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Zombo

Zombie, zombie, fortissimamente zombie. Continua la fortunata serie di prodotti dedicati ai morti viventi, non morti, morti che camminano e amenità decomposte che la stanno facendo da padrone, da più di un lustro a questa parte, nel fumetto anglosassone (e non). Zombo, il volume che andiamo ad analizzare oggi, è pubblicato in Italia da Bao Publishing e arriva direttamente dal Regno Unito, precisamente dalla sempreverde rivista cult 2000AD. Ai testi troviamo il giovane Al Ewing, definito in quarta di copertina “uno dei più acclamati nuoti talenti della scena britannica”, mentre il comparto grafico è stato curato dal bravo Henry Flint, veterano della rivista che si era fatto conoscere con l’immancabile (nel portfolio di ogni autore britannico) serie Judge Dredd.

Il fatto che Zombo non sia una canonica serie sui non-morti appare subito dalla copertina, dove il sorridente e marcescente protagonista domanda “Posso mangiarti, per favore?”, introducendo un fattore di umana cortesia nell’altrimenti scervellata frenesia antropofaga. Infatti Zombo è proprio una storia (in due capitoli) surreale e irriverente in cui il tradizionale ruolo del morto che cammina viene ridisegnato in favore del grottesco e del non-sense a sfondo fantascientifico. In un futuro non molto prossimo, il simpatico e mutandato Zombo è quindi un agente del governo, una superarma biologica senziente e ambulante, che scappa tuttavia al controllo dei suoi creatori per rincorrere i propri sogni di gloria e diventare una star.

A un primo capitolo vagamente più canonico, dai tratti survival-horror e ambientato in un mortifero pianeta vivente, ne fa quindi seguito uno in cui il delirio dello sceneggiatura (e di chi l’ha scritta) raggiunge livelli estremi. Si tratta per l’appunto di una prosa estremamente confusionaria, in cui si fatica a capire cosa sta accadendo e che basa – abbastanza prevedibilmente – la propria forza sul carattere assurdo delle situazioni mostrate, sulla satira (non molto graffiante, a dire il vero) a personaggi di costume e fenomeni dell’immaginario pop (Walt Disney, Susan Boyle, YouTube), su canzoni storpiate in chiave zombiesca (la parte indubbiamente più riuscita di tutto il volume) e, soprattutto, sul folle protagonista. Il problema è che di tutto questo funziona veramente molto poco e spesso il lettore si troverà a chiedersi il motivo per cui sta proseguendo nella lettura del volume. La risposta si può trovare facilmente negli splendidi disegni di Flint, maestro nel rappresentare le convolute situazioni e l’apprezzabilmente altissimo tasso di splatter. Il suo lavoro, già ottimo, è anche impreziosito da un abilissimo uso del colore, in cui i toni di verde e rosso (il colore rispettivamente della pelle e del perizoma del protagonista, nonché del sangue che scorre a fiumi) prevalgono armoniosamente.

In definitiva, Zombo è un prodotto che cerca di inserirsi nel filone più popolare degli ultimi anni, cercando di trovare un'identità e una strada propria nell’intricato e sofferente mondo del fumetto anglosassone. Tuttavia, nonostante l’encomiabile sforzo, l’operazione risulta solo parzialmente riuscita, a causa di una sceneggiatura poco ispirata e a tratti ripetitiva (la gag degli youtuber con tendenze suicide, per quanto riuscita, viene ripetuta davvero troppe volte). Come appena detto, a tenere a galla il tutto c’è l’ottimo comparto grafico di Henry Flint, un autore da tenere sicuramente sott’occhio.

Dati del volume

  • Editore: Bao Publishing
  • Autori: Testi di Al Eqing Disegni di Henry Flint
  • Formato: Brossura, 112 pp., a colori
  • Prezzo: €13,00
  • Voto della redazione: 5
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