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I Maestri del Mistero. I delitti della Rue Morgue e altri racconti da Edgar Allan Poe: recensione

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Il maestro dell’orrore e della suspense Edgar Allan Poe ha ispirato, spaventato e incantato numerosi artisti provenienti da media diversi, con sensibilità e pratiche artistiche diverse che, in circa un secolo e mezzo, si sono dedicati alla materia narrativa dello scrittore di Baltimora.
Le Edizioni Star Comics, per la collana I Maestri del Mistero (curata da Roberto Recchioni), hanno affidato ad un trio creativo l’adattamento a fumetti de I Delitti della Rue Morgue e di altri tre racconti scritti da Poe.

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Il cartonato si apre con la storia di cui porta il titolo: I Delitti della Rue Morgue, scritto da Michele Monteleone e disegnato da Oscar. La trama è nota a tutti gli appassionati di Poe e del genere mistery, e non solo: alcuni efferati omicidi vengono commessi a Parigi e, mentre la polizia brancola nel buio, il detective Auguste Dupin, insieme all’anonimo narratore del racconto, cercano di risolvere il mistero dietro la morte di Madame L'Espanaye e di sua figlia. Essendo, la vicenda raccontata, molto nota da quasi due secoli (Poe la scrisse nel 1841), Monteleone e Oscar scelgono un felice approccio narrativo che si concentra più sulla messinscena che sul mero svolgimento della trama. Evidente dai divertenti rimandi metanarrativi è la presenza dello stesso Poe all’interno del racconto, non come solo easter egg: essendo il narratore del romanzo (come del fumetto) nascosto dall’anonimia, i due autori hanno scelto di rappresentarlo attraverso la caricatura dello scrittore di Baltimora. Evidente, inoltre, è il taglio da “libro game”: come nell’altro adattamento del duo Monteleone-Oscar, La Lettera Rubata, numerosi sono gli accorgimenti visivi che interrompono lo svolgimento della trama a favore di una ricostruzione grafica degli indizi esaminati dal detective Dupin. Tale stratagemma narrativo strizza l’occhio al lettore che si ritrova a decifrare gli indizi e a collocarli all’interno di quella che è una vera e propria mappa del luogo in cui svolgono le indagini.

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L’adattamento del famoso racconto orrorifico Il Gatto Nero (ancora una volta una storia di grande fama) vede alla sceneggiatura Jacopo Paliaga che – strizzando l’occhio a un approccio dal sapore cinematografico – lascia all’arte di Oscar il compito di narrare la vicenda dell’uomo ossessionato dal gatto di nero di casa, a tal punto da commettere involontariamente l’assassinio della moglie: l’adattamento, infatti, non ha alcun dialogo, né alcuna voice over, l’unica voce che emerge è all’inizio e alla fine. Il risultato è una veloce discesa nella follia e nell’ossessione dell’uomo protagonista, come se non si stesse leggendo un racconto a fumetti, ma piuttosto guardando un breve cortometraggio animato. Paliaga e Oscar hanno anche il compito di adattare Lo Scarabeo D’Oro, racconto dal sapore avventuroso e non solo mistery, il cui protagonista è ossessionato – il tema dell’ossessione (in diverse declinazioni) è il fil rouge dei quattro racconti – da un pezzo di carta (in cui era avvolto uno scarabeo d’oro) che crede possa nascondere la parte di una mappa del tesoro. Il personaggio Edgar Allan Poe torna come anonimo narratore, e ritornano le sospensioni narrative dedicate alla ricostruzione degli indizi. Paliaga, dunque, si allinea agli intenti narrativi del volume, arricchendolo con un testo strutturato sul continuo interscambio tra presente e passato. Dimensioni temporali che convergeranno alla fine del racconto.

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I disegni di Oscar descrivono visivamente tutte e quattro le storie e lo fanno con un tratto caricaturale, spesso deformato, che delinea i personaggi attraverso una fisionomia esasperata, matrice estetica su cui regge il grande movimento all’interno delle tavole e delle vignette.
Il volume, infine, è ricco di contenuti extra: ogni storia è intervallata da un testo scritto dagli sceneggiatori con il compito di descrivere le suggestioni che ruotano attorno alle opere di Poe da loro selezionate per l’adattamento. Gustosi sono gli approfondimenti in calce al cartonato, dedicati allo scrittore e ad alcune curiosità legate alla sua figura.

