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Thor #8 svelerà l'identità del nuovo Thor

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Sin dalla sua prima apparizione, la nuova Dea del Tuono ha sempre destato grande interesse e molto si è parlato circa la sua vera identità. Finalmente, sulle pagine dell'ottavo numero della serie Thor, realizzato dalla coppia Jason Aaron e Russell Dauterman, la domanda che tutti i lettori si pongo, avrà un risposta.

Durante la battaglia finale contro il Distruttore, Thor e Odinson chiameranno qualche rinforzo. Tra il fuoco e la furia della battaglia, le domande troveranno risposte. Assisteremo ad un ritorno a sorpresa. E nella pagina finale un'onda d'urto si propagherà per tutto l'universo Marvel.

Nella gallery in basso ecco la cover dell'albo e alcune tavole dello stesso.

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Secret Wars: arrivano i Thors

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Non sono molte le versione del Dio del Tuono che si sono alternate sulle pagine degli albi a fumetti della Marvel. Il Thor rana, o Thunderstrike, o l'attuale Thor Donna, giusto per citarne qualche incarnazione.

Eppure, sulle pagine della nuova miniserie, tie-in all'ormai imminente evento della Casa delle Idee, Secret Wars, dal titolo Thors, troveremo molte delle versioni del potente Dio provenienti dalle differenti realtà, compresi Beta Ray Bill e il Thor dell'Ultimate Universe.

Realizzata dallo scrittore Jason Aaron, affiancato alle matite da Chris Sprouse, questa mini, pubblicizzata sotto il brand Battleworld, esordirà il prossimo giugno, ed è stata presentata come quella che sarà maggiormente connessa con gli eventi di Secret Wars, scritta dall'"architetto" Jonathan Hickman e disegnata da Esad Ribic.
 
"Quest'albo è probabilmente il più diretto tie-in alla serie Secret Wars rispetto a tanti altri che avrete modo di leggere, nel quale il ruolo di tutti i Thor sarà definito a partire degli eventi di Secret Wars #2", ha dichiarato Aaron in un'intervista a Marvel.com.

"Nel primo numero, i nostri si troveranno ad affrontare una dozzina di casi di omicidio, uno i particolare che li farà impazzire", ha aggiunto Aaron" E ultimamente ce ne sono alcuni che cercano risposte che potrebbero distruggere le fondamenta di tutto ciò che conoscono".

Conclude Aaron "Questa serie non parla dell'apoclaisse, ma di chiudere casi. Sono io che scrivo storie di polizia, ma con martelli al posto delle pistole. Per me è come realizzare Homicide: Life on the Street, con tanti poliziotti cosmici. Ci sono tutte le versione di Thor che immaginate, risolvere omicidi, prendere rimproveri dal loro commissario e e fumando al loro locale bar dei Thor-poliziotti".

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Ci sono peccati, atti compiuti contro una morale comune e condivisa dalla moltitudine, che non possono essere diffusi, che devono restare custoditi. Molto spesso, però, la linea tracciata da questa morale, che separa le azioni buone da quelle cattive, è troppo labile, aleatoria, e risulta difficile poter giustificare agli occhi dei più il proprio operato. Uccidere il proprio nemico in guerra è necessario, ma l’omicidio è un peccato. Ed allora, è meglio tacere, portare dentro questo segreto, evitare le critiche e i giudizi di chi non potrebbe capire.

Nell’universo Marvel, la situazione risulta molto più difficile in quanto ogni umano gesto viene registrato e conservato da Uatu, l’Osservatore, rappresentante di una razza aliena il cui scopo è quello di scrutare gli avvenimenti e custodirne il ricordo senza mai interferire in alcun modo. Ogni volta che Uatu compariva sulla scena, era il chiaro segnale che qualche episodio di estrema rilevanza stava per accadere. A questo punto, per tutelare il proprio operato e tenersi lontano dalla generale incomprensione, la soluzione è una sola, brutale, ma necessaria: eliminare ogni possibile testimone.

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Queste le premesse che portano ad Original Sin, nuovo crossover della Casa delle Idee, realizzato da Jason Aaron (testi) e Mike Deodato Jr. (disegni). Chi ha ucciso l’Osservatore? Chi è in grado di compiere un così efferato delitto? A cosa serviranno le armi sottratte dall'arsenale di Uatu? Ma soprattutto, di quale indicibile peccato si è macchiato il colpevole, tanto da spingerlo ad eliminare una presenza mite, ma così ingombrante?

Con abile scrittura Aaron dipinge un noir dalle forti tinte oscure, che porterà a galla molti “peccati originali”, qualcuno anche in grado di stravolgere le dinamiche dei rapporti interpersonali della comunità superumana. L’indagine parte con Capitan America, Thor, Wolverine, la Vedova Nera e Nick Fury ormai in pensione in cerchio intorno al cadavere di Uatu, con un foro da arma da fuoco al centro della fronte e privato dei suoi occhi. Oltre al nucleo principale degli Avengers, il compito di ricercare l’omicida sarà portato avanti da altre tre squadre di eroi, assemblate da un personaggio misterioso, la cui identità sarà svelata al termine del secondo albo dell’edizione italiana. Moon Knight, il Soldato d’invero e Gamora seguiranno una pista che li condurrà nello spazio; Pantera Nera Emma Frost e Ant-Man sposteranno il loro raggio di azione nel sottosuolo, mentre il Dottor Strange e il Punitore si sposteranno nel piano astrale.

