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Simone Celli

Simone Celli

48 - Morto che parla

Per leggere l'intervista all'autore, clicca qui.

Quando la morte è inattesa, grottesca, maestra. Quando il morto parla, cammina e si organizza il funerale da solo. Quando c’è qualcosa che non torna, e questo è evidente. L’opera prima di Alessandro Ferri è tutta incentrata sull’imminente trapasso di un uomo medio, mediocre e pure di mezza età. Una mattina Corrado Carloni si alza dal letto, e comincia un’altra delle sue giornate vane e intrise di solitudine nonostante l’abbondanza di comprimari. Poi legge una comunicazione appena arrivata dal municipio. Quella del suo avvenuto decesso.

Ecco il paradosso: usare la morte per esaltare la vita. 48 - Morto che parla è una piccola storia per una grande lezione. È il manifesto del vivere nella consapevolezza, è un atto di guerra contro la passività. A Corrado scivola addosso pure l’idea dell’ultimo saluto, e forse è proprio questa la cosa che non torna.

Salvatore Amedei mantiene un tratto fedele alla migliore tradizione umoristica. Lo sceneggiatore fanese resta ironico e leggero, anche se in fondo ci dà un messaggio pesante quanto un macigno. O magari non vuole insegnarci proprio nulla. Ché in fin dei conti, la vera lezione è la vita stessa, anche se la morte lo è ancora di più.

L'ironia della morte: intervista ad Alessandro Ferri

48_coverHa esordito da poco con il suo 48 – Morto che parla per la ProGlo (qui la nostra recensione), ma ha un futuro prossimo già pieno di progetti. È Alessandro Ferri, sceneggiatore fanese approdato nel mondo della nona arte appena un paio d’anni fa. Una passione rinata dopo un periodo di stop, e che in breve tempo lo ha portato alla pubblicazione, su disegni di Salvatore Amedei, di una storia ironica ma profonda sul senso della vita, della morte, ma soprattutto sull’uomo di oggi.

Alessandro Ferri e il fumetto. Com'è nato l'amore?

Il mio rapporto con il fumetto si può definire controverso. Da piccolo ero un lettore vorace e costante. Ho iniziato con Topolino, per poi passare a Diabolik, Zagor, e per orientarmi poi su fumetti americani come l'Uomo Ragno o Capitan America, anche se devo ammettere che sono molto più legato al fumetto popolare italiano. Poi però, non so per quale motivo, intorno ai quattordici anni questa passione si è assopita, fino a che non ho lasciato completamente perdere il mondo delle nuvole parlanti per buttarmi sul cinema e sulla letteratura. Dopo la laurea, alla “veneranda” età di venticinque anni, ho visto affissi nella mia città alcuni manifesti pubblicitari della Scuola Internazionale di Comics e mi sono ricordato della mia vecchia passione. Così ho deciso di provare a stare dall’altra parte: non più un semplice fruitore ma un autore. Nel mio caso, uno sceneggiatore.

Perché un racconto sulla morte?

Il bello è proprio questo: 48 - Morto che parla non è un racconto sulla morte. La storia è una metafora di quello che siamo diventati, di come il progresso e la globalizzazione ci abbiano portato a subire gli eventi in maniera passiva, senza riuscire a comprenderli per quanto possano essere strani. In un certo senso, a volte guardandomi intorno mi sembra che siamo tutti dei “morti parlanti”. Il processo di socializzazione che viviamo da anni sembra essere riuscito appieno nel suo intento.

E quale sarebbe?

Creare una massa omogenea, a volte un po’ stupida e che non si fa domande. Corrado, il protagonista, è fatto proprio così.

Da dove è nata l'idea?

Come tutte le idee che cerco di concretizzare, mi girava in testa da diverso tempo. C’era una frase che accompagnava i miei pensieri: “stamattina ho scoperto di essere morto”. Onestamente non so se sia frutto della mia mente malata o se l’ho sentita da qualche parte, fatto sta che non se ne voleva andare. E allora mi son detto che valeva quantomeno la pena provare a scriverci un soggetto, se non altro per liberarmene. La polemica sociale e il mio consueto utilizzo del sarcasmo hanno fatto il resto.

Com'è nata la collaborazione con Salvatore Amedei?

Ho conosciuto Salvatore durante il mio primo Lucca Comics, nel 2008. Eravamo entrambi nell’Area Pro della fiera, nella speranza (vana, in quel caso) che qualche editore selezionasse i nostri lavori. Nell’attesa ci siamo messi a parlare, e ci siamo scambiati i rispettivi contatti. Quando sono tornato a casa e ho ripreso in mano gli appunti di 48 - Morto che parla, ho capito immediatamente che Salvatore era la persona adatta per rendere graficamente al meglio questa storia. Anche ora sono convinto che nessun altro avrebbe potuto disegnarlo così bene, è come se tutto quello che avevo in testa avesse preso vita pagina dopo pagina. Una collaborazione davvero proficua, che spero possa continuare anche in futuro su altri progetti.

Della nona arte dicono che sia sempre in crisi, il mercato ristretto e le opportunità di pubblicazione ridotte all'osso. Sei d'accordo?

