Hirayasumi 1-8, recensione: lo slice of life di Keigo Shinzō per chi ama la vita tranquilla
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Maestro dello slice of life, un filone narrativo piuttosto popolare nel fumetto giapponese che descrive la società contemporanea attraverso la rappresentazione della quotidianità di vari personaggi, Keigo Shinzō torna sugli scaffali delle librerie con Hirayasumi, un manga inseribile a pieno titolo in quel genere e caratterizzato da atmosfere a lui più congeniali, dopo che in Randagi, la sua opera precedente, aveva deciso di affrontare temi complessi come la prostituzione minorile e gli abusi familiari.
"Hirayasumi" è un termine che in Giappone viene usato per indicare il riposo necessario a recuperare le forze in seguito a un intenso periodo lavorativo o di studio e Shinzō lo utilizza per alludere allo stile di vita adottato dal protagonista Hiroto, un cosiddetto freeter, sostantivo che - come ci viene spiegato in una nota - deriva dalla combinazione della parola inglese “free" (libero) con la parola tedesca “arbeiter” (lavoratore) e si riferisce ai giovani giapponesi che alla fine degli studi preferiscono dedicarsi a impieghi occasionali, anziché impegnarsi in occupazioni regolari, in modo da non perdere la propria libertà. L'apparente spensieratezza di Hiroto contrasta in maniera netta con le ansie e le afflizioni dei diversi personaggi che gli ruotano attorno, a cominciare dalla cuginetta Natsumi, che va ad abitare da lui a Tokyo per poter frequentare l’università ma che, segretamente, vorrebbe diventare una mangaka. Cosa che le arreca una notevole inquietudine, per il timore che il suo sogno possa essere osteggiato dai genitori o tramutarsi in una fonte di imbarazzo con compagni di studi e conoscenti. Abbiamo poi l’amico fraterno Hideki, oppresso dai suoi doveri familiari, che lo costringono a un lavoro anonimo e frustrante e Yomogi, un’impiegata di un’agenzia immobiliare, perennemente stressata e insoddisfatta. Senza dimenticare l’anziana Hanae, con cui Hiroto costruisce un’improbabile amicizia e dalla quale eredita la casa, quando la burbera signora muore per un infarto. Un triste evento, che dà inizio alla vicenda e che Shinzō riesce a raccontare con sorprendente delicatezza.
Con il procedere degli episodi, il cast dei personaggi viene rapidamente ampliato, dato che a ogni protagonista vengono affiancati vari comprimari, le cui esistenze finiscono, presto o tardi, per intrecciarsi tra loro. Un trucco narrativo sfruttato spesso nel cinema e nella letteratura che - pur essendo un’evidente forzatura - in Hirayasumi non rappresenta un limite, vista l’abilità dell’autore a dirigere l’attenzione su altri elementi della trama. Avere un numero così vasto di personaggi gli permette, inoltre, di far emergere moltissimi aspetti della vita delle persone (con particolare enfasi sulle loro debolezze), che difficilmente potrebbero essere associate a un unico individuo. Ecco, quindi, la messa in scena dei tormenti amorosi di alcuni giovani universitari, delle insicurezze di chi non è in grado di affrontare i passaggi più importanti dell’età adulta, dei rimpianti di coloro che si sono arresi davanti ai primi ostacoli, delle manie soffocanti che diventano causa di solitudine e di tante altre situazioni che, benché già viste in molti manga del passato, nelle mani di Shinzō paiono risplendere di luce nuova. Oltretutto, sebbene sia chiaro chi siano i protagonisti, non di rado l’artista nipponico decide di concentrarsi su qualcuno dei comprimari, rendendo Hirayasumi una vera e propria opera corale, in cui anche un personaggio in apparenza secondario si trasforma velocemente in un tassello fondamentale dell’irresistibile commedia umana alla base del racconto.
Non manca neppure la tipica ironia un po’ sgangherata dei fumetti giapponesi che, tuttavia, riesce a mantenersi sempre equilibrata e a non degenerare in una demenzialità grottesca (persino nelle imbarazzanti – almeno per il pubblico occidentale - scenette a carattere scatologico, alle quali ricorre talvolta lo stesso Shinzō per creare l’effetto comico necessario ad alleggerire la tensione), che risulterebbe assolutamente in contraddizione rispetto alla sensibilità messa in mostra nel resto della storia. In più, a dispetto della positività e dell’ottimismo sparsi a piene mani, non ci vengono risparmiati alcuni passaggi drammatici che, però, danno l’impressione di essere unicamente un mezzo per sottolineare che, pure nei momenti di estrema difficoltà, non bisogna mai smarrirsi d’animo e sforzarsi di trovare una soluzione. Magari in contrasto con il pensare comune nipponico, ma utile a recuperare la gioia di vivere o semplicemente una maggiore serenità. Da qui, l’elogio delle piccole cose, che può anche solo voler dire riunirsi per un pasto in compagnia (non è un caso che nel manga vengano descritti, con notevole dovizia di particolari, numerosi piatti della cucina del Sol Levante). Difficile, pertanto, non rimanere conquistati da un’opera come Hirayasumi e perdersi nelle tenerezze e nei sorrisi dei suoi protagonisti. Autentici raggi di sole capaci di rischiarare il cielo più plumbeo, che soltanto chi come Shinzō ha superato una fase molto complicata della vita (mentre lavorava a Randagi, è stato colpito da un cancro, dal quale sembra fortunatamente guarito) è in grado di trasmettere con tanta sincerità.
Non abbiamo ancora accennato ai disegni dell’autore giapponese, il cui tratto lineare ed essenziale, a prima vista potrebbe apparire persino banale. In verità è lo stesso approccio minimalista adottato anche nella sceneggiatura. Ciò che realmente interessa a Shinzō sono i dettagli, quindi, il fatto che, graficamente, i personaggi risultino spesso appena abbozzati diventa un elemento trascurabile se, attraverso l’espressività dei loro volti, è comunque possibile percepirne lo stato d’animo. Analogamente, nella costruzione delle vignette non mancano gli sfondi elaborati, ma solo se necessari a raccontare qualcosa, tanto che vengono di frequente sacrificati, per fare in modo che lo sguardo dei lettori si focalizzi sui primi piani dei protagonisti. Capita pure che il messaggio comunicato dal fumettista nipponico debba essere colto in particolari apparentemente insignificanti. Per esempio, uno dei comprimari più importanti ha una bizzarra ossessione per i tralicci e così la foto del profilo della sua chat è – in maniera molto buffa - l’immagine di un elettrodotto.
Hirayasumi è pubblicato in Italia nella linea J-POP delle Edizioni BD in agili tankōbon di buona fattura. Per il momento ne sono usciti otto, ma pare che Shinzō non abbia in programma di arrivare presto a una conclusione. Una decisione insolita e in netta discontinuità rispetto al passato, per un autore che finora si era sempre dedicato a opere brevi ma che, come potete ben immaginare, non ci dispiace affatto.