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Lucca'17: Roberto Recchioni e Werther Dell'Edera su una mini de Il Corvo per Edizioni BD e IDW

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Edizioni BD ha annunciato a Lucca Comics & Games la pubblicazione di una nuova miniserie inedita de Il Corvo, intitolata Memento Mori, in contemporanea all'edizione americana edita dalla IDW. A scrivere la serie in 4 parti troviamo un team totalmente italiano composto da Roberto Recchioni ai testi, Werther Dell'Edera alle matite e Giovanna Niro ai colori.

La serie è stata approvata e supervisionata da James O'Barr, ideatore del personaggio.

L'annuncio è stato riportato anche da Recchioni su Facebook.

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Anteprima esclusiva di Roberto Recchioni presenta: I Maestri del Mistero: Il mastino dei Baskerville

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Usciranno in anteprima a Lucca Comics & Games e poi in libreria e fumetteria la collana edita da Star Comics: Roberto Recchioni presenta: I Maestri del Mistero, seguito de I Maestri dell'Orrore e I Maestri dell'Avventura. I 4 adattamenti presentati in questa occasione sono: Il ritratto di Dorian Gray, Il mastino dei Baskerville, Il giro di vite e I delitti della Rue Morgue e altri racconti.

Per l'occasione, vi proponiamo l'anteprima esclusiva de Il Mastino dei Baskerville, dal romanzo di Sir Arthur Conan Doyle, sceneggiato da Giulio Antonio Gualtieri per i disegni di Federico Rossi Edrighi. Trovate le tavole nella gallery in basso. La copertine è realizzata da Roberto Recchioni. Queste le specifiche tecniche del volume: 16x21cm, cartonato, 112 pagine b/n, € 14,00.

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Battaglia: Lo stalliere, recensione: l'incontro tra Pietro e il Cavaliere

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“Io uccido perché posso. Io uccido perché voglio. E tanto vi basti. Il mio nome è Pietro Battaglia. E oggi mi dichiaro nemico di tutti.” Con queste parole si presentava il vampiro siciliano ne La Guerra di Piero, la sua prima avventura. Poche frasi, brevi e secche, per quella che fu un'intuizione geniale. Fin dalla sua prima apparizione infatti Battaglia ha colmato un piccolo (e colpevole) vuoto del fumetto italiano: quello dell'antieroe moderno che si mettesse a calpestare la molle terra paludosa della storia italiana del Novecento senza troppi freni inibitori o retorica. L'Italia è ricca di vicende torbide, misteriose, sommamente ambigue, eppure dopo la stagione del nero italiano degli anni '60, il fumetto italiano ha sempre faticato a dare un volto e un corpo a un personaggio adatto a raccontare le pieghe sinistre della nostra storia recente. Certo non era questione di ricezione: i lettori italiani erano sicuramente pronti a questo genere di letture, per nulla intimoriti, semmai invogliati e abituati dopo che le “colonne d'Ercole” in fatto di certi gusti e tematiche erano state varcate sia dal fumetto USA (Vertigo, per dirne una) sia dai manga seinen.

Ecco Pietro Battaglia quindi: mascella squadrata un po' Dick Fulmine un po' Superman, dente appuntito e impeto bestiale à la Wolverine, già un classico eppure assolutamente al passo coi tempi; arci-italiano fino al midollo: nato una prima volta in Sicilia e una seconda da vampiro nel profondo Nord delle trincee della Grande Guerra; meschino e passionale; terribile ma con un (personalissimo) codice d'onore. Ovvero: un personaggio esatto, caratterizzato nel modo giusto nel momento giusto. E ricchissimo di potenzialità narrative.
La continuità col già citato nero italiano c'era, tanto che le sue successive avventure furono pubblicate, sempre da Cosmo, in formato pocket. Un'iniziativa interessante che ha calato Battaglia in storie intriganti, tanto più riuscite quanto le vicende reali che facevano da cornice e ispirazione hanno potuto sedimentare negli anni attraverso indagini, approfondimenti e studi. Bene quindi Battaglia che si confronta con il fascismo (La figlia del capo), con il terrorismo e la stagione delle stragi (La lunga notte della Repubblica e Muro di Piombo), meno bene quando ha a che fare con realtà più fluide e poco cristallizzate, come la criminalità organizzata (Sodoma) o i crimini del dopoguerra (E le foibe..?), quest'ultime due storie penalizzate anche da disegni non proprio all'altezza.

