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Carlo Alberto Montori

Carlo Alberto Montori

Pixar: La Luna - Intervista a Enrico Casarosa

Enrico Casarosa, responsabile degli storyboard dei film Pixar Ratatouille e Up, ha esordito come autore e regista con il cortometraggio La Luna, che sarà proiettato sul grande schermo prima del prossimo lungometraggio Pixar, Brave.
Il corto è stato presentato in anteprima al Torino VIEWFest, in occasione del quale Casarosa è tornato nel suo Paese natale; Comicus l'ha contattato e potete leggere qui sotto l'intervista che gli abbiamo fatto.

Intervista a cura di Carlo Alberto Montori e Sarah Passacantili.

Ciao Enrico e benvenuto su Comicus. Un'artista tutto italiano all'interno di uno dei principali studi d'animazione del mondo.
Ci puoi raccontare brevemente la tua avventura in America e come sei entrato a far parte della Pixar?

Ho iniziato la mia avventura in America quasi sedici anni fa; sono partito nel ’94, poi ho iniziato degli studi di illustrazione animata, son stato al militare un annetto ma il mio interesse per l’animazione mi ha fatto tornare a New York, per studiare. Dopo un po’ di gavetta in alcuni studi di produzioni televisive, sono stato al Blue Sky Studio a lavorare su L’era glaciale, che era sempre sulla East Coast. Dopo un paio di anni lì, sono riuscito a mostrare alcuni miei lavori alla Pixar e mi hanno offerto un impiego nel 2002, quindi più o meno dieci anni fa. Mi son trovato bene, ho trovato in loro la mia famiglia.

Puoi presentarci il tuo cortometraggio, La Luna?
Cercherò di parlare un po’ della trama di questo corto senza spoilerare troppo: è la storia di questo bambino che per la prima volta va con il padre ed il nonno ad osservarli lavorare; è trepidante e curioso, essendo questa la sua prima esperienza a riguardo. Vanno al largo su questa piccola barca che si chiama appunto “La Luna”, ad un certo punto si fermano e viene su questa bellissima luna piena, e il ricordo va a svolgere un lavoro un po’ mitico, un po’ fantastico, che la sua famiglia fa da generazioni, ed è soprattutto la storia di questo bambino che va a trovare la sua strada tra il nonno e il babbo che non vanno d’accordo e gli danno diversi consigli e direttive. Questa è un po’ anche la mia esperienza personale con mio padre e mio nonno.

Sei di origini genovesi e La Luna è ambientato in mezzo al mare. È forse legato alle tue origini su una città costiera?

Sì, il mare lo volevo senz’altro mediterraneo ma anche un po’ ligure. Ho anche fatto delle ricerche: quando ho dovuto disegnare la barca, sono andato in Liguria a vedere come i maestri d’ascia facevano le barche proprio come una volta. Questo anche perché ho voluto che la storia si svolgesse in un tempo antico, negli anni ’20 o ’30, o anche un po’ fuori dal tempo. I personaggi hanno vestiti da braccianti, anche perché volevo abbinare il loro lavoro fantastico alla tipologia di personaggi semplici, con un’atmosfera un po’ fiabesca. Di solito faccio qualche citazione a Saint-Exupery col suo Piccolo Principe, o Calvino, che è da sempre fonte di ispirazione per me. Ho voluto trovare un po’ il mio mito sulla luna; ci sono diverse fantasie su di essa, ossia quella per cui è un buco nel manto celeste, o che sia fatta di formaggio, quindi volevo creare un mito personale.

Quando hai presentato l'idea di base de La Luna a John Lasseter, qual è stata la sua reazione?

Di solito ne proponiamo tre, e questa è quella che gli è piaciuta di più. John è bravissimo a capire cosa potrebbe avere un po’ più di risonanza a livello emotivo, gli è anche piaciuto il fatto che avesse un sapore un po’ italiano. Sono contento che lui abbia proprio voluto l’ “italianità” come una caratteristica del corto; anche per le musiche ci ha tenuto ad inserire della “musica italiana”, e su questo eravamo molto in sintonia; sono stato contento di aver fatto un prodotto un po’ diverso, un qualcosa che la Pixar non avesse ancora fatto, anche a livello di ritmo e di tono, volevo un prodotto un po’ più “lento”, poetico, un qualcosa che faccia ridere meno magari, ma sorridere e pensare molto.