Una domanda da un milione di dollari. Frequento l’ambiente del fumetto da qualche anno, e non mi ha mai dato l’idea di essere in crisi o sull’orlo del fallimento. Certo, il periodo storico e il mutamento che sta subendo l’editoria non aiutano le piccole aziende. Sento che molti si lamentano, ma poi sui banchi degli stand vedo dalle otto alle dieci nuove uscite ogni anno. Per cui mi viene da pensare che un mercato ci sia, anche se piccolo. Inoltre alle fiere di settore le presenze aumentano anno dopo anno. Tutto questo qualcosa vorrà pur dire. Sicuramente la diffusione degli e-book e delle applicazioni per tablet o iPhone porteranno molti editori a interrogarsi sul tipo di prodotto da offrire in futuro al proprio pubblico. In sostanza penso che questo sia un periodo di transizione, ma non è facile capire quando e come si uscirà da questa fase di stallo. Le possibilità ci sono, ma bisogna essere bravi a sapersele creare e tenaci per non demordere alle prime difficoltà.

Quanto è difficile per un esordiente farsi strada e arrivare sugli scaffali con il proprio fumetto?

A essere sinceri non troppo, perlomeno per quanto mi riguarda. Per qualche caso strano, o forse per molta fortuna, riguardo ai miei progetti ho ricevuto più risposte positive che negative. Il fatto di aver pubblicato un albo tutto mio dopo solo due anni di “attività” come sceneggiatore credo sia un buon risultato. Ovviamente aver frequentato un corso specializzato mi è stato utile, più che altro per evitare di incappare negli errori che spesso i giovani esordienti come me fanno per inesperienza o per mancanza di informazioni, finendo per presentare i loro progetti in maniera confusionaria e poco professionale. Gli insegnamenti dei miei due “maestri”, Matteo Casali e Onofrio Catacchio, mi hanno permesso di proporre lavori in maniera chiara. Che sarebbero potuti piacere oppure no, ma che sicuramente sarebbero stati capiti.

Progetti per il futuro?

Attualmente sto lavorando ad altri graphic novel. Dopo la storia d’azione di genere piratesco per la BookMaker Comics, sarà la volta di una storia su temi sociali, rapporti familiari e difficoltà che si possono incontrare nella vita, prevista per il prossimo Lucca Comics e pubblicata dalla Edizioni Voilier. Penso si sia capito che non mi piace scrivere sempre le stesse cose. Infine sto per iniziare una collaborazione con altre realtà editoriali, italiane e non solo. Ma di questo preferisco non parlare prima di esserne sicuro. Vi invito a seguire il mio blog per restare aggiornati sui miei lavori.

A Panda piace – Il bis

Hello Kitty, trema.
Il panda nerd è tornato, e senza perdere smalto. Né il pelo, né tantomeno il vizio di sorprendere e di strappare sorrisi. La solita pioggia di pagine autoconclusive. E di lacrime, lacrime dal ridere. Il solito vortice di strisce verticali, quasi fosse roba della migliore tradizione.
A Panda piace, ma forse a qualcuno non piacerà.
Senza saperlo, Giacomo Bevilacqua gioca a fare il nuovo Schultz. Citandolo e scimmiottandone il genio. Come nella tavola in cui si dice che a Panda piace stare solo. Lui di schiena, a terra, intento a disegnare qualcosa. E sembra quella dolce malinconia che solo il padre dei Peanuts sapeva generare.

Ecco di nuovo, dunque, il buffo orsetto bianco e nero del fumettista romano. Che nella vita fa anche cose serie, ma che forse in Panda ha trovato il massimo della serietà possibile. La sintesi di un linguaggio chiamato fumetto. Lo modella, lo usa e lo riusa come più gli fa comodo. Perché in fondo quel mondo lo conosce. Lo sa fare suo perché in fondo un po' suo lo è davvero. In A Panda piace - Il bis è tempo di una nuova selezione di tavole prese dal web, che divertono e profanano i mostri sacri della nostra immaginazione.

E che consacrano Panda come un fenomeno pop che non può che salire alla ribalta.
Altroché Hello Kitty.

Life 26

L’emancipazione finale. Il tempo dei saluti, ma anche dei sorrisi e delle lacrime. Con l’aggiunta di qualche sorpresa. Il fumetto di Keiko Suenobu si congeda dopo ventisei volumi, usciti in Italia in più di cinque anni. Ottanta capitoli per una corsa ad ostacoli verso la consapevolezza di sé. Verso un bivio che accomuna tutti: scegliere di vivere davvero, oppure no.

L’Ayumu delle ultime pagine non è la stessa delle prime. Dopo aver raccolto l’eredita della protagonista di Vitamin, delizioso tankobon  autoconclusivo con cui Planet Manga ha aperto la strada a Life, la giovane ha affrontato a poco a poco le proprie debolezze, attraversando soprusi indicibili e momenti di vero terrore. La Suenobu ha forzato spesso la mano, e ci riserva qualche brivido anche prima del gran finale.

Life 26 resta l’ultimo tassello di un fumetto per ragazze che supera i tralicci del suo stesso genere. Una storia profonda e universale, quella di una ragazza fragile e insicura con il vizio di procurarsi dei tagli all’altezza dei polsi. Perché Ayumu è autolesionista, come tante ragazze che soffrono rinchiuse nel loro silenzio.

Una narrazione dilatata più di un fumetto di supereroi targato Brian Michael Bendis, ma che ha saputo trascinare nonostante le lungaggini e tutti gli eccessi di crudeltà di cui la protagonista è stata vittima. Sarebbe servita la metà delle pagine per raccontare il romanzo di formazione della giovane Ayumu. È stato un viaggio un po’ troppo lungo, ma anche tanto intenso.

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