Poi dalla storia “segreta” d'Italia, Battaglia si è avvicinato sempre di più ai giorni nostri e ne ha esplorato alcuni miti in un'ideale trilogia che recupera il formato bonellide tradizionale e affronta tre livelli della questione morale: quella religiosa-popolare (Il pio padre); quella sessuale (Dentro Moana); quella civile (Ragazzi di morte). Altra bella idea, altri alterni esiti: c'era sempre la naturale ferocia e violenza del protagonista, il gusto senza ritegno per lo sberleffo, l'humor nerissimo, ma troviamo anche la compassione e una sorta di dolcezza, oppure una strana forma di pietà. Oppure ben più inaspettato, timidezza. Come se Battaglia non fosse più a suo agio o vivesse le sue avventure più da testimone che da protagonista, lui così perentorio e oscuro, mentre fuori il nostro paese diventava un luccicante e affollatissimo “supermercato”. Poi, anche qui, non sempre disegni convincenti. C'era in chi scrive, la sensazione che qualcosa, della grande carica eversiva del personaggio, si stesse irrimediabilmente perdendo.

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Questa lunga premessa era doverosa per parlare della decima avventura di Battaglia: che è seminale e rappresenta una catarsi sia per la storia in sé, sia per i risvolti meta-narrativi per il personaggio creato da Roberto Recchioni e Leomacs.
Ne Lo stalliere, il vampiro siciliano si confronta direttamente con Silvio Berlusconi e il corredo degli scandali che da sempre accompagnano questa discussa figura di imprenditore, politico e qualsiasi altra cosa sia stato o sia tuttora. L'incontro col Cavaliere è dirompente e senza fronzoli. Dario Sicchio non è minimamente spaventato dal soggetto o da un comprimario così scomodo e racconta una storia avvincente in cui fa sfilare un autentico carnevale delle brutture umane: avidità, tradimento, mafia, sfruttamento del corpo femminile, crudeltà e, ovviamente, morte. Sopravvive Battaglia, anzi rinasce in una caratterizzazione efficace, torna a essere autentico deus ex machina di storie e Storia certo, ma all'usuale ferocia qui unisce (ancora) una purissima intelligenza malvagia e recupera quell'individualismo anarchico che fin da subito ce lo aveva fatto amare.

Grande la cura nella trama anche per l'uso simbolico delle varie ambientazioni. La storia inizia in un teatro (l'Ambra Jovinelli di Roma) che va fuoco nel 1983, il vecchio mondo che brucia e lascia il posto alla nuova società dello spettacolo, plastificata e edonistica, che a sua volta finisce per mangiarsi anche la politica, il mondo delle istituzioni e un paese intero, in un'orgia di bugie, polemiche, affari. Trasversale a tutto questo è il tema della seduzione, in cui potere e sesso hanno un ruolo preminente. Dialoghi azzeccati, molto seri e drammatici, alcuni intrisi di pessimismo, cinismo e intima crudeltà, si alternano a scene di estrema e “spensierata” violenza creando un effetto straniante nella lettura, quasi allucinato, che ben si adatta ad un racconto che parla di inganni, apparenze e illusioni.

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Se tutto è concesso, negli affari e nella politica, ed è concesso mostrare tutto ciò che è superfluo e serve ad abbagliare, allora il miglior modo per rappresentarlo è quello della caricatura e della deformazione cartoonistica: i disegni di Francesco Prenzy Chiappara vanno in questa direzione in modo deciso e maturo.
Tavole costruite con grande equilibrio, molto nere, grazie ad un notevolissimo lavoro di campitura che esalta i contrasti netti fra luce e buio e figure e ombre; un tratto preciso, fresco e dinamico che ricorda in più punti Bruce Timm, Humberto Ramos e Carlos Meglia, ma sviluppato in modo assolutamente originale e gradevolissimo.

E nelle battute finali di un perfetto intreccio a “meccanismo circolare” si torna di nuovo al fuoco, purificatore in un certo senso, dentro il quale sembrano bruciare tutte le incertezze delle ultime storie del vampiro siciliano che, tramite le sue stesse parole, pare quasi rassicurare i futuri lettori: “Io sono l'Italia […] L'Italia tornerà a essere quel posto polveroso, oscuro e pieno di storie segrete che era prima”.
E noi aspettiamo altra belle storie, come questa.

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