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Il gusto del paradiso

Francese, classe 1981, Nine Antico arriva in Italia, grazie alla Coconino Press, con Il gusto del paradiso, racconto ambientato negli anni ’90, nell’era pre-social, pre-internet, il che non è un elemento così distintivo del suo volume ma riporta alla mente un periodo ormai passato, specie se si parla di pre-adolescenza, di primi amore, delle prime cotte, come le si affrontava in passato, prima dell'avvento di tutti questi media.

Il gusto del paradiso è un fumetto biografico, se non fedele di sicuro sincero. La scoperta della propria sessualità, le difficoltà della crescita, le amicizie, la scuola, sono tematiche che ben conosciamo e che abbiamo vissuto sulla nostra pelle. In fondo, tutti gli adolescenti sono uguali. Quello che contraddistingue l’opera dell’Antico è la sua genuina schiettezza, una consapevole ingenuità che lega un racconto frammentario, fatto di momenti, di situazioni spesso peccaminose tanto quanto innocenti. Non c’è una vicenda da seguire se non quella della crescita, della vita che scorre. Una fotografia di un momento della nostra esistenza, della nostra vita. Situazioni reali, pensieri e momenti proibiti, chiusi nei cassetti della nostra mente. Dal punto di vista femminile, naturalmente, i primi baci, l’arrivo delle mestruazioni, le feste con gli amici. In fondo quella che ci racconta la Antico non è una storia speciale, non ha nulla di eccezionale, ma è talmente reale da diventare collettiva.

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E poi ci sono loro, gli anni ’90. Non esplicitati, certo, non ostentati, ma presenti, seppur celati. È una traccia che si scorge e che chi è più o meno contemporaneo all’autrice non può fare a meno di rievocare. Più che un racconto, Il gusto del paradiso è la confidenza di un’amica fatta in una serata primaverile sorseggiando qualcosa e guardandosi negli occhi. E se poi partono i ricordi, si va avanti tutta la notte…

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Anche lo stile di Nine Antico è minimalista così come il suo racconto, nelle sue tavole in cui emergono i suoi esili personaggi, domina il bianco e la composizione è varia e funzionale. Gli ambienti sono appena abbozzati perché superflui, al centro di tutto ci sono le persone con i loro sentimenti, le loro vicissitudini, colmano il bianco della tavola con le loro linee sottili e nervose; a volte le stesse figure sono abbozzate, semplici silhouette bianche prive di qualsiasi elemento da cui emerge solo qualche dettaglio fondamentale, come gli occhi, la bocca e poco altro. Il lavoro della Antico, dunque, è decisamente sottrattivo, quello che appare sulla tavola è solo lo stretto necessario, tutto il resto non conta.

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Conta, invece, la forte empatia che la fumettista riesce a trasmettere, che ci riporta alla mente ricordi passati. Un’opera che non lascia indifferenti presentata da noi nella consueta, ottima confezione della Coconino.

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Saint Cole

Ethan Van Sciver lo conoscete tutti, importante fumettista americano che ha lavorato soprattutto per DC Comics, firmando opere come Green Lantern: Rebirth e The Flash: Rebirth. Quello che forse non tutti conoscono però è il fratello dell’artista, Noah Van Sciver, giovane cartoonist indipendente e alternativo, che emerge direttamente dall’underground più puro che gli States hanno da offrire. Coconino Press ha portato in Italia da poco uno dei suoi graphic novel più apprezzati all’estero, Saint Cole, pubblicato in originale da Fantagraphics. Una storia cruda e spiazzante, narrata con glaciale lucidità anche nei suoi deliri etilici, per nulla edulcorata o filtrata da alcun perbenismo o remora censurativa.

Protagonisti della stessa sono personaggi decadenti, vittime consumate dai propri sbagli, dai propri vizi e dall’incapacità di risollevarsi dalle proprie sventure, sempre più propensi a sprofondare nell’oblio più puro cercando una salvezza proveniente da fonti esterne, messa in moto da meccanismi più grandi di loro, quasi provvidenziali, che però potrebbe anche non arrivare mai. Persone che sguazzano nel quotidiano, senza ambizioni e senza grandi progetti, che si lasciano trasportare dal corso degli eventi, incapaci di reagire. E il protagonista Joe è il più rappresentativo di questa categoria di persone: cameriere in una pizzeria non particolarmente rinomata, alcolista disperato, padre di famiglia squattrinato e non in grado di badare al proprio figlio Oscar né alla sua ragazza Nicole, che si affida totalmente a lui senza contribuire più di tanto al nucleo familiare. Una sorta di inettitudine sveviana quella che accomuna tutti questi personaggi: abulia, incapacità di vivere appieno la propria esistenza, di cogliere i momenti salienti della stessa e le chance che gli sono offerte, sottomissione al grigiore routinario lavorativo e familiare, insoddisfazione e sofferenza.

