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Fire Power 1 - Preludio, recensione: il "Pitch Perfect" di Robert Kirkman e Chris Samnee

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Le opportunità offerte dallo sfruttamento commerciale di proprietà intellettuali ha radicalmente cambiato, negli ultimi vent’anni, la scena fumettistica a stelle e strisce. L’esperienza pionieristica dei sette fondatori della Image, che avevano scelto di abbandonare la Marvel all’apice della loro carriera per mantenere il copyright delle loro creazioni, ha influenzato le scelte professionali della generazione successiva di autori. Così, se prima la maggiore ambizione di un giovane autore era quella di poter scrivere Spider-Man, ora l’obiettivo diventava quello di crearlo, il nuovo Spider-Man.

La concomitante evoluzione dell’industria dell’intrattenimento forniva il terreno ideale alle aspirazioni dei creativi. Studios cinematografici, network televisivi e piattaforme di streaming cercavano nei fumetti idee fresche da traslare in film e serie tv. È in questo contesto che sceneggiatori come Mark Millar, che nel primo decennio degli anni 2000 aveva dato un contributo fondamentale al rinnovamento dei comics con opere come The Authority, The Ultimates e Civil War, decidono di diradare la loro collaborazione con le major del fumetto e mettersi in proprio. Millar, lo scrittore che volle farsi azienda, fonda Millarworld, etichetta personale con cui lancia miniserie a raffica, illustrate da alcuni tra i migliori talenti del settore. La consistenza qualitativa della maggior parte di questi progetti, però, non va oltre quella di un avvincente soggetto concepito per colpire l’interesse di un produttore esecutivo di qualche network.

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La parabola professionale di Robert Kirkman è per certi versi simile a quella di Millar. Dopo una collaborazione con la Marvel a metà degli 2000, che lo lascia profondamente insoddisfatto, Kirkman si concentra esclusivamente sul lavoro creator-owned. Fonda uno studio per poter pubblicare i suoi progetti personali, Skybound Entertainment, il primo ad entrare nel consorzio Image dai tempi della sua fondazione. L’inizio è col botto: The Walking Dead, primo progetto targato Skybound, una serie in b/n a tema morti viventi sulla quale nessuno voleva scommettere, diventa a sorpresa la testata più venduta della Image e viene trasposta sul piccolo schermo con una serie tv enormemente popolare che dura ben 10 stagioni e diversi spin-off. Invincible, uno dei suoi primi successi, è in procinto di debuttare come serie animata per Amazon. In entrambi i casi, parliamo di serie che hanno avuto bisogno di qualche numero di rodaggio prima di fare breccia nel pubblico.

Il nuovo lavoro di Kirkman, Fire Power, il cui primo volume è uscito da poco per Saldapress, sembra essere invece la quintessenza del "pitch" perfetto: trama, caratterizzazioni e topoi provenienti dalla grande tradizione del racconto d’avventura, unite ad una velocità d’esecuzione scoppiettante che vede l’arte della supestar Chris Samnee prendersi le luci della ribalta. Le prime pagine del volume ci catapultano immediatamente nel pieno dell’azione, seguendo le peripezie dell’americano Owen Johnson che, rischiando la vita tra le montagne cinesi innevate, cerca il tempio shaolin del Maestro Wei Lun. Il giovane è stato già allievo tra alcuni tra i più stimati sensei del pianeta e vuole completare il suo addestramento con un ultimo tassello di grande valore. Nel tempio di Wei Lun, infatti, si cerca di recuperare la tecnica del Pugno di Fuoco, arte ormai perduta che neanche il Maestro sembra in grado di padroneggiare. L’allenamento di Owen procede giorno dopo giorno tra la diffidenza dei compagni, che lo ritengono un intruso in virtù del suo essere straniero, e l’amicizia con Ling Zan, unica ragazza tra gli allievi del tempio che potrebbe costituire un interesse sentimentale per il giovane, se non fosse che le relazioni tra studenti sono proibite. Ma quando Wei Lun comincia ad intuire qualcosa sul mistero delle origini di Owen e sulla scomparsa dei suoi genitori, il tempio viene improvvisamente attaccato dal Clan della Terra Bruciata, setta rivale che vuole carpirne i segreti. L’intervento di Owen a difesa della sua nuova casa sarà decisivo ma di più non sveleremo per non rovinare il gusto di un’eventuale lettura.

