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Alessandro Di Nocera

Alessandro Di Nocera

30 giorni di notte: The X-Files

Secondo l’ormai rinomata classificazione del re italiano dei b-movies Enzo G. Castellari, i film si connotano presso il pubblico fin dal titolo: se non funziona, se è troppo generico, allora si tratta di una pellicola-esticazzi?; se invece è forte e pregnante ci troviamo di fronte a un’opera-me’cojoni!
Un albo a fumetti come 30 giorni di notte: The X-Files, con tanto di Fox Mulder, Dana Scully e bocche vampiriche in copertina non può quindi che suscitare un commento alla “me’cojoni!”. E questo a prescindere dal contenuto e dalla qualità della storia. Si tratta, insomma, di un must have da esibire a mo’ di status symbol nerdistico di fronte a parenti, amici e conoscenti.
E che dire poi dell’effetto madeleine anni Novanta – con la riscoperta e il tentativo di riportare in auge uno dei franchise televisivi più famosi e amati di tutti i tempi – che va a innestarsi non soltanto sul serial fumettistico di culto ideato dallo sceneggiatore Steve Niles (da alcuni anni uno dei titoli chiave del parco testate targato Magic Press), ma anche su quella che si è trasformata, a tutti gli effetti, in un’apprezzata saga orrorifica di stampo cinematografico (finora comprendente due capitoli prodotti da Sam Raimi)?

Una perfetta trovata commerciale, quindi? Sicuramente sì. Ma anche un prodotto che sorprende sia per il rigore dell’impianto narrativo, per le scelte d’ambientazione e la buona qualità dei testi; sia per l’efficacia grafica del disegnatore Tom Mandrake, artista cinquantaseienne conosciuto dai lettori italiani soprattutto per la sua bella interpretazione di personaggi della DC Comics come lo Spettro, Martian Manhunter e Batman.

In 30 giorni di notte: The X-Files, gli scrittori Steve Niles e Adam Jones – quest’ultimo, membro chitarrista della rock band californiana dei Tool – riescono insomma a catturare lo spirito della serie TV di Chris Carter, riproducendone con gusto e passione le atmosfere raggelanti, la mitologia e le psicologie dei due protagonisti principali – l’agente Mulder, col suo insopportabile umorismo nero e la sua apertura a ogni ipotesi eterodossa, e l’anatomopatologa Dana Scully, con la sua mentalità scientifica e il suo atteggiamento scettico – e inserendole in una trama che ricostruisce in salsa postmoderna lo schema consolidato di un horror vampiresco.
Il risultato è una lettura caratterizzata dal giusto grado di suspence e tensione – che le torbide e graffiate illustrazioni di Mandrake esaltano con merito – nella quale il gioco nostalgico e fan-oriented non appare esclusivo, ma punta a tradursi in un buon racconto pieno d’azione e di mostri assetati di sangue.

Da evidenziare, infine, inoltre, le belle ed evocative cover del napoletano Andrea Sorrentino, talento nostrano conosciuto per i suoi contributi a serie come I, Vampire della DC Comics e God of War della WildStorm.

Bouncer: L'integrale 2

Barro City, un polveroso villaggio sperduto nel deserto del sud-ovest degli Stati Uniti. E in questo luogo che sembra abbandonato dalla grazia divina, ma non dal male che alberga nel cuore degli esseri umani, sorge il saloon Infierno, un locale frequentato dalla peggiore feccia e la cui sorveglianza è affidata a Bouncer, un oscuro buttafuori armato di fucile.
Bouncer, monco di un braccio, nasconde un passato doloroso e tormentato e vive in una dimensione sospesa tra un realismo crudo, sanguigno e una spiritualità ricca di simboli esoterici e religiosi. Perché la regione dove Barro City sorge e in cui Bouncer si muove, non costituisce soltanto una semplice ambientazione geografica, quanto piuttosto una rappresentazione per immagini dell’animo umano.

