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Zero 1-4, recensione: la controversa e visionaria opera di Aleš Kot

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Quando si esprime un giudizio su una serie a fumetti, dopo averne letto solo pochi numeri, si corre sempre il rischio di indulgere troppo in complimenti per una premessa brillante, che poi può andare sprecata a causa di una risoluzione degli eventi non all’altezza, oppure di valutare negativamente un inizio macchinoso e un po’ banale, reso successivamente trascurabile da una trama ingegnosa e ricca di spunti. Zero, miniserie Image di 18 numeri, pubblicata negli USA tra il 2013 e il 2015 e proposta negli ultimi mesi in Italia da Saldapress in quattro volumi, rappresenta probabilmente l’esempio più lampante di questo potenziale pericolo. Siamo sicuri che fossero davvero in pochi a conoscere l’opera suddetta, prima che arrivasse sugli scaffali delle nostre fumetterie (e noi, beninteso, non siamo tra quei pochi), ma siamo altrettanto sicuri che gran parte di coloro che alla lettura dei primi capitoli si erano affrettati a manifestare un comprensibile entusiasmo, dopo essere giunti alla fine del quarto volume avrebbero volentieri preferito rivedere i loro commenti. Con questo non vogliamo dire che Zero sia un fumetto di second’ordine. Tutt’altro. Ma è facile immaginare che chi si aspettava di trovare delle risposte ai misteri e agli intrighi sapientemente fatti emergere nel corso della narrazione, si sia sentito un po’ confuso negli episodi finali (se non addirittura preso in giro). Di questo non possiamo incolpare la Image che, coerentemente alla sua linea editoriale, ha lasciato carta bianca all’autore, l’allora ventisettenne Aleš Kot, il quale, invece, forse inebriato da una fama raggiunta troppo repentinamente, o afflitto da turbamenti interiori non meglio specificati, deve essersi sentito autorizzato a “raggirare” il lettore, facendogli credere per tre quarti dell’opera di assistere a un’affascinante spy-story moderna, caratterizzata da frequenti derive fantascientifiche e sperimentalismi grafici di vario tipo, per poi rivelargli che, in realtà, tutto doveva essere considerato parte di un gigantesco gioco meta-narrativo, studiato al solo scopo di rendere omaggio (nella maniera più estrema possibile) alla figura di William S. Burroughs, uno dei massimi esponenti della Beat Generation e – a quanto pare – sorta di mentore dello scrittore ceco.

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Che Kot, fino a qualche anno fa, avesse la tendenza a lasciarsi andare a queste stravaganze lo avevamo già intuito con The Surface (miniserie del 2015 arrivata in Italia grazie a Eris Edizioni), dove il nostro Aleš, dopo aver immaginato un futuro prossimo in cui tre giovani hacker cercano di opporsi a un capitalismo rapace, che sta portando il mondo sull’orlo del precipizio, perde completamente di vista il senso della vicenda (comunque già piuttosto surreale fin dall’inizio), trasformando sé stesso in un personaggio della storia, la quale, improvvisamente, assume una funzione quasi catartica nei confronti dei traumi e delle insicurezze affrontate dall’autore nel corso della sua vita.

Chi non ha ancora letto Zero potrebbe sentirsi scoraggiato dalle nostre considerazioni e decidere di dedicarsi ad altro. Tuttavia, non ce la sentiamo di dare un suggerimento di questo tipo, perché i testi di Kot si mantengono sempre a un livello qualitativo molto elevato, sebbene, per non modificare l’essenza del racconto, debbano continuamente adattarsi alle differenze stilistiche dei tanti disegnatori chiamati a dare vita alla sua sceneggiatura. Proviamo, allora, a riassumere la trama senza rivelare troppo, pur dovendo necessariamente accennare al finale, in virtù del suo essere un’opera all’interno di un’altra opera. Una sorta di cut-up fumettistico, che celebra la tecnica stilistica con cui Burroughs caratterizzò quasi tutta la sua produzione letteraria.