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La lettura di Fire Power ci ha fatto ripensare ad una celebre frase di Umberto Eco, pronunciata a proposito di Casablanca, che troviamo particolarmente calzante anche nei confronti di un prodotto lontano anni luce dal classico cinematografico come il fumetto di Kirkman e Samnee: “Due cliché ci fanno ridere. Cento cliché ci commuovono. Perché si avverte oscuramente che i cliché stanno parlando tra loro e celebrano una festa di ritrovamento”. Eco vedeva il film di Michael Curtiz come un ensemble di stereotipi preesistenti e facilmente ravvisabili, ma il cui utilizzo e incastro era talmente ben congegnato da renderlo sublime. Lo stesso dicasi di Fire Power: in molti hanno giustamente notato gli echi dell’Iron Fist della Marvel, o di lungometraggi a tema arti marziali come Karate Kid o Kung-Fu Panda. Tutto vero, ma si potrebbe andare ben oltre, trovando nel lavoro di Kirkman lo stessa schema narrativo che è alla base di Star Wars  e di Matrix, del Signore degli Anelli e del mito di Superman, del ciclo della Tavola Rotonda e della storia di Mosé: quello del "viaggio dell’eroe", codificato dallo psicologo Joseph Campbell. Campbell credeva nell’esistenza di archetipi presente nell’inconscio collettivo, che hanno condizionato la struttura della maggior parte dei miti nelle varie culture del mondo. Che lo abbia fatto coscientemente o no, in Fire Power Kirkman ha attinto a piene mani dagli archetipi ancestrali svelati da Campbell. Owen condivide con i suoi predecessori tutti gli elementi e gli stadi più significativi della cosiddetta “vita dell’eroe”, dalle origini misteriose alla relazione complicata con la famiglia d’origine, dal ritiro dalla società per apprendere una lezione (aiutato da un mentore dai grandi poteri), fino al ritorno nella comunità a cui porta in dono i conseguimenti ottenuti durante il suo ritiro, simboleggiati da una potente arma che solo lui sa usare.

L’abuso degli archetipi e degli stereotipi nella cultura pop ci dice che probabilmente tutte le storie sono state già raccontate, e questa affermazione potrebbe trovare in Fire Power una conferma. Ma la bravura di Robert Kirkman consiste proprio nel prendere suggestioni ed echi di modelli del passato e rielaborarli con assoluta originalità, evitando un’imitazione pedissequa dei prototipi di partenza. L’autore di The Walking Dead ha sempre dimostrato una grande abilità nell’imbastire trame avvincenti e nella caratterizzazione dei personaggi, e questo nuovo lavoro non fa eccezione (si pensi al personaggio del Maestro Wei-Lun, irresistibile profilo di monaco shaolin diviso tra la spiritualità e le passioni secolari, prime tra tutte le scarpe da ginnastica griffate Nike).

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L’obiettivo del plot sembra essere principalmente un pretesto per consentire a Chris Samnee di scatenarsi, confezionando uno dei lavori più spettacolari della sua carriera. Dopo un ciclo ormai leggendario di Daredevil in coppia con Mark Waid, Samnee è assurto al ruolo di superstar della matita: mentre si mormorava di un suo passaggio in DC per disegnare Batman, ha spiazzato tutti accettando la proposta di Kirkman. L’artista, che si è fatto amare per il suo tratto rétro che tradisce l’amore per il fumetto classico, inserito però dentro uno storytelling moderno, firma uno dei suoi lavori più incisivi. Abbandonate le atmosfere noir di Daredevil, Samnee si getta in un tour de force di tavole cariche d’azione: sembra di vedere Alex Toth, di cui Samnee è sicuramente tra i discepoli riconosciuti, applicare le tecniche del montaggio di un film di John Woo. La ricerca del movimento è evidente fin dall’organizzazione della tavola, che Samnee alterna tra vignette canoniche ad altre irregolari, dalla forma trapezoidale e volutamente non convenzionale nel momento in cui parte l’azione. Il tutto per trasmetterne il ritmo, aiutandosi anche con linee cinetiche derivanti dai manga. Al piacevolissimo effetto d’insieme concorrono la consueta cura del dettaglio nella caratterizzazione grafica dei personaggi e degli ambienti da parte dell’artista, coadiuvato dall’efficace colorazione di Matt Wilson, bravo nel passare dai toni freddi delle montagne innevate a quelli caldi nelle concitate scene di combattimento.

Fire Power si segnala anche per l’insolita formula con cui ne è stato concepito il debutto: un numero “zero” raccolto in un volume di circa 170 pp che fa preludio al vero numero uno, narrandone l’antefatto. Saldapress lo propone in un cartonato contraddistinto dall’abituale cura editoriale tipica dei prodotti dell’editore, capace di valorizzare al meglio il lavoro di una delle coppie creative più “calde” del momento.

