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Seaguy

Seaguy (Planeta De Agostini, brossurato, 104 pagine a colori, € 9,95) testi di Grant Morrison, disegni di Cameron Stewart

Nel 2004 Grant Morrison firmò un contratto in esclusiva per la DC Comics e aprì la collaborazione con tre miniserie: We3, Vimanarama e proprio Seaguy. Seaguy è un aspirante supereroe in un mondo che non ha più bisogno di eroi. Dopo la sconfitta del terribile anti-papà, il "male" ha abbandonato la terra e l'unico intrattenimento possibile sembrano i cartoni animati e i parchi giochi di Occhiolino. Ma Seaguy, per far colpo sulla sexy amazzone barbuta Barbabella, decide di imbarcarsi (letteralmente) in una serie di bizzarre avventure sui sette mari col suo amico del cuore Pancho (un tonno volante). Questo viaggio lo porterà a scontrarsi con perfide corporazioni, a visitare l'ufficio informazioni turistiche di Atlantide e a scoprire cose che non avrebbe mai dovuto sapere. Tutta la storia è, insomma, un dipanarsi di situazioni bizzarre, folli e infantili che, a detta dello stesso Morrison, dovrebbe fungere da alternativa e antidoto al crudo realismo "marvel style".

Seaguy è una sorta di manifesto delle intenzioni di Morrison alla DC e purtroppo sembra che il suo senso si esaurisca in questo. Infatti nonostante alcuni episodi siano veramente brillanti (come la storia segreta della Luna per esempio) e i disegni di Cameron Stewart azzeccatissimi, Seaguy non riesce a decollare. Morrison ha fatto di più e di meglio a poca distanza con All Star Superman e (alcuni episodi di) Seven Soldiers, tanto che è inevitabile catalogare Seaguy come una storia di secondo piano, a cui non erano destinate le idee migliori. Potremmo quasi vedere in Seaguy la prova di quel ritorno di elementi Silver Age che poi Morrison ha contribuito a iniettare nell'universo DC col suo lavoro di "uomo dei revamp". Ora, dopo tre anni, l'universo DC è più simile a quello di Seaguy e tutto il rimpianto per l'avventura vecchio stile che trasuda dalle pagine di quest'ultimo appare un po' fuori luogo.Questo non sarebbe un problema se ci fosse dell'altro. Ma non c'è.

Morrison ha detto in un’intervista che la storia è pensata per divertire sia i ragazzini che gli adulti, ma credo che solo per i primi possa funzionare. La satira sociale che si intravede è debole e raffazzonata, l'intreccio risulta a tratti confuso, le gag sul buffo accento del tonno Pancho fastidiose (e l'ardita scelta spagnoleggiante dell'edizione italiana non ha aiutato). Certo, alcune gag funzionano (tipo la scena sull'Isola di Pasqua), ma sicuramente ci troviamo di fronte un Morrison "minore", che ci regala un'oretta di buon intrattenimento, ma di cui si consiglia l'acquisto solo a completisti e insaziabili divoratori di eccentricità.



Luca Vanzella
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