Menu

 

 

 

 

Andrea Fiamma

Andrea Fiamma

Devil e i Cavalieri Marvel 4

La bistecca è al sangue, ma le patate sono bruciate. È questa la sensazione che si ha leggendo il quarto numero del progetto Panini dedicata ai Cavalieri Marvel: un ottimo piatto, guastato dal contorno. Se Daredevil mantiene un livello qualitativo molto alto, infatti, i comprimari minano profondamente la leggibilità della testata. Fortunatamente, la serie principale ha un'alta tenuta sulla lunga distanza, difficile da trovare altrove, e costituisce un ottimo banco di prova per più letture, talmente stratificata risulta la tela su cui scrivono e dipingono rispettivamente Mark Waid e Marcos Martin.

I due proseguono il radicale cambio di rotta all’impianto narrativo di Devil, plasmando le gestioni passate a proprio piacimento, facendo tesoro tanto del taglio realistico quanto dell’aspetto più scanzonato del personaggio, ma portando il tutto a un nuovo livello. Consulenti legali passa dalla forte carica espressionista della scena d’apertura, ambientata in un zoo del del Bronx, alle atmosfere cittadine in cui Matt Murdock ha messo in moto un meccanismo di difesa alternativo: insieme a Foggy, insegna ai propri clienti come difendersi da soli in sede giudiziaria. Come evidenziato da Giuseppe Guidi nelle note del numero, l’ambiente esterno è di nuovo un personaggio, ora più che mai (lo si nota fin dalla copertina). La metropoli pulsa di vita e attraverso di essa viene illustrato il concetto di paesaggio interiore, uno sfondo cioè integrato con l’umore del protagonista e, più in generale, viene amplificato il taglio che Waid vuole dare alla serie. A questo contribuiscono anche le tavole evocative di Martin, ricolme di virtuosismi mai gratuiti e focalizzati sulla fruibilità della storia. I colori di Muntsa Vicente eccedono nella direzione dei toni freddi verso la fine della storia, restando comunque aderenti al lavoro di Martin.

Mentre il Punisher di Greg Rucka e Marco Checchetto si assesta su un buon livello qualitativo (anche grazie alla performance di quest’ultimo), la terza parte di Addio a Ghost, ancora legato agli eventi di Fear Itself, rappresenta invece il punto più basso della collana. Rob Williams, in altri lidi onesto mestierante, si dimostra qui incapace di imbastire un racconto moderno, mostrando stanchezza di ritmo e assenza di pathos, mentre il tratto confusionario di Brian Ching si assesta ai dei livelli di molto inferiori alla sufficienza. Una testata che avrebbe raccolto favori negli anni novanta, ma che su questi lidi è decisamente fuori tempo massimo.

Peter Milligan e Jason LaTour chiudono il numero con Seconda vista, un episodio della collana Daredevil: Black & White, in cui Matt non sfrutta la possibilità di tornare a vedere per paura di perdere l’ipersensibilità degli altri quattro sensi. Milligan mostra in modo delicato, prima, e brutale, poi, cosa significherebbe per l’eroe riottenere la vista. LaTour segue ispirato la sceneggiatura e il prodotto confezionato risulta il migliore di quelli letti finora, nonostante siano lontani i fasti di Batman: Black & White, evidente modello di paragone con cui la Marvel si confronta.

Tirando le somme, Devil e i Cavalieri Marvel, anche solo per la presenza di Waid, è un egregio prodotto e lascia il lettore, nella speranza di leggere un miglioramento nei comprimari, affamato e avido della portata successiva.

Kick-Ass 2: Millar aggiorna sulle riprese

Procedono i lavori su Kick-Ass 2: dopo l’annuncio del cambio di regia da Matthew Vaughn a Jeff Wadlow, Mark Millar aggiorna sullo stato del film, raccontando i retroscena che hanno portato alla scelta di Wadlow: "Matthew Vaughn ha scelto il regista in segreto circa 18 mesi fa. […] Matthew avrebbe dovuto realizzare con Wadlow questo film, Bloodshot, un paio d’anni fa ed era rimasto molto impressionato dal copione".