Aperta nel 2001 col volume intitolato Un diamante per l’Aldilà, la saga di Bouncer – di cui oltralpe l’editrice Les Humanoides Associés ha pubblicato sette volumi, l’ultimo dei quali nel 2009 – si colloca tra i capolavori assoluti nella pur copiosa produzione fumettistica di Alejandro Jodorowsky. Ed è proprio per tale motivo che, dopo anni di pubblicazioni incomplete e disordinate da parte di altri editori, la proposta organica e compendiale di questo titolo sorprendente – effettuata in Italia dalla romana Magic Press attraverso un dittico di libri dal formato accattivante e dal prezzo contenuto – appare ancora più preziosa e meritevole di attenzione.
Western sui generis, legato a doppio filo con quanto l’artista cileno aveva fatto nel 1970 col suo film d’esordio – il visionario ed estremo "El Topo" – Bouncer trova in Francois Boucq uno straordinario visualizzatore grafico, capace di infondere credibilità, profondità, vigore e magia a uno scenario selvaggio e distante, dal quale il lettore – grazie a inquadrature vertiginose e a uno storytelling agile e sempre originale – viene letteralmente fagocitato.
In un impianto d’azione e avventuroso apparentemente non inedito, che a prima vista sembra riprodurre certi schemi narrativi mutuati da pellicole western revisioniste, violente e sopra le righe come "Lo straniero senza nome" o "Il texano dagli occhi di ghiaccio" – entrambe dirette da Clint Eastwood – Jodorowsky e Boucq riescono a piazzare sottotesti metaforici e psicanalitici che amplificano e talvolta sovvertono il senso lineare e superficiale degli intrecci.
Ogni luogo e ogni personaggio, in Bouncer rimanda, infatti, a qualcos’altro: Bouncer, per esempio, è l’uomo razionale che però si ritrova sempre in bilico sul baratro delle passioni, sempre attratto dal suo retaggio animale, sempre incompleto (il fatto che i personaggi delle opere di Jodorowsky siano spesso mutilati di qualche arto od organo ci dice molto in tal senso) e affamato di qualcosa di proibito. Non per niente cerca di sovrintendere a quanto accade nel saloon Infierno che non è altro che una rappresentazione simbolica dell’Es freudiano. Non lontano dall’Infierno c’è, poi, la dimora di Yin Li, una ragazza cinese innamorata di Bouncer, che si esprime per aforismi e che incarna la dolcezza e la forza dei sentimenti.
Il “gioco” di Jodorowsky, impegnato a disseminare di segni e significati nascosti la sua narrazione, rimanda direttamente alle sue teorizzazioni sulla cosiddetta Psicomagia, dove gli atti liberatori compiuti dall’individuo e il riconoscimento dei simboli che lo circondano sono essenziali per la cura dell’anima, chiamata a depurarsi dai veleni che la percorrono e che hanno quasi sempre origine dalle influenze familiari.
Fin dal primo ciclo di Bouncer (proposto nel 2009 dalla Magic Press all’interno del primo volume della collana integrale), il protagonista ha dovuto, quindi, superare delle vere e proprie quest salvifiche che, dietro orge di violenza sanguinaria e perversioni sessuali, celano percorsi di ricerca trascendente. Elemento che fa deviare spesso la logica delle trame nella dimensione del fantasy, in una commistione impossibile tra l’epica di John Ford e lo spiritualismo di Carlos Castaneda, tra gli “effettacci” della letteratura pulp e la psicanalisi junghiana. E nel secondo volume dell’integrale di Bouncer la formula non cambia, anzi: i risvolti surreali assumono toni ancora più raffinati e i personaggi grotteschi, mostruosi, deformi (caratteristici dell’intera narrativa di Jodorowsky) invadono maggiormente la scena.

La storia, divisa in due atti – La vedova nera e Cuore doppio – ruota intorno a una tenebrosa dark lady, Carolyn Harten, che con l’ausilio di una banda di desperados dell’esercito e un grottesco criminale chiamato Axe-Head (nel suo cranio è conficcata la lama di un’ascia che non può essere rimossa), tenta di impadronirsi delle terre che circondano Barro City, aride in superficie ma ricche d’acqua nel sottosuolo.
Il tema del doppelgänger; la sensualità cieca e sfrenata che ottenebra la mente dell’uomo guidandolo verso la rovina; l’aspirazione all’elevazione sociale e culturale che si scontra con l’impossibilità di scendere a patti con la propria natura bestiale; l’elemento dell’acqua come immagine fluida della fonte della vita: tutto questo percorre la vicenda di cui Bouncer si ritrova per l’ennesima volta protagonista.

Boucq, col suo tratto avvolgente e inquieto, fa deflagrare tutta la carica surreale e paradossale del racconto attraverso delle soluzioni grafiche audaci e affascinanti (magnifica la sequenza in cui Bouncer cavalca verso il tramonto, mentre la natura, tutt’intorno a lui, si trasfigura in simboli sessuali) e la visualizzazione di luoghi immaginifici e fiabeschi (la dimora di lady Harten, incuneata nell’oscurità di un canyon) o pervasi da una torbida religiosità (l’oasi di verde che si apre nel deserto come un eden e in cui appare anche l’ombra del serpente diabolico).
E alla fine, la drammatica risoluzione del racconto, che si chiude con la morte, concreta e allegorica insieme, di vari personaggi, non può non trasmettere al lettore un indefinibile senso di straniamento e un senso di liberazione catartica.

Speciale Bouncer: L'integrale

Bouncer_presentazioneSono già alcuni anni che la Magic Press si impegna a proporre nel nostro Paese - nella collana "Les 400 coups" - i volumi “integrali” che raccolgono le opere firmate da Alejandro Jodorowsky.
Volumi come la raccolta integrale de La saga dell’Incal (capolavoro grafico del compianto Moebius), Il lama bianco e Juan Solo (disegnati dal pluripremiato Georges Bess), il fantascientifico Megalex (illustrato da Fred Beltran) o il grottesco fantasy Faccia di Luna (una produzione, improntata su tavole realizzate da Francois Boucq, dell’editore Casterman) rappresentano un canale privilegiato per accedere non solo ai mondi magici ed esoterici di Jodorowsky, ma anche ai lavori di alcuni degli artisti più rappresentativi della bande dessinée francese.

