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La Guardia dei Topi - Autunno 1152 e La Scure Nera

Per leggere l'intervista, clicca qui.

"I topi hanno una cultura tutta loro: troppo piccoli per integrarsi con gli altri animali". Tutto ha avuto inizio da questa breve annotazione di David Petersen su un foglietto di carta. Un'intuizione dalla quale sono partite altre riflessioni, una piccola scintilla che poco alla volta si è trasformata in un grande fuoco che ha acceso la creatività di un giovane autore americano. Questo accadeva più di quindici anni fa, ci è voluto del tempo prima che le idee fantasiose e gli appunti sparsi prendessero vita sulla carta, ma nel 2005 fecero finalmente il loro esordio i tre topolini guerrieri protagonisti delle avventure de La Guardia dei Topi, tre volumi usciti negli USA e in ben tre Premi Eisner. Recentemente Panini Comics ha pubblicato in Italia, sotto l'etichetta 9L, due volumi de La Guardia dei Topi: Autunno 1152 e La Scure Nera.

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Il mondo creato da Petersen è simile al nostro medioevo, ma i protagonisti non sono gli esseri umani, bensì i topi e gli altri animali che popolano i boschi, i cieli e i mari. Riuniti in città, in piccoli villaggi, in comunità organizzate secondo le loro tradizioni, questi piccoli esseri cooperano tra di loro per cercare di vivere una vita il più serena possibile sopravvivendo ai pericoli che si celano al di là delle fortificazioni. Affinché ciò avvenga, molti anni addietro, venne creato un ordine il cui compito era quello di difendere il popolo dei topi: la Guardia. Essi sono soldati, ma nei periodi di pace diventano abili sentinelle, battitori ed esploratori.
I due volumi editi da Panini Comics sono fruibili singolarmente seppur per una maggiore comprensione dell'universo narrativo sia consigliabile leggerli entrambi. Anche l'ordine di lettura non cambia, si può leggere prima l'uno o l'altro senza alcun problema: Autunno 1152 è il primo albo realizzato da Petersen, ma la storia narrata si svolge dopo a quanto raccontato in La Scure Nera che funge come una sorta di prequel.
In Autunno 1152 facciamo la conoscenza dei tre topi sopracitati: Lieam, Kenzie e Saxon. Inviati da Gwendolyn, capo della Guardia, sulle tracce di un mercante di grano scomparso, ciò che scopriranno sarà ben peggiore di quanto potessero aspettarsi e dovranno correre ai ripari visto che un pericolo che si insinua tra i propri simili potrà mettere in pericolo l'intera comunità. Ma quando un grande male sorge, un eroe si erge in difesa degli oppressi e il guerriero delle leggende dei topi porta il nome dell'arma che brandisce: la Scure Nera.
Facciamo ora un salto indietro nel tempo agli eventi narrati ne La Scure Nera. Come suggerisce il titolo di questo volume ci imbatteremo in una storia nella storia: la Scure Nera è una leggenda che si tramanda da generazioni, un'arma potente forgiata nel dolore tale da renderla maledetta. Non tutti possono impugnarla, è un fardello troppo pesante da sostenere come un vecchio saggio ci ricorda con le sue accurate parole: "Per divenire la scure, il topo scelto rinuncia a nome, incarichi e affetti. Chi brandisce la scure diviene una leggenda immortale, destinato a una vita solitaria in cui ogni topo e città avranno uguale valore ai suoi occhi".

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Sfogliando La Guardia dei Topi e osservando le tavole si può pensare, a una prima impressione, che si tratti di una storia per soli ragazzi: niente di più sbagliato. La narrazione è contraddistinta da un tono maturo, a volte anche cupo, in cui i personaggi sono messi davanti agli orrori della vita in modo fin troppo reale. È un fumetto ambientato in un medioevo fantastico, con degli animali come protagonisti, ma i problemi o le gioie che essi provano sono fin troppo umani. Risulta semplice affezionarsi a loro, condividerne i sentimenti, esultare o rattristarsi per ciò che accade. Questa caratteristica contraddistingue l'intera opera ed è uno dei suoi punti di forza. Petersen riesce, in modo semplice e pacato, a far legare il lettore con gli abitanti dei boschi, e cosa c'è di meglio che l'impeto di girare pagina per scoprire cosa accadrà al nostro preferito? Un impulso irresistibile che si protrae per tutta la durata del racconto, non lasciandoci il tempo di pensare o di distrarsi: un'immersione in un mondo che ti avvolge per lasciarti solo all'ultima vignetta. Petersen è riuscito a creare un modo fantastico in cui l'epicità fa parte del quotidiano, ma che se vista attraverso gli occhi del lettore prende un'altra forma mutando e divenendo mito.