Finora ti sei occupato degli storyboard di diversi film Pixar; La Luna segna il tuo esordio alla regia, com'è stata l'esperienza e in cosa ti ha sorpreso rispetto a quanto hai fatto finora?
È stata un’esperienza bellissima, ho imparato tantissimo; è bellissimo lavorare con tanti altri artisti dalle specifiche caratteristiche all’interno della Pixar. Quello che mi è piaciuto molto è stato anche “respirare” la propria squadra di artisti, per cui fare della regia per me è anche stato cercare di farli immedesimare nei personaggi, e di farli entusiasmare nel raccontare questa storia. A differenza di quanto accade in un film, in cui trovi centinaia di persone al lavoro, in un tempo di 3 o 4 anni, qui avendo una squadra più piccola, di 60-70 persone al lavoro in un tempo un po’ più corto (circa 9 mesi) abbiamo finito per diventare persino amici.

Per la colonna sonora ti sei affidato a Micheal Giacchino, la cui famiglia è di origini italiane. È un caso o hai ricercato una sensibilità italiana? Come ti sei trovato a lavorare con lui?
Giacchino ha dei genitori che parlano ancora italiano, quindi è di “prima generazione”, e ci è sembrata la persona adatta. Poi è bravissimo, velocissimo, ha voglia di collaborare ed è un vero e proprio storyteller musicale; comprende immediatamente le esigenze di un regista ed  è ben disposto a cambiare in caso di necessità. Non ci ha mai fatto pressioni nel momento in cui gli si chiedeva di apportare dei cambiamenti, ed anche per questo è stata una bellissima collaborazione. Ho ascoltato tantissima buona musica, da Nino Rota a Roberto Murolo mentre ideavo o disegnavo la storia per La Luna, per cui musicalmente avevo tante idee. Le ho esposte tutte a Giacchino, dandogli anche qualche cd da ascoltare. Il mio sogno era di avere qualcosa che potesse essere un pochino felliniano – poi, parlando proprio di Fellini, ha anche lui della “Luna” nei suoi lavori… [fa riferimento a "La Voce della Luna", n.d.r.] e Giacchino secondo me ha abbracciato benissimo questa idea con la sua composizione, che è emozionante ed ha anche questo sapore un po’ felliniano che bramavo molto, per cui son rimasto molto contento.

Sappiamo che alla Pixar c'è una grande ammirazione per Hayao Miyazaki e le sue opere; quanto influenzano il vostro lavoro? E nello specifico, c'è qualcosa all'interno de La Luna? Potrebbe mai esserci una collaborazione più stretta con il panorama dell'animazione giapponese?
Sono un patito di Hayao Miyazaki; qui in Italia son praticamente cresciuto con le sue serie televisive, per cui l’influenza che ha su di me è moltissima, anche nella maniera in cui disegno: studio, guardo e riguardo i suoi film. John Lasseter è un grandissimo amico, abbiamo anche incontrato Miyazaki di persona, alla Pixar abbiamo anche avuto più di una volta la possibilità di parlarci, per cui mi sento davvero fortunato. John Lasseter sa quanto io sia un suo fan, per cui quando viene Miyazaki mi fa sedere di fianco a lui a pranzo, e io rimango pietrificato dalla gioia. All’interno del corto ci sono piccoli omaggi: ad esempio, ne dico uno piccolissimo per non spoilerare troppo la trama, la scia che la barca fa nell’acqua è ispirata appunto alla maniera in cui Miyazaki e lo Studio Ghibli vanno a trattare l’acqua. Per questo abbiamo cercato di catturare quel tipo di realizzazione dell’acqua, arrivando ad animarli quasi tutti a mano perché appunto i loro sono tutti disegnati così, ed inserirli poi nel nostro mondo digitale. Ci sono tante piccole cose di questo genere, proprio perché sono orientato moltissimo verso quel gusto. A livello di collaborazioni è un po’ più dura, perché realizziamo alcune cose in maniera un po’ differente; c’è decisamente un enorme rispetto, e un’amicizia come non ne ho mai viste. Le collaborazioni a cui ho assistito, sono più sul versante Disney, con John Lasseter che ha doppiato alcuni loro film negli Stati Uniti. Comunque c’è senz’altro una voglia di collaborare ai loro film e di farli conoscere al pubblico americano.