Per il lancio del secondo volume dell’integrale di Bouncer, la Magic Press ha organizzato a Roma per il 29 marzo, alle 18 e 30, presso l’Espero Multidesk (in via Valle Corteo 75, zona Montesacro)  una presentazione in grande stile che coinvolgerà ospiti prestigiosi: il giornalista Renato Pallavicini (referente storico per la narrativa a fumetti del quotidiano “L’Unità”), Andrea Fornasiero (collaboratore della rivista “Film TV” e autore per Rai 4 di programmi come "Wonderland" e "Mainstream") e Pasquale Ruggiero (direttore editoriale della MP). A moderare l’incontro, Riccardo Corbò, ex collaboratore della Magic Press ed attuale giornalista della RAI (a sua firma la preziosa rubrica on line TG3 Comics).
Un’occasione unica per lasciarsi coinvolgere, guidati da voci esperte, dal fascino e dalla complessità di un corpus narrativo, poetico e filosofico tutto da esplorare.

Noi di Comicus, oltre a invitarvi a partecipare all'incontro, vi offriamo la visione di quattro tavole del secondo volume di Bouncer in alta definizione, e i link alle recensioni dei due volumi, entrambi editi da Magic Press, il primo uscito nel 2009 e il secondo uscite poche settimane fa.

Buona Lettura!

Bouncer: L'integrale 1

Bouncer: L'integrale 2

La sagra dei pupazzetti UPDATE 2

UPDATE 7/2/2011
In fondo all'articolo trovate la replica dell'autore del pezzo, il nostro Alessandro Di Nocera, alla mail di Giorgio Messina.

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UPDATE 5/2/2011
Pubblichiamo, in calce all'articolo, la mail di Giorgio Messina (Presidente e Rappresentante Legale Associazione Culturale Cagliostro E-Press editore di Fumetto d’Autore – Il Magazine della Nona Arte e dintorni) che pubblichiamo integralmente in base al diritto di replica.

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camerata_cortoApro senza indugi dicendolo chiaro e tondo: la recente querelle scatenatasi sulla stampa web e cartacea a proposito di “Camerata Corto Maltese” – sciocco e delirante titolo di una conferenza su Hugo Pratt e sulla sua creatura più celebre, promossa dal centro sociale d’ispirazione fascista CasaPound – ha aperto squarci inediti sulla condizione culturale che permea l’attuale mondo del fumetto italiano. Una situazione che evidentemente risente del pesante, magmatico, adiposo status sociale e politico che soffoca il nostro Paese in un abbraccio informe.

Il titolo “Camerata Corto Maltese” è stato presentato (ma sarebbe meglio dire “spacciato”) come una provocazione, come una trovata atta a creare uno spazio mediatico all’evento. Già, una “provocazione”: la stessa manfrina che da anni ci propinano la Destra italiana (che trova la sua massima espressione di massa nel PDL berlusconiano) e la Lega Nord, fedele alleato dei conservatori/reazionari/fascisti (non hanno neanche loro idea di quale identità attribuirsi) che governano oggi l’Italia. Perché è a colpi di “provocazioni” – lanciate con un sorriso ora rassicurante, ora beffardo dipinto sul volto – che gli attuali esponenti di governo cercano di frantumare le basi fondanti della democrazia e dello stato sociale nel nostro Paese.
Si mettono in discussione il 25 aprile, il 2 giugno, il Primo maggio? Si tratta di semplici provocazioni volte a rafforzare la sana dialettica politica.
Si cerca di riabilitare la Repubblica di Salò? È una provocazione che intende riconciliare le due anime della nazione.
Si mette in discussione l’unità d’Italia? Trattasi di una provocazione ideologica per forzare la mano su un federalismo reale.
Si attaccano i dipendenti pubblici dipingendoli come “fannulloni”? È una salutare provocazione tesa a far progredire i rapporti lavorativi tra lo Stato e i suoi stipendiati.
Eccetera, eccetera, eccetera.
Sono ben note le “salutari” provocazioni della Destra nostrana. E la “provocazione” di “Camerata Corto Maltese” rappresenta – nel suo specifico più o meno piccolo, più o meno importante – l’ennesimo, chiaro tentativo di appropriazione indebita (con relativa legittimazione dell’assunto base su cui intende reggersi) di un autore e di un personaggio che di conservatore/reazionario/fascista non posseggono proprio nulla. E sui quali, quindi, gli esponenti culturali della Destra italiana (scusateci la contraddizione in termini) non possono accampare assolutamente niente.

La cosa che mi ha, tuttavia, lasciato ancora più sconcertato è la relativa facilità con cui il mondo del fumetto nostrano ha liquidato la questione.
Che il comunicato stampa della conferenza organizzata da CasaPound abbia ricevuto la sua massima cassa di risonanza sul sito Fumetto d’Autore.com ha di sicuro contribuito a relegare la notizia nell’ambito delle assortite e riconosciute velleità critico-giornalistiche che il magazine online animato da Alessandro Bottero e Giorgio Messina tenta quotidianamente di smerciare. Un sito generalmente poco attendibile, fazioso e rancoroso come Fumetto d’Autore.com può generare soltanto un’automatica indifferenza. E il fatto che sia orientato verso la Destra nazionale più retriva porta a un’assuefazione, nella lettura dei suoi contenuti, che tende a far scivolare tutto in un marasma di spuntate e poco significative “provocazioni”.
Il fatto, poi, che le azioni promosse da CasaPound siano, con ogni probabilità, reputate di nicchia e quindi poco influenti nell’ambito di un discorso più ampio sul fumetto inteso come veicolo culturale e ideologico, ha prodotto il resto. È molto più facile, forse, ignorare l’azzardata affermazione promossa da un gruppo considerato – a torto o a ragione – marginale che lanciarsi in una diatriba con qualcuno che, nella sua manifesta ottusità, vanificherebbe qualsiasi ragionamento sensato.
Eppure non può lasciare freddi e insensibili il fatto che mentre a rimarcare il vibrato antifascismo del Maestro di Malamocco e di Corto Maltese scendevano in campo Lele Vianello e Guido Fuga (strettissimi collaboratori di Hugo Pratt), mentre Silvina Pratt (il cui libro biografico “Con Hugo” rappresenta addirittura un cavallo di battaglia di quella critica di Destra che tenta di ricondurre il genitore nel proprio ambito ideologico) si mostrava addirittura inviperita contro l’indegna forzatura di CasaPound, un'importante firma del mondo del fumetto come Gianni Bono, intervistato da un giornalista del "Corriere della Sera", si limitava laconicamente a dire: “Ognuno può vedere nei fumetti ciò che vuole, per cui non vedo la ragione di contestare l’iniziativa. Di certo però Pratt non ha mai pensato di dare al suo personaggio una connotazione politica, né di Destra né di Sinistra. […] Hugo (…) era apolitico.”

