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Anteprime de le prossime due "Storie" Bonelli

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Sul sito ufficiale Bonelli è stato pubblicato il nuovo Giornale con le anteprime delle serie dei prossimi due mesi. Focalizziamo la nostra attenzione sulla collana Le Storie. Come noto, il prossimo albo, in uscita l'11 novembre, vedrà l'atteso ritorno dello sceneggiatore Alessandro Bilotta questa volta in coppia con Michele Bertilorenzi ai disegni. La storia che i due autori hanno realizzato si intitola "Ramsey & Ramsey" e la sinossi recita "Jack lo Squartatore è tornato! Questo, almeno, è ciò di cui sono convinti a Scotland Yard, ma il giovane ispettore Philip Wisdom la pensa diversamente… Per lui, però, la strada è in salita, perché il killer sembra inafferrabile e gli indizi scarseggiano. Sarà l’incontro con i misteriosi gemelli Arthur e Jack Ramsey – tenaci e astuti investigatori – a cambiare il corso dell’indagine…".

Il mese successivo, invece, sarà disponibile il numero 39 della collana, dal titolo Neogenesi, scritto da Carlo Ambrosini e disegnato da Giulio Camagni, la cui breve sinossi recita "Una terribile epidemia colpisce l'umanità, costringendola a percorrere a ritroso la scala evolutiva...".

Nella gallery in basso potete evdere alcune tavole di anteprima con le cover di Aldo Di Gennaro.

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Dylan Dog: Alessandro Bilotta ci parla del pianeta dei morti

A inizio anno abbiamo intervistato Alessandro Bilotta, in occasione dell'albo de Le Storie Bonelli Mercurio Loi, e abbiamo parlato della sua nuova avventura legata alla versione alternativa di Dylan Dog del "pianeta dei morti". Da qualche giorno è in edicola lo speciale "La casa delle memorie", disegnato da Giampiero Casertano, che dà il via a una serie a cadenza annuale. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Bilotta per approfondire un po' l'argomento...

Ciao Alessandro, bentornato su Comicus.

L'idea per questa nuova avventura, e in generale per questa serie nella serie, era già nella tua mente da tempo o si è palesata dopo l'opportunità di scrivere gli speciali annuali in maniera costante?
L’idea di trasformare il Gigante nella serie annuale del Pianeta dei Morti è venuta a Roberto Recchioni. Il mondo del futuro di Dylan Dog offriva tante prospettive che ancora non avevo esplorato, è stato un lavoro successivo approfondirle e creare una vera e propria serie con comprimari e sottotrame.

Una cosa non chiarita è se la saga proseguirà a tempo illimitato o se sono previsti un numero (magari ancora non definito) di albi. Insomma, conosci già la fine della tua lunga saga?
C’è un grande, eventuale sviluppo finale che ho già immaginato, ma che è e resterà per il momento solo nella mia mente. So come andrà a finire, ma quanto durerà sarà deciso come sempre dai lettori.

Il Dylan che ha delineato è decisamente diverso da quello della serie regolare: pessimista, disilluso, poco reattivo. Eppure, nel racconto sembra pian piano riscoprire sé stesso. Come delineeresti a parole il profilo di questo Dylan?
È un Dylan Dog che ha vissuto qualcosa da cui non si torna indietro e di cui è in parte responsabile. Nonostante il suo pessimismo e la sua mancanza di reazione, io vedo un percorso, molto lento, che lo porterà a tornare a mettersi in gioco, prima del tragico finale già scritto.

Il tuo Dylan è differente non solo come personalità ma anche per il tipo di storie narrata rispetto a quello originario, considerando lo scenario alternativo. Quanta libertà di movimento ti è stata concessa dalla Bonelli, e da Recchioni in particolare, e quali richieste invece ti sono state fatte?
Devo dirti che Recchioni mi ha lasciato grande libertà, consentendomi di lavorare con una serenità che per me poi significa grande creatività.

