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Orfani: Sam 6, recensione: prima della fine

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Orfani, la space opera ideata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari, fin dall’inizio si è configurata come una saga fantascientifica che, nella sua evoluzione, continua ad arricchirsi di elementi che in base alla “stagione” vengono di volta in volta svelati. Non a caso il format scelto è quello dei blocchi narrativi televisivi, con tanto di climax finale. Orfani: Sam 6, dunque, è un mid-season, un'interruzione a metà del ciclo narrativo, e –  come il modello televisivo americano insegna – è un momento fondamentale della trama, i cui elementi avranno una ripercussione, se non addirittura saranno determinanti, per l’intera seconda parte.

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La stagione dedicata a Sam ha visto, come motore dell’azione, il machiavellico personaggio della dottoressa Juric, nonostante questi sia morta alla fine di Nuovo Mondo giustiziata dalla stessa Sam ormai “corvo” cybernetico. Il ruolo della Juric è ancora determinante: è proprio la sua assenza ad essere fondamentale per le azioni della folta schiera di personaggi presenti. Nel corso delle stagioni passate e nel corso dei precedenti cinque numeri, le carte in tavola sono cambiate molto spesso ma la solida costruzione dei protagonisti principali ha permesso a questi di rimanere coerenti senza pindarici capovolgimenti identitari e senza, allo stesso tempo, far rinunciare agli sceneggiatori – Roberto Recchioni e Michele Monteleone – la possibilità di costruire l’incastro narrativo attraverso colpi di scena che, in questo numero, vanno a raccordare con più forza la stagione con le precedenti.

Prosegue la fuga nel deserto di Perseo e Andromeda, stavolta accompagnati dal clone di Ringo. Sam, difatti, è ancora in standby e il trio la sta portando dalla Dottoressa Marta Hack, l’unica con le competenze per riparare i danni della cyborg. Contestualmente, non si ferma l’inseguimento dei diversi gruppi che vogliono catturare i due bambini. Il pericolo maggiore si conferma essere il duo composto dal Governatore Garland e dal Generale Petrov, pronti a far resuscitare la nemesi per eccellenza della serie: la Juric.

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In Orfani: Sam 6 trova compiuta espressione la ricerca pluristilistica e plurinarrativa che ha caratterizzato l’intera narrazione fino ad ora: Fabrizio Des Dorides, Simone Di Meo, Andrea Accardi e Luca Casalanguida sono gli attori dello stile pluricodico del numero. L’atmosfera stile western si carica del gusto orrorifico con sterzate verso l’onirico, in un gioco stilistico e narrativo che agguanta il lettore: interessante e citazionista è l’intromissione surreale, in bianco e nero, di contaminazione nipponica alla Go Nagai, nel momento dell’esasperazione del personaggio di Sam. Numerosi sono le splash page che raccolgono l’azione dalla spregiudicata composizione che, spesso, rimedia l’estetica videoludica: continua, così, il felice sposalizio tra il linguaggio fumettistico tipicamente statunitense e il format bonelliano.

Orfani si conferma essere una serie che assume al proprio interno numerosi generi, operando un continuo passaggio tra canoni narrativi. Il mid-season di Sam ha il compito di sancire con forza tale volontà drammaturgica portando la trama verso un risoluzione che tarda ad arrivare, alimentando, così, le attese e le aspettative per l’agognato finale.

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Battaglia 1 - La figlia del capo

Battaglia #1 - La figlia del capo è in edicola, e bisognerebbe solo dire grazie. Allo stato attuale delle cose è difficile prevedere a cosa porterà questa operazione, ma c’era il bisogno di sporcarsi le mani e il nero è il colore adatto. Nero, il colore della rivoluzione a fumetti avvenuta in Italia ad inizio anni ’60, avviata da Diabolik, che ha portato alla nascita di tante testate, alcune ottime, altre pessime, ma tutte fondamentali per la definizione di quel fenomeno. Nero, come le dita sporche di inchiostro impresso sui polpastrelli pagina dopo pagina.

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Battaglia di rivoluzionario, chiariamolo subito, non ha proprio nulla, ma ha coraggio, questo sì. E da vendere. Parliamo innanzitutto della prima produzione propria dell’Editoriale Cosmo, una realtà ormai consolidata ma che finora si è distinta solo per prodotti importati e ristampe. In particolare, vogliamo premiare la scelta del formato, attualmente utilizzato solo da Diabolik e da Alan Ford, ma che dimostra in questa occasione di non essere solo un retaggio di un glorioso passato, ma una strada interessantissima da percorrere per le moderne produzioni. Ma la cosa migliore, lasciatevelo dire, è la cattiveria di questa serie. Basata sul controverso personaggio di Battaglia, creato da Roberto Recchioni e Leomacs una ventina di anni fa (con le storie ristampate in un unico albo dalla Cosmo lo scorso anno), questa serie vedrà il vampiro siciliano aggirarsi nel nostro Paese nel corso della Storia senza alcuna morale o missione specifica. Nel primo albo, infatti, lo vediamo al soldo di Benito Mussolini a “fare da balia” alla figlia Edda, fresca sposa di Gian Galeazzo Ciano. La coppia andrà a Shanghai, sotto attacco dei giapponesi, e lì nascerà una contorta storia d’amore, che vedrà Edda amare di notte Battaglia, di giorno Galeazzo. Le conseguenze saranno davvero terribili.

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Cattiveria, dunque, perché la storia è dura e cruda, ma al tempo stesso intensa, grazie alla sceneggiatura di Michele Monteleone, uno dei 4 autori coinvolti nel progetto da Recchioni. Altrettanto eccellente il comparto grafico. Il formato non penalizza affatto Fabrizio Des Dorides che quasi si esalta nella costruzione della tavole. Ma è in particolare il suo tratto dinamico e feroce, quanto espressivo ed efficace nella recitazione dei personaggi, a emergere.

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Un esordio riuscito, vedremo se i successivi 4 numeri confermeranno la bontà di questa iniziativa. Anche perché, vogliamo ben sperare, questa produzione non resti isolata e porti a una rinascita del nero.  E allora grazie. Grazie per averci fatto sporcare ancora le mani.

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