orfano Homer Wells, si farà apprezzare ancora di più dalla critica, e anche se non riceverà la nomination all’Oscar come miglior attore il film ne otterrà sette, vincendo due delle ambite statuette.
Il 2000 è il suo anno: dopo “Wonder Boys” di Curtis Hanson accanto a Michael Douglas e “Cavalcando col diavolo” (dove ritorna a lavorare con il regista che l’ha lanciato, Ang Lee) il 26enne attore viene scelto, tra una ridda di candidati, per interpretare il ruolo di Peter Parker/Spider-Man nel lungometraggio diretto da Sam Raimi, e la scelta si rivela azzeccata.
Dopo “Spider-Man”, che diventa un successo mondiale al box office, Maguire sorprende ancora con “Seabiscuit”, pellicola in cui interpreta in maniera eccelsa il ruolo del fantino Red Pollard e che ottiene 8 nomination all’Oscar. Non solo attore, Maguire ha recentemente esordito anche come produttore con “La 25ma ora”.

Kirsten Dunst

Nata a Point Pleasant (New Jersey) il 30 Aprile 1982, Kirsten Caroline Dunst è attrice dall’età di tre anni, quando comparve per la prima volta in uno spot commerciale di una bambola. Il suo esordio sul grande schermo avviene nel 1989, in un ruolo non accreditato nel film “New York Stories”, una pellicola a episodi diretta da Martin Scorsese, Francis Ford Coppola e Woody Allen. Nel 1990 compare con un piccolo ruolo in “Il falò delle vanità” di Brian De Palma, ma il grande salto lo compie nel 1994, quando ottiene il ruolo cruciale di Claudia nel gotico e bellissimo “Intervista col vampiro” di Neil Jordan, accanto a due attori del calibro di Tom Cruise e Brad Pitt.
Con questo ruolo, la critica e il pubblico iniziano a notarla: per la sua interpretazione di Claudia Kristen ottiene la nomination al Golden Globe, vince un MTV Movie Award come attrice emergente, e compare tra le 50 personalità più belle del 1995. E tutto questo a soli 13 anni. Il successo la porta a lavorare moltissimo in produzioni che la vadono affiancare le più grandi star di Hollywood: compare in “Piccole donne” (1994) di Gillian Armstrong accanto a Winona Ryder e Susan Sarandon, in “Small Soldier” di Joe Dante e nel successo di incassi “Jumanji” (1995) di Joe Johnston accanto a Robin Williams.
Negli ultimi anni è comparsa nell’acclamata satira politica “Sesso e potere” di Barry Levinson, ha prestato la sua voce ad Anastasia nell’omonimo lungometraggio animato e, nei panni di una cheerleader , ha ottenuto un forte successo personale con “Bring it On”, film che ha sbancato i botteghini Usa e ottenuto critiche lusinghiere. Kirsten interpreta il suo personaggio più difficile ne “Il giardino delle vergini suicide” di Sofia Coppola, che ottiene un buon successo nei circuiti del cinema indipendente come il Sundance Film Festival di Robert Redford.
E’anche grazie anche a questo ruolo che la Dunst ottiene quello di Mary Jane Watson in “Spider-Man” di Sam Raimi, sbaragliando concorrenti del calibro di Alicia Witt e Kate Hudson. Un attrice che ha dalla sua non solo professionalità e bellezza, ma una serie di successi di pubblico e critica che l’hanno fatta apprezzare come uno dei talenti emergenti della nuova Hollywood.

Alfred Molina

Attore molto apprezzato e versatile, con al suo attivo la partecipazione ad oltre cinquanta produzioni cinematografiche, televisive e teatrali. Ha esordito al cinema ne “I predatori dell’arca perduta”, per poi avere un importante ruolo in “Lettera a Breznev”, in cui interpretava un marinaio sovietico. Ma la grande svolta avviene nel 1987, quando interpreta il ruolo di Kenneth Halliwell, amante di Joe Orton, in “Prick Up – L’importanza di essere Joe”, per poi apparire in altre pellicole tra le quali “Mai senza mia figlia”,“Un incantevole Aprile”, “Anna Karenina”, “La famiglia Perez” e “Bolgie Nights” di Paul Thomas Anderson, film che ha ricevuto il SAG Award come miglior interpretazione da parte di un cast in un film tratto da un’opera teatrale. Ha recentemente interpretato la parte di Diego Rivera in “Frida”, con cui ha ricevuto la nomination come miglior attore protagonista dal BAFTA e dal Screen Actors Guild.
Oltre al cinema Molina ha rivestito il doppio ruolo di attore e produttore nella sitcom della CBS “Ladies Man”, con Sharon Lawrence e Betty White. Nel 1998 ha debuttato a Broadway nella commedia “Art”, vincitrice del Tony Award. Oltre alla nomination al Tony Award come migliore attore, Molina ha anche ricevuto un Drama Desk Award per la sua interpretazione. Ha recitato nella produzione off-Broadway di Molly Sweeney, ruolo per cui ha ricevuto un Theatre World Award e una nomination al Drama Desk Award come Miglior attore debuttante. Nella sua carriera teatrale troviamo anche due ruoli in produzioni del Royal National Theatre quali “La notte dell’iguana” e “Speed the plow” di David Mamet, per il quale è stato candidato all’Olivier Award per la migliore interpretazione in una commedia. Non possiamo dimenticare inoltre “Serious Money “per il Royal Court Theatre e “The West End”. Molina ha anche ricevuto una nomination al Premio Olivier per la sua performance in “Oklahoma”, di scena al Palace Theatre.

