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Fra steampunk e supereroi, intervista a Umberto Giampà

Una manifestazione come Etna Comics ti dà la possibilità di incontrare grandi artisti, alcuni già famosi e affermati, altri emergenti e con tanta voglia di arrivare. Uno di questi è Umberto Giampà, disegnatore del #1 di The Steams per Noise Press (che vi abbiamo recensito qui), che ha accettato con molta gentilezza di rispondere ad alcune nostre domande.

Ciao Umberto, com'è cominciata questa avventura nel mondo dei fumetti?
Con Topolino. Da piccolissimo ho cominciato a copiarlo e ricopiarlo. Mi piaceva imparare a disegnare quei personaggi. Quindi sono passato a copiare le vignette, mettendo i personaggi all'interno degli ambienti. Poi, crescendo, sono passato ai supereroi. Piacevano a mio padre. Superman era il suo personaggio preferito e, di conseguenza, mi sono appassionato anch'io, prima a Superman e subito dopo a Batman. I personaggi DC sono quelli che preferisco.
Lavorando su quei personaggi mi sono perfezionato sempre di più nell'anatomia e in tutte le tecniche che riguardano principalmente il fumetto.

Tu sei calabrese, di Reggio per la precisione. È stato un vantaggio o uno svantaggio per la tua crescita come disegnatore? Qual è stato il tuo percorso?
Beh, sicuramente non posso dire che sia stato un vantaggio. Ho fatto altri lavori, ma gira e rigira, sono sempre tornato alla mia grande passione, la mia vocazione, cioè il disegno e il fumetto. Certo, prima sono dovuto andare fuori, per le fiere, ho usato tantissimo il web, ma poi sono riuscito a portare questa passione nella mia città e a farmi conoscere nella mia città per questa mia passione, come disegnatore di fumetti.
Non è stato facile. Naturalmente se cresci in una città in cui c'è una sensibilità maggiore per il fumetto, le fiere o magari le Scuole Internazionali di Fumetto, è sicuramente un vantaggio.
Però è anche vero che se uno lotta per quello in cui crede, studia con determinazione e costanza per migliorarsi, piano piano ce la fa.
Per me il fumetto è tutto, è più di una passione. È la mia vita, è quello che mi piace fare e mi sento davvero fortunato a farlo.

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E poi sono arrivati i primi lavori.
Sì. La prima pubblicazione in assoluto è stata Roma - La Stirpe di Marte, pubblicata da Axaleon - Lionscage nel 2012.

Com'è stato lavorare su quel primo fumetto?
Bellissimo. È un fumetto fantasy e, come tale, ti consente una maggiore libertà. Non sei vincolato ai canoni storici puri, puoi anche uscirne un po' fuori e gestire la storia in maniera un po' più fantasiosa. Quindi è stato quasi come disegnare dei supereroi.

Perché ti piace tanto disegnare i supereroi?
Mi piacciono le anatomie. E mi piace far esplodere la pagina. Se devo scegliere tra disegnare una tavola con i personaggi chiusi nella griglia o farli uscire fuori dalle vignette, creare quel dinamismo particolare che è tipico del fumetto americano, scelgo senza dubbio la seconda opzione. Poi, è ovvio, in base al contesto, in base alla storia, in base all'editore che ti commissiona quella storia, ti vai ad adattare ai canoni di quella casa editrice.

Parliamo di The Steams. Come ti sei trovato con lo steampunk?
Non lo avevo mai disegnato e devo dire che è stato piacevole. Perché anche lo steampunk, come il fantasy, ti permette di spaziare il più possibile con il disegno. Alla fine è un fumetto d'azione, quindi un fumetto in cui ti puoi permettere di disegnare in una maniera dinamica, non statica. Poi è stato piacevole creare quel contesto storico, l'età vittoriana, quei costumi, quell'ambientazione, e coniugarvi la tecnologia dello steampunk. Anche in quel caso è stato come disegnare un fumetto di fantascienza, il che mi ha consentito di esprimermi, era nelle mie corde, insomma.