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Protagonista della vicenda è Edward Zero, un’implacabile superspia capace di portare a termine ogni missione. Apparentemente impermeabile ai dubbi che i discutibili ordini dei suoi superiori potrebbero procurargli, non esita a compiere azioni sempre più efferate, convinto di avere il destino del mondo nelle sue mani. La storia principale viene a volte interrotta da lunghi salti nel passato, necessari a portare alla luce gli eventi che hanno determinato la personalità di Edward, i quali assieme a brevi visioni del futuro (decisamente più enigmatiche), contribuiscono a frammentare la narrazione nei momenti topici del racconto. Tutto ciò aiuta a mantenere altissima la tensione, alimentata di continuo dal ritmo adrenalinico imposto da Kot, attraverso una scrittura cruda e tagliente, unita a una violenza spesso sopra le righe, a cui fa da sfondo un contesto fortemente drammatico. Poi, quando tutte le sottotrame sembrano incastrarsi in un quadro univoco e coerente, ecco la sorpresa spiazzante: nel 1956, a Tangeri in Marocco, vediamo lo scrittore William S. Burroughs intento a battere a macchina il seguito della storia di Edward che, quindi, si rivela semplicemente un personaggio di un suo romanzo. A partire da questo momento, realtà e finzione cominciano a fondersi e a diventare sempre meno distinguibili, in un trip lisergico all’interno dell’animo umano, in cui viene evocato di frequente il Brutto Spirito, un parassita della coscienza capace di corrompere le persone, fino a spingerle a commettere gli atti più spregevoli. La stessa motivazione che Burroughs ha sempre addotto per giustificare il suo uxoricidio, ma che Kot allarga alle atrocità compiute dall’uomo in tutte le guerre a cui ha preso parte.

Con questo cambio di scenario, i dialoghi asciutti e concisi dei primi tre volumi mutano improvvisamente, diventando cerebrali e prolissi, ma ancora capaci di ammaliare chi decide di proseguire la lettura fino in fondo. Fondamentale, tuttavia, è l’apporto dei disegni, opera, come detto, di ben diciotto artisti diversi (uno per ogni numero della miniserie) e resi ancora più incisivi dall’ottimo lavoro dei coloristi, i quali oltre a sottolineare con tonalità fredde i passaggi più cupi o con un rosso dilagante quelli più violenti, diventano imprescindibili nell’allucinato e psichedelico finale. E così abbiamo le anatomie grottesche e distorte di Tradd Moore che riescono a coesistere con il tratto nervoso e graffiato del nostro Alberto Ponticelli o con i chiaroscuri di Michael Gaydos (giusto per citare i tre nomi più noti), in un’alternanza di momenti a intensità variabile, gestiti con grande maestria da una sceneggiatura quasi impeccabile.

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A chi consigliare la lettura di Zero, quindi? Sicuramente a tutti gli estimatori di Burroughs, ma pure a coloro che adorano le opere più visionarie di David Lynch, o a chi, di recente, ha apprezzato l’onirica e non meno immaginifica trasposizione televisiva del personaggio di David Haller (alias il mutante Legione) per mano di Noah Hawley. Anche i fan di Kot non dovrebbero farsi sfuggire i quattro volumi Saldapress, perché il talento dell’autore ceco (questo sì, indiscutibile) è evidente in ogni balloon. Coloro che, invece, si aspettano un action spionistico in piena regola è meglio che lascino perdere, o quantomeno che si fermino al terzo volume, pur sapendo che dovranno rinunciare a riannodare tutti i fili della trama (d’altra parte, anche leggendo gli ultimi capitoli, la situazione rimarrebbe sostanzialmente la stessa).

A guardare le sue opere più recenti, come la splendida Days of Hate o l’interessante (anche se un po’ sopravvalutata) Il Nuovo Mondo, Kot sembra aver finalmente capito che sconfinare di frequente in un intellettualismo un po’ fine a sé stesso serve solo a gonfiare il suo ego, ma non a mantenere vivo l’interesse dei lettori più mainstream, i quali, alla lunga, potrebbero non perdonargli più il suo narcisismo autoriale. Per le medesime ragioni, nonostante gli elogi a testi e disegni, Zero è da considerare la classica occasione mancata, a cui - non lo nascondiamo - è persino difficile attribuire una valutazione.

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Ales Kot sarà ospite a Lucca Comics & Games 2019

  • Pubblicato in News

Lo sceneggiatore Ales Kot (Days of Hate) sarà ospite a Lucca Comics & Games in collaborazione con Eris Edizioni.