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In questa storia drammatica c’è ben poco spazio per la speranza, per un barlume di cambiamento a cui aggrapparsi seriamente, non c’è apparente salvezza o catarsi per questi individui che cercano di sopravvivere alla meglio per chi non riesce a porsi un orizzonte che travalica la contingenza dell’hinc et nunc. Ma queste figure così decadenti sembrano quasi rappresentare una moderna e realistica versione eroica dell’uomo, almeno sotto un filtro distorto, deviato. Infatti abbiamo a che fare con uomini che devono arrivare a fine mese con i pochi soldi che guadagnano al lavoro, cercando di fare quanti più straordinari possibili per aumentare la retribuzione, persone che devono pagare un affitto, pagare le bollette, sfamare i propri cari e curare la propria famiglia. Una lotta titanica, quasi persa in partenza per queste persone, che non riescono a fare fronte agli ostacoli che si parano sulla loro strada, che molto spesso sono però autoindotti da vizi, da cedevolezza e da dipendenza dovuta all’insoddisfazione cronica. Certo, va aggiunta anche una bella dose di sfortuna a tutto ciò.

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La trama è molto semplice e lineare e non necessita una particolare trattazione: il lettore segue le vicende del protagonista che si svolgono in una settimana, lasso di tempo in cui riuscirà a rovinare irrimediabilmente la sua già precaria e routinaria esistenza, il tutto scandito in capitoli giornalieri, fino ad arrivare a un possibile evento straordinario che potrebbe dare una nuova direzione alla sua vita, sempre che il protagonista sia in grado di cogliere la sua chance.
Dal punto di vista grafico, abbiamo a che fare con un tratto fortemente marcato, volutamente sporco e impreciso, cartoonesco, tutto fuorché accademico o tradizionale, a volte persino abbozzato. Il tratteggio la fa da padrone negli spazi ampi, negli sfondi, con una fitta grisaglia che domina nella pagina quando non lo fanno le campiture nere e dense o le decorazioni e i pattern che vanno ad ampliare la struttura della pagina e a diversificarla, a renderla più fluida e spaziosa, per uscire dal canoni classici di layout.

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Una gran buona prova di un autore che da noi non è ancora molto conosciuto, e che ci permette di addentrarci ulteriormente nell’underground americano, spesso dominato solo dai soliti nomi, mentre è costellato di moltissimi artisti e talenti che rischiano di rimanere sconosciuti al grande pubblico, il che è un vero peccato. Ottima come sempre l’edizione Coconino, che per quanto sia essenziale, è realizzata con grande cura grafica e materiale. Prezzo molto adeguato.

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Il noir argentino di Rosario. L'amore e la morte: intervista a Claudio Stassi

È uscito a Lucca Comics & Games Rosario. L'amore e la morte, graphic novel realizzato dal Maestro argentino Carlos Sampayo e dall'italiano Claudio Stassi. Un affascinante noir ambientato nell'Argentina degli anni '30 che abbiamo voluto approfondire intervistando Stassi che ci ha fornito numerosi bozzetti e storyboard che potete vedere nella gallery in basso.

Ciao Claudio, bentornato su Comicus.
È da poco uscito Rosario. L'amore e la morte per Coconino Press, ci introduci quest’opera?

È una storia d’amore tra un musicista e una giovane donna. Come in tutte le opere di Sampayo, l’amore è al centro della storia, in Rosario nello specifico, è il motore che muove le fila dei personaggi. Rogelio per esempio proprio per amore si unirà al gruppo di anarchici intenti a soccombere il governo dittatoriale che in quegli anni esisteva in Argentina, a mettere il becco nelle storie della mafia ebrea che a Rosario gestiva case di prostituzione per ricchi e facoltosi clienti.Il tutto intriso di una atmosfera cupa, piovosa tipica dei noir degli anni 30. Un bel noir come solo Carlos Sampayo può scrivere.

Ai testi troviamo, appunto, una leggenda dell'Historieta: Carlos Sampayo. Com'è nata questa collaborazione?