A novembre uscirà il volume The Art of Pixar, raccolta di immagini create durante la progettazione dei film Pixar. Puoi parlarcene? Troveremo anche tuoi lavori?
Sì, in quel volume abbiamo anche inserito il color script de La Luna. È stato bello, perché i color script sono delle esplorazioni di colori e di dipinti a livello emotivo di tutto il film, perché si riesce a descrivere un po’ tutto un film in una quarantina/cinquantina di immagini chiave che sono dipinte e rappresentano proprio i cambiamenti di emozioni, di umore, in tutto il film, ed il colore aiuta e supporta tali cambiamenti. Lo abbiamo fatto anche per il nostro corto, nello specifico Bill Cone che ormai è un mito alla Pixar, e ha fatto tantissimi di questi color script, sempre con i pastelli, molto delicati e bellissimi. Per La Luna va dai colori più scuri, come il blu del mare, verso altri più luminosi, come i gialli della luna. Ha fatto un ottimo lavoro; poi, il nostro lighting team ha cercato in digitale di catturare quei colori che lui ha abbozzato.  Mi fa molto piacere essere in quel libro, perché c’è un po’ la storia dei color script della Pixar.

Sappiamo che non potrai svelare molto a riguardo, ma sappiamo che sei al lavoro sul film "di dinosauri" in cantiere alla Pixar. Puoi raccontarci qualcosa e dirci le tue impressioni a riguardo?
La regia è di Bob Peterson, che è stato anche il co-regista di Up; è un po’ l’anima divertente e molto buffa di Up. È bravissimo con la commedia, ed è anche stato il regista di uno dei corti usciti un paio di anni fa, Partly Cloudly. Come trama non posso rivelare molto, a parte appunto il fatto che ci sono dei dinosauri, e che è molto inusuale. È un po’ la cosa bella di tanti film Pixar, ossia la loro abilità a sorprendere con personaggi un po’ fuori dal comune. In questo caso, Bob Peterson ha una sensibilità che va verso l’humour, per cui ci sarà tanto da ridere. Ovviamente però crediamo nel trovare le emozioni giuste, per cui cerchiamo sempre di abbinare anche questo alla commedia.

Due figlie e altri animali feroci

Marco, il bambino protagonista di una serie d'animazione giapponese di fine anni '70, intraprendeva per un lungo viaggio "Dagli Appennini alle Ande" sulle tracce della madre; Leo Ortolani e la moglie Caterina l'anno scorso hanno intrapreso lo stesso tragitto non alla ricerca di una madre, bensì di due figlie. Due figlie e altri animali feroci -Diario di un'adozione internazionale, infatti, racconta il viaggio di due novelli genitori adottivi migrati temporaneamente in Colombia per cominciare la propria vita assieme alle due sorelline Johanna e Lucy Maria.

L'odissea vissuta dai coniugi Ortolani comincia, ben prima dell'imbarco all'areoporto in direzione America del Sud, con un lungo e tortuoso iter burocratico che ogni genitore adottivo deve affrontare, qui raffigurato con ironia e leggerezza, attraverso le quali, però, traspare la rabbia e la frustrazione che derivano dall'affrontare la difficile strada dell'adozione. Quando il racconto si sposta in Colombia si può percepire, tra le righe, una descrizione delle difficoltà e della povertà che un turista italiano può trovare recandosi in quelle zone,ovviamente tale descrizione è sempre caratterizzata dalla visione umoristica tipica dell'autore di Rat-Man.
Queste difficoltà sono nulla rispetto al primo impatto con i due piccoli uragani colombiani che la voce narrante del libro dovrà domare, una volta conquistato il tanto difficile ruolo di genitore adottivo: l'incapacità di esprimersi in uno spagnolo che prenda le distanze dal veneto, pannolini da cambiare, iperattività, atteggiamenti imbarazzanti, un legame tra genitori adottivi e figlie che deve ancora trovare il giusto equilibrio...
In certi passaggi si ha l'impressione di essere in compagnia di uno di quei papà che continua a mostrarti le foto dei figli e ti racconta delle cacche come se fossero eventi estremamente avvincenti... e infatti Leo è diventato proprio un esponente di quella categoria, ma ne è consapevole e affronta la sua nuova natura con autoironia.

