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Rat-Man 44

Rat-Man 44 (brossurato, 64 pagine, b/n, € 2,00, Panini Comics) testi e disegni di Leo Ortolani VOTO 8/10


I fumetti che parlano di fumetti non sono certo una novità, anzi, il “metafumetto” è ormai un genere consolidato, frequentato da molti autori. Offrire spunti di riflessione inediti, e stupire davvero il lettore, proponendo oggi un metafumetto è impresa non da poco. Impresa riuscita perfettamente a Leo Ortolani, con la quadrilogia conclusasi sul numero 44 di Rat-Man.

Nel corso della vicenda abbiamo scoperto che i fumetti, un po' come i cartoons di Roger Rabbit, sono storie “interpretate” da personaggi dotati di una vita autonoma, un'esistenza che va al di là del mondo bidimensionale della pagina. In questo caso però non c'è alcun set cinematografico: i personaggi vengono “pubblicati” attraverso un complicato sistema tecnologico, che permette loro di fuoriuscire dalla realtà per entrare nella dimensione aliena e differente del fumetto, dove noi lettori possiamo seguire le loro avventure. Il signor Gattavolpi è un editore: è l’oscuro e infido padrone del complesso tecnologico che “pubblica” i personaggi dei fumetti. Gattavolpi ha deciso di ripubblicare, per la prima volta dopo molti anni, un personaggio un tempo famoso ma ora dimenticato da tutti: Rat-Man. Il nostro si trova così coinvolto in una pericolosa avventura, che lo porterà ad incontrare nientemeno che Dio... ovvero il Signore Supremo della pagina a fumetti, l'Entità da cui provengono tutti i personaggi.

Ortolani confeziona, con il suo consueto tratto dinamico ed espressivo, una storia che si dipana agilmente su vari piani di narrazione: il presente e il passato, il reale e il surreale, l'azione e la gag. Non solo: il tutto contiene un importante messaggio di fondo. Già, perché il Dio dei fumetti, raffigurato come una gigantesca mano, è una metafora di facile lettura: è l'Autore, da cui tutto proviene e a cui tutto deve ritornare. È proprio questo il punto: il signor Gattavolpi vorrebbe “estrarre” tutti i personaggi da Dio, per poter continuare a pubblicarli all’infinito. Invece, paradossalmente, la prerogativa essenziale dell'Autore sembrerebbe non solo quella di creare un personaggio, ma anche di porre termine alla sua esistenza. Insomma, per Ortolani l'Autore deve poter essere libero di scrivere la parola “fine”, di impedire la serializzazione indefinita dei personaggi da lui creati. Ortolani ha già messo in pratica questa sua convinzione, scrivendo lo splendido finale di Venerdì 12, con buona pace del rammarico di noi lettori (e forse, chissà, dell’editore stesso). Era forse questa la convinzione che muoveva Ortolani quando scrisse e disegnò di suo pugno un altro finale, stavolta “immaginario”, quello dell'amatissimo ciclo dei Fantastici Quattro di Kirby, autore sommo che non poté mai porre la parola “fine” a una delle sue creazioni più famose.
Ogni appassionato di fumetti deciderà da solo se essere d’accordo o meno con questa visione. Qui basti dire che quando Rat-Man giungerà alla sua inevitabile conclusione, noi lettori ne sentiremo molto la mancanza.

Alessandro Scalmani
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