Sin da subito l’agitazione è alta, le ricerche febbrili, troppi sono i misteri custoditi negli occhi sottratti all’Osservatore e c’è bisogno di fare in fretta, per evitare che qualche scheletro custodito da troppo tempo nell’armadio possa venir fuori. Nessuno, infatti, sembra avere la coscienza apposto, e quando sulla scena compare Orb con in mano uno dei due occhi, l’intervento è repentino e il dispiegamento di forze impressionante. Quella che i nostri eroi non sapevano, però, è che l’occhio può essere utilizzato anche come una bomba, e nell’istante stesso in cui viene fatto detonare, una prima ondata di verità travolge alcuni protagonisti tra cui Spider-Man, Hulk, Thor, Luke Cage e Matt Murdock (ciò che hanno scoperto e la maniera nella quale affronteranno questa nuova verità sarà possibile leggerlo nei loro rispettivi antologici). Un nuovo mistero si presenta, quindi, agli eroi che non abbandonano la scena per fare i conti con il loro passato stravolto, capire come abbia fatto Orb ad impossessarsi di un così prezioso oggetto. Chi sta tramando dietro le quinte?

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L’intento perseguito dallo scrittore è quello di imbastire una sceneggiatura corale, focalizzando l’attenzione non sui soliti protagonisti dei grandi eventi ma dando una vetrina a quelle che sono le seconde linee. Questa volontà è evidente anche nella scelta dei “cattivi”, dai Senza Mente (nemici del Dottor Strange) allo stesso Orb (legato all’universo narrativo di Ghost Rider), fino a Exterminatrix, amante ed acerrima nemica di Marvel Boy, certo non capaci di compiere un gesto di tanta portata, che lasciano intuire il loro ruolo di burattini in mano a qualche mente più geniale.

La narrazione, in questi primi quattro capitoli della saga, è molto serrata. Continui, infatti, sono i passaggi compiuti da Aaron da una parte ad un'altra della galassia, che costringono il lettore a mantenere sempre alta la concentrazione sugli avvenimenti, cercando di cogliere ogni minimo indizio che possa offrire la svolta alle indagini. L’attesa del colpo di scena, e il susseguirsi di rivelazioni sconvolgenti (vedi il finale del secondo albo), creano grande attesa e aspettativa per il prosieguo della storia. Quello che però manca, e rende debole lo sviluppo, è la mancanza di un lavoro di approfondimento ed introduzione al personaggio. Ognuno di loro, infatti, si ritrova proiettato in questa ricerca della verità senza una reale motivazione (hanno tutti davvero qualcosa da nascondere?), e l'interazione con gli altri personaggi è quasi pari a zero. Non si crea quella giusta alchimia tra i singolo interpreti, e la cosa risulta ancora più evidente dalla qualità scadente dei dialoghi. La caratterizzazione dei personaggi è carente, per non dire del tutto assente, e questo rappresenta un grosso limite per questo evento.

Anche sul versante grafico le cose non sono diverse. Se la scelta di puntare su Deodato Jr. può sembrare azzeccata, vista la predilezione della artista brasiliano per atmosfere più dark e per la sua abilità nell'utilizzo dei chiaroscuri, la resa finale non è quella sperata in quanto, nella moltitudine dei personaggi coinvolti, molti ne perdono in espressività e le loro figure a tratti semplicemente abbozzate. Se paragoniamo il lavoro qui svolto con quello realizzato in passato, in particolare sulle pagine di Dark Avengers, la differenza è così evidente che ogni altra parola risulta superflua. È indubbiamente difficile saper gestire una moltitudine di personaggi, con i ritmi serrati della pubblicazione mensile, però questo non giustifica le imperfezioni dei volti e delle anatomie e il costante escamotage di figure in penombra.   

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Gli spunti alla base di Original Sin risultano sicuramente interessanti e aprono diverse possibilità narrative che verranno poi sviluppate sui tanti spin-off alla saga, con la totalità delle testate coinvolte. Ci teniamo a ricordare che il nostro giudizio si ferma ai primi due albi pubblicati, quando la saga originale è giunta al giro di boa, ma, con grande dispiacere, dobbiamo constare come la sensazione che forte si avverte è di incompiutezza, di un'occasione persa. Non ci resta che aspettare il prosieguo della pubblicazione e sperare che il finale sappia riscattare la cocente delusione per questa prima parte, troppo confusionaria e inconcludente.

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Thor: presto un albo intero dedicato al martello Mjolnir

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Nel 2014 i fan Marvel hanno imparato molte caratteristiche nuove riguardo agli oggetti cari ai suoi supereroi. Ad esempio la tavola di Silver Surfer non è solo un efficace mezzo di trasporto cosmico bensì un essere sanziente che rende l'ex araldo di Galactus meno solo nei suoi viaggi.
Così come si scoprirà in Thor #2, il martello Mjolnir possiede una propria conoscenza ed è capace di comunicare, a suo modo, con il suo portatore.

Dopo questa rivelazione lo scrittore Jason Aaron non vuole fermarsi qui, in un'intervista a CBR ha dichiarato di voler esplorare ulteriormente le origini del martello per un intero albo.
Questo è ciò che emerge dalla sua chiaccherata con CBR: "Alla fine l'idea è quella di portare Mjolinir su un albo indipendente. Ancora non sappiamo l'intera storia del martello. Durante gli anni ci sono state diverse storie a riguardo, io voglio raccontare quella vera. Mjolnir è sempre stato qualcosa di più che un oggetto da raccogliere e agitare a destra e a manca. Il fatto che il martello Uru possieda un incantesimo capace di giudicare chi è degno o no di brandirlo ne fa molto di più che un grosso pezzo di metallo magico e penso di averlo mostrato con il precedente numero (Thor #2). Tra Thor e Mjolnir c'è una sorta di relazione simbiotica e se non altro bisognerebbe solo portarla alla ribalta.

E voi siete degni di scoprire le origini di Mjolnir?

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