Questo esordio di Ortolani come scrittore non è la prima occasione che i fan hanno di leggere un suo testo fuori dai balloon e dalle didascalie: in questi anni l'autore ha realizzato editoriali, rubriche della posta e un blog, nei quali ha dimostrato di avere uno stile di scrittura nel quale riesce a utilizzare un umorismo simile a quello dei suoi fumetti. Per un libro vero, però, ci si aspetta una cura maggiore e una struttura più elaborata nella pianificazione della storia, ma purtroppo questo non avviene; il motivo di questa semplicità è da ricercare nella modalità in cui sono nati questi scritti, ovvero e-mail inviate dalla Colombia per aggiornare gli amici italiani sull'andamento dei primi giorni da genitori adottivi. Il racconto prosegue sotto forma epistolare, in cui gli aneddoti si susseguono spesso senza un vero e proprio collegamento ma come flusso di idee nella volontà di fare un resoconto più esaustivo possibile di quell'esperienza.

Ad arricchire il volume ci sono 24 vignette disegnate dallo stesso Leo Ortolani, nelle quali riesce a sintetizzare una situazione rivista in chiave comica, in modo molto più efficace di quanto faccia con una pagina di testo. Nonostante non sia la sua forma di narrazione più congeniale, questa incursione del fumettista nel mercato della narrativa è comunque piacevole, soprattutto considerando che si tratta di una vicenda autobiografica e che buona parte degli scritti sono stati scritti, senza troppe pretese, via e-mail. Due figlie e altri animali feroci rimane, quindi, una piacevole lettura per i fan dell'autore, ma può essere anche un'occasione per scoprire il talento comico di Ortolani da parte dei lettori che non si avvicinano al mondo del fumetto.

Starship Troopers: Invasion

Sony Pictures ha annunciato un film d'animazione in 3D di Starship Troopers, saga di libri fantascientifici scritti da Robert A. Heinlein e diventati famosi soprattutto grazie all'adattamento cinematografico uscito nei cinema nel 1997. Il nuovo film sarà diretto da Shinji Aramaki (Appleseed) e scritto da Flint Dille.

Starship Troopers: Invasion racconta le difficoltà di un lontano avamposto della Federazione protetto dalla Starship e comandato da John A. Warden, che richiede una squadra d'intervento rapido guidata da Alesia dopo l'invasione di un gruppo di feroci e giganti insetti; il compito della squadra sarà di aiutare i sopravvissuti ad evacuare e riportare in sicurezza l'Intelligence militare sulla Terra. Ma una volta affrontato l'attacco, l'equipaggio avrà una nuova e più pericolosa missione da svolgere...

Non sarà la prima opera animata basata sull'universo narrativo creato da Heinlein, dato che già nel 1988 era stata realizzata una serie di sei OAV, più fedele ai romanzi originali rispetto al lungometraggio in live-action; successivamente, il regista del film Paul Verhoeven ha prodotto la serie televisiva in CG Roughnecks: Starship Troopers Chronicles, interrotta prima della conclusione per problemi produttivi.

Toy Story Space Mission

È evidente che la Pixar faccia fatica a separarsi dai personaggi che hanno caratterizzato la sua prima apparizione sul grande schermo: una volta conclusa la trilogia di Toy Story, è stato infatti realizzato il cortometraggio Vacanze alle Hawaai e un altro corto è in arrivo.

C'è però una novità inaspettata, ovvero il corto To Infinity and Beyond, realizzato in stop motion, con una nuova linea a tema spaziale dei giocattoli di Woody, Buzz & co.
Questo nuovo brand sarà l'occasione per promuovere nuovi personaggi che compariranno sugli scaffali dei negozi di giocattoli.
Potete vedere il corto qui sotto.

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