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S.W.O.R.D. 1-2, recensione: i mutanti alla conquista dello spazio

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Il viaggio nello spazio è da sempre uno dei leitmotiv tipici della saga degli X-Men. Ad inaugurare questa tradizione fu Chris Claremont, le cui sortite interstellari fungevano sempre da prologo a grandi cambiamenti nelle vite dei membri della squadra. Tutti i successori di X-Chris si sono cimentati con un avventura nello spazio, da Scott Lobdell a Grant Morrison, fino ad arrivare a Joss Whedon, che nel suo ciclo realizzato a metà degli anni 2000 in coppia con John Cassaday aggiunse un tassello molto interessante al lato “cosmico” delle vicende mutanti. Nel terzo numero della loro gestione degli X-Men debuttava infatti lo S.W.O.R.D., una sezione dello S.H.I.E.L.D. incaricata di monitorare e debellare eventuali minacce extraterrestri, guidata dalla cinica e ironica Abigail Brand. Agente segreto del tutto devota alla sua missione, figlia di un alieno e di una mutante, Abigail e lo S.W.O.R.D. fanno subito breccia nelle preferenze dei lettori, ritagliandosi in breve tempo un ruolo importante nelle vicende mutanti e del Marvel Universe in generale.

sword 1

Se negli ultimi anni il ruolo dell’agenzia e della sua leader aveva subito un ridimensionamento, a partire dall’evento Empyre sono tornati entrambi sotto i riflettori. Constatata con amarezza di non essere stata coinvolta dagli eroi terrestri nella gestione della recente crisi cosmica, Abigail accetta la proposta del Quieto Consiglio di Krakoa, la nuova nazione che ha dato asilo a tutti i mutanti liberandoli dalla status di popolo oppresso, mossa al centro della rivoluzione narrativa operata da Jonathan Hickman sulle testate X. Consolidata la propria posizione sulla Terra, i mutanti guardano alle stelle, e il compito di raccontare nuove avventure dal sapore cosmico viene raccolto della nuova iterazione di S.W.O.R.D., scritta dal lanciatissimo Al Ewing per i disegni del nostro Valerio Schiti.

sword 2

Le prime due uscite della serie, che Panini Comics ha proposto da poco nella sua tipica linea di spillati da fumetteria, sono un esempio da manuale di come si debba scrivere il primo numero di una nuova testata. Ewing ci presenta prima il setting, la rinnovata base dello S.W.O.R.D. chiamata “Vertice”, per passare poi ad un’agile carrellata che ci mostra il nuovo organigramma dell’ente spaziale, costituito da vecchie conoscenze delle serie mutanti e non. Un gruppo di personaggi composito ed interessante, capitanato da una Abigail Brand carismatica come sempre, di cui Ewing comincia subito ad esplorare psicologia e motivazioni grazie alla sua capacità di scrivere dialoghi taglienti ed efficaci. Nella prima uscita troviamo una lunga conversazione tra la Brand e Magneto, arrivato in visita al “Vertice” come responsabile del programma spaziale presso il governo krakoano. Subito emergono delle differenze di vedute tra i due: mentre il Signore del Magnetismo si fa portavoce di interessi prettamente “nazionali”, Abigail ragiona in termini più grandi. La sua visione travalica i confini terrestri per farsi portavoce dell’intero sistema solare. Mentre i due duellano sul piano filosofico, Ewing ci presenta il resto del cast, composto da volti di primo piano del cosmo mutante come Kid Cable, versione “teen” di Nathan Cristopher Summers che da qualche anno ha sostituito la sua controparte più anziana e vecchie conoscenze come Frenzy e Fabian Cortez. Un ruolo importante, considerata la sua abilità da teleporta, è rivestito da Manifold, il mutante creato da Jonathan Hickman e che ha militato anche nelle fila degli Avengers.

sword 3

Fino dal primo albo, Ewing riesce a conferire alla nuova serie un’identità propria, seppur calata nel nuovo contesto delle testate mutanti rivoluzionate dalla gestione Hickman. Un’identità che non verrà smarrita neanche nelle successive uscite che, fin dal secondo numero, proietteranno Abigail e soci nel mosaico di King in Black, il nuovo evento cosmico in cui i principali eroi del Marvel Universe uniranno le forze per affrontare la minaccia di Knull, il dio extraterrestre legato alle origini di Venom creato da Donny Cates sulla testata del simbionte. Al contrario, Ewing getta i semi per le trame che animeranno i numeri futuri.

Sul versante grafico, la prova del nostro connazionale Valerio Schiti è semplicemente straordinaria. Il suo tratto pulito e ricco di dinamismo conferisce un aspetto accattivante alla serie e ne esalta la vocazione spaziale con tavole che lasciano a bocca aperta. Notevole il lavoro di design svolto sui personaggi, di cui Schiti ridisegna uniformi e look proiettandoli nella contemporaneità. I colori densi di Marte Gracia e le infografiche di Tom Muller fanno il resto, mettendo S.W.O.R.D. in continuità stilistica con le altre testate “X”.

Un ottimo debutto per una serie che si propone come anello di congiunzione tra le testate mutanti e il versante cosmico della Marvel.

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