Io e Carlos ci siamo conosciuti a Barcellona città dove vivo e dove anche lui viveva fino a qualche anno fa (è tornato a Buenos Aires). Ricordo che invitò me e l’amico Giovanni Di Gregorio a casa sua e gli portammo in regalo Brancaccio storie di mafia quotidiana (che a gennaio verrà rieditato per Bao Publishing). Qualche giorno dopo ci mandò una bellissima mail di elogi e complimenti, quella mail la conservo ancora oggi con grande affetto. Poi un giorno, in uno di quei pranzi che facevamo settimanalmente, lui mi propose di disegnare una sua storia. Ovviamente accettai, quasi svenivo dall’emozione (ride). Mi parlò di Rosario, della storia di quella città senza tempo che gli argentini chiamano la Chicago del Sud America. Mi innamorai di questa storia immediatamente.

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La storia, dicevamo, è ambientata nell'Argentina degli anni '30, come si è svolto il tuo lavoro di documentazione? Sampayo ti ha dato una mano in tal senso?

È stato un lavoro certosino di grande documentazione. Carlos è andato nella città di Rosario e mi ha mandato molte foto, è anche riuscito a trovare foto d’epoca che ha scansionato e mi ha spedito. Io in internet ho trovato parecchia documentazione. Considerando il fatto che si parla di fatti reali, con personaggi realmente esistiti. ho cercato di essere il più preciso possibile, negli scenari, nei visi dei protagonisti, ma sopratutto nell’atmosfera con il colore. Spero di esserci riuscito.

Rosario. L'amore e la morte è essenzialmente un noir. Quali sono state le tue fonti di ispirazioni per quest'opera?

Principalmente i racconti che Carlos mi faceva della città di Rosario. Delle zone, dei posti. Ho trovato persino la strada dove c’era realmente la casa di prostituzione che viene raccontata nella storia. Ma anche le auto, i palazzi, in tutto ho cercato di essere il più vicino a quella realtà tipica degli anni 20. La mia massima ispirazione era quella di rappresentare e raccontare la città e i personaggi che la vivevano.

In questa storia ritroviamo due donne protagoniste: Agata e Raquelita. Quali sono le loro caratteristiche e quale delle due ti farebbe perdere la testa?

Agata è la classica Femme fatale. è la Madonna di Dick Tracy, la Goldie di Sin City, chi non perderebbe la testa per lei? Raquelita è la donna della porta accanto, acqua e sapone, la donna che vorresti sempre al tuo fianco, la donna da amare. Rogelio è in bilico tra due fuochi: la passione e l’amore. A vincere sarà la follia, la paura, ma sopratutto la morte. 

Tornando al tuo rapporto con Sampayo, com'è collaborare con lui? Come sono strutturate le sue sceneggiature?

Carlos ha una maniera di raccontare UNICA. Non esiste nessun altro sceneggiatore al mondo che abbia la sua stessa abilità narrativa, particolare e incomparabile con nessun altro. È il “Blues man" del fumetto. Le sue sceneggiature sono assolutamente ricche ma allo stesso tempo danno la libertà al disegnatore di interpretare la scena e raccontarla al meglio. I primi tempi mandavo gli storyboard a Carlos che approvava e a quel punto passavo a realizzare i definitivi. Poi intorno a pagina 10 mi disse, non mandarmi gli storyboard, segui il tuo istinto e vai da solo, mandami i definitivi.

Dopo Rosario, l'Amore e la Morte c'è la possibilità che tu e Carlo Sampayo collaborerete su una nuova storia?

C’è la voglia. Tanta. Quello che al momento manca è il tempo. L’ultima volta che ci siamo visti, Carlos mi ha parlato un una nuova idea che doveva mettere a fuoco. Sampayo è uno sceneggiatore che lavora per sensazioni, sarebbe difficile metterlo a lavoro per “forzatura”, ha bisogno del suo tempo. In futuro però tutto è possibile.


Claudio, come hai detto vivi a Barcellona da anni. Com'è, attualmente, la scena fumettistica spagnola e quali sono le principali differenze, a tuo avviso, rispetto a quella italiana.

La differenza sostanziale tra l’Italia e la Spagna sono due: la prima è che i fumetti non si vendono nelle edicole. E queste ultime ogni anno chiudono lasciando spazio al mercato da libreria di varia. La seconda è che non esiste molta produzione autoctona. Gli editori generalmente preferiscono comprare diritti esteri e ripubblicarli in Spagna, sono pochi quelli che decidono investire nella produzione. Molti autori spagnoli (bravissimi tra l’altro), lavorano principalmente per il mercato francese o per quello americano. Poi oggi ci sono autori che stanno portando avanti progetti di crowdfunding con l’aiuto della rete sociale. Uno su tutti ad esempio è Enrique Fernandez che ha raggiunto 100mila euro con la produzione di due suoi volumi Brigada (in Italia editi da Tunué).

