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Warren Ellis rilancerà la linea WildStorm della DC Comics

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Apprendiamo da Comic Book che il noto scrittore e fumettista britannico Warren Ellis è stato incaricato del rilancio della linea editoriale WildStorm della DC Comics, previsto per il 2017. Tale iniziativa prenderà il via a febbraio con The Wild Storm, serie scritta da Ellis sui disegni di Jon-Davis Hunt, che presenterà le nuove versioni di personaggi come Grifter, Voodoo, the Engineer, Jenny Sparks e molti altri. La serie sarà il titolo principale del rilancio, a cui seguiranno altre testate sempre curate da Ellis, come fatto da Gerard Way per Young Animal.

"Dopo una lunga riflessione, non ho potuto declinare l'invito a rinnovare questa casa costruita da Jim Lee, e restituirle la sua combinazione unica di paranoia cosmica e cospirazionismo paramilitare per la follia spaziale post politica dei nuovi giovani".

Tra le altre testate torviamo WildC.A.T.S., Zealot e Michael Cray, vero nome del personaggio Deathblow, ma al momento non sono stati rivelati ancora i team creativi.

“Nel nostro business ci sono pochi visionari molto preziosi e ancora di meno del livello di Warren, che riesce ad elevare miti sia con una ricercatezza stilistica che con spettacolo idiosincratico. Il suo lavoro alla WildStorm rimane il tono che meglio descrive e definisce questo universo. So di parlare a nome dei fan quando dico che non vediamo l'ora di vedere cosa hanno in serbo Warren e Jon!”, ha dichiarato Jim Lee, DC Co-Publisher.

Ricordiamo che Warren Ellis ha già lavorato in passato per la WildStorm su diverse testate, ma si ricordano principalmente The Authority, di cui ha firmato i primi 12 numeri, e Planetary, di cui ha scritto tutta la saga. Nella gallery in basso trovate il redesign dei personaggi ad opera di Jon-Davis Hunt.

Qui di seguito la gallery coi redisign dei personaggi.

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Supreme: Blue Rose

Nel 1996 destò curiosità e scalpore la notizia che Alan Moore, l’osannato guru di Watchmen e Miracleman, avrebbe prestato il suo talento al servizio di Supreme, versione estrema e iper-violenta di Superman, creata da Rob Liefeld per i suoi Extreme Studios. Liefeld, che pochi anni prima aveva lasciato la Marvel in compagnia di colleghi come Todd McFarlane e Jim Lee per fondare la Image Comics, incarnava pienamente lo spirito degli anni ’90: le sue tavole gioiosamente infarcite di azione, il disinteresse per le proporzioni e la correttezza anatomica nel disegnare i suoi personaggi, spesso ritratti in pose aggressive con denti digrignati e armati di futuristici fucili al plasma e katane, sono ancora oggi il suo marchio di fabbrica. Un’estetica da b-movie che avrebbe spinto uno stimato professionista del settore come Peter David a definirlo "l'Ed Wood dei fumetti". Dopo aver battuto ogni record di vendite in Marvel con New Mutants e X-Force, testate per le quali crea, tra gli altri, il fortunatissimo Deadpool, Liefeld da inizio alla sua seconda vita alla Image dando vita a una serie di cloni delle testate maggiormente in voga in quel momento come Youngblood, Brigade e Bloodkstrike, evidentemente debitori degli X-Men di casa Marvel, e il già citato Supreme, spingendo il suo stile ipercinetico verso una deriva ipertiroidea che sfocia nella parodia involontaria. Consapevole dell’inconsistenza di trame e sviluppo dei personaggi, Liefeld prova ben presto a coinvolgere nella sua avventura di editore in proprio sceneggiatori di peso: quando annuncia Moore ai testi di Supreme, nessuno lo prende sul serio. Sarebbe come annunciare un album dei Take That scritto da Sir Andrew Lloyd Webber. Contro tutte le aspettative Moore accetta con entusiasmo, dichiarando  alla stampa specializzata di vedere nella neonata Image di Liefeld, McFarlane, Lee, Larsen e Silvestri l’energia e l’entusiasmo della Marvel degli inizi. Il bardo di Northampton arriva ai testi di Supreme col numero 41 e lascia subito il segno: fa piazza pulita di quanto accaduto nei numeri precedenti, introducendo un Supreme nuovo di zecca, con nessun punto di contatto col violento superuomo dei numeri precedenti. Moore introduce il concetto di revisione, suggerendo che l’universo dei fumetti è regolato da un meccanismo grazie al quale, dopo aver attraversato un periodo di crisi creativa, è possibile azzerare tutto e ricominciare daccapo. Nell’universo di Supreme, però, tutto ciò che è venuto prima, come le vituperate versioni pre-Moore del personaggio, non sono state inghiottite dal nulla: esistono ancora e vivono nella Supremacy, una cittadella dorata collocata in un limbo spazio temporale dove convivono tutti i Supreme che hanno preceduto quello di Moore, quello degli anni ’40, ’50 e ’60, tutte le Lady Supreme e tutte le variazioni possibili e immaginabili di cui non avevamo mai avuto notizia.

