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Niente da perdere di Jeff Lemire, recensione: Il riscatto di una vita

Niente da perdere di Jeff Lemire, recensione: Il riscatto di una vita

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Ci sono luoghi che ti rimangono appiccicati addosso e, anche se cerchi di liberartene scappando, non ti lasciano più. Luoghi che, se hai la sfortuna di nascerci, li porti impressi nell'anima e segnano il tuo destino. Luoghi come Pimitamon, sperduta cittadina della provincia canadese, dove la neve ha sepolto strade, vite e speranze. Dopo un’infanzia difficile, Derek era riuscito ad andarsene, diventando un giocatore professionista di hockey sul ghiaccio e una star del campionato. Ma nonostante l’affermazione in campo sportivo, il ragazzo è rimasto l’attaccabrighe che risolve tutto con la violenza: così, durante una partita, risponde alla provocazione di un avversario ferendolo gravemente, azione che porterà a una pesante squalifica e alla fine prematura della sua carriera. A Derek non resta che fare ritorno nella sua città natale, anche se ha ben poco da offrirgli.

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Trovato un lavoro da cuoco nella locale tavola calda, Derek si stabilisce abusivamente nello stadio abbandonato di hockey di Pimitamon. Le sue giornate si susseguono una uguale all'altra, tra risse e rimpianti. L’unico amico del giovane è Ray, sceriffo del paese compagno degli anni di gioventù, che cerca di tenerlo al riparo dai guai anche mettendolo dietro le sbarre se serve. Un bel giorno, un giorno come tanti, un evento mette a soqquadro la vita monotona di Derek: il ritorno in città di Beth, sua sorella, che non vede da molto tempo. Anche la ragazza aveva lasciato Pimitamon anni prima, trasferendosi a Toronto. Ma le cose nella grande città non erano andate bene, e la donna si era ritrovata senza un tetto sulla testa, sprofondando oltretutto nell'abisso della tossicodipendenza. Derek scoprirà ben presto il motivo del ritorno di Beth a Pimitamon: la donna è fuggita da una relazione tossica con un uomo violento di nome Wade, che è sulle sue tracce. Come se non bastasse, è anche incinta. Prendersi cura della sorella ritrovata diventa la ragione di vita di Derek, che non esiterà a rischiare tutto pur di proteggerla.

Niente da perdere è il nuovo lavoro di Jeff Lemire, il ritorno dell’autore canadese alle atmosfere intimiste che avevano caratterizzato le opere degli esordi come il premiatissimo Essex County. C’è un malinconico filo rosso che attraversa tutta la produzione di Lemire, una poetica comune tanto a lavori di spiccata tendenza neorealista come questo Roughneck (titolo originale e appellativo di “attaccabrighe” conferito a Derek) quanto ad opere di genere come Descender o Black Hammer. Temi come l’importanza della memoria e del ricordo, strumenti necessari per decifrare la complessità del presente. Scandagliare il passato per trovarvi le ragioni d’essere del proprio stato attuale, condizione che accomuna tutti i personaggi dello scrittore, tanto nei lavori personali quanto nelle opere su commissione (si pensi a questo proposito alla sua straordinaria gestione del Bloodshot della Valiant).
Ritroviamo qui anche altre tematiche tipiche dell’autore canadese, come il rimpianto per un’età dell’oro perduta (che sia reale o percepita come tale) colma di occasioni mai colte, e il peso del vissuto famigliare sul destino di ciascun individuo. Quello di Derek e di sua sorella, in particolare, era già segnato dall'infanzia, crescendo all'ombra di un padre violento e frustrato dalla sua condizione sociale disagiata.

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A livello stilistico, è da segnalare una netta maturazione del Lemire disegnatore. Se in opere come Essex County, Sweet Tooth e Il Saldatore Subacqueo il suo tratto era estremamente stilizzato, Niente da perdere segna una crescita evidente dell’artista. Il tratto è quello espressivo degli esordi ma nel frattempo si è fatto più minuzioso e meno incerto. Efficace è il ricorso all'acquarello e a una colorazione monocorde blu ceruleo che ben trasmette, oltre alla sensazione del gelo della provincia canadese, anche la profonda malinconia di cui è permeata l’opera. Il colore bagna le pagine del volume solo in occasione dei pochi flashback rievocati da Derek e Beth, quasi a voler sottolineare che la memoria è più viva di un presente deludente ed incerto.

La narrazione è scandita da una sapiente alternanza di splash-page e vignette orizzontali, che donano alle tavole una dimensione quasi cinematografica. A dimostrazione della sua crescita come narratore per immagini, Lemire ci regala anche alcune chicche come la sequenza in cui gli alberi che circondano Derek durante una passeggiata nel bosco innevato si sovrappongono alle sbarre di quando il ragazzo era in galera: una trovata graficamente superba per rendere la condizione di sofferenza mentale di cui è affetto il protagonista. Niente da perdere non sfugge a certi cliché tipici dei racconti dei losers d’oltreoceano ben rappresentati, ad esempio, dai giovani e sfortunati innamorati cantati da Bruce Springsteen in The River o dall'indimenticabile Wrestler di Darren Aronofsky interpretato da Mickey Rourke: ma ben pochi autori hanno saputo mettere in scena con la stessa sensibilità di Jeff Lemire l’umana aspirazione a trovare il proprio posto nel mondo.

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Nota di merito per l’edizione italiana curata da Bao Publishing, che è ormai l’editore di riferimento nel nostro Paese per l’opera dell’artista canadese, un volume cartonato di pregevole fattura che presenta al meglio l’ultimo lavoro di uno dei migliori autori del momento.

 

Dati del volume

  • Editore: Bao Publishing
  • Autori: Testi e disegni di Jeff Lemire
  • Genere: Drammatico
  • Formato: 19x26 cm, C., 272 pp, col.
  • Prezzo: 23€
  • ISBN: 978-8865438459
  • Voto della redazione: 7,5
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