Dai i precedenti capitoli della saga, si notava una continuity abbastanza serrata fra una storia e l'altra. Leggendo questo primo numero, sembra che l'intenzione sia di proseguire su questa strada, giusto? Inoltre, considerando quanto accaduto in precedenza, e leggendo il finale della storia, sembra che tutto possa accadere, e non è solo un modo di dire. E' una sensazione corretta, dobbiamo "temere il peggio"?
È una serie progettata perché avvenga il peggio in tutte le sue forme. Nonostante sappiamo che tutto terminerà con la morte di Dylan Dog, ci sono degli eventi che hanno dimostrato che la morte non è la cosa peggiore in questo futuro prossimo. Tuttavia ci sarà spazio per molte atmosfere, anche nelle esperienze che vivrà Dylan Dog, che non sarà e non potrà restare solo un depresso attaccato alla bottiglia. Anche se sto semplificando, spero che nessuno lo abbia interpretato solo così.

In quest'avventura abbiamo visto alcuni personaggi che immaginiamo diventeranno ricorrenti. Cosa puoi dirci su questi nuovi comprimari?
Immagino che ti riferisci al sergente Jenkins e a Werner. La prima diventerà un comprimario importante, ma questo penso si capisca anche da quello che Dylan Dog scopre andando a casa sua, mentre Werner sarà protagonista del secondo episodio, poi vedremo.

Una piccola curiosità: abbiamo notato un omaggio a Tiziano Sclavi e ad Angelo Stano in due personaggi apparsi nella storia. È stata una tua idea o di Casertano?
È stata un’idea mia, spesso visualizzo i dettagli della storia in maniera maniacale. Pensavo che spettasse ai creatori di Dylan Dog decidere se accettare o meno una sua richiesta di morte assistita.

Nella tua precedente intervista con Comicus, emerse che sei a lavoro anche sulla serie regolare di Dylan. Ci puoi dire qualcosa di più ora?
Ho scritto diverse storie per la serie mensile di Dylan Dog, ma, per un motivo o l’altro, nessuna di queste è in programmazione.

Passando ad altro, come procede il lavoro su Mercurio Loi, che novità puoi anticiparci a riguardo?
Diciamo che Mercurio Loi e le sue trame sono ancora avvolte nei misteri di Roma.

In un'intervista al sito Romadaleggere, hai dichiarato che ti piacerebbe lavorare su Tex, spendendo per lui parole di sconfinata ammirazione. Cosa rende per te così unico questo personaggio? C'è qualcosa che bolle in pentola?
Niente bolle in pentola. Il western è un genere meraviglioso che ha ancora moltissimo da raccontare e che nella cultura contemporanea è stato mantenuto vivo solo dalla Bonelli. Penso semplicemente che Tex sia un mito con cui confrontarsi. Senza sfidarlo a duello, per carità, ma vedendo come privilegio l’occasione di farsi una cavalcata insieme, lasciandosi precedere di un paio di metri.

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La copertina di Massimo Carnevale dello speciale Dylan Dog di Bilotta

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Il prossimo 19 settembre uscirà lo speciale di Dyaln Dog 29, il primo della nuova gestione che presenterà ogni anno un racconto della versione alternativa de Il Pianeta dei Morti creata da Alessandro Bilotta. Qui trovate una nostra intervista allo sceneggiatore in cui parla della sua saga, raccolta in volume dalla Bao.

Sul sito Bonelli, ora, è stata pubblicata una gallery con lo sviluppo della copertina, dalla bozza alla versione definitiva, realizzata da Massimo Carnevale con la nuova grafica di Paolo "Ottokin" Campana. Trovate tutto nella gallery in basso.

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Dal Dylan alternativo a Mercurio Loi: intervista ad Alessandro Bilotta

Alessandro Bilotta, romano classe 1977, è uno sceneggiatore che non ha bisogno di presentazioni. Autore de Le strabilianti vicende di Giulio Maraviglia - inventore e La Dottrina, entrambe con Carmine Di Giandomenico, ha ideato la minisere Valter Buio per Star Comics e collabora tutt'ora con la Sergio Bonelli Editore su varie serie, fra cui Dylan Dog. Proprio per l'Indagatore dell'Incubo ha creato il mondo alternativo "Cronache dal pianeta dei morti", raccolto in volume da Bao Publishing , che presto diventerà un vero e proprio spin-off. Inoltre, sempre per l'editore milanese, ha scritto alcuni numeri della collana Le Storie, fra cui Mercurio Loi, illustrato da Matteo Mosca e in uscita domani. Un albo che noi di Comicus abbiamo già recensito in anteprima e di cui vi mostriamo nuove tavole in esclusiva nel corpo dell'intervista qui di seguito.