Ecco una breve biografia:

"Ales Kot, nato nel 1986 in Repubblica Ceca, è uno dei nuovi sceneggiatori del fumetto nordamericano.

Già amatissimo per il suo lavoro in serie Marvel come “Secret Avengers”, “Iron Patriot” e “Bucky Barnes: The Winter Soldier”, i suoi lavori con Image Comics sono già dei cult: “Zero”, “Wolf”, “Material”, “Change”, “The Surface”, “Wild Children”, “Generation Gone”, “The New World.”

“Days of Hate” è la sua prima serie targata Image a essere tradotta in italiano."

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Days of Hate - Atto Primo, recensione: i suprematisti bianchi al comando dell'America

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In un futuro distopico molto vicino a noi, i suprematisti bianchi governano l’America col pugno di ferro. Lo stato fascista rende la vita infernale alle minoranze etniche e cellule terroristiche di estrema sinistra cercano di controbilanciare le ingiustizie ripagando il governo con la stessa moneta. A fare da ponte fra i due mondi troviamo due donne, Huain e Amanda, ex mogli ormai separate, che hanno ancora una forte connessione fra loro. La “giustizia”, attraverso l’agente Freeman, cercherà di sfruttate l’odio di Huain, le cui evidenti origini cinesi creano un assurdo corto-circuito, per trovare e catturare la sua ex amata Amanda. Quest'ultima è a capo di una cellula terroristica che, in viaggio per l’America, cerca di portar avanti la sua battaglia per la resistenza. Insieme a lei troviamo Avrid, un afroamericano che ha lasciato la propria famiglia pur di combattere i suprematisti insediatisi nel proprio paese, e che le darà una mano nella sua battaglia.

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Pubblicata fra il 2018 e il 2019 dalla Image Comics, Days of Hate è una serie in 12 albi che Eris Edizioni propone in due volumi brossurati, di cui il primo è già disponibile in libreria. Il ceco Ales Kot (Bucky Barnes: The Winter Soldier, Secret Avengers e Suicide Squad) e il croato Danijel Zezelj (Babilon, Cappuccetto Rosso Redux) danno vita a un’opera che fonde una chiara critica politica e sociale a una storia più intima che vede protagoniste due donne forti e determinate e le loro passioni.

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Se da un lato, dunque, Kot porta all’estremo quello che è un sentimento sociale fascista che cammina e si diffonde con sempre maggiore rapidità in Europa e in America, dall’altro si focalizza su un rapporto di coppia - seppure a distanza - e sulle conseguenze che la fine di un amore lascia dentro di noi. Perché l’amore, o la sua assenza, è un motore fondamentale per le azioni dei protagonisti. Così, mentre il governo è sulle tracce di Amanda, conosciamo sempre di più il passato e il presente dei character. La scrittura di Kot è eccellente, lo sceneggiatore ceco alterna – con efficace ritmo narrativo - introspezione ad azione e scava nell’anima dei suoi personaggi grazie a caratterizzazioni sfaccettate e tridimensionali che evitano stereotipizzazioni di sorta.

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Lo stile di Danijel Zezelj si sposa alla perfezione con la sceneggiatura di Kot immergendoci, anche grazie ai colori cupi di Jordie Bellaire, nell’atmosfera tesa e drammatica del racconto. Il suo tratto graffiante e spigoloso delinea con sicurezza i volti dei protagonisti, donando loro una ricchezza espressiva invidiabile.
Gli scenari spogli e le città deserte amplificano il senso di vuoto di una società allo sbando e schiava del timore. Ma è la regia delle tavole di Zezelj a donare maggior forza all’opera, grazie a soluzioni sempre nuove ed efficaci, eleganti e funzionali.

In attesa del “Secondo Atto” che concluderà la vicenda, Days of Hate si mostra come lettura solida, intelligente e intrigante, capace di mescolare sapientemente tematiche sociali e politiche, viaggi on the road e situazioni intime e personali. Promossa appieno la prova di Zezelj alle matite, le cui tavole non risentono della riduzione al formato 16x24 del brossurato proposto da Eris Edizioni.