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Robert Kirkman parla dell’imminente arrivo del cartoon di Invincible

  • Pubblicato in Toon

L’universo crossmediale nato da The Walking Dead ha decisamente oscurato altri prodotti realizzati da Robert Kirkman. Infatti è da ricordare come Amazon abbia in cantiere, già da due anni, lo sviluppo di uno show televisivo basato su Invicible, altra opera realizzata dal duo Kirkman/Cory Walker nel 2002.

Realizzato per la Skybound/Image, l’opera racconta la vita di Mark Grayson, un normalissimo ragazzo, il figlio del più potente super eroe sul della terra. Dopo il suo diciassettesimo compleanno, Marksviluppa dei super poteri e da qua prende il via la storia, terminata nel febbraio del 2018.

Ora, è proprio Kirkman a parlare del progetto, come riporta il sito Super Hero Hype.

“Dovremmo annunciare la data di uscita e mostrare alcuni filmati di quello show molto presto”, ha detto lo scrittore. “Sono molto entusiasta di questo cartone estremamente violento.”

Amazon, invece, la scorsa estate ha annunciato il cast dei doppiatori del cartone, in cui troviamo Steven Yuen come Mark Grayson/Invincible e J.K. Simmons nel ruolo di suo padre, Omni-Man.

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Die! Die! Die! 1, recensione: la nuova serie di Robert Kirkman

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Capisci che nessun personaggio, in Die! Die! Die!, può considerarsi al sicuro quando appena a pagina dieci al protagonista (o a quello che credi essere il protagonista) il naso viene mozzato di netto dal coltello di uno dei cattivi, in una splash-page che lascia pochissimo all’immaginazione.
Si apre così l’ultimo folle progetto di Robert Kirkman (The Walking Dead, Outcast) e di Scott M. Gimple (sceneggiatore e produttore di The Walking Dead, la serie), edito in Italia da Saldapress, che da subito si mostra per quello che è: una gigantesca, spudorata e grottesca parata di eccessi, da cui nessuno (nemmeno i buoni, se così si possono chiamare) è risparmiato.

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La storia, infatti, ruota intorno ad un’oscura organizzazione segreta che, al soldo di Connie Lipshitz (nome nomen), cinica, sboccata, cocainomane ed erotomane senatrice degli Stati Uniti, complotta, ricatta ed uccide personaggi scomodi per garantire il benessere ed il progresso dell’umanità. E Connie sembra addirittura dei buoni, se rapportata al suo perfido rivale, l’altrettanto cinico ed ambizioso Barnaby Smith.

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Sullo sfondo di questa lotta ideologica fra il bene del singolo individuo e quello della società di cui fa parte si snoda poi la vicenda dei tre gemelli John, Paul e George (esatto, proprio come tre dei Beatles), addestrati sin da piccoli a diventare perfette macchine di morte ed ora costretti a combattere l’uno contro l’altro, in una serie di rocamboleschi colpi di scena all’insegna dell’assurdo e del politicamente scorretto, fra orge à la Eyes Wide Shute dischi volanti.
Kirkman e Gimple costruiscono infatti una trama volutamente esagerata, brutale e impossibile, con personaggi piatti e al limite della caricatura (con l’unica eccezione, forse, di Connie Lipshitz, divisa fra il suo consumato cinismo e la volontà di agire per il bene del mondo intero). Ciononostante, l’azione serrata ed i dialoghi spesso sopra le righe fanno sì che questi difetti passino in secondo piano ed il lettore venga catturato dal ritmo della narrazione. Interessanti le parentesi di riflessione sui rischi e i vantaggi del potere da parte di alcuni dei personaggi, che rallentano l’azione dove serve e contribuiscono a dare sostanza a quello che altrimenti sarebbe solo un violentissimo sfoggio di eccessi.

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Il comparto visivo, affidato alle matite di Chris Burnham (Batman Incorporated) e colorato da Nathan Fairbairn (Lake of Fire) spicca per la resa volutamente caricaturale della violenza. Che si tratti di sparatorie, esplosioni o ferite di arma bianca, Burnham non nasconde nulla e, al contrario, esibisce spudoratamente uccisioni e mutilazioni. Tuttavia, non c’è crudeltà o gusto del macabro nelle scene mostrate né una qualche sorta di estetizzazione (al contrario, ad esempio, di Nameless di Grant Morrison, disegnato e colorato proprio da Burnham e Fairbairn): è una violenza ironica, questa di Die! Die! Die!, fatta di puro black humour, e che a volte sfocia persino nel cartoonesco, complici anche i colori volutamente carichi di Fairbairn. Nel complesso il lavoro svolto a livello artistico è gradevole e di certo contribuisce a edulcorare l’asprezza di una trama esplicitamente politically-uncorrect. Resta da capire quanto lontano possa andare avanti la provocazione di Kirkman prima di annoiare, ma per ora le sue esagerazioni divertono. Eccome se lo fanno.

