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La guida del Tamarro, recensione: ironia e delicatezza per un domani peggiore

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Il fumetto è uno dei medium più potenti e maggiormente puntuali nel tratteggiare la contemporaneità, velandola con una superficie di grande potenza espressiva.
La Guida del Tamarro, edito da Lavieri Edizioni non è un fumetto nella sua accezione più classica e sequenziale, è più una raccolta di vignette realizzate da Massimiliano Frezzato. Ma non cambia la premessa.

In un mondo come quello attuale, flagellato da cambiamenti climatici, a peggiore le cose sono gli analfabeti funzionali, i subculturali, gli egoici paladini del menefreghismo e del “prima io, poi gli altri”.
Quello che è uno specchio fin troppo triste (per non dire drammatico) dell’attuale società, diventa il pretesto per trattare con gustosa ironia le criticità in cui tutti noi viviamo. Il focus principale del volume sono i 30 disegni corredati di “consiglio pratico” in cui l’arte di Frezzato è immediatamente riconoscibile. Attraverso il suo stile “favolistico”, da fiaba per bambini, l’autore utilizza il fil rouge del Tamarro, protagonista di tutte le vignette.

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Il Tamarro è l’individuo che incarna tutte le possibili sfaccettature dell’uomo individualista, emblema della superficialità, dell’arroganza e del sotterfugio ai danni degli altri. In 30 vignette, Frezzato condensa l’umanità più becera senza mai essere saccente, senza mai voler dare pseudo lezioni di vita. Al contrario, con la precisa scelte di parole che accompagnano le illustrazioni, l’autore fa parlare in prima persona il Tamarro che, così, dispensa i suoi consigli per una vita più felice. Dopotutto, preoccuparsi per il mondo che ci circonda, pensare alla maniera più costruttiva per affrontare le sfide dell’esistenza, sarebbe troppo faticoso. Meglio lasciare che il proprio opportunismo guidi le nostre azioni: minima fatica, massimo risultato.

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Come già accennato, il disegno di Frezzato non cambia rispetto allo stile favolistico di altre sue opere. Ma ne La guida del Tamarro, assume connotati parodistici. L’intero volume gioca sul cortocircuito: tra stile e contenuto della raffigurazione, tra frase di accompagnamento ed etica del lettore. Il gioco ironico, dunque, si poggia proprio su questo scarto tra il messaggio veicolato e il suo veicolo.

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Dopo la divertente lettura del volume, però non può che sopraggiungere una velata tristezza. Frezzato è così pungente nel comunicare la bruttura di una parte dell’umanità, che non si può terminare il volume senza una nota di amarezza. E, come in una inquietante legge del contrappasso, si è colti da egoica referenzialità, pensando di essere diversi dall’individualista personaggio del Tamarro, simbolo di una società malata a cui sentiamo di non appartenere, ma che nella quale siamo profondamente calati.

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