 

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Eris Edizioni, anteprima di Days of Hate di Ales Kot e Danijel Zezelj

  • Pubblicato in News

Eris Edizioni ha annunciato la pubblicazione del primo volume della serie Image Comics Days of Hate di Ales Kot e Danijel Zezelj. Qui seguito trovate tutti i dettagli e un'anteprima.

"Eris annuncia l’arrivo in Italia della serie a fumetti più attesa dell’anno: Days of Hate di Ales Kot e Danijel Zezelj, opera con cui la casa editrice torinese inaugura la collaborazione con la Image Comics, una delle più importanti realtà editoriali indipendenti al mondo.

Uscita in 12 puntate negli States tra il 2018 e il 2019 e subito osannata dai lettori e dalla critica, Days of Hate nasce dal connubio artistico tra due straordinari autori. Danijel Zezelj, uno dei più importanti disegnatori europei amato in tutto il mondo (che Eris ha riportato in Italia dopo anni di assenza pubblicando i graphic novel Babilon – 2017 e Cappuccetto Rosso Redux – 2018), e Ales Kot, astro nascente del fumetto seriale che ha firmato sceneggiature di serie celebri per colossi come Marvel e DC, e che per Image Comics ha realizzato alcune tra le serie più originali del panorama statunitense.

Due autori di culto, entrambi provenienti dall'Est Europa, accomunati da una visione artistica e politica affine. Proprio da questa affinità nasce Days of Hate, un’opera di grande attualità che muove dall’urgenza di raccontare la situazione che stiamo vivendo e riflettere su ciò in cui potrebbe trasformarsi il presente.
Kot e Zezelj esplorano gli orrori della guerra e del terrorismo di un futuro distopico non molto lontano da noi. La storia è ambientata nel 2022, in degli States dominati dalla supremazia bianca, dall’odio e dalla violenza, dove l’unica alternativa possibile sembra essere la guerriglia o una resistenza più sottile che permetta di non soccombere alle pressioni psicologiche del sistema. In questa situazione due donne si separano in seguito a un terribile lutto; una finisce nelle braccia dello stato di polizia che controlla l’ordine pubblico e sociale, mentre l’altra sceglie di combattere contro i suprematisti bianchi per rabbia, per odio, per il diritto alla propria identità e alla libertà.
La storia è divisa in due volumi, una “tragedia distopica” in due atti. Days of Hate – Atto Secondo uscirà nell’autunno 2019.

L’entrata di Ales Kot nel catalogo di Eris, segna anche l’arrivo in Italia del suo lavoro più autoriale. Se per Marvel e DC Kot ha firmato le sceneggiature per celebri serie mainstream come Iron Patriot, Bucky Barnes: The Winter Soldier, Secret Avengers e Suicide Squad, per la Image Comics realizza alcune tra le serie più interessanti del panorama statunitense degli ultimi anni: Days of Hate, Zero, Change e The Surface, già considerate dei veri e propri cult.

Days of Hate è anche la naturale tappa successiva del percorso editoriale intrapreso da Eris con Danijel Zezelj, che ancora una volta ci dà prova del suo talento poliedrico in grado di spaziare dalla street art all'animazione, dal fumetto seriale alla graphic novel e dall'illustrazione fino ai live painting. Uno degli artisti visuali contemporanei più importanti, protagonista di diverse mostre dedicate a suoi lavori, non ultima BLACK OXYGEN voluta da ARF! il Festival del Fumetto a Roma nell'edizione di Maggio 2018.

Acclamata negli Stati Uniti e capace di conquistare l’attenzione dei lettori e della stampa italiani ancora prima della sua pubblicazione, Days of Hate è la storia di una guerra, il capolinea possibile di questi nostri giorni dell’odio che nessuno ha saputo raccontare come hanno fatto qui Kot e Zezelj.
Un’opera seriale ma fortemente autoriale in cui le composizioni espressionistiche di Danijel Zezelj, fatte di luci e ombre, si sposano sia con i testi taglienti di Ales Kot che con i colori vividi e tenui di Jordie Bellaire (storica colorista con cui Kot ha avviato da anni un sodalizio artistico), donando all'intera narrazione un’atmosfera onirica e malinconica. "

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