Su Dylan Dog Color Fest #2 del 2006, è apparsa la prima storia della tua trilogia futuristica raccolta ora da Bao Publishing nel volume "Cronache dal pianeta dei morti". Partiamo dall'inizio, come è nata questa idea e come si è sviluppata?
Il Color Fest era nato con l’intenzione di realizzare storie fuori dall’ordinario, così la mia idea era quella di scrivere semplicemente l’ultima storia di Dylan Dog. “Il pianeta dei morti” si è guadagnato un certo riscontro nei lettori, così abbiamo pensato di realizzare altre storie che però non potevano che andare a ritroso rispetto alla prima, che era prima, ma appunto soprattutto ultima.

Nel volume le storie sono presentate rispettando la data di uscita presentando, così, un ordine di lettura cronologicamente inverso: il lettore, dunque, scopre pian piano le vicende che hanno portato a questo futuro alternativo. Quanto è importante questa scansione temporale a ritroso? La storia, dal tuo punto di vista, conserverebbe la stessa efficacia se letta in ordine cronologico?
Penso di no. Leggere queste storie a ritroso, quindi conoscendone il finale, aumenta il senso di disperazione e il pessimismo che caratterizza questa serie. L’ultimo racconto dovrebbe così lasciare la rassegnazione di chi assiste impotente alla nascita inesorabile degli eventi.

Quello che incontriamo nelle storie del volume è un Dylan Dog di un futuro alternativo, ma alla stesso tempo le tue storie sembrano catturare appieno l'atmosfera e l'essenza del Dylan Dog classico, quello degli esordi per intenderci. Come hai tenuto in vita questo equilibro?
Questo era il mio obiettivo principale. In un periodo in cui la serie mensile di Dylan Dog affrontava dei temi molto lontani da quelli della serie originale, ho pensato che trascinare l’indagatore in una condizione estrema sarebbe stata l’occasione per parlare di temi estremi, ultimi, come faceva il Dylan degli esordi.

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Potete vedere altre tavole tratte da Cronache dal pianeta dei morti, ad opera di Paolo Martinello, nella gallery in fondo alla news.

Il poter raccontare le gesta di un Dylan Dog alternativo, quanta libertà ti ha concesso nel rompere gli schemi della serie classica e poter raccontare cose che mai potremmo vedere normalmente. Quanto ti sei spinto oltre?

Direi appunto che spesso la più grande rivoluzione per un personaggio seriale è ritornare alle origini senza però invecchiare. Questo è uno degli obiettivi più interessanti quando ci si trova a confronto con personaggi leggendari.

Nonostante questo, leggiamo nelle note del volume che hai dovuto apportare delle modifiche nella prima storia in quanto la tua idea "spaventava" un po' la redazione Bonelli. Quanto sono state sostanziali e determinati rispetto al tuo progetto originario queste modifiche?
La storia, se possibile, aveva caratteristiche ancora più cupe e pessimistiche, meno politiche e più esistenziali. Dylan Dog mostrava con ancora più evidenza i segni dell’età, che era più vicina alla vecchiaia di quanto non sia nel risultato finale.

Nel volume vediamo alternarsi la prima storia a colori di 32 pagine ad una in bianco nelle canoniche 94 tavole bonelliane, per poi ritornare alle 32 a colori del Color Fest. Il ritmo narrativo e l'atmosfera, pur restando sempre efficaci, cambiano. Come hai affrontato questi due diversi formati? Quali vantaggi o svantaggi hanno rispetto all'altro? E, infine, avresti voluto narrare le tre storie nello stesso identico formato per uniformità stilistica?
Non penso che l’uniformità stilistica sia un pregio, penso anzi che ogni storia abbia un modo di essere raccontata. Le storie più brevi mi hanno permesso di creare delle atmosfere più surreali e poetiche, vista la brevità e l’uso del colore, mentre la storia lunga mi ha consentito di concentrarmi sul racconto di quel mondo, mettendo in piedi un affresco più ampio. Sostanzialmente questo è il modo in cui ho cercato di sfruttare i diversi formati.

Fra le tre storie, bisogna ammettere che l'ultima fa un certo effetto. Essendo la più vicina cronologicamente è anche quella che presenta un Dylan Dog più simile a quello che noi conosciamo. Vederlo però con qualche anno in più e nelle miseria colpisce il lettore al di là anche della triste vicenda di Gruocho. In un certo senso, in questa storia si intravede più delle altre la tua visione di Dylan Dog?
Non ci avevo pensato, ma è un’interpretazione interessante. In un certo senso la mia visione di Dylan Dog è quella di un uomo perfettamente normale, che compie gesti al di sopra delle proprie possibilità. Per questo cammina su un filo sottile, che lo rende allo stesso tempo più fragile di chiunque altro, e il crollo potrebbe essere sempre dietro l’angolo.