Rosemary Harris

Nata il 19 Settembre 1930 nel Suffolk (Inghilterra), Rosemary Harris ha esordito sul grande schermo nel 1954 in “Lord Brummell”, accanto a Elizabeth Taylor, Stewart Granger e Peter Ustinov. In seguito è comparsa in numerosi film come “La pulce nell’orecchio”, “I ragazzi venuti dal Brasile” (accanto a Laurence Olivier e Gregory Peck), “Dall’altro lato della strada”, “La mia vita fino ad oggi” e “Hamlet” di Kenneth Branagh e in “The gift” di Sam Raimi, che proprio grazie a questa pellicola l’ha scelta per il ruolo di Zia May.
In televisione ha lavorato nella miniserie “A notorious woman”, per la quale ha vinto un premio Emmy, e in “Holocaust” nel 1978, che le ha valso un Golden Globe.

James Franco

Nato il 19 Aprile 1978 a Palo Alto (California), James Edwards Franco fa parte anch’esso della nuova e talentuosa generazione di attori hollywoodiani. Prima di giungere alla notorietà con “Spider-Man” è apparso in film quali “Mai stata baciata” (1999) e “Costi quel che costi” (2000) per poi ottenere un ottimo successo di critica con la sua interpretazione di James Dean nel film per la Tv “James Dean” del 2001. E’inoltre stato protagonista accanto a Robert De Niro del thriller “Colpevole di omicidio”, diretto da Michael Caton Jones, mentre recentemente ha affiancato Neve Campbell nel bellissimo “The Company” di Robert Altman. Lo vedremo presto nel film bellico “The great raid” accanto a Benjamin Bratt.

J.K. Simmons

Nato il 9 Gennaio 1955 a Detroit (Michigan), Jonathan Kimble Simmons ha esordito dapprima come cantante, grazie al suo diploma in musica conseguito presso l’Università del Montana, per poi scoprire la sua vera vocazione di attore. Inizia quindi la sua carriera teatrale negli anni ’70, dopodiché si trasferisce a New York verso la metà degli anni ’80, esibendosi a Broadway per poi arrivare alla televisione comparendo nel serial “Oz”, trasmesso dalla tv via cavo HBO. Nello stesso tempo molte le sue comparsate in numerosi film, tra i quali sono da citare “The Jackal” (1997), “Gioco d’amore” (in cui incontra per la prima volta Sam Raimi), “Soluzioni estreme”, “The Mexican” (accanto a Brad Pitt e Julia Roberts), e infine ”The Gift”, dopo il quale ottenerrà il ruolo del burbero J. Jonah Jameson, editore del Daily Bugle.

Daniel Gillies

Nato il 14 Marzo 1976 a Winnipeg, Manitoba (Canada), Daniel Gillies ha esordito come attore nel 2000 all’interno delle serie televisive “Street Legal” e “Cleopatra 2525”, per poi comparire, con piccole parti in alcune pellicole fino a “Spider-Man 2”, dove interpreta il ruolo di John Jameson, partecipazione che ne ha alzato le quotazioni. Lo vedremo infatti prossimamente nell’ennesima trasposizione di “Orgoglio e pregiudizio” nella parte di Wickham.

Elizabeth Banks

Nata a Pittsfield (Massachusettes), Elizabeth Banks ha esordito nel 2001 nella commedia “Wet hot american summer”, dopodiché ha ottenuto il piccolo ruolo di Betty Brant in “Spider-Man” nel 2002. Da allora la sua carriera ha avuto un balzo notevole, comparendo infatti come co-protagonista in “Seabiscuit” accanto a Tobey Maguire, Jeff Bridges e Chris Cooper, mentre attualmente sta prendendo parte alle riprese di “The Baxter” accanto a Glenn Close. In “Spider-Man 2”, ovviamente, è ancora Betty Brant.


Carlo Coratelli
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