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Il Supreme di Alan Moore è un gioiello di narrazione metafumettistica, un omaggio appassionato al mito di Superman in un momento storico in cui il vero Superman è alle prese con una fase convulsa della propria vita editoriale, schiacciato da una serie di eventi editoriali, a partire dalla famigerata “Morte”, dal chiaro gusto commerciale. Il Supreme di Moore, recuperando tutto il bagaglio camp fatto di cani volanti e città in bottiglia, è tutto quello che il vero Superman non può più essere, la celebrazione nostalgica di un tempo perduto ma che può essere ancora evocato in gustosi flashbacks illustrati da Rick Veitch con stile deliziosamente Silver Age .
Dopo la splendida versione di Moore e dopo qualche effimero tentativo di rilancio da parte di Liefeld, di Supreme si erano perse le tracce. Poi lo scorso anno l’annuncio di una nuova miniserie, Supreme: Blue Rose, per i testi di Warren Ellis e i disegni della new entry Tula Lotay.

Ellis riprende il discorso metatestuale di Moore e lo porta alle estreme conseguenze: lo scrittore di Planetary e The Authority sferra un attacco di violenza inaudita contro le logiche attuali dell’industria del fumetto statunitense, basata su continui riazzeramenti della continuity, i famigerati reboot che molto spesso falliscono nel tentativo di catturare nuovi lettori scontentando al tempo stesso i vecchi fan.
Lo sceneggiatore mette al centro della vicenda Diana Dane, che nelle vecchie storie di Supreme era l’interesse amoroso di Ethan Crane, l’alter-ego dell’eroe. Diana è una giornalista investigativa, al momento disoccupata, che attraversa un momento particolare della sua vita: è affetta infatti da strane visioni, che le fanno dubitare del suo stato di salute. Ma proprio per questa sua “peculiarità” viene contattata da Darius Dax, misterioso uomo d’affari che le chiede di investigare su di un misterioso disastro avvenuto in una cittadina di provincia, Littlehaven, e che sembra ruotare intorno alla figura di un abitante del posto, disperso, di nome Ethan Crane. Un uomo di cui nessuno sa nulla e che forse, in questa realtà non dovrebbe nemmeno esistere. Diana comincia la sua indagine, tra uno strano incontro e l’altro, finendo ben presto in una vicolo cieco in cui è impossibile distinguere la realtà del sogno. Grazie all’intervento di un deus ex-machina esterno, la giornalista scoprirà che il suo mondo si è in realtà formato da pochi mesi, grazie ad un ennesimo processo di revisione di una realtà precedente di cui sopravvivono ancora elementi percepibili, rendendo questa nuova realtà pericolosamente instabile. La chiave dell’intera vicenda sarà fornita dalla scoperta della vera natura dell’incidente di Littlehaven e del ruolo di Ethan Crane e dello stesso Darius Dax in esso.

