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Leonardo Cantone

Leonardo Cantone

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DC Comics e Walmart insieme per antologie a fumetti. Bendis scrive una storia di Batman e Tom King di Superman

A partire dal primo di luglio, DC Comics permetterà a Walmart di vendere in esclusiva quattro titoli antologici da un centinaio di pagine ogni mese, presentando sia storie vecchie che contenuti precedentemente non disponibili.

I volumi verranno venduti in oltre tremila negozi Walmart in tutto il paese. Le nuove storie includeranno lavori tra cui una storia di Superman in 12 parti di Tom King e una storia di Batman in 12 parti di Brian Bendis a partire da settembre. I quattro titoli annunciati sono Superman Giant, Justice League of Ameria Giant, Batman Giant e Teen Titans Giant.

Batman Giant #1 presenterà una nuova storia di Jimmy Palmiotti e Patrick Zircher, dal titolo One More Chance, che vedrà il Cavaliere Oscuro occuparsi del caso di una ragazza scomparsa, che lo porterà a tornare in un luogo del suo passato. Il volume includerà anche Batman #608 del 2002 di Jeph Loeb e Jim Lee, Nightwing #1 del New 52 del 2011 di Kyle Higgins e Eddy Barrows, Harley Quinn # 1 New 52 del 2011 di Jimmy Palmiotti e Amanda Conner. Con Batman Giant #3 inizierà l’inedito di Batman di Brian Bendis.

Di seguito, una prima immagine della storia di Bendis e di Nick Derington diffusa su Twitter dallo sceneggiatore:

Superman Giant #1 presenterà il capitolo 1 di una storia originale di Jimmy Palmiotti e Tom Derenick ed includerà anche The Terrifics #1 di Jeff Lemire, Ivan Reis e Joe Prado del 2018, Green Lantern #1 del 2005 di Geoff Johns e Ethan Van Sciver, Superman/Batman #1 del 2003 di Jeph Loeb, Ed McGuinness e Tim Sale. Con Superman Giant #3, a partire da settembre, Tom King e Andy Kubert iniziano la loro mini in dodici parti Up in the Sky!

Teen Titans Giant #1 presenterà una storia originale di Teen Titans in sei parti di Dan Jurgens e Scot Eaton, ambientata sulle strade di San Francisco, e saranno presenti Super Sons #1 del 2017 di Peter J. Tomasi e Jorge Jimenez, Sideways #1 del 2018 di Dan DiDio, Justin Jordan e Kenneth Rocafort e Teen Titans #1 del 2003 di Geoff Johns e Mike McKone.

Justice League Of America Giant #1 vedrà Wonder Woman in The Conversion, inedito di Tim Seeley, Rick Leonardi e Steve Buccellato, costretta a combattere faccia a faccia con Ares, dio della guerra, che la vorrebbe reclutare. Il volume includerà anche Justice League #1 del New 52 del 2011 di Geoff Johns, Jim Lee e Scott Williams, Flash #1 New 52 del 2011 di Brian Buccellato e Francis Manapul, Aquaman #1 New 52 del 2011 di Geoff Johns, Ivan Reis e Joe Prado. Dal numero 2, Tim Seeley, Felipe Watanabe e Chris Sotomayor presenteranno una storia unica dedicata alla festa della mamma: Wonder Woman ritorna sulla sua isola per la prima volta dopo il suo esilio, solo per scoprire che le Amazzoni - e la regina Ippolita - sono state rapite da Echidna, la mitologica Madre dei Mostri. Con il numero 3, inizierà una storia in 12 parti su Wonder Woman di Amanda Conner e Jimmy Palmiotti dal titolo Come Back to Me.

Ancora non si conosce la distribuzione nel resto del mondo di queste antologie. Il prezzo di ogni albo sarà di 4,99 dollari. Potete vedere le 4 cover dei #1 nella gallery in basso.

(Via Bleeding Cool)

Angie Digitwin 1, recensione: la supereroina cyberpunk di Vietti e Alberti

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Dopo l’introduttivo numero 0, Angie Digitwin, personaggio figlio della collaborazione tra Panini Comics e Tim, inizia ufficialmente le sue avventure con il primo numero. Torna Stefano Vietti alla sceneggiatura, questa volta accompagnato dal sodale Luca Enoch ai disegni.
Se il numero 0 aveva il compito di accattivare il lettore mostrando questa nuova (super) eroina e l’universo in cui si muove, il numero 1 inizia ad indagarla: Angie è una giovane ragazza che trascorre le sue giornate tra università, amicizie e attività da supereroina. Come abbia ricevuto i super poteri, quale sia il suo passato, chi siano i suoi nemici, è solo (giustamente) accennato, in attesa che tali elementi vengano svelati nel corso della serie.

