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Leonardo Cantone

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Inumani: la Marvel annuncia una miniserie su Lockjaw

Lockjaw, l’enorme cane degli Inumani, è una delle mascotte animali più famose della Casa delle Idee ed è in uscita una sua avventura in solitaria.
Scritta da Daniel Kibblesmith – sceneggiatore del The Late Show – e disegnata da Carlos Villa, la storia vedrà il cagnolone in viaggio per salvare i suoi “fratelli” da un grave pericolo.

Su Black Bolt #5 lo sceneggiatore Saladin Ahmed e il disegnatore Frazer Irving avevano iniziato ad indagare il passato di Lockjaw, svelando parte delle sue origini. Ma c’è ancora molto da svelare: come ha acquisito i poteri? È davvero l’unico cane inumano?

In uscita a febbraio 2018, la miniserie composta da quattro numeri, comincerà a rispondere a queste domande. Il numero #1 vedrà la cover regular firmata da Ed McGuinnes, mentre le variant saranno ad opera di Ron Lim e Gustavo Duart.

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Brian M. Bendis alla DC Comics: le dichiarazioni della Marvel e di Joe Quesada

Come ben sapete, Brian Michael Bendis, dopo circa 17 anni di onorato servizio alla Casa delle Idee, ha firmato un contratto in esclusiva con la Distinta Concorrenza.
La Marvel, già a conoscenza che lo sceneggiatore non avrebbe rinnovato il contratto, ha dichiarato attraverso un suo portavoce (via Newsarama): "Brian è stato un grande partner ed ha contribuito con incredibili storie e personaggi all'Universo Marvel nel corso degli anni" aggiungendo "Apprezziamo la sua creatività e professionalità e gli auguriamo il meglio per i suoi progetti futuri".

La casa editrice non ha ancora commentato o chiarito per quanto riguarda l’ultimo lavoro di Bendis, la miniserie The Punisher: End of Days, o il futuro dei personaggi da lui creati.

Joe Quesada, collaboratore e amico dello sceneggiatore, con una serie di tweet, ha commentato con affettuosa malinconia la notizia, dichiarandosi entusiasta nel voler leggere le storie che Bendis scriverà alla DC Comics. Quesda, inoltre, ha rassicurato i fan Marvel: "Se questo tipo di notizie possono sembrare un pugno allo stomaco, va tutto bene, rimanete sintonizzati", aggiungendo di avere grandi progetti e nuove sorprese. Il fumettista conclude affermando che "Il 2018 sarà un grande anno per essere un fan di fumetti" consigliando di allacciare bene le cinture, perché sarà una corsa sulle montagne russe e "non voglio che voi cadiate fuori".

The Magic Order è la prima serie di Mark Millar targata Netflix

Dopo l’acquisizione del Millaworld da parte di Netflix, non ci sono state più notizie a riguardo per diverso tempo. Oggi, lo sceneggiatore inglese, ha annunciato il primo lavoro sotto l’etichetta della piattaforma on demand: The Magic Order.
Per questo nuovo franchising, Mark Millar si affiancherà ad una superstar del fumetto, Olivier Coipel (Thor, The Avengers, The Amazing Spider-Man) che debutterà sul primo dei sei albi, previsti a partire dalla primavera del 2018.

La sinossi di The Magic Order sembra esplorare un terreno familiare per Millar: in un mondo in cui nessuno ha mai visto un mostro, cosa potrà accadere se una di queste creature comparisse? Un gruppo di maghi, che di nascosto ha da sempre agito per proteggerci, dovrà scontrarsi con l’essere più potente fino ad ora incontrato.

Il nuovo lavoro di Millar sarà disponibile sia in formato cartaceo che in digitale.

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18 Days, recensione: il mito indiano secondo Grant Morrison

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Il mito indiano del Mahabharata è uno dei poemi epici più antichi ed è tra le opere più imponenti del mondo constando di 95.000 strofe. Grant Morrison è uno dei più importanti sceneggiatori anglosassoni capace, spesso, di spaccare il pubblico con le sue opere, alcune innalzate giustamente a capolavori, altre dalle finalità non del tutto chiarissime. Un'unione, questa del poema indiano con lo sceneggiatore scozzese, che può stupire.

I 18 giorni a cui fa riferimento il titolo sono quelli della battaglia tra i Super-Guerrieri, aiutati dalle divinità indiane, e che hanno sancito la fine dell’era degli Dei, segnando l’inizio di quella degli uomini. Lo scontro è fratricida: Arjuna e Duryodhana sono i due contendenti al regno, il primo, accompagnato dagli altri suoi fratelli d’arme super-guerrieri, vuole scongiurare la cupa “quarta era”, l’altro è interessato solo al potere. Affianco a i due schieramenti scendono in campo gli Dei, pronti a supportare l’una o l’altra parte. La guerra non è una possibilità, ma è una certezza.

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Il campo sul quale si muove Morrsion è un terreno fragile per il pubblico occidentale. Lo sceneggiatore, difatti, si affida a Gotham Chopra e Sharad Devarajan (scrittori ed editor della Liquid Comics) per la complessa trattazione del mito: il Mahabharata è, indubbiamente, rispetto a “colleghi” illustri quali Odissea e Iliade, meno conosciuto ad un pubblico non indiano ed è palese il lavoro di Morrison per essere il più fedele possibile alla materia originale, inserendo elementi, riferimenti o anche solo semplici citazioni agli eventi narrati nell'opera e che è costretto a sintetizzare nel graphic novel. Una delle più incisive peculiarità narrative dello sceneggiatore è presente: la rielaborazione, con la sua personale visione, di ciò che egli prende in analisi. Basti pensare al lavoro su Batman e la ridefinizione della Silver Age del Cavaliere di Gotham. Per 18 Days l’operazione è comunque diversa: Morrison sceglie di operare, questa volta, più sul piano visivo che contenutistico. Affidandosi ai disegni di Jeevan J. Kang e di Francesco Biagini, l’autore immagina il mondo precedente all’avvento degli uomini come un mondo barbaro in cui è presente, però, una tecnologica magia. La divinità Bheeshma, ad esempio, vola su di una geometrica navicella spaziale, mentre lo stesso super-guerriero Arjuna lancia frecce di energia.

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Se ipoteticamente una tale scelta narrativa poteva dare spazio da accattivanti meltin pot culturali, il risultato però non è del tutto felice: sembra di leggere un proto remake in salsa indiana di He-Man e i Dominatori dell’Universo, senza, però, la medesima sospensione di giudizio o la medesima indulgenza che si può dare all’eroe di Eternia. L’impianto narrativo ricco di dettagli e riferimenti, sembra perdersi nello pseudo fantascientifico, deviando il concetto di mito e di epica verso quello di space opera, senza però riuscire a agguantare del tutto il lettore.
Per quanto visivamente interessanti e dal sapore cinematografico, le vignette fungono da mero mezzo di trasporto del racconto, seguendo uno schema abbastanza ripetitivo nella loro trattazione. Le tavole scorrono con eccessiva velocità, non concedono grande spazio ad una vera e propria “visione”, ma solo ad una semplice “lettura”.

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L’esperimento di Morrison sull’epica indiana, portato in Italia da ManFont in un volume brossurato, dunque, risulta forzato nella trattazione e troppo veloce nella lettura. Non riesce a convincere appieno e rende a volte confusa la ricostruzione della trama o l’empatia con i diversi attori del racconto, per una rivisitazione fin troppo pop data la materia trattata.

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