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The Walking Dead termina, a sorpresa, questa settimana

  • Pubblicato in News

Secondo quanto riportato da Bleeding Cool, The Walking Dead si concluderà a sorpresa con il 193 in uscita questa settimana. 

L'albo di 70 pagine, scritto da Robert Kirkman e disegnato da Charlie Adlard, sarà dunque il numero finale della serie
nonostante non sia stato presentato come tale. Non solo, erano stati annunciati - addirittura - gli albi successivi in uscita ad agosto e a settembre.

"Anch'io sono sconvolto, mi mancherà tanto quanto voi, se non di più, mi spezza il cuore dover concludere la serie e andare avanti, ma adoro troppo questo mondo per prolungare le cose fino a quando non sia all'altezza di ciò che voglio", recita una dichiarazione parziale di Kirkman. "Spero che capiate, spero che tu, caro lettore, sappia quanto apprezzo il regalo che mi hai dato. Ho avuto modo di raccontare la mia storia esattamente come volevo, per 193 numeri, e concludere alle mie condizioni, senza interferenze lungo tutto il percorso... in qualsiasi momento. È una cosa talmente rara, e non è possibile senza il sostegno che questa serie ha ricevuto da lettori come te. Grazie mille."

L'editor Image Eric Stephenson ha confermato la notizia, offrendo una dichiarazione in merito.

"Per un fumetto mensile progredire e cambiare nel modo in cui The Walking Dead ha fatto è raro, e ciò che è più impressionante è che lo ha fatto per l'intera run di 193 numeri senza riavvii o rilanci", ha dichiarato Stephenson a Bleeding Cool. "Robert Kirkman ha raccontato una storia e l'ha raccontata bene per oltre 15 anni, e mentre la maggior parte dei fumetti si basa sull'illusione del cambiamento, The Walking Dead si è svolto in tempo reale - i personaggi bambini sono diventati adulti, hanno perso gli arti, hanno perso gli occhi, hanno perso familiari e amici, sono morti."

Saldapress, editore italiano di The Walking Dead, ha appena inviato un comunicato in cui illustra i suoi piani sulla serie:

"Il numero 193 di The Walking Dead, in uscita questa settimana negli USA, è destinato a entrare nella storia del fumetto mondiale. Per una ragione semplice e inaspettata: si tratta dell’ultimo numero del capolavoro di Robert Kirkman. Un capolavoro iniziato più di 15 anni fa senza grandi aspettative e che invece, col trascorrere del tempo, ha ‘infettato’ tutti i media, fino a trasformarsi in un fenomeno cross-mediale di proporzioni gigantesche.

The Walking Dead finisce. E finirà a breve anche in Italia: saldaPressha appena annunciato che a dicembre verrà pubblicato il volume 32 – l’ultimo della serie – e il direttore editoriale Andrea G. Ciccarelli ha rilasciato una dichiarazione ufficiale, per celebrare un momento importante, che segna la fine di una storia per dare inizio alla leggenda.

“Sebbene Skybound ci avesse dato la possibilità di leggere in anteprima il #193 di The Walking Dead” ha detto Andrea G. Ciccarelli,  “le parole ‘THE END’ alla fine dell’albo mi hanno lasciato comunque a bocca aperta. Come immagino stia succedendo a chi, in queste ore, legge l’albo negli USA. Il primo pensiero è stato che è un finale perfetto che arriva alla fine di una bella, bellissima storia, piena di personaggi indimenticabili. E che conclude un romanzo a fumetti durato 16 anni, un lunghissimo periodo di tempo in cui The Walking Dead è stato capace di cambiare in tanti modi la vita di tante persone in tutto il mondo. Ed è bello pensare che tutto ciò sia stato reso possibile da una storia. Quindi il sentimento principale che provo adesso è quello di gratitudine – come lettore e come editore – verso Robert Kirkman che, questa storia l’ha creata e l’ha scritta. E verso tutti coloro che, negli anni, ci hanno lavorato per portarla mensilmente ai lettori. Tra questi, in primis, ovviamente Charlie Adlard e Tony Moore