Su cosa stai lavorando attualmente, ci racconti i tuoi progetti futuri?

Principalmente sono concentrato su Dampyr. Sto terminando le ultime tavole di una storia scritta da Giovanni Di Gregorio ambientata in Galizia (sempre la Spagna, lo so sta diventando una ossessione eheh!) e poi sempre con Giovanni abbiamo lavorato alla riedizione di Brancaccio storie di mafia quotidiana che uscirà a gennaio per Bao Publishing con all’interno una storia inedita tutta a colori.

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Coconino: Quaderni giapponesi, il nuovo graphic novel di Igort

  • Pubblicato in News
Comunicato stampa:

Un disegnatore occidentale nell'impero dei manga:
in libreria “quaderni giapponesi”
il nuovo documentario a fumetti di igort

qudgiapp

Viaggio alla scoperta della cultura e dell’anima giapponese: un saggio disegnato per le giovani generazioni dei fan di fumetti e cartoons. E per i genitori curiosi di sapere perché l’immaginario del Sol Levante affascina tanto i loro figli.

Un libro nato su Facebook da una serie di post di Igort: appunti di diario con scritti e immagini, quotidianamente seguiti e condivisi da una numerosa e sempre crescente comunità di fan.

Dopo i Quaderni russi, i Quaderni ucraini e le Pagine nomadi Igort (Igor Tuveri) intraprende un altro viaggio a Oriente. Un viaggio in Giappone, patria dei Manga e degli Anime, la fabbrica di sogni a fumetti e cartoons più grande del mondo. Ma anche un’esplorazione che, a partire dall’industria della narrazione disegnata, racconta a tutto campo la cultura, la filosofia, il senso della bellezza e gli stili di vita del Sol Levante.

È un cammino che prosegue in realtà, a più riprese, da oltre due decenni: all’inizio degli anni ’90 Igort è stato il primo disegnatore italiano e occidentale chiamato a lavorare per le riviste giapponesi, e da allora ha compiuto oltre venti viaggi con lunghi soggiorni a Tokyo. Con il metodo dell’osservatore curioso e partecipe, con taglio personale e autobiografico, l’autore racconta e disegna i suoi incontri e collaborazioni con i grandi editor e autori dei manga, con registi, intellettuali, musicisti e scrittori. Dalla grande casa editrice Kodansha a registi di culto come Suzuki Seijun a maestri dell’animazione come Miyazaki, dal cinema di Kitano alle raffinate musiche pop di Ryuichi Sakamoto, fino a giganti del fumetto come Tsuge, Maruo, Tatsumi, Shigeru Mizuki. Sulla scia dei ricordi, col metodo delle note di viaggio dell’”Impero dei segni” di Barthes, Igort apre tante finestre e suggestioni su un Giappone affascinante e nascosto.

Un Paese di estremi opposti, dove convivono l’attesa e il silenzio di un monastero zen, i gesti delicati della cerimonia del tè, la violenza brutale delle gang della Yakuza, la triste storia dell’amante assassina Abe Sada, la durezza, la malinconia e la poesia dei fumetti Geki-ga.

“Il Giappone era diventato per me lo scrigno dei desideri e soprattutto il paradiso dei disegnatori. Inebriato dalle vecchie stampe giapponesi, mi ero addentrato in quel mondo di segni apparentemente semplici che celavano una sapienza misteriosa. Avevo convinto me stesso e i miei editor della Kodansha che nella mia vita precedente ero stato giapponese. Loro,cerimoniosi, mi avevano accolto con un inchino: ‘Noi giapponesi siamo lieti di lavorare con Lei, che a sua volta, nella vita precedente, è stato giapponese’. Adoravo quelle persone, ironiche e lievi, ma dedite al lavoro con un rigore che non avevo mai visto prima. In quel soggiorno il mal di Giappone prese ad avvolgermi, sotto la sembianza di una dolce malinconia. Mi rattristava la bellezza antica di questa o quella casa di legno e carta di riso, che scorgevo di tanto in tanto nel mio quartiere. Evocava un passato perduto”.(Igort)

Fumetti Coconino Press-Fandango
Igort
Quaderni giapponesi
Collana: Dokumenta
Formato: 17 x 24 cm
Numero pagine: 184, a colori
Prezzo: 19 euro
ISBN: 9788876182693

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