Quella che il primo numero apre al lettore è una realtà artefatta, che si sdoppia, che clona e modifica la sua essenza e che confonde continuamente i due piani. Ed Angie è capace di muoversi attraverso queste intercapedini tra realtà.
Il tono del numero (e verosimilmente della serie) è un intrigante mashup tra un plot narrativo dall’impronta supereroistica e le atmosfere e le soluzioni grafiche da racconto cyberpunk.
La sceneggiatura di Vietti, nonostante si assesti su di una solida narrazione capace di passare da scene aciton a scene di quotidianità con fluidità, rimane troppo lineare nel creare l’aspettativa e nel presentare protagonista e comprimari lasciandone in sospeso i motivi narrativi.

Il disegno di Enoch si pone lo stesso obiettivo ricordando – nel felice contrappunto tra scene concitate e scene più leggere – le soluzioni visive che l’autore aveva adottato per la sua serie Spraylitz. Le ultime due tavole del numero sono illustrate da Mario Alberti, già autore dei disegni del numero 0, che ha il compito di descrivere il twist narrativo finale di questo primo racconto.
Di indubbia qualità, la colorazione realizzata da Andres Mossa, che gioca sul contrasto toni caldi e toni freddi, necessario per l’estetica delle scene d’azione e che ricorda, negli intenti, le atmosfere cromatiche del film Tron: Legacy.

Con gli elementi messi in campo finora è ancora presto per poter comprendere con chiarezza gli intenti narrativi e l’operazione editoriale che vi è dietro. Il primo numero, dunque, è ancora troppo “di maniera” ed utilizza, seppur con evidente e consolidata maestria, strumenti narrativi già consolidati. Vedremo come si evolve il progetto.

Fiato Sospeso, recensione - Tornare ad immergersi: la vita è trattenere il respiro

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Trattenere il fiato vuol dire raccogliere le idee, vuol dire farsi coraggio, vuol dire aspettare. Trattieni il fiato quando stai male, lo fai quando ti sorprendi e quando hai paura.
Il titolo del graphic novel di Silvia Vecchini e Sualzo, edito dalla Tunuè, non è solo una metafora multiforme, è anche la condizione fisica della protagonista, la piccola Olivia, seriamente allergica a diversi fattori.

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La ragazzina vive le sue scuole medie in solitudine, tranne che per l’amico Leo, si auto-emargina e viene emarginata. L’unica sua grande passione è il nuoto, sport in cui riversa tutte le sue energie. L’acqua, la piscina, diventa “luogo” di quiete, esterno al mondo, grembo accogliente di autoriflessione e negoziazione con se stessi.
Nel testo di Silvia Vecchini si respira costantemente un’aria familiare, di sensazioni già vissute e, forte della marcata impronta autobiografica, leggere Fiato Sospeso vuol dire gettare uno sguardo indietro, verso il proprio passato, le cui dinamiche emotive assumono valore universale: il sottotitolo “tornare ad immergersi” acquista, così, anch’esso, valore simbolico e metaforico.
La scorrevolezza con cui si leggono le tavole, contribuisce all’immersione in questo racconto di formazione e, complice la nuova edizione cartonata con formato maggiore rispetto a quello precedente, le scene conquistano maggior respiro.

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Il disegno di Sualzo, coadiuvato dalla colorazione di Giusy Capizzi, con un tratto semplice e marcato rende tangibile quell’atmosfera di ricordo, di recupero del proprio passato. Nella costruzione della tavola – di ispirazione francese – il disegnatore sfrutta le potenzialità intrinseche delle vignette: i primi piani fanno da contrappunto a inquadrature ampie, mettendo in relazione la dimensione più intima della piccola protagonista con il mondo che la circonda.
Dopotutto, il graphic novel si concentra su un identità ancora in formazione e in costante negoziazione con se stessa – la malattia, le passioni, i desideri – e con gli altri – amici vecchi e nuovi, familiari – intrapresa durante i momenti di crescita più critici.