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Come è cambiato, se è cambiato, il tuo stile nel tempo, e come secondo te ancora cambierà?
Il mio stile si è evoluto nel tempo, raffinato e sicuramente "semplificato" un po' rispetto al passato. La sintesi è importante nel disegno in quanto aiuta ad avere maggiore leggibilità. Ho cercato di eliminare tutto ciò che "sporcava" il tratto, tutto quello che non era funzionale. Inoltre, utilizzo un gran numero di references fotografiche, cosa che prima non facevo molto. Le foto mi aiutano a rendere più naturali i disegni, evitando le forzature che avvengono quando si usa solo la propria mente.

Come definiresti il tuo stile al momento?
Come un mix tra l'americano e il franco-belga. Che non è americano, non è franco-belga e non è nemmeno italiano; è un insieme in cui sono presenti questi stili, che si adatta tranquillamente al mercato americano, a quello franco-belga, perché mi dicono spesso e volentieri che utilizzo una tale morbidezza nelle forme che è più votata a quel tipo di sensibilità, e, quando lavoro per il mercato italiano, come mi sta succedendo ultimamente, devo cercare di "calmare" la tavola, di renderla più pacata rispetto a quello che io invece farei normalmente.

Chi sono gli artisti cui hai guardato come punto di riferimento?
Sono cresciuto negli anni '90 con i fumetti americani, quindi, giusto per citarti alcuni nomi: Jim Lee, Alex Ross, George Pérez e soprattutto Claudio Castellini, di cui ammetto di aver copiato e ricopiato i disegni fino allo sfinimento. Restando in Italia Claudio Villa e mi piace tantissimo Corrado Roi, me lo sono studiato parecchio.

C'è un'opera del passato che ti sarebbe piaciuto disegnare, magari un classico del fumetto?
Ci sarebbe l'imbarazzo della scelta, ma se dovessi sceglierne davvero una sola, direi che The Killing Joke di Alan Moore e Brian Bolland sarebbe stata la storia che avrei voluto disegnare. È spettacolare, oserei dire immortale e sempre emozionante.

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E tra le opere non a fumetti, quindi della letteratura, o magari del cinema, ce n'è qualcuna che ti piacerebbe disegnare in una ipotetica trasposizione a fumetti?
Mi piacerebbe disegnare Jurassic Park di Michael Crichton, realizzandone una versione molto fedele al libro, e Dracula di Bram Stoker, del quale sono state già curate diverse versioni a fumetti, ma mi affascina incredibilmente e disegnarlo sarebbe spettacolare!!

Progetti per il futuro?
Ci sono possibilità. Ci saranno presto nuove pubblicazioni, soprattutto per il mercato italiano e possibilità anche per il mercato estero. È in dirittura d'arrivo un lavoro con Mostri per Bugscomics e poi... una sorpresa di cui ancora non posso parlare.

Grazie Umberto, e in bocca al lupo.

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The Steams 1

Lo stile steampunk unisce antico e moderno in una sorta di dimensione alternativa in cui il progresso scientifico ha seguito una via "diversa": già in età vittoriana, quindi tra la quarta decade dell'Ottocento e i primi del Novecento, l'uso del vapore ha consentito un progresso tecnologico capace di prescindere dall'elettricità. Robot, dirigibili, armi, ma anche tutto ciò che oggi chiamiamo col prefisso elettro-: ogni cosa funziona grazie al vapore.
E, come si sa, il vapore presuppone che ci sia calore. Lo stesso calore che si ritrova, nello stile e nei contenuti, in The Steams #1, volume che inaugura la nuova collana Noise Press che, sotto la direzione di Luca Frigerio, propone un piacevole "steampunk all'italiana".
All'interno dell'albo, che contiene due storie realizzate da due team creativi diversi, troveremo il noir, il mistero, l'azione, la commedia; l'elemento steampunk sarà di contorno, elemento d'arredo, discreto e affatto autoreferenziale, perfettamente coerente con il calore del contesto narrativo.