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Scegliendo la strada della metatestualità, come il Grant Morrison di Flex Mentallo e di Multiversity, Ellis ci racconta una storia di supereroi (dove l’eroe del titolo non appare mai, è bene specificarlo) per svelare la vera natura dell’attuale industria del fumetto mainstream statunitense, popolata di revenant di carta che ogni mese popolano gli scaffali delle fumetterie, protagonisti di periodici e forzati reboot. Se con Scream Wes Craven realizzava un thriller che raccontava i meccanismi del thriller stesso, in Supreme: Blue Rose Ellis si serve della decostruzione del genere supereroistico per  mettere definitivamente alla berlina le miserie del fumetto seriale a stelle e strisce. Niente sarà più lo stesso dopo aver letto la miniserie di Ellis e Lotay, e la perdita dell’innocenza sarà assicurata: le illusioni dei lettori di vecchia data non potranno che schiantarsi a terra come la cittadella dorata di Supremacy che precipita sull’inconsapevole Littlehaven. Non resta quindi che abbandonarsi alla prosa colta e romantica di Ellis, a spasso tra citazioni dirette della teoria delle stringhe, atmosfere da sogno che diventano improvvisamente incubi come in un film di David Lynch, e struggente malinconia per amori mai vissuti e mondi mai esistiti se non nella memoria di pochi esuli spazio-temporali.

I disegni di Tula Lotay completano in modo ideale i testi complessi e stratificati di Ellis, anzi ne costituiscono la traduzione in immagini: le vignette traboccano di trovate e sperimentalismi grafici, le figure in primo piano sembrano essere disturbate da linee e segni che provengono da sotto la pagina o forse da un’altra dimensione, come a sottolineare la dimensione onirica ed inquietante dell’intera vicenda, come se la nostra realtà fosse solo una pagina da sfogliare, sotto la quale ne esistono migliaia di altre. Un contributo straordinario ed entusiasmante, quello della Lotay, che impreziosisce un’altra prova smagliante del sublime Ellis.

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Supreme: Blue Rose è un oggetto da maneggiare con cura, una prova d’autore che potrebbe mettere il lettore abituale di comic books di fronte all’horror vacui delle proprie ossessioni cartacee. E dopo averla letta, recarsi alla fumetteria di fiducia per acquistare le nuove imprese dei Vendicatori o della Lega della Giustizia potrebbe non avere mai più lo stesso sapore.

 

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In arrivo Normal, il nuovo romanzo breve di Warren Ellis

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Il 12 luglio uscirà la prima parte (di 4) del nuovo romanzo breve dello scrittore e fumettista britannico Warren Ellis, intitolato Normal, un thriller provocatorio ambientato in un futuro non poi così lontano. La serializzazione sarà in prima battuta digitale, suddivisa in 4 uscite settimanali, mentre l'edizione cartacea e l'ebook completo dell'opera verranno pubblicati dalla FSG Originals il 29 novembre 2016. Di seguito la sinossi, tradotta in italiano, mentre all'indirizzo seguente potete trovare un estratto del primo capitolo, diffuso in rete via Bleeding Cool.

"Alcuni lo chiamano "lo sguardo nell'abisso". Fissate l'abisso tutto il giorno e l'abisso guarderà dentro di voi.

Ci sono due tipi di persone che ragionano sul futuro in modo professionale: gli strateghi lungimiranti sono futuristi civili che pensano alla geoingegneria e a città intelligenti, oltre a modi per eludere l'Our Coming Doom; gli indovini strateghi sono futuristi spaventosi, che pensano allo sconvolgimento geopolitico, alla guerra dei droni e a modi per preparare i clienti all'Our Coming Doom. I primi sono pagati da organizzazioni non profit e di beneficenza, i secondi sono finanziati da gruppi di protezione globali e think tank aziendali.

Per entrambi i tipi, se si è capaci e si passano intere nottate e giornate a fare il proprio lavoro, allora no si può continuare a farlo per molto. La depressione si sviluppa dall'interno. La malattia mentale si diffonde. E se lo sguardo nell'abisso prende piede, c'è solo un posto per recuperare: Normal Head, nelle terre selvagge dell'Oregon, all'interno del perimetro protetto di una foresta sperimentale.