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Fiato Sospeso – già Premio Boscarato 2012 e Premio Orbil 2013 – con questa “Artist Edition” aggiunge al proprio racconto 12 tavole inedite che esplorano la vita dei protagonisti all’inizio dell’Università: nuove frontiere esistenziali, nuove negoziazioni, sempre con il fiato sospeso.

Marcel Labrume, recensione: il noir bellico di Attilio Micheluzzi

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Un film come Casablanca (1942, regia di Michael Curtiz), è entrato nella storia del cinema come uno dei più grandi capolavori del medium. È perfetto in ogni sua componente: la recitazione, la regia, la fotografia, la costruzione narrativa, l’eleganza delle immagini noiristiche, che funzionano come parti di un meccanismo ben oliato. Marcel Labrume di Attilio Micheluzzi lavora sulle medesime traiettorie.
Paragonare le due avventure del giornalista Labrume al film di Curtiz non è un caso: in entrambi “vive” l’amore per l’ambientazione esotica, per gli intrighi bellici, per le femme fatale misteriose ed entrambi costruiscono il racconto mediante una ricercata attenzione formale delle immagini.

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Micheluzzi pone il suo antieroe prima in Libia con il racconto Marcel Labrume e poi in Nord Africa con A la recherche du temps perdu (titolo di proustiana memoria): la prima storia presenta il fosco (il cognome del protagonista si traduce come “la foschia”) giornalista radiato dall’albo che, invaghito di una bella americana, si ritrova in un intrigo da spy story, e permette a Micheluzzi di presentare il tono e l’atmosfera delle avventure di Labrume; la seconda storia, invece, mantenendo il precedente intento narrativo, sposta l’asse del genere sul “racconto da trincea”, in cui Labrume è costretto alla fuga e a travestimenti per poter salvare la propria vita.

Il fumettista, dunque, orchestra la propria sceneggiatura attraverso uno strumento narrativo di matrice prettamente noiristica: la voce narrante fuoricampo. Questa non è mero artificio per portare avanti il racconto, non è neanche un modo per utilizzare le potenzialità del genere noir (piegato, dunque, ad un racconto “bellico”), quanto elemento necessario per vivificare al lettore il fondamentale rapporto tra protagonista ed eventi: l’io narrante di Labrume è protagonista e contemporaneamente commentatore delle azioni. Tale volontà è espressa da Micheluzzi con grande forza, specialmente, nella seconda storia presente nel volume, in cui il valore del racconto è rafforzato da quello della memoria, strumento umano fondamentale per la ricostruzione di eventi ed emozioni ma anche fallibile ed emotivamente condizionato.

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La sceneggiatura di Micheluzzi è complessa, sottende e palesa uno studio attento della Storia, e si esprime attraverso un dichiarato gusto letterario, manifestato in superficie proprio dall’utilizzo della voce fuori campo ed approfondito attraverso un’attenta costruzione delle tavole e del layout.
L’impianto artistico, infatti, opera verso un erudito recupero iconografico, necessario nelle ambientazioni, fondamentale per gli “oggetti di scena” come, ad esempio, i veicoli. Il tratto di Micheluzzi è estremamente riconoscibile: la sua linea leggera descrive contemporaneamente sia le figure di matrice francese per la loro sintetica e caratterizzante graficizzazione, quanto gli ambienti filologicamente ricostruiti con attenzione tale da dichiarare immediatamente l’atmosfera delle scene.

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Marcel Labrume è il primo volume della collana dedicata a Micheluzzi dalla Nicola Pesce Edizioni che inizia il recupero delle opere dell’autore con un suo lavoro fondamentale. Il libro cartonato di gran pregio, si affianca a quelli da collezione dedicati ad altri grandi maestri come Battaglia e Toppi e, grazie al formato, permette alle tavole di Micheluzzi il respiro necessario alla loro fruizione. Come consuetudine sono presenti editoriali di interesse non solo per la storia del fumetto o dell’autore, quanto compendio saggistico, utile per una comprensione più complessa ed articolata del lavoro e dell’arte di uno dei più grandi autori del fumetto italiano. Unica nota dolente: in fase di stampa due pagine sono state invertite nella seconda storia del volume; sebbene questo non infici la lettura, dispiace per la bellissima edizione di pregio.

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