La prima storia, I Wonder Who, prima di quattro episodi, ha come protagonista Lady Caitlin Ward, una affascinante 007 di inizio '900. Sulla trentina, nel pieno della maturità e dello splendore fisico, dai capelli rossi, gli occhi azzurri e le forme irresistibili; contrariamente alle apparenze è tutt'altro che una dama indifesa, anzi, ha mille risorse, è abilissima nel combattimento ed è formidabile in azione. Una donna col fuoco dentro, che beve rhum e atterra gli uomini nei corpo a corpo come fossero birilli. Lavora al servizio di sua maestà britannica e si accompagna a un fac-totum dal look giamaicano, di nome Garnett. Rimasta vedova in seguito alla morte del marito Samuel, ne ha ereditato le ricchezze. Ora le viene affidato un incarico i cui risvolti la toccheranno molto da vicino: trovare un morto che si è risvegliato all'obitorio e ha cominciato a commettere omicidi. Scoprirà ben presto che si tratta proprio del defunto marito.

L'impostazione della storia di Luca Frigerio è quella dell'action-mystery, ma con un tono umoristico di alleggerimento che pervade piacevolmente il racconto. I tempi narrativi sono quelli giusti, buon ritmo, trama fluida, personaggi credibili, ben caratterizzati e dal buon spessore psicologico. La fine dell'episodio giunge sul più bello, il che incentiva le aspettative e le attese per il numero successivo.

L'elemento steampunk è ben dosato, l'ambientazione d'età vittoriana, i paesaggi, lo stile e il modo di vestire dei personaggi indicano l'approfondito lavoro di studio di Umberto Giampà, i cui disegni si dimostrano assolutamente in sintonia con la qualità della scrittura, e si fanno notare per accuratezza e pulizia del tratto. Scorrono armoniosi e, quando si allargano in vignette più ampie, anche a tutta pagina, testimoniano la bravura del disegnatore, la sua crescita e la sua ricerca della proporzione e della perfezione stilistica. Quando disegna i corpi interi, uscendo dallo schema delle griglie, può dare maggiore spazio alla sua creatività e accuratezza. Le sinuosità e le forme della protagonista, come si vede già dalla copertina, conferiscono ulteriore calore ai "vapori" della storia.
I colori di Mattia Zoanni si armonizzano bene con i disegni di Giampà, e riescono a rendere, con cambi di tonalità, ora la freddezza, ora il calore, delle diverse situazioni rappresentate.

La seconda storia, auto-conclusiva, è strutturata secondo lo schema classico del grosso-ma-buono in coppia con lo smilzo-furbo.
Punch Drunk si svolge nell'isola di Kodiak, golfo dell'Alaska, e vede protagonista Volodymir Azarov, - detto l'Orso di Kodiak per via della sua forza e della leggenda che racconta abbia battuto un orso a mani nude, - in coppia con Clint, piccolo ma astuto e col vizio di cacciarsi nei guai. Volodymir aiuta Clint, anche perché innamorato della figlia che si offre come entreneuse in un saloon. I due finiscono però in guai peggiori, trovandosi faccia a faccia con il boss locale e i suoi sgherri, sia umani che meccanici. Il rocambolesco finale rimane comunque aperto ad eventuali futuri sviluppi.

Paul Izzo realizza un racconto molto leggero e dal buon ritmo, con gli elementi della commedia e dell'action, forse un po' gracile ma ben costruito, e in cui riesce a rendere bene la caratterizzazione dei personaggi: quello grosso ma ingenuo, quello piccolo e astuto, quello malvagio e spregiudicato, gli sgherri, i prepotenti.
L'elemento steampunk è presente, anche qui contorno coerente e piacevole a una sceneggiatura e un'ambientazione molto d'atmosfera, resa bene anche dai colori dal tono un po' dark di Marcello Iozzoli e dai disegni di Daniele Cosentino, validi e piacevoli, leggeri e funzionali alla storia. In stile cartoonistico, già dalla copertina mettono bene in chiaro la capacità del disegnatore di rendere, tramite gli sguardi e le fattezze, tutta l'espressività e quindi la personalità dei protagonisti.

Una nota positiva nel quadro fumettistico nazionale, da parte di Noise Press, giovane casa editrice che consente ai talenti nostrani di mettersi in evidenza.
L'albo è uno spillato "double face", modello flip-book, (cioè con due copertine e una storia capovolta rispetto all'altra) a carta ruvida.

Nel complesso una lettura piacevole, molto leggera e che tiene vive l'attesa e le aspettative per le prossime uscite, cui spetta ora il compito di confermare e, perché no, migliorare, quanto promesso da questo primo numero.

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