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Crom - Il segreto dell'acciaio - Comuni Mortali

Sono passati oltre settant'anni da quando Robert Erwin Howard narrò le prime gesta di Conan il Barbaro nell'opera letteraria intitolata La fenice sulla lama. In tutto questo tempo le avventure del Cimmero sono continuate ad apparire in romanzi e racconti, film, fumetti, videogiochi e cartoni animati. Molti sono gli artisti che ne hanno ritratto la fisicità statuaria, ricordiamo fra gli altri Frank Frazetta e John Buscema, ma se Conan e i suoi muscoli sono stati i protagonisti di varie vicende, a cambiare la sorte degli uomini di Hyboria è stato l'acciaio. Un dono divino, il dono di una divinità chiamata Crom, che vive sull'alto d'una montagna osservando e giudicando i mortali e odiandoli per la loro debolezza. Da questo spunto, ripreso dal Conan cinematografico, sono partiti gli autori Marco Cannavò e Sudario Brando per raccontare la loro storia, edita da Play Seven e intitolata Crom, composta da due episodi: Il segreto dell'acciaio e Comuni Mortali.

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Uno degli aspetti interessanti di Crom è che ci viene narrata la vicenda in epoca pre-hyboriana. Siamo quindi catapultati in un mondo preistorico abitato da dinosauri e da altre creature terribili, la natura è spietata e l'uomo non è altro che una debole pedina la cui vita è in pericolo in ogni momento, mentre a sua difesa può brandire solamente armi di legno e pietra. Gli autori calano il lettore in quest'epoca per farci conoscere le origini del mito, l'attimo in cui l'essere umano da semplice comparsa diventa protagonista grazie al dono divino dell'acciaio. La narrazione si dipana quindi tra l'epoca pre-hyboriana e quella hyboriana e se da una parte incontriamo un giovane il cui nome è ancora troppo presto per poter essere svelato, dall'altra assistiamo al giorno in cui Ulcan, figlio del capo-caccia Baatar, vedrà la sua vita cambiare per sempre. Sarà Crom stesso a narrarci le vicende che ci condurranno alle origini della leggenda: "E fu così che il fanciullo divenne uomo. Colpa, rabbia, volontà e vendetta lo crebbero fino a renderlo immortale. Nelle orecchie dei giovani barbari la storia di Ulcan viene narrata e tramandata dalla notte dei tempi, da quel giorno che armai la mano del tagliapietra con l'acciaio e lo dissetai dal desiderio di sangue. Nella mia onnipotente memoria è racchiuso il nostro primo confronto, il racconto preferito dai vecchi cimmeri, un incontro che voglio svelare a voi mortali voltando la pagina del tempo e dello spazio".

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I testi di Cannavò, soprattutto ne Il segreto dell'acciaio, sono evocativi e adatti a una storia come quella di Crom dove il mito si respira a ogni pagina. Non si corre il rischio d'incappare in un linguaggio troppo aulico tale da sembrare stonato, anzi la giusta contrapposizione di scene mitiche alternate a scene di caccia quotidiana rendono la lettura più verosimile e creano quel netto contrasto tra il sacro e il profano tale da far apprezzare appieno entrambi. I due episodi, della durata complessiva di appena diciassette pagine, risultano ben strutturati, facendo denotare uno studio minuzioso di ogni singolo particolare da parte dell'autore. Seppur in così poco spazio vengono affrontate diverse tematiche come ad esempio il rapporto con il divino, la crescita sia fisica che interiore, la perdita e la consapevolezza di sé stessi. La composizione della tavola risulta variegata con vignette, sia chiuse che aperte, dalle diverse forme che si susseguono assecondando il ritmo della storia. In modo particolare è ben costruito da questo punto di vista l'episodio Il segreto dell'acciaio in cui i continui cambiamenti temporali avvengono in modo naturale e senza confusione alcuna.
A tratteggiare l'ambientazione preistorica e i corpi plastici dei protagonisti troviamo Sudario Brando, a suo agio con le anatomie ipertrofiche caratterizzate da linee pulite e decise; corpi voluminosi la cui tridimensionalità, oltre al contrasto tra bianco e nero, è risaltata delle ombreggiature di grigio. Le scene di combattimento sono dinamiche, chiare e ritmate, aspetto fondamentale per buon un fumetto d'avventura. Non risultano molto particolareggiate le vignette, soprattutto per quanto riguarda sfondi o elementi secondari, ma non sempre questa caratteristica deve essere vista come un aspetto negativo. A volte uno spazio bianco fa risaltare ancor di più un messaggio che si vuole trasmettere, come la solitudine e la disperazione di un ragazzo che cade in ginocchio piangendo, mentre attorno a lui in quel momento non esiste più nulla se non la collana che stringe in mano e quel corpo immobile che giace ai suoi piedi.

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Per un appassionato dell'avventura, in particolar modo per un fan del mondo di Conan o più in generale dell'heroic fantasy (o heroic cave come gli autori definiscono la loro opera), questa lettura può risultare piacevole seppure finalizzata, al momento, a sé stessa. Riprendendo le parole degli autori questi episodi si potrebbero definire come "una scheggia dell'intera storia, una parte fondamentale della struttura narrativa, la presa di coscienza dello stesso Ulcan e del suo ruolo storico nel futuro mondo". A lettura finita le sensazioni sono proprio queste, ovvero quelle di aver appena scalfito il potenziale racchiuso in un'ambientazione come quella di Crom. Scalfito in modo interessante, si intende, ma non molto in profondità. Sarebbe interessante vedere gli autori all'opera in qualcosa di più ampio respiro nella speranza di poter appagare le aspettative positive suscitate in questi due episodi.

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