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Blankets

Blankets (Coconino press, brossurato, 592 pagine, b/n, € 29.00) Testi e disegni di Craig Thompson.

Dio Benedica l’Ambizione. Dopo “Addio Chunky Rice” l’intraprendente Craig Thompson cambia decisamente registro con un’opera che, attraverso la ricchezza e la profondità di una delicata narrazione per immagini, mira a una platea più vasta e trasversale del ridotto pubblico del fumetto.
Cronaca parzialmente autobiografica di una formazione incompiuta, nonché appassionata confessione di un giovane uomo in balìa dei propri conflitti individuali e universali (come l’Amore, la Famiglia, la Fede), questo Blankets (“Coperte”) è infatti una monumentale graphic novel che, anche quantitativamente, non ha paura di confrontarsi col mito del Grande Romanzo Americano per rappresentare con sottili tratti “eisneriani” la faccia nascosta di un paese tanto amato quanto controverso.
L’America di Craig Thompson è infatti una nazione bigotta che reagisce ai mutamenti del mondo moderno con un rigido attaccamento alle tradizioni. I sociologi l’hanno definita America Profonda: l’America della Bibbia e delle Pistole, di George W. Bush e dei Cristiani Rinati; ma, per l’adolescente Craig, questa è semplicemente l’unica America possibile. Il mondo di Craig è tutto racchiuso nel piccolo paese del Wisconsin dove, insieme ai genitori e al fratello Phil, trascina un’esistenza alquanto banale dettata da ritmi familiari, tra le parole dei genitori e quelle del Pastore, le risate dei suoi coetanei più popolari e i doveri irrinunciabili della Messa la domenica e dei Campi Parrocchiali una settimana l’anno. È con questa America negli occhi che il timido Craig si dibatte tra l’Inferno e il Paradiso, incerto tra la strada del Disegno (che significa talento, creatività, immaginazione) e quello della Fede (cioè fiducia, serenità, sicurezza). Finché non incontra Raina, irrequieta ragazza da subito eletta sua Musa Ispiratrice, che lo condurrà sul sentiero accidentato (e immorale, e pericoloso, e magico) dell’Amore.
Da questo momento forse il Paradiso è solo una speranza e l’Eden un ricordo, ma Raina non crede più né all’uno né all’altro. Raina sa che ogni Amore prima o poi deve finire (anzi degenera, si scioglie come neve al sole) ma non per questo rinuncia alla tentazione di raccogliere il Frutto Proibito. Nella sua stanza convivono le immagini di Gesù Cristo e di Kurt Cobain, e questo vorrà pur dire qualcosa. Quando Craig è ospite a casa sua per due settimane, lei gli regala una coperta fatta di tanti pezzi di stoffa che sono come pezzi della sua vita cuciti insieme.
Raina è bella, bellissima. Le linee morbide con cui Thompson la raffigura non sembrano accordarsi con la sua esistenza spigolosa, divisa tra il gruppo di amici un po’ ordinari e le molte responsabilità che sicuramente non ha voluto: il divorzio imminente dei genitori, la cura di due fratelli mentalmente ritardati e di Sarah, la bimba neonata di una sorella troppo impegnata col lavoro; eppure, la sua figura non perde mai la gioia di vivere e il candore – ma quella non è Raina, è l’amore di Craig per Raina, lo sguardo di Craig posato teneramente su di lei. Ogni volta che la osserva, Craig rende grazie a Dio per la Sua Creazione Perfetta, miracoloso Tempio in cui scorgere l’Eternità.
Prima di tornare a casa le promette solennemente di non lasciarla mai – e, in un certo senso, succede proprio così. Ma il giorno dopo, quando si ritrova solo nella sua vecchia stanza, tutto gli appare diverso. Le forme che aveva in testa, gli spazi in cui era cresciuta la sua ricerca di Dio, a un tratto sono cambiati; la neve che un tempo ricopriva il suo piccolo mondo ora si è sciolta. Ciò che sembrava un Amore eterno e irrinunciabile non ha lasciato che il vago residuo di un sogno. A salvarlo dall’incredulità c’è solo la certezza che un'altra persona abbia provato le medesime esperienze che ha provato lui, che si sia tuffata nella medesima illusione e abbia vissuto, almeno per una notte, la medesima Eternità.
Craig ora è cresciuto, almeno in parte, e i suoi confini si sono allargati. La sua nuova Coperta è una superficie vuota su cui lasciare le impronte di un passaggio, per quanto temporaneo possa essere; un bianco foglio di carta su cui imprimere ambiziosamente le tracce sottili di una vita incerta.



Davide Scagni

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