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Cobain - Quando ero un alieno

Cobain - Quando ero un alieno

“Ho sempre voluto pensare di essere un alieno. Quando ero piccolo, pensavo di essere stato adottato da mia madre, perché mi avevano trovato dopo che una navicella spaziale mi aveva lasciato andare. Ero di un altro pianeta, volevo così tanto essere di un altro pianeta”. Così parla Kurt Cobain, compianto frontman dei Nirvana, in una delle interviste contenute nel documentario a lui dedicato About a Son (2006). Il concetto è ribadito anche nei primi versi della graffiante hit Territorial Pissings, contenuta in Nevermind, album-simbolo di un’intera generazione: “Quando ero un alieno/ Le culture non erano un opinione”. Danilo Deninotti e Toni Bruno partono da questa fiera dichiarazione di alterità, ai limiti del socialmente incompatibile, per raccontarci come nacque quel magnetismo totemico che circondò fin dagli albori la figura del poeta maledetto (definizione quanto mai abusata ma ahimè tristemente necessaria) del grunge americano. Non gli Ultimi Giorni, già efficacemente affrescati da Gus Van Sant nella pellicola del 2005, bensì l’infanzia e l’adolescenza, i primi passi nel mondo della musica e nel fitto sottobosco culturale sviluppatosi intorno ai ridenti suburbs di Seattle, fino alla svolta, al successo, a Smells Like Teen Spirit. Nel mezzo gli amici e, forse soprattutto, le donne, a partire dalla zia di Kurt, che lo avviò alla buona musica e gli permise di registrare un demotape, fino alle prime fidanzate Tracy e Toby, che già ispirarono pezzi come About a Girl o Drain You.

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Gli autori ci accompagnano per mano in un viaggio biografico che rifugge, fortunatamente, ogni connotazione agiografica; un racconto di formazione nei panni dell’alieno Kurt – alla ricerca di altri alieni come lui. Una narrazione episodica, frammentaria, focalizzata su diversi episodi significativi. All’origine del tutto la disgregazione della famiglia di Cobain, l’odio per i genitori, la scoperta della musica come strumento di evasione. Seppur buona, la sceneggiatura di Deninotti è spesso poco incisiva e soffre di qualche problema di ritmo, specialmente nella seconda metà nel volume dove risente della trattazione un po’ affrettata di alcuni passaggi. Questa superficialità va a incrementare ulteriormente quello che è forse il punto più contestabile del graphic novel e cioè lo scarso coinvolgimento emotivo. La veloce carrellata di eventi e personaggi (ripresi e contestualizzati in una doverosa appendice finale) non lascia al lettore spazio per assorbire le situazione e sviluppare un qualsivoglia forma di empatia. L’impressione che si ricava dalla lettura del testo è quella di un reportage distaccato, quasi giornalistico nella sua sinteticità. Nonostante i pochi momenti in cui la focalizzazione si spinge più in profondità all’interno di Kurt, e cioè durante le “visioni” aliene, rimaniamo comunque poco sintonizzati sulla dimensione emozionale e affettiva della persona che, nell’atto di divenire personaggio di una trattazione letteraria ed artistica, può – ed anzi dovrebbe – venire investito di una tridimensionalità che un banale reportage non potrà mai restituire.

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Il comparto grafico curato da Bruno è decisamente molto buono, segnaliamo in particolare l’espressività nei volti dei personaggi nonché un uso interessante della bicromia in toni di ciano che investe la totalità della narrazione di una melancolia decisamente blues; tale evocazione cromatica va forse in contrasto con l’energia e l’ardore adolescenziale dei personaggi ritratti, ma è in qualche modo anticipatrice dell’inevitabile epilogo del giovane protagonista. Sotto il versante delle critiche, ci si chiede principalmente il motivo per cui l’autore abbandoni completamente le composizioni più dinamiche viste nelle primissime pagine per appiattirsi nel resto del volume in una gabbia bonelliana a tre strips, intervallate da sporadiche splash page.

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Se quella di Kurt è una storia col finale già scritto, consumatosi con un colpo di fucile nell’aprile del 1994, non è detto che non ci siano altre vicende da raccontare. In questo volume – uscito nel ventennale dello storico Unplugged in New York – gli autori non riescono però a trovare una dimensione apprezzabile a cavallo fra la biografia romanzata e il reportage. Se da una parte si apprezza il lavoro di documentazione e di ricerca, testimoniato dall’insolita bibliografia in appendice, dall’altra ci si chiede quali stimoli alla lettura abbia il lettore non strettamente appassionato dei Nirvana e del loro leader.

Dati del volume

  • Editore: Edizioni BD
  • Autori: Testi di Danilo Deninotti, disegni di Toni Bruno, mezzetinte di Mattia Zoanni
  • Formato: Brossura, 96 pagine in bicromia
  • Prezzo: € 13,90
  • Voto della redazione: 4
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