La sceneggiatura, che presenterà materiale sia della serie principale sia del suo spin-off Hit-Girl ("Il primo atto del film sarà preso da Hit-Girl, il resto è da Kick-Ass 2"), è stata consegnata da Wadlow nella sua versione definitiva otto settimane fa e le riprese dovrebbero iniziare in estate. Sul livello di violenza del film, Millar tranquillizza i fan della serie: "Ogni orribile scena del fumetto sarà nel film. [...] Tutti dicono che non possiamo avere una scena di stupro di gruppo con dei supercattivi o che non possiamo mozzare la testa di un cane, ma ognuna di quelle scene sarà nel film".

Lo scrittore ha infine messo a tacere le voci che volevano Chloe Moretz impossibilitata a partecipare alle riprese: "Per quanto ne sappiamo, sono tutti pronti a tornare, a meno che qualcuno non venga investito da un bus o robe del genere".

New Ultimate Spider-Man #2

Se c’è qualcosa di realmente difficile nell’ambito della narrativa, in un panorama così denso di offerte, è essere innovativi. E di certo è ancora meno facile esserlo nei confronti di una storia reiterata all’infinito e assunta a nuova fiaba moderna come quella di Spider-Man. Brian M. Bendis, già alla sua seconda ri-narrazione delle origini del personaggio dopo l’aggiornamento alla versione Ultimate di dodici anni fa, prosegue in questo numero la storia dell’impacciato Miles che, dopo aver compiuto il suo primo atto eroico andando incontro a un edificio in fiamme, capisce di non essere tagliato per fare l’eroe. Tuttavia, la notizia della morte di Spider-Man lo costringe a venire a patti con la “maledizione” che lo accumuna a Peter.

Nonostante le premesse non esaltanti (ricominciare da zero era davvero l’unica via per dare una scossa a un universo in crisi d’idee?), Bendis compie un’operazione che rafforza l’impianto della serie iniettandole nuova linfa: svuota il topos del racconto delle origini dalle situazioni classiche e lo rielabora con intuizioni brillanti, rivisitando perfino la figura di Peter Parker. Procede, inoltre, a eliminare con precisione chirurgica le zavorre della precedente gestione (le troppe linee narrative e le dinamiche stagnanti) e a mantenere gli elementi che funzionavano, legando il tutto con uno stile di scrittura fresco che sviscera i personaggi attraverso i dialoghi e contrappuntando, ai momenti intimistici, scene d’azione disarmoniche e giustamente grezze. Nella seconda parte del numero, inoltre, Bendis sfodera delle inedite tecniche narrative per la testata, tra cui un monologo interiore che sancisce la nascita dell’eroe e un sapiente gioco di rimandi attraverso il motivo del potere e delle responsabilità, coinvolgendo nel discorso anche il personaggio di Gwen Stacy. L’unica pecca è costituita dalla presenza di un personaggio stereotipato come Ganke, che getta un’ombra su una gestione altrimenti solida.

Sul versante grafico, Sara Pichelli, continuando sulla scia dei precedenti numeri, cura ogni inquadratura con dovizia di particolari, infonde un buon senso del ritmo alla pagina e mostra una conoscenza eccelsa dell’arte di narrare. Tutte caratteristiche che contribuiscono a bilanciare le sceneggiature dense di parole di Bendis. Picchelli si mostra capace anche nelle scene più pacate e risulta più apprezzabile in questi momenti che non nelle sequenze d’azione dove si riscontrano delle imprecisioni anatomiche. La sua rimane, comunque, la matita migliore che sia mai apparsa sulla serie. A tutto ciò si aggiungono i colori di Justin Ponsor, integrati senza stonature alle tavole di Picchelli e al tono moderno dell’impostazione bendisiana.

Forse è davvero questo che si chiede a una linea come quella Ultimate: idee che cavalchino la contemporaneità e che corrano il rischio, nell’essere al passo coi tempi, di sembrare ruffiane e di invecchiare precocemente. Per adesso, ad ogni modo, il pericolo è stato sventato con successo.

Sottoscrivi questo feed RSS