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Gurt e L’ascensore dei mondi 1, recensione: l'adrenalica opera di Isaak Friedl e Oscarito

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Nell’ampia mole di fumetti che Panini Comics propone ogni mese possiamo trovare alcune interessanti e inedite chicche. La casa editrice modenese, infatti, nota principalmente per la proposta di alcune delle più importanti licenze del mondo (su tutte quella Marvel Comics), sta di recente aumentando la produzione di fumetti del tutto originali. È il caso di Gurt e L’ascensore dei mondi, opera realizzata da Isaak Friedl (Sottobosco, Dylan Dog) e Oscarito (L’Isola del Tesoro, Sappy), team giovane e interessante per un fumetto tanto fuori di testa quanto accattivante.

Gurt Boznikov è un baffuto e spericolato postino in grado di consegnare la posta nei luoghi più inaccessibili e disparati. Il suo mondo non è il nostro, è un pianeta distorto e pieno di creature mostruose e bizzarre. Dopo una visita medica, il suo dottore comunica al malavitoso Don Ombroso una particolarità interessante: Gurt ha due stomaci, il che lo rende perfetto per una missione speciale. Per convincere il postino, il boss minaccia la sua famiglia e promette di non far loro del male solo se Gurt accetta di recarsi al Dolphin Hotel e prendere un misterioso ascensore. Protetto da un potente guardiano, l’unico modo per salire su di esso è batterlo fisicamente o bere un veleno mortale. Due prove insuperate finora ma, con i suoi due stomaci, Gurt può superare la prova e portare uno zaino dal contenuto misterioso in un altro mondo. Non ci dilunghiamo ulteriormente sulla trama che prenderà una piega del tutto folle e adrenalinica.

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Isaak Friedl costruisce un mondo bizzarro e ricco senza particolare sforzo, la realtà rappresentata appare originale e ben riuscita e il protagonista e i comprimari decisamente interessanti. Il suo stile diretto e asciutto, che punta all’action, ricorda molto quello di Mark Millar, e in effetti la sua opera non sfigurerebbe nel Millarword. Forse il suo limite è quello di spingere troppo sull’acceleratore e di lasciare  il lettore spaesato per i continui cambi di situazione.

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Friedl è coadiuvato da Oscarito che dà vita a questa splendida realtà sia con le sue matite grottesche e spigolose, che si esaltano nella raffigurazione di assurdi personaggi dall’eccellente resa mimica, e si innestano in tavole iper-dinamiche e dalla gabbia libera. Ma è soprattutto grazie alla sua colorazione digitale che sfuma in una sorta di effetto pastellato, ben reso dai tratteggi, che il risultato finale è una gioia per gli occhi.

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Al termine della lettura si resta un po’ con l’amaro in bocca e toccherà attendere la prosecuzione della vicenda per vedere se Friedl riuscirà a mantenere coerente e avvincente l’intreccio narrativo fin qui costruito. Il rischio che le cose possano sfuggire di mano è sicuramente presente, ma fin qui Gurt e L’ascensore dei mondi riesce a stuzzicare la curiosità del lettore. Panini Comics, oltre all’edizione base, offre anche una variant ad opera di Paul Pope e un’ulteriore versione con tanto di busta postale decisamente originale.

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