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Trattandosi di un autore completo Petersen ha avuto modo di lavorare su La Guardia dei Topi con meticolosa perizia per quanto riguardo ogni aspetto. La narrazione procede senza tempi morti in un'ascesa di accadimenti che risucchiano il lettore come un vortice fino al climax della storia. Un inizio lento, una preparazione dei vari elementi narrativi, che poco alla volta si mescolano tra di loro e si sommano fino all'esplosione finale. L'autore, a tratti, fa un uso molto ampio delle didascalie per conferire epicità agli eventi mentre i dialoghi risultano naturali e ben caratterizzano i sentimenti e le caratteristiche di ogni singolo personaggio.
Gli animali, in particolar modo topi e furetti, sono "umanizzati" in maniera più che convincente dal tratto di Petersen: i loro sguardi comunicano i sentimenti al pari dei loro visi espressivi e degli atteggiamenti. Vignette ricche di dettagli vanno a comporre tavole che parlano di onore e di duelli, di battaglie e di viaggi in mondi ignoti. Il tratto, lievemente più acerbo in Autunno 1152, è bilanciato da un uso dei colori che riesce a trasmettere le sensazioni tipiche di quella stagione: l'aria che si fa più pungente in attesa dell'inverno mentre si è circondati dalle gradazioni di giallo e rosso dei boschi, del legno e delle fronde degli alberi.

Una volta entrati nei Territori dei Topi sarà difficile uscirne senza portare con sé qualcosa: una riflessione sull'onore e sul dovere, sull'amicizia, sull'amore o sulla dedizione. Avventure in cui l'eroismo e il coraggio sono presenti senza alcuna ostentazione in una saga che non ha nulla da invidiare ad altri cicli fantastici appartenenti a ogni media.

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La Guardia dei Topi, intervista a David Petersen

Panini Comics ha da poco pubblicato i primi due volumi de La Guardia dei Topi di David Petersen, vincitore di tre Eisner Award, ospitando l'autore alla recente Lucca Comics & Games. Noi di Comicus abbiamo intervistato Petersen, che ci ha parlato della sua saga, e recensito i volumi che lo hanno consacrato come uno degli autori emergenti più interessanti in assoluto.

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Ciao David e benvenuto su Comicus.
Ciao a voi e grazie!

Partiamo ovviamente da La Guardia dei Topi, opera che finalmente avremo la possibilità di leggere completamente per la prima volta in Italia, grazie a Panini Comics. Cosa devono aspettarsi i lettori da questa?
La Guardia dei Topi è un divertente fumetto medievale con protagonisti degli animali, ma pur avendo dei topi come protagonisti non ha il mood di un cartone animato, poiché ha un tono maturo e a tratti cupo. Insomma non è una lettura per bambini piccoli, ma allo stesso tempo non è così dark e violenta da non poter essere letta da tutti. Non parliamo di un fumetto horror! Negli USA sono usciti tre volumi, Autunno, Inverno e La Scure Nera, che negli Stati Uniti è il terzo in ordine di uscita: progressivamente i temi trattati diventano sempre più oscuri, come se fosse un essere vivente che cresce. Un po’ come per i libri di Harry Potter.

Protagonisti di Autunno, prima parte de La Guardia dei Topi, sono Saxon, Kenzie e Liem, tre personalità molto diverse fra loro: a cosa, o meglio chi, ti sei ispirato per delineare il loro carattere? Su chi ti sei divertito maggiormente a lavorare?
Tutti e tre questi personaggi sono basati, in qualche modo, su persone reali. Saxon è basato su di me, o meglio, sulla parte peggiore di me: questi presenta tutti i miei peggiori tratti caratteriali. Ho preso tutte le mie qualità più famose, in primis l’essere troppo impetuoso, cosa che mi ha creato una montagna di problemi. Kenzie è basato sul mio migliore amico Jesse: ci siamo incontrati da giovani, eravamo entrambi nei boy scout. Noi ci relazioniamo nella stessa maniera complementare di Kenzie e Saxon: se io sono impetuoso, lui è pacato e riservato. Se dovessimo affrontare una battaglia, Jesse farebbe strategie per due settimane prima di iniziare a combattere, io invece mi butterei nella lotta con un piano pensato il giorno prima, o anche senza. Insieme i due personaggi sono complementari e costituiscono una grande squadra. Liem è basato su un altro amico, che si chiama Emerson, il quale è un po’ più giovane di me e Jesse. Nei libri Liem rappresenta “il potenziale”: non ha ancora raggiunto il suo punto massimo, ma sin dal principio capiamo che ha un grande potenziale in lui, il potenziale di essere un eroe. Ed è la prima cosa che ho avvertito quando ho conosciuto Emerson.

Sei un artista completo, dato che ti occupi sia dei testi che dei disegni delle tue opere: come si svolge il tuo processo creativo? Inizi sempre dai testi per poi passare ai disegni o i due processi vanno di pari passo?
Ci sono tre libri, e per tutti e tre ho avuto un approccio lavorativo sempre un po’ differente: Autunno è stato il mio primo fumetto scritto in assoluto. Imparavo a scrivere fumetti mentre lo realizzavo: con questo avevo alcune note su come la storia sarebbe stata, ma non scrissi alcuna vera sceneggiatura. Iniziai disegnando le cose che sarebbero accadute: i protagonisti che vanno in esplorazione, affrontano un serpente, e tutto il resto, scrivendo alcune note di scrittura o i dialoghi ai lati del foglio. Più tardi inserii le nuvolette nelle quali scrissi i dialoghi definitivi. Con Inverno, scrissi delle sceneggiature per le varie scene, individualmente l’una dall’altra, solo più tardi, dopo aver disegnato il fumetto, scrissi i dialoghi. Per La Scura Nera scrissi l’intera sceneggiatura e poi realizzai i disegni: per la precisione, dato che negli USA usciva un capitolo alla volta, scrivevo la sceneggiatura di un capitolo alla volta e poi lo disegnavo. Mai tutti insieme, quindi.