Bono non sembra rendersi conto che quando afferma “Ognuno può vedere nei fumetti ciò che vuole” compie un salto indietro nel tempo di mezzo secolo, riducendo immediatamente il medium fumettistico a banale intrattenimento per cerebrolesi (in letteratura, nel cinema, nel teatro la critica avrebbe coscientemente stigmatizzato una tale dichiarazione). E dimentica, di seguito – incredibile a dirsi – che Hugo Pratt e l’intera saga di Corto Maltese costituiscono un vero e proprio patrimonio della narrativa italiana contemporanea. Un patrimonio che è tale proprio perché intriso di idee e concetti talmente forti e riconoscibili da renderlo unico. E seppure l’opera omnia di Pratt appare attraversata da grandi ambiguità, ciò non impedisce di comprendere quali siano i valori che la permeano (e, di pari passo, quelli che di fatto NON vi prendono posto). Pratt e il suo marinaio avventuriero sono latori, eccome, di una precisa visione politica del mondo (e “politica”, fino a prova contraria, è una parola meravigliosa). Negarlo significa rinnegare la profondità e la complessità dell’artista e della sua creazione.

Anche un operatore culturale importante e attento come Michele Ginevra, nel suo sempre interessante e personale spazio di commento – denominato “(Sono io che ho aperto questo blog)” – sembra paradossalmente sottovalutare la questione, riducendola a una semplice questione extra-testuale di Destra/Sinistra (considerata come obsoleta) e ribadendo anch’egli l’apoliticità di Pratt e di Corto Maltese.
È necessario ricordare che il sito Fumetto d’Autore.com – tenendo fede alla sua tradizione di livorosa acrimonia – si è scagliato più volte in maniera inconsulta e ingiustificata contro Ginevra e l’associazione da lui coordinata, il prestigioso Centro Fumetto Andrea Pazienza di Cremona. Questo deve aver spinto Ginevra – persona onesta e perbene – a essere più accorto e circospetto del solito sull’argomento, onde evitare di essere ulteriormente aggredito da quella masnada di scalzacani (intellettualmente parlando) che tanta apertura aveva concesso all’iniziativa di CasaPound.
Ginevra, cercando di rintuzzare le velleità della Destra nostrana, cercando di sgonfiarne le pretese, si limita quindi a commentare – dopo aver comunque ironizzato sulle partenze in quarta di CasaPound e di Fumetto d’Autore.com – che le vecchie contrapposizioni politiche sono scomparse e che, perciò, il titolo “Camerata Corto Maltese” è sbagliato in partenza già solo per questo. Punto.
Ma il buon Michele non si rende conto che in questo modo fa il gioco di una parte politica tanto aggressiva quanto incosciente (ripetiamo: è conservatrice? È reazionaria? È fascista? Non si sa). Perché Silvio Berlusconi, il maggior esponente politico della Destra in Italia, questa contrapposizione continua a riproporla senza soluzione di continuità (comunisti-comunisti-comunisti, la sinistra-la sinistra-la sinistra, i rossi-i rossi-i rossi, ecc.). Perché mentre la Sinistra italiana vaga, per colpe proprie, senza un’identità precisa, la Destra che si dichiara post-fascista (o pop-fascista) ne approfitta e si arrocca proprio intorno ai simboli e alle parole d’ordine del fascismo. Per imporsi come una realtà politica forte, credibile e rassicurante.
In soldoni: mentre tutti i bravi critici del fumetto se ne stanno zitti perché tanto Sinistra e Destra non esistono più, perché quelli di CasaPound sono innocui, perché Fumetto d’Autore.com è una schifezza di sito, i “camerati” veri cercano, quatti quatti, di imporre il proprio predominio culturale ANCHE impadronendosi di opere e personaggi (a fumetti, nel nostro caso specifico) che non appartengono al loro universo ideologico. Gli stessi “camerati” che fanno capo a quella Destra sfasciata che vince le elezioni a Roma e che sale al Campidoglio alzando il braccio per fare il saluto romano, quella Destra nostalgica che si esalta a ricordare i membri della X MAS (di cui Pratt fece parte per brevissimo tempo), quella Destra barbina che eleva a icona il barone controrivoluzionario e pro-zarista Ungern Romain Sternberg (che compare in “Corte Sconta detta Arcana” come nobile avversario di Corto Maltese); quella Destra furbastra che ha tutto l’interesse a far credere al popolo di essere qualcosa di diverso dal Fascismo, restando però tale e quale al Fascismo.
Ma Corto Maltese (e Hugo Pratt assieme a lui) è antifascista. Può piacere ai militanti della Destra italiana, ma è antifascista. Può non essere di Sinistra (il punto non è questo, non ce ne può fregare di meno se lo è o non lo è), ma è antifascista. E, a suo modo, un rivoluzionario. E ha combattuto nelle Brigate Internazionali. E all’inizio degli anni Venti ha preso a calci nelle palle i militanti delle squadracce. E non era affatto amico – come chiaramente esplicitato in “Corte Sconta detta Arcana” – di Ungern Romain Sternberg.
Quindi la Destra italiota (che è, sempre e comunque, fascista dentro) è costretta a falsificare la realtà con delle risibili forzature.