Nel volume vediamo all'opera tre diversi disegnatori: Carmine Di Giandomenico, Daniela Vetro e Paolo Martinello. Come sono stati coinvolti nel progetto e che contributo hanno dato?
Di Giandomenico era il mio partner di tanti fumetti, quindi è stato naturale il suo coinvolgimento, penso che fosse e sia lontanissimo dallo spirito di Dylan Dog, ma proprio questo ha inconsciamente contribuito al senso di novità ed estraniamento della storia. Daniela Vetro era già una disegnatrice della serie e la sua meticolosità nella ricostruzione delle scenografie, nella caratterizzazione e nella recitazione dei personaggi è stata determinante per creare una racconto corale che scattasse una fotografia più ampia di quel mondo. Martinello è il partner che ha avuto un ruolo importante nello sviluppo di Valter Buio e insieme stiamo realizzando diversi progetti di futura pubblicazione. Fra noi credo ci sia molta sintonia e questo mi ha permesso di sperimentare con le immagini e creare una storia estremamente intima e difficile.

Parliamo della nuova gestione di Dylan Dog sotto la cura di Roberto Recchioni in cui tu sei coinvolto. Cosa è cambiato per gli sceneggiatori, cosa cambia per te e quali sono le tue sensazioni su questa nuova fase del personaggio?
Pianeta dei morti a parte, ho per la prima volta la possibilità di scrivere anche sulla serie regolare un tipo di storia che mi è congeniale e che rappresenta la visione che ho sempre avuto di Dylan Dog.

In questa nuova fase scriverai lo speciale annuale portando avanti il tuo universo alternativo. In che periodo della saga si svolgeranno queste storie? Come saranno strutturate?
Le storie dello speciale annuale sono subito successive a “Il pianeta dei vivi-morenti”, l’episodio disegnato da Daniela Vetro, ma saranno leggibili singolarmente. Il ciclo è strutturato come una vera e propria serie, indipendente dalle storie precedenti, con nuovi comprimari e nuovi personaggi.

Chi ti accompagnerà alle matite in questa avventura?
Il primo episodio è disegnato da Giampiero Casertano, il secondo da Giulio Camagni.

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Parliamo di Mercurio Loi, come è nato questo personaggio e l'idea per la storia?
È l’insieme di diversi elementi che mi interessano molto. La storia la definisco un ritorno a casa, perché anche con Bonelli riesco a raccontare il mio principale interesse: Roma; creo dei personaggi con l’obiettivo di farli durare e ambiento “nell'anno del Signore” una vicenda che parla di umanità, sentimenti e supereroi.

Sappiamo che questo non sarà l'unico albo dedicato al personaggio. Come si svilupperà la serie?
In realtà non ci sono altre storie in preparazione al momento, ma la mia idea della storia è che sia i personaggi che la città nascondano qualcosa, non siano mai quello che sembrano, e tutti questi misteri sono elementi per altro racconto.

Come già in Valter Buio, ritorno Roma protagonista. Questa volta, però, in un secolo differente. Che suggestioni può regalare la Città Eterna del 19° secolo?
Per me nessuna epoca potrà mai essere più interessante di quella che si sta vivendo, ma la collana Le Storie ha già nel nome la definizione di un genere. La Roma Papalina della prima metà dell’Ottocento è un periodo che è stato poco raccontato e mi appassionava descrivere quel mondo con uno stile attuale e moderno come possono essere i temi che quello scenario affronta.

In chiusura, su cosa sei a lavoro attualmente?
Nel corso dell’anno usciranno due episodi de Le Storie scritti da me, il primo è naturalmente Mercurio Loi, disegnato da Matteo Mosca. Sto creando due nuove serie, la prima verrà pubblicata nella collana Graphic Novel della Star Comics e la seconda è un progetto più ampio per il 2016. Proprio in questi giorni sto per cominciare il lavoro su un graphic novel tratta da un romanzo. Ti ho detto però più di quello che dovrei, il tempo mi dirà se tutti questi figli riusciranno ad arrivare al battesimo.

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