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L’Era di Apocalisse torna con X-Men of Apocalypse di Jeph Loeb e Simone Di Meo

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Nel trentennale della celebre saga L’Era di Apocalisse, la Marvel celebra il suo universo distopico più iconico con una nuova maxi-serie in sei parti scritta da Jeph Loeb e disegnata da Simone Di Meo.

A distanza di trent’anni dalla rivoluzione narrativa che fu L’Era di Apocalisse nel 1995, Marvel rilancia uno degli universi alternativi più amati dai fan con X-Men of Apocalypse, una nuova miniserie evento in sei parti che vedrà il ritorno dello sceneggiatore Jeph Loeb – tra i co-creatori dell’originale crossover – affiancato dall’acclamato artista italiano Simone Di Meo, al suo primo lavoro regolare per la Casa delle Idee dopo il ritorno annunciato nei mesi scorsi.

La nuova saga debutterà a settembre con X-Men of Apocalypse Alpha #1, per poi proseguire da novembre con i numeri #1-4 della serie regolare, fino al gran finale previsto in X-Men of Apocalypse Omega #1. Un preludio all’evento sarà pubblicato già il mese prossimo con Giant-Size L’Era di Apocalisse #1, che includerà una storia speciale scritta da Loeb e illustrata da Di Meo.

Ambientata subito dopo gli eventi conclusivi dell’originale L’Era di Apocalisse, la nuova serie riprende le vicende degli X-Men guidati da Magneto, sopravvissuti in un futuro alternativo in cui la morte di Xavier ha spalancato le porte al dominio assoluto di Apocalisse. Ma sebbene la linea temporale principale sia stata restaurata, quel mondo è continuato ad esistere. Ora, per salvare il loro universo, questi X-Men “impossibili” si ritroveranno costretti a invadere la realtà principale Marvel… con conseguenze imprevedibili per entrambe le squadre!

«Trent’anni fa, The X-Men of Apocalypse hanno sconvolto il mondo del fumetto e io ho avuto la fortuna di farne parte», ha dichiarato Loeb. «Oggi torniamo con una nuova storia, nuovi personaggi e un team di mutanti che non dovrebbe nemmeno esistere — ma che sta arrivando!»

Al suo fianco, un entusiasta Simone Di Meo: «Lavorare con una leggenda come Jeph è emozionante. Per me è un onore mettere mano a una saga così importante per la storia Marvel. Sto dando tutto per rendere felici i lettori, sia quelli storici sia chi si avvicina a questo mondo per la prima volta».

Tra i protagonisti confermati ci saranno volti noti come Gambit, Blink, Sabretooth e Wild Child, Morph e Forge — in un racconto che promette di fondere azione, emozione e visione artistica d’avanguardia.

L'appuntamento è per il 3 settembre con X-Men of Apocalypse Alpha #1, che si preannuncia già come uno degli eventi Marvel più attesi dell'anno.

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We Only Find Them When They’re Dead, la nuova serie di Al Ewing e Simone Di Meo

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BOOM! Studios ha annunciato una nuova serie dal titolo We Only Find Them When They’re Dead scritta da Al Ewing (Immortal Hulk) e disegnata dall'italiano Simone Di Meo.

La storia, ambientata nello spazio, racconta le vicende del capitano Malik e dell'equipaggio del Vihaan II il cui compito è raccogliere risorse dai cadaveri giganti di divinità aliene trovate ai margini dello spazio. Mentre altre navi cercano carne, minerali e metalli per il sostentamento della razza umana, Malik intravede l'opportunità di liberarsi definitivamente da questo sistema quando incontra un dio ancora vivo.

Il primo numero di We Only Find Them When They’re Dead uscirà a settembre e avrà la cover realizzata dallo stesso Di Meo, insieme alle variant di Toni Infante (Champions), Christian Ward (Invisible Kingdom), Matias Bergara (Coda) e altri ancora.

Nella gallery in basso trovate le prime immagini diffuse della serie.

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Orfani: Sam 6, recensione: prima della fine

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Orfani, la space opera ideata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari, fin dall’inizio si è configurata come una saga fantascientifica che, nella sua evoluzione, continua ad arricchirsi di elementi che in base alla “stagione” vengono di volta in volta svelati. Non a caso il format scelto è quello dei blocchi narrativi televisivi, con tanto di climax finale. Orfani: Sam 6, dunque, è un mid-season, un'interruzione a metà del ciclo narrativo, e –  come il modello televisivo americano insegna – è un momento fondamentale della trama, i cui elementi avranno una ripercussione, se non addirittura saranno determinanti, per l’intera seconda parte.

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La stagione dedicata a Sam ha visto, come motore dell’azione, il machiavellico personaggio della dottoressa Juric, nonostante questi sia morta alla fine di Nuovo Mondo giustiziata dalla stessa Sam ormai “corvo” cybernetico. Il ruolo della Juric è ancora determinante: è proprio la sua assenza ad essere fondamentale per le azioni della folta schiera di personaggi presenti. Nel corso delle stagioni passate e nel corso dei precedenti cinque numeri, le carte in tavola sono cambiate molto spesso ma la solida costruzione dei protagonisti principali ha permesso a questi di rimanere coerenti senza pindarici capovolgimenti identitari e senza, allo stesso tempo, far rinunciare agli sceneggiatori – Roberto Recchioni e Michele Monteleone – la possibilità di costruire l’incastro narrativo attraverso colpi di scena che, in questo numero, vanno a raccordare con più forza la stagione con le precedenti.

Prosegue la fuga nel deserto di Perseo e Andromeda, stavolta accompagnati dal clone di Ringo. Sam, difatti, è ancora in standby e il trio la sta portando dalla Dottoressa Marta Hack, l’unica con le competenze per riparare i danni della cyborg. Contestualmente, non si ferma l’inseguimento dei diversi gruppi che vogliono catturare i due bambini. Il pericolo maggiore si conferma essere il duo composto dal Governatore Garland e dal Generale Petrov, pronti a far resuscitare la nemesi per eccellenza della serie: la Juric.

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In Orfani: Sam 6 trova compiuta espressione la ricerca pluristilistica e plurinarrativa che ha caratterizzato l’intera narrazione fino ad ora: Fabrizio Des Dorides, Simone Di Meo, Andrea Accardi e Luca Casalanguida sono gli attori dello stile pluricodico del numero. L’atmosfera stile western si carica del gusto orrorifico con sterzate verso l’onirico, in un gioco stilistico e narrativo che agguanta il lettore: interessante e citazionista è l’intromissione surreale, in bianco e nero, di contaminazione nipponica alla Go Nagai, nel momento dell’esasperazione del personaggio di Sam. Numerosi sono le splash page che raccolgono l’azione dalla spregiudicata composizione che, spesso, rimedia l’estetica videoludica: continua, così, il felice sposalizio tra il linguaggio fumettistico tipicamente statunitense e il format bonelliano.

Orfani si conferma essere una serie che assume al proprio interno numerosi generi, operando un continuo passaggio tra canoni narrativi. Il mid-season di Sam ha il compito di sancire con forza tale volontà drammaturgica portando la trama verso un risoluzione che tarda ad arrivare, alimentando, così, le attese e le aspettative per l’agognato finale.

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