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Moon Knight 2, fasi: recensione: Pazzo e felice di esserlo

Moon Knight 2, fasi: recensione: Pazzo e felice di esserlo

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Tra tutti i personaggi “urbani” che affollano il ricco catalogo di Marvel Comics, Moon Knight è certamente quello che ha ispirato nell’ultimo decennio alcuni tra i più talentuosi scrittori del settore. Il motivo è facilmente rintracciabile nelle caratteristiche più peculiari del personaggio, conferitegli fin dal suo debutto dal creatore Doug Moench, prima tra tutte il disturbo dissociativo dell’identità da cui è affetto. La possibilità di entrare nella psiche di un personaggio così affascinante e complesso ha solleticato la creatività di autori come Brian Micheal Bendis, Warren Ellis e Jeff Lemire, che in tempi recenti ne hanno proposto le rispettive e apprezzatissime versioni.

Arrivato il momento di rilanciare il Cavaliere Lunare nell’ambito dell’iniziativa Marvel Legacy, la Casa delle Idee si è rivolta a Max Bemis. Conosciuto finora come autore del cult Foolkiller, in cui ha ripreso il personaggio dell’ Insanicida nato quasi quattro decadi or sono sulle pagine di Amazing Spider-Man, e per serie indipendenti come Evil Empire per BOOM! Studios e Crossed: Badlands per Avatar Press, Bemis conduce anche una carriera parallela come front-man del gruppo rock Say Anithing. Ma il vero motivo per cui lo scrittore sembra essere nato apposta per scrivere le avventure di Marc Spector viene direttamente dalla sua biografia: ironia del caso, Bemis è affetto da disturbo bipolare.

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Il primo volume della sua gestione di Moon Knight, La follia è di famiglia, è uscito per Panini Comics lo scorso inverno lasciando un’ottima impressione. Avevamo trovato uno Marc Spector finalmente pacificato dopo i travagli visti nella precedente run di Lemire, conscio di soffrire di disturbo della personalità multipla ma ormai a suo agio nella sua condizione. Bemis aveva introdotto novità importanti nella mitologia del Cavaliere Lunare, come il debutto di due riuscite nemesi: il telepate Verità e soprattutto Sun King, l’avatar in terra del dio del sole egizio Ra, destinato a scontrarsi con Moon Knight, campione del dio della luna, Khonshu. Sun King è il riflesso oscuro del Cavaliere Lunare, l’avversario definitivo, quello che Venom rappresenta per Spider-Man o Sabretooth per Wolverine. Come se non bastasse, lo scrittore sgancia una bomba atomica che cambia per sempre lo status quo di Marc Spector: veniamo infatti a sapere che ha concepito una figlia col suo grande amore Marlene Arlaune… a sua insaputa! Pur non avendo sue notizie da anni, Marc aveva continuato a frequentare Marlene nei panni della sua personalità più spregiudicata, il tassista Jake Lockley, e i due avevano avuto una bambina, della cui esistenza Marc era rimasto all’oscuro. Il tutto condito dal ritorno del mercenario Bushman, primo avversario di Moon Knight e responsabile della sua nascita. Così si chiudeva la prima sequenza di storie ideata da un Bemis in grandissima forma, animato da una verve irriverente tradotta graficamente dal suo ottimo partner alle matite, il Jacen Burrows di Providence, qui al suo debutto in Marvel. Dotato di un tratto muscolare ma venato d’ironia, soprattutto nell’espressività conferita ai volti, Burrows eccelle nel mettere in scena situazioni grottesche e si propone come erede del grande e compianto Steve Dillon.

Con questi presupposti, c’era grande curiosità per l’uscita del secondo volume del Moon Knight di Max Bemis, intitolato Fasi, che conclude il ciclo dello scrittore. Purtroppo, le attese non sono state completamente soddisfatte.

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Nella prima storia, disegnata dall’ospite speciale Ty Templeton, Bemis realizza un’importante operazione di retcon, raccontando il trauma alla base del disturbo di Marc. Non sveleremo qui di cosa si tratta, per non rovinare il gusto di un’eventuale lettura, ma diremo solamente che il ritorno di una minaccia del passato di Spector è l’architrave su cui poggia tutto questo secondo ciclo di storie e che serve soprattutto ad introdurre la Societé Des Sadiques, associazione segreta di criminali spietati ma dalle motivazioni alquanto evanescenti. Altra minaccia che il Cavaliere Lunare si troverà ad affrontare sarà quella del Collettivo, esperimento scientifico finito male, volto a fondere in un unico organismo le menti di molteplici individui. Si tratta di un escamotage
narrativo funzionale ad una svolta della serie verso un registro surrealista, che però non viene adeguatamente supportato dalla sceneggiatura di Bemis. Il punto di riferimento dello sceneggiatore sembra essere l’opera di Grant Morrison, soprattutto gli excursus più sperimentali come Doom Patrol, ma il confronto con il capolavoro dello sceneggiatore scozzese è tutto a svantaggio di Bemis.

Sul piano grafico, il secondo volume mantiene comunque gli ottimi standard del precedente. A Burrows, che rimane l’artista più rappresentativo dell’intero ciclo, si unisce il britannico Paul Davidson, noto soprattutto per aver illustrato le storie di un altro personaggio Marvel alle prese con disturbi mentali, il mutante Legione, figlio del Professor Xavier. Già in quell’occasione l’artista inglese aveva rivelato tutto il suo talento per l’ideazione di tavole dalle atmosfere psichedeliche e lisergiche, situazioni predilette che vengono proposte anche in questo volume di Moon Knight. Soprattutto nella storyline dedicata al Collettivo, Davidson si sbizzarrisce realizzando splash-pages cariche di momenti onirici e gusto per l’assurdo.

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Nonostante l’ottima prova di Davidson, Templeton e del rientrante (anche se per poche pagine) Burrows, il secondo volume del Moon Knight di Bemis è nettamente inferiore al precedente, pieno invece di trovate ed intuizione felici. Al contrario, in questa seconda uscita ci sono molte cose che non convincono fino in fondo, prime tra tutte le motivazioni del villain principale, che si risolvono in un piano fumoso ed arzigogolato dai risvolti narrativamente deludenti. Inoltre, non viene adeguatamente ripresa la trama inerente Diatrice, la figlia di Marc la cui presenza rimane marginale per tutta la durata del volume. Un vero peccato, considerato l’inizio al fulmicotone che Bemis aveva saputo imprimere alla sua run. Un ciclo di storie che ha fornito comunque contributi importanti alla mitologia del personaggio, e che non mancheranno di essere ripresi dai futuri narratori delle vicende di Marc Spector.

Panini Comics raccoglie il secondo e conclusivo ciclo del Moon Knight di Max Bemis in un corposo tomo cartonato, arricchito dalle belle copertine di Becky Cloonan realizzate per la serie originale. Da segnalare anche la presenza di una celebre guest-star al tavolo da disegno: il grande Bill Sienkiewicz, seppure con un’unica tavola, torna a disegnare il personaggio che lanciò la sua carriera nel lontano 1980, realizzando la pagina conclusiva del numero 200 che chiude il volume.

 

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: Testi di Max Bemis, disegni di Paul Davidson, Jacen Burrows e Ty Templeton
  • Genere: Supereroistico
  • Formato: 17x26,168 pp., C., col.
  • Prezzo: 20€
  • ISBN: 978-8891245229
  • Voto della redazione: 6,5
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