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Alla Deriva

ALLA DERIVA o, L’Amour Foutu (brossurato, 144 pagine, b/n, € 12.50, Black Velvet) testi e disegni di Matt Madden.
Voto: 7/10

Non tutte le storie devono essere ambiziose. Non tutte devono avere temi importanti, intrecci complicati, personaggi memorabili dalla affascinante singolarità. Spesso le storie migliori sono fatte di cose semplici, di piccoli gesti ed episodi irrilevanti che, nel contesto di una singola vita, assumono il valore di un’epifania.
Shirin è iraniana. Da diverso tempo sta con Morgan, ma di recente si sente sempre un po’ nervosa insieme a lui. Solo il ricordo di un vecchio amico chiamato Farzad, iraniano come lei, riesce a farla sorridere. Il progetto di Shirin è iscriversi ad un corso di medicina. Sono mesi che studia come una forsennata per superare l’esame di ammissione. Nel frattempo, lavora con un gruppo di fanatici religiosi, una comunità di cristiani dalle vedute molto ristrette e dal sorriso un po’ troppo forzato.
Morgan sta con Shirin e, rispetto alla sua ragazza, è un tipo piuttosto alla mano. Il suo unico obiettivo è imparare a parlare bene il francese. Morgan prende la vita come viene. Di recente si è infatuato di Chantal, la francesina che presenta quel vecchio programma alla tivù, ma non dà troppa importanza a questa storia virtuale. Non rinuncerebbe alla sua vita reale per niente al mondo. Certe volte si sente una barchetta di carta in balìa delle onde, e la sola cosa che lo fa dormire tranquillo è sapere che c’è ancora qualcuno al suo fianco, a tenerlo ancorato.
Lance è uno scrittore di talento ed è anche omosessuale. Al momento si sente un po’ frustrato negli affetti, ma ad ogni modo il suo problema principale è che soffre del “pidocchio della parola”, un virus assurdo che lo obbliga a scrivere il meno possibile e ad abbandonare ogni velleità creativa. Ha anche preso una cotta per Morgan, e questo di certo non migliora le cose.
Poi ci sono Edie e Chad. Loro chiacchierano, spettegolano intorno ai loro amici, seguendo alla lettera quell’antico motto iraniano secondo il quale, ascoltando i passanti, si può imparare la propria fortuna.
In passato, scrittori come Raymond Carver e registi come Robert Altman hanno dimostrato che raccontare questo tempo significa anche svelarne le pieghe nascoste, i tempi morti, i vuoti di significato. Una nuova leva di fumettari ha scelto oggi di seguirne la scia, con risultati alterni ma interessanti. Gente come Seth, Chester Brown, Adrian Tomine, Joe Matt, Jason Lutes, hanno introdotto nella narrazione a fumetti un gusto minimalista che non è sintomo di una mancanza di idee, ma piuttosto di una nuova sensibilità e di una seria volontà di indagare il reale.
Quella di Matt Madden, ennesimo talento anglosassone tradotto in Italia dalla Black Velvet, nonché marito di Jessica Abel, l’autrice di Artbabe e Radio – è una storiella all’apparenza semplice, per non dire banale. Nell’arco di circa tre mesi, dal primo gennaio al 21 marzo del 1998 – dal Capodanno occidentale al Now Rooz, quello iraniano, – una serie di eventi scanditi dal passaggio di alcune date convenzionali – San Valentino, San Sebastiano, San Patrizio – fungono da spunto per una riflessione sul senso dell’identità alle soglie del Nuovo Millennio. In una società sempre più globalizzata, multi-etnica e omologante, i nostri personaggi si trovano a fare i conti con la difficoltà di riaffermare il proprio linguaggio, e con esso anche il senso del proprio percorso personale, in un continuo rapporto con l’altro che va considerato sia come arricchimento che come perdita.
Che sia un virus inesistente, un difetto di memoria o una volontà più o meno cosciente di negazione, una donna virtuale o un’istituzione, è lo scontro con il mondo rigido, vacuo e standardizzato che irrompe nelle esistenze di questi personaggi a imporre loro una cosciente riscrittura di sé, una radicale ridefinizione del proprio alfabeto.
Ciò che rimane è la consapevolezza di una identità che non può cristallizzarsi, ma che deve affermarsi sempre in modo relativo, sintesi di un luogo e di un tempo particolari. Come ben capisce lo scrittore Lance, ogni popolo, ogni persona è un linguaggio, che si arricchisce e si rafforza attraverso lo scambio con l’altro. Ogni data sul calendario è un cartello da interpretare come si vuole, e nemmeno il Capodanno non capita più soltanto una volta l’anno. Così, anche parlando con un estraneo si può scoprire qualcosa di sé, ridendo insieme a lui della propria piccola, stupida vita alla deriva.


Davide Scagni
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