E che i simboli della Destra siano sempre quelli fascisti lo dimostra, ancora una volta, Roberto Alfatti Appetiti, uno dei relatori del dibattito “Camerata Corto Maltese”, che guarda caso intitola il suo recente saggio sul mondo del fumetto italiano “All’armi siam fumetti” (sottotitolo: “Gli ultimi eroi… d’inchiostro”, Il Fondo, €12,50). L’ennesima “provocazione” che evidentemente solo i parrucconi, i seriosi boiardi dell’evanescente Sinistra potrebbero tacciare di Fascismo.
“All’armi siam fumetti” (sagace e non casuale citazione dell’inno di Ferretti, datato 1919: “All’armi siam fascisti/terror dei comunisti (…) Del bolscevismo siamo gli avversari/ perché non voglion Patria né Famiglia…”) si basa su una raccolta di articoli di Alfatti Appetiti pubblicata su “Il Secolo d’Italia”. Chi ha avuto l’opportunità di leggerne una parte sul quotidiano cartaceo oppure in Rete sa già a cosa si va incontro: un tripudio di ideologia destrorsa appiccicata alla bell’e meglio sui personaggi e sugli autori più disparati della narrativa disegnata italiana e internazionale.
Ma fin qui va tutto bene: è cosa buona e legittima che Alfatti Appetiti ne scriva, così come è bello, salutare, divertente, istruttivo leggere opinioni e giudizi diversi dai propri. Soprattutto perché mi fanno comprendere cosa NON vorrei mai scrivere e soprattutto perché mi guarderei bene dal farlo.
La perplessità maggiore nasce, però, quando sulla copertina del libro di Alfatti Appetiti si legge che l’introduzione è di Roberto Recchioni, sceneggiatore noto principalmente per il suo lavoro su John Doe e Dylan Dog, nonché titolare di un seguitissimo blog (“Dalla parte di Asso Merrill”), capace di regalare commenti e spunti di riflessione talvolta non condivisibili, ma di sicuro brillanti e mai banali.

Però, a questo punto, è necessario fare un lungo passo indietro: Michele Ginevra, nello stesso intervento menzionato più su, si lamentava del fatto che la questione relativa a “Camerata Corto Maltese” non avesse permesso di aprire un dibattito più ampio e interessante sul rapporto tra fumetti e politica. Le ragioni, per Ginevra, sono implicite e non vengono pronunciate. Per me invece sono più che esplicite: se un dibattito del genere deve passare attraverso i valori neo-fascisti di CasaPound e la “volontà di potenza” di Giorgio Messina e Alessandro Bottero (capaci di trasformare per una decina di giorni Fumetto d’Autore.com nel teatro di uno psicodramma teso ad affermare la legittima appartenenza di Pratt e Corto Maltese alla cultura della Destra italiana, qualunque cosa essa sia), allora è impossibile, prima ancora che inutile, impostarlo o prendervi parte.
Eppure una sua legittima risposta Ginevra ce l’ha sotto gli occhi: in Italia fumetto e politica viaggiano ormai su due binari separati. Nell’epoca del comics journalism e del pieno riconoscimento artistico conquistato dalla narrativa disegnata, i fumetti italiani – salvo rare e gloriose eccezioni – si sono ritirati in buon ordine da un vera lettura politica del Paese.
Mettendo da parte la satira e le vignette, quali sono oggi infatti le storie italiane narrate attraverso l’arte sequenziale che riescono a reggere il passo di film come “Il Divo” di Paolo Sorrentino, “Gomorra” di Matteo Garrone o “Vincere” di Marco Bellocchio, di libri come “De Profundis” di Giuseppe Genna o “I traditori” di Giancarlo De Cataldo, di spettacoli teatrali come “Santos”, “Piazza d’Italia” o “Una giornata qualunque”, persino di una serie TV come “Romanzo Criminale”?
A fronte di un autore come Marco Rizzo – già, Marco Rizzo, fondatore di Comicus.it – che con i libri dedicati a Ilaria Alpi, a Peppino Impastato e a Mauro Rostagno ha fornito non solo un esempio di impegno civile ma anche una notevole lezione di giornalismo applicato alla sceneggiatura di fumetti, quanti altri cartoonist nostrani si sono addentrati nel territorio del comics journalism solo perché certi di ricevere, in tal modo, qualche menzione sulle pagine politiche e culturali dei quotidiani (per la gloria, per vendere qualche copia in più e per fare curriculum)? Chi riesce a sostenere, in chiave ampia e popolare, un serio confronto con quello che propongono oggi Pagani & Caluri col loro Don Zauker? Chi riesce oggi a replicare un immaginario unico come quello di Makkox che con le storie de Il Canemucco ha cercato di coniugare come non mai intimismo e respiro epico, denuncia ed emozioni forti?
Bene, a fronte di tutto questo c’è il nulla. O, peggio ancora, l’indifferenza. E l’inconsapevolezza. E il menefreghismo.