Autunno si conclude con la frase "L'inverno sta arrivando". È impossibile non cogliere il riferimento a Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin. Quanto apprezzi questa saga e quanto ti ha ispirato nella realizzazione de La Guardia dei Topi.
A dire il vero, non ho mai letto nessun romanzo della saga. Non conoscevo proprio quella frase quando ho scritto il fumetto. Ne sono venuto a conoscenza dopo, quando ho visto alcuni episodi di Game of Thrones, che mi piacciono molto. Ma non ci sono state influenze di nessun tipo.

L'opera si rifà molto al Medioevo. Come ti sei documentato sulla vita medievale e sulla società del tempo?
Pochissimo. Perché qui si tratta della cultura dei topi, che è diversa da quella degli umani: ci sono aspetti tecnologici e architettonici che non combaciano con quelli umani del 1152, come le lenti per gli occhi. Sotto il pinto di vista architettonico si tratta di un “gothic revival”, visivamente molto più interessante: queste sono architetture “Tudor”, ancora più “Tudor”.

I topi sono esseri estremamente adattabili, un po' come l'essere umano. Quanto l'universo narrativo che hai creato è metafora dell'esistenza umana? E in cosa si differenzia?
Penso che la metafora sia che i topi sono fragili e non equipaggiati di “armi naturali”, non hanno zanne, artigli o massa muscolare. Ogni sfida che affrontano è più grande di loro, e noi come umani lo capiamo bene: ogni sfida nelle vita di un uomo, come ottenere un lavoro, o andare a scuola, o la malattia sembra più grande di te. E nei fumetti i topi, come gli umani, trovano uno stratagemma per superarle, con l’intelligenza e la determinazione. Questo il parallelismo tra uomo e topo.

Da La Guardia dei Topi è stato tratto anche un manuale da gioco RPG molto apprezzato. Come ti sei approcciato al progetto? E come si compenetrano le due opere, quella ludica e quella fumettistica?
Quando ero bambino giocavo moltissimo ai giochi di ruolo e la cosa più divertiva parecchio. Penso di aver imparato a raccontare storie per merito dei giochi di ruolo, perché in questi quello che si fa è raccontare storie assieme ad altre persone. Quando la gente ha letto il primo libro, mi ha chiesto se ci fosse un RPG dedicato, ma non c’era. Così l’ho realizzato con un RPG designer, Luke Crane, con il quale sono diventato molto amico: lui ha scritto tutte le regole del gioco, io mi sono occupato del materiale extra, così che i giocatori potessero avere una comprensione maggiore di questo universo narrativo. Un collaborazione davvero efficace.

Quando e come hai capito di voler fare del fumetto il tuo lavoro? Chi ti ha ispirato maggiormente nel tuo percorso di formazione?
Volevo scrivere e disegnare fumetti da quando avevo 11, 12 anni. Leggevo X-Men e TMNT. Per i primi, preferivo il materiale un po’ più datato: amavo le storie degli anni’70 scritte da Chris Claremont. Questi mi ha ispirato maggiormente, senza dimenticare artisti come Mike Mignola e Neal Adams.

Cosa ha rappresentato per te essere insignito di ben tre Eisner Award?
Si tratta di emozioni incredibili. Con mia moglie qui presente a fare da testimone, posso dire per certo che, quando uscivamo da ragazzi, dicevo sempre “un giorno sogno di vincere un Eisner Award”. E ora ne ho qualcuno.

Ti piace il fumetto mainstrem e ti piacerebbe scrivere qualcosa della Marvel Comics o DC Comics?
Non posso dire che mi dispiaccia, ma penso che quel tipo di mercato sia più che saturato. Mi piacciono ancora i personaggi degli X-Men, per esempio, ma ogni volta che prendo un fumetto di questi appena uscito e lo leggo, non avverto le stesse emozioni del passato. Magari sono storie bellissime, ma non hanno la stessa atmosfera per quanto mi riguarda: penso che ciò sia dovuto al fatto che si rivolgono a un pubblico molto più giovane di quanto sia io! Se potessi scegliere scriverei X-Men, però vorrei anche disegnare le mie storie.

A cosa stai lavorando al momento?
Sto lavorando all’adattamento a fumetti di Il vento tra i salici di Kenneth Grahame. Mi occupo solo delle illustrazioni, dato che il testo è lo stesso del romanzo. Poi lavorerò a una nuova antologia di Legends of the Guard, la terza. E forse lavorerò al quarto capitolo di La Guardia dei Topi, che si dovrebbe intitolare The Wizard War of 1149.

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