Quando Adam Dearden, uno stratega lungimirante, arriva a Normal Head, è disperato, vuole solo staccare la spina e immergersi nel verde silenzio della foresta. Ma poi un paziente scompare dalla sua camera da letto chiusa a chiave, lasciando solo un mucchio di insetti dietro di sé. Viene aperta un'indagine sul personale; la sorveglianza diventa totale. Mentre il mistero dell'uomo scomparso si dipana nelle pagine di Normal di Warren Ellis, Adam scopre una cospirazione che mette in discussione i principi fondamentali di come e perché pensiamo al futuro- oltre al passato e al presente".

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TREES vol. 1/B: In Ombra

Per dieci anni gli Alberi hanno atteso in silenzio, osservando e condizionando le vite degli uomini intorno a loro. Sono stati i muti testimoni di guerre e crolli di economie, causati dalla loro silente presenza. Ma forse il tempo del’attesa è finito. Gli Alberi stanno per parlare.

Esce per Saldapress il secondo volume di Trees, l’epopea fantascientifica di Warren Ellis e Jason Howard, o meglio il volume 1/B, che conclude il primo arco narrativo della serie (che noi vi abbiamo già recensito qui). Gli autori completano la presentazione di personaggi e scenari, iniziata nel volume precedente: ritroviamo Tiang Chenglei, il giovane artista cinese proveniente dalla provincia che, arrivato nella città di Shu per affermarsi come artista, imparerà a conoscere se stesso grazie all’incontro con una giovane transgender; a Cefalù l’anziano Luca rivela alla giovane Eligia parte del proprio passato e la spinge a ribellarsi al suo uomo, il violento leader neofascista locale Tito; nella base artica di Spitzbergen il Dr. Marsh ha nascosto ai suoi colleghi la vera natura dei fiori cresciuti all’esterno della base, fatto che potrebbe mettere a repentaglio le vite dell’intera èquipe; intanto in Africa la possibilità “logistica” offerta dalla presenza incombente di un Albero al confine tra Somalia e Puntland provoca il precipitare della crisi tra i due paesi.

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Il volume riprende la vicenda congegnata dal duo Ellis/Howard nel punto esatto in cui si era concluso il precedente, riportandoci in una situazione mondiale di gravi crisi, economiche e politiche ma anche personali, vicende lontane e differenti tra loro ma accomunate da un unico fattore, la muta presenza degli Alberi, silenziosa e condizionante. Ellis continua a tessere con piacere e maestria il suo grande arazzo, prendendosi una pausa dal genere revisionista che gli ha regalato la celebrità, accompagnandoci verso un finale ricco di colpi di scena (e di morti inaspettate) che prepara la scena per il prossimo capitolo.

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Unica pecca, ma ormai tipica di molto fumetto a stelle e a strisce, una decompressione narrativa che dilata eccessivamente i tempi della storia: 8 numeri originali, tanti sono contenuti nei primi 2 volumi, sono uno spazio eccessivo per costruire quello che, in fin dei conti, si suppone essere un mero preambolo della vicenda. Ma è un peccato che si perdona con piacere, grazie alla prosa di un Ellis ispirato, capace di far affezionare il lettore ai personaggi  e di costruire una notevole suspense intorno al mistero degli Alberi. Così come dispiace notare, parlando delle matite, le difficoltà evidenziate da Jason Howard nel differenziare i volti dei personaggi, in particolare delle donne, tutte col mento a  punta e molto simili tra loro. A questa incertezza fa da contraltare però una certa abilità nella caratterizzazione dei settings, che accompagna con efficacia il “giro del mondo” orchestrato dalle trame di Ellis.

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Da segnalare la cura editoriale di Saldapress, che raccoglie gli episodi originali 5-8 in un bel volume brossurato dal prezzo contenuto, una veste elegante per quella che rimane comunque una delle serie più interessanti tra quelle proposte dal ricco catalogo della Image Comics.

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