Controprove? Ancora la questione “Camerata Corto Maltese”. Ecco la (non) presa di posizione della Rizzoli/Lizard, licenziataria delle opere di Hugo Pratt: “Qualcuno si sta chiedendo se è legittimo attribuire a un personaggio dei fumetti un colore politico o qualsivoglia assonanza a qualche ideologia o corrente di pensiero. Qualche anno fa abbiamo visto lo striscione di Corto Maltese appeso sul palco del grande concerto del Primo maggio in Piazza San Giovanni a Roma. Oggi (o meglio un paio di giorni fa) leggiamo sul Corriere della Sera che adesso Corto si tinge di nero”.
Punto e basta.
Cos’è questa sorta di implicito e sibillino giudizio salomonico della Rizzoli/Lizard? Cos’è questo improvvido accostamento tra il Concerto del Primo maggio e le pretese di un’associazione di derivazione fascista come CasaPound? Possibile che l’ufficio stampa di questa casa editrice non si sia posto nemmeno il problema – coordinandosi magari con la dirigenza e tenendo conto delle opinioni di autori come Vianello e Fuga – di ribadire che Hugo Pratt e Corto Maltese sono, comunque la si pensi, antifascisti? Possibile che una casa editrice di qualità come la Rizzoli/Lizard non mostri perlomeno un atteggiamento di rispetto “costituzionale” che tuteli oltretutto da pretese neofasciste il nome e l’opera di un suo autore?
Ma questo è niente. Torniamo a Roberto Recchioni e ad Alfatti Appetiti. Quest’ultimo, intervistato su Fumetto d’Autore.com da Giorgio Messina – che a Recchioni ha tentato più volte di rifilare fiacche e incomprensibili bastonate – si produce in risposte che mettono in mostra tutta la sua orgogliosa appartenenza alla sciapa Destra italiota.
Nell’ordine, Alfatti Appetiti definisce La Ministronza di Alessio Spataro – che prende rudemente in giro la figura del Ministro della Gioventù Giorgia Meloni – come un’operazione di killeraggio politico malamente mascherata da satira, e poi ribadisce che considerare Corto Maltese come antifascista è altrettanto strumentale che definirlo camerata (glielo voglio ricordare: Corto Maltese va incontro al suo epilogo avventuroso militando, come ci rivela Hugo Pratt in persona, nelle Brigate Internazionali). Poi si lascia andare – su invito di Messina – a questioni più generali chiedendosi anch’egli, tra le altre cose, se sono ancora valide categorie novecentesche come quelle di Destra e di Sinistra (commette un errore: sono settecentesche, risalgono alla Rivoluzione Francese) e di trovare avvilente l’uso politico del gossip (che, gli faccio ricordare anche questo, è un capo di difesa usato da Berlusconi e dai suoi accoliti per mettere a tacere le merdate di cui sono protagonisti. E questo prima ancora del caso Fini-Tulliani-Montecarlo).
Ebbene, come può Roberto Recchioni scrivere un’introduzione al libro di Alfatti Appetiti e poi andarsene tranquillamente a realizzare un fumetto (sulla conquista del West e sullo sterminio dei pellirosse americani) pubblicato per un inserto de Il Manifesto?
Sì, lo so, Recchioni è uno che ama il maledettismo delle rockstar e ama giocare col personaggio “fuori dagli schemi” che si è saputo cucire addosso. Di certo le belle parole che diverse volte gli ha dedicato Alfatti Appetiti (che lo ha pure intervistato, effettuando una sorta di esegesi delle sue possibili simpatie di Destra) gli hanno fatto piacere. Però la cruda realtà mi dice che Recchioni, una firma ormai importante e consolidata del fumetto italiano contemporaneo, mentre pubblica su Il Manifesto si pone “cheek-to-cheek” con un giornalista de Il Secolo d’Italia che, a sua volta si sta legando a un sito destrorso, Fumetto d’Autore.com, che ha cercato più volte di “lapidare” lo sceneggiatore romano per cause non meglio chiarite.
Vogliamo andare oltre? Recchioni, che più volte nel suo blog ha stigmatizzato le derive del berlusconismo, ben evidenziandone le parole d’ordine-trappola, si trova ad avvalorare e a promuovere l’operato di un saggista che parla, a proposito del lavoro di Spataro, di killeraggio mediatico per poi tirare fuori il refrain berlusconiano dell’uso politico del “gossip” (e ribadiamo “berlusconiano”, anche nel caso Alfatti Appetiti fosse un simpatizzante di Fini).

