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Green Arrow TP 4


Green Arrow TP 4 (brossurato, 144 pagine, colore, € 11,50, Play Press Publishing) Testi di Brad Meltzer; disegni di Phil Hester; chine di Ande Parks Voto: 7,5/10

Oliver Queen era morto.
Sostituito dal figlio Connor Hawke (in una interessante run gestita dal veterano Chuck Dixon), anche il buon Freccia Verde era stato coinvolto nella immane e deplorevole ondata di epurazione operata dalla DC verso i suoi personaggi storici, durante gli anni ’90: Superman ucciso da Doomsday, Batman paralizzato da Bane, Wonder Woman divinizzata, Hal Jordan impazzito, sostituito e poi immolato. Alla fine, però, sono ricomparsi tutti, in un modo o nell’altro. Ovviamente, aggiungo io. Le icone non si scolorano con un colpo di spugna.
Eppure, mancava ancora lui: l’Arciere di Smeraldo. Ma solo fino all’arrivo di Kevin Smith, scrittore e fan, capace di svuotare una splendida Faretra di racconti sul mondo del fumetto: 15 storie, appassionate e rendenti omaggio al Mito. Smith è però volubile, e le promesse di aracnidi e felini lo hanno nuovamente attirato verso lidi "Meravigliosi", lasciando la neonata serie di Green Arrow orfana; una defezione dolorosa e gravosa, un temibile buco riempito improvvisamente da un astro assai poco legato al fumetto: Brad Meltzer, romanziere, giornalista, business-man.
Pubblico e critica sono rimasti con il fiato sospeso, forse addirittura amareggiati.
Tuttavia, a mio avviso, la paura si è rivelata ingiustificata. I 6 episodi raccolti in questo volume sono puro amore per i comics messo per iscritto.
Lo sceneggiatore ci conduce lungo un sentiero delicato e delizioso, portandoci a riscoprire le origini e le motivazioni di un personaggio tanto ricco quanto spesso ignorato. Tra citazionismo puro Silver Age e sagaci caratterizzazioni, Meltzer ci serve su un piatto d’argento il cuore e l’anima dell’uomo Oliver Queen, scavandone e sviscerandone motivazioni, ansie, paure, desideri. Ci fa vedere al di là della maschera e allo stesso tempo ci fa scoprire quanto quella maschera sia inesorabilmente onnipresente. Muoversi lungo i ricordi, tuttavia, non è semplice espediente privo di idee e fine a se stesso: ci sono parecchie novità in agguato, non tutte piacevoli. Fra le quali spicca il vero colpo al centro del bersaglio piazzato dal writer: ancora una volta ci viene rammentato che, per quanto Freccia Verde si vesta di sgargianti colori e si adorni di sarcasmo, le ombre (ed è qui il caso di dirlo) non lo hanno mai abbandonato. O, per meglio dire, spesso sono state un rifugio sicuro…
I difetti, comunque, non mancano. Nonostante una notevole esperienza letteraria, Meltzer si porta appresso alcune ingenuità, forse generate dalla diversità d’approccio verso un medium narrativo comunque assai diverso e complicato: piccoli buchi nelle sequenze, alcune scene fuori luogo e, soprattutto, un lungo, poco convincente scontro che interrompe la storia in maniera ingiustificata. Non voglio perciò gridare al capolavoro, pur restando ampiamente colpito dal risultato finale, ulteriormente impreziosito dai sempre gradevoli e personali segni di un preziosissimo Phil Hester. Il tutto scandito e incorniciato dalle eccellenti (e qui parzialmente sacrificate) cover di Matt Wagner, mia personale passione.
Oliver Queen era morto. Poi, è tornato in vita. Ottima notizia.


Miles Nerini
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