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Ratolik

Ratolik

Per una volta non è cinema. Il “più grande autore Marvel vivente” (Leo Ortolani secondo l'arguta - ed ormai classica della storiografia ortolaniana - definizione di Andrea Plazzi) si cimenta con una icona del fumetto nostrano in qualche modo agli antipodi dei propri riferimenti fumettistici, o perlomeno di quelli che abbiamo imparato a conoscere finora. Una sfida della quale parla anche l'autore sia nella ricca postfazione al tascabile (identico al sempiterno albo di Diabolik per formato e impaginazione), citando la soddisfazione di essersi misurato con la gabbia a due vignette, sia sul proprio blog, ove racconta del divertimento e della difficoltà nell'utilizzo (rigorosamente manuale, in omaggio ai bei tempi da tempo andati) dei retini. L'impatto della differente impaginazione sulla comicità di Ortolani – quella libera dagli schemi e dalla continuity di Rat-Man – produce gag un po' più statiche, con una forza visiva forse maggiore e più immediata. In chiave umoristica, sono comunque gli elementi più legati all'universo ratmaniano a funzionare meno bene in quest'albo: l'ambiguità di Cinzia-Eva Kant, l'idiozia di Brakko-Ginko o alcune gag un po' lontane dall'atmosfera “diabolika”, hanno quel po' troppo di deja-vu che fa felice il fan di Rat-Man ma rende un poco meno fresco il lavoro. Per contro, gli elementi più parodistici sembrano essere quelli più riusciti; riferendosi quasi esclusivamente al Diabolik delle origini, Ortolani ridicolizza certi aspetti del personaggio e delle ambientazioni in maniera esilarante: dai capelli all'arredamento dei suoi rifugi, dai suoi elaboratissimi piani e trucchi alle conflittualità del suo rapporto con Eva Kant - negli anni oggetto di una lenta rivoluzione sulle pagine della testata – alle rocambolesche fughe. Diverte molto questo Rat-Man dagli occhi a mandorla e dall'espressione tesa, quando agisce come farebbe il geniale criminale.

L'autore lo ha scoperto tardi, Diabolik. Viene da chiedersi cosa avrebbe realizzato – oggi – un Ortolani che fosse stato – ieri - maggiormente provvisto di sense of wonder, in ragione della più giovane età, nella lettura della serie; se fosse stato un amore adolescenziale, immaturo e poi maturato negli anni come quello per i supereroi, invece di uno tardivo, meno intenso, carico della ragionevolezza e malizia di una carriera trentennale nella Nona Arte. La demitizzazione di Diabolik pare a volte di una precisione chirurgica ed è forse per questo che funziona così bene. Così come sono precise, quasi asettiche le ambientazioni e pulitissima la matita, in omaggio alle caratteristiche della testata originale.

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: Testi e disegni di Leo Ortolani
  • Formato: brossura, 12 X 17, 128 pp., b/n
  • Prezzo: 3,90 €
  • Voto della redazione: 7
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