Per concludere, non me ne voglia Recchioni, che rispetto come persona e come autore e che ogni volta che viene preso di mira da Fumetto d’Autore.com ha, a prescindere da tutto, la mia piena solidarietà. Ma la sua è una vicenda esemplare che non poteva essere ignorata.
Che posizione occupa il fumetto italiano nel reale dibattito sociale politico e culturale interno al nostro Paese? Da che parte sta? Quale considerazione “politica” ha del proprio passato e dei propri “classici” (Corto Maltese, lo Sconosciuto, Mister No, Ken Parker, Kriminal, Dylan Dog, il Commissario Spada, Lupo Alberto, Julia, Rat-Man, ecc.)? Come si rapporta davvero alle sfide comunicative che gli si pongono davanti? Riesce a produrre oggi idee, tendenze, concetti duraturi e influenti, rivolti al grande pubblico? Guarda alla nazione e al mondo o è autoreferenziale? È un valido strumento di comunicazione oppure produce soltanto pupazzetti di carta?

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Update

Egregio Dott. Marco Rizzo,

Le scrivo in merito all’articolo “La sagra dei pupazzetti” a firma di Alessandro Di Nocera e apparso il 3 febbraio 2011  sul sito Comicus.it di cui Lei è proprietario e legale rappresentante. Constato che nonostante Comicus si sia recentemente rinnovato graficamente, purtroppo continua a perpetrare errori vecchi di anni che ne minano, anche in questa occasione, la professionalità di operatori dell’informazione che vantano 10 anni di esperienza on line e nel settore.

Constato che la collaborazione tra Comicus e il sedicente critico Alessandro Di Nocera è funestata per la seconda volta, in pochi anni, dalla forzata etichettatura politica dell’Associazione Cagliostro E-Press e delle sue attività editoriali, come già era accaduto nella rubrica Not One of Us del 18 aprile 2008.

Nell’articolo “La sagra dei pupazzetti”, Di Nocera definisce Fumetto d’Autore (www.fumettodautore.com) come “orientato verso la Destra nazionale”, e “un sito destrorso”. Ma il Di Nocera, nel 2011 come nel 2008, non può affibbiare alcuna etichetta politica al “Magazine della Nona Arte e dintorni” diretto da Alessandro Bottero - professionista del fumetto da più di venti anni -, perché l’editore di Fumetto d’Autore è l’Associazione Culturale Cagliostro E-Press. Questa informazione è reperibile da chiunque nella pagina “Chi siamo” del sito di Fumetto d’Autore. Come è  ulteriormente da chiunque reperibile che sul sito dell’Associazione è reperibile l’Articolo 2 dello Statuto della Cagliostro E-Press che indica che: “L'Associazione si propone di diffondere e promuovere il fumetto attraverso attività editoriali, espositive e formative. L'Associazione è apolitica e apartitica."

La prova provata dell’apoliticità a apartiticità del sito, così come del suo editore, casomai ce ne fosse bisogno, consiste nel fatto, anche questo reperibile da chiunque, che su Fumetto d’Autore si è parlato dell’incontro “Camerata Corto Maltese, riportando tutte le opinioni che siamo riusciti a raccogliere, da Lele Vianello (da noi intervistato), a Guido Fuga e Casa Pound (di cui abbiamo pubblicato lo scambio di lettere apparse anche sui giornali), a Rizzoli-Lizard e Corto Maltese stesso. Abbiamo inoltre arricchito il dibattito nato intorno all’iniziativa con il reportage dell’incontro al centro della “querelle” e degli articoli di commento dove vengono espresse ulteriori opinioni di vario genere. Per completare al meglio l’informazione attorno all’evento, alla polemica scoppiata a latere,  è stato anche proposto ai lettori l’audio integrale dell’incontro per permettere a chiunque di farsi una propria opinione circa quanto raccontato. Fumetto d’Autore ha dunque, come è sotto gli occhi di tutti, rispettato quella pluralità dell’informazione che è alla base di un buon media di informazione, sia esso generalista che di settore, e non ci vuole essere giornalisti professionisti o scrivere su Repubblica o l’Unità per potersene accorgere.

Alla luce di ciò, l’Associazione Cagliostro E-Press ritiene diffamatorio che si parli di Fumetto d’Autore come “un sito generalmente poco attendibile, fazioso e rancoroso”, così come scritto da Di Nocera.  Essendo Lei, Egregio Rizzo, giornalista professionista, come si evince dalla sua biografia riportata su internet, sono certo che non ci sarà bisogno di appellarsi alla sua deontologia professionale per riconoscere che Di Nocera nel suo articolo ha scritto diverse imprecisioni che sono insostenibili e lesive dell’immagine dell’Assocazione e del sito. Pertanto le chiediamo la rettifica, nel più breve tempo possibile, dei giudizi, sia politici, che di merito, rivolti da Di Nocera a Fumetto d’Autore perché, come dimostrato, non sussistono e non sono ascrivibili al diritto di critica. Espressioni come “masnada di scalzacani (intellettualmente parlando)” è un insulto non un giudizio critico.

Accordarci la rettifica, Egregio Rizzo, non solo è un atto dovuto, ma un atto di professionalità che può solo fare bene al giornalismo di settore on line. In caso non dovesse acconsentire alla nostra richiesta di rettifica, constateremo che siete una “masnada di dilettanti” e ci rivolgeremo in tutte le sedi opportune per ottenere quanto richiesto, che crediamo sia nostro preciso diritto e vostra precisa responsabilità.

In attesa di un vostro positivo riscontro, porgo distinti saluti.

Dott. Giorgio Messina
Presidente e Rappresentante Legale
Associazione Culturale Cagliostro E-Press
editore di
Fumetto d’Autore – Il Magazine della Nona Arte e dintorni
www.fumettodautore.com

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Update 2

Egregio Sig. Messina,

mi dispiace constatare come il sistema dei due pesi e delle due misure continui a essere parte integrante dell’orizzonte culturale di Fumetto d’Autore.com. In pratica: a voi è concesso insultare, disprezzare e ingiuriare a man bassa chiunque vi aggradi, mentre non sopportate i giudizi – per quanto salaci e nient’affatto offensivi nei confronti delle vostre persone fisiche, della vostra moralità e/o della vostra etica professionale – che vi vengono rivolti.
Il pezzo “La sagra dei pupazzetti” si basa, tra le altre cose, sull’oggettiva constatazione delle dinamiche che muovono il sito di cui lei è co-responsabile. E in pratica rappresenta un invito a migliorarlo, per quanto vi è possibile.
.
Ribadisco: Fumetto d’Autore.com è, a mio giudizio, poco attendibile, come dimostrano i molteplici scivoloni che – anche solo volendo andare ad analizzare quanto pubblicato nell’ultimo mese – lo caratterizzano. Nei suoi ultimi editoriali, per esempio, il sig. Bottero attribuisce al sottoscritto, dopo aver “lurkato” in un forum di discussione, un articolo giornalistico che non ha mai scritto (un fantomatico resoconto sulla conferenza “Camerata Corto Maltese” che non ha mai trovato posto su alcuna testata) e al sig. Andrea Gadaldi un implicito invito (mai pronunciato) allo scaricamento illecito di materiale coperto da copyright.
E questo solo per citare due casi recenti al centro di due EDITORIALI (e non di recensioni o segnalazioni marginali).

Ribadisco: Fumetto d’Autore.com è fazioso perché, nel suo apparente ecumenismo, manifesta, in realtà, tutte le sue simpatie e antipatie e non nasconde una certa "virulenta" visione politica. Gli articoli correlati a“Camerata Corto Maltese”, per esempio, sono palesemente ancorati a una regia di parte che riporta tutto a un unico pensiero. Nulla di male, per carità, se un sito vuole essere fazioso ne ha tutto il diritto. Ma non può pretendere che altri non lo giudichino fazioso.

Ribadisco: Fumetto d’Autore.com è, a mio giudizio, rancoroso. Lo si nota dagli editoriali sbeffeggianti, dagli approfondimenti sardonici, dalla palese acrimonia con la quale vengono trattati alcuni autori, alcune realtà web ed editoriali e alcuni personaggi del mondo del fumetto italiano. Tra i primi nomi che mi vengono in mente: Matteo Stefanelli, Michele Ginevra, Roberto Recchioni, Marco Rizzo, Andrea Gadaldi, il sottoscritto, il sito MangaForever (i cui redattori vengono definiti "trote salmonate"), Giovanni Di Gregorio, Claudio Stassi e così via.
Vogliamo poi parlare dei sostantivi, degli aggettivi e dai verbi che vengono utilizzati da lei e dai suoi collaboratori? “Sedicente critico”, “pennaiolo”, “infanga”, "leccaculo", “cialtroneggiare”, "minchiate".
Mi perdoni, Sig. Messina, ma da questo punto di vista Fumetto d’Autore.com non ha nulla da recriminare, anzi trovo scorretto e di cattivo gusto che lei si picchi di essere stato oggetto di appellativi come “manica di scalzacani (intellettualmente parlando)” senza che le sia mai passato per la testa di chiedere scusa al sottoscritto per averlo definito “sedicente critico” e “pennaiolo”. E questo anche nel corso di un'intervista a una terza persona, Roberto Alfatti Appetiti, che, tra l’altro, non ha fatto nulla per invitarla a una maggiore equidistanza.

Ultima controreplica a proposito dell’apartiticità e dell’apoliticità dell’associazione da lei presieduta (che non viene citata nel pezzo e della quale preferisco non conoscere l’attività esterna al sito). Be’, questo è un vostro problema di identità: se, in quanto associazione, siete obbligati a essere apolitici e apartitici (presumibilmente per questioni che esulano dai miei interessi) ciò non traspare da quanto è possibile leggere all’interno del sito Fumetto d’Autore.com (prodotto a cui faccio riferimento).
Francamente non capisco dove sia il problema: voi stessi sostenete (a ragione) che non c’è nulla di male a essere di Destra e non pochi articoli che appaiono su Fumetto d’Autore.com si mostrano sprezzanti nei confronti di qualsiasi pensiero di Sinistra (l’ultimo a proposito del Sandokan rivisitato da Paco Ignacio Taibo II). Quindi? C’è qualcosa che non deve essere detto? Bisogna, per qualche motivo, “sotterrare” questo aspetto? No, non mi risponda: non importa (non mi interessa fare del giornalismo d'inchiesta su di voi).
Ripeto: se l’associazione Cagliostro Press è apartitica e apolitica, ne prendo atto e colgo l’occasione per metterlo QUI in evidenza come da lei richiesto. Ma allora vi conviene stare più attenti nelle vostre prese di posizione clamorosamente schierate da una certa parte ideologica. Perché c’è un pubblico che vi osserva e vi giudica.


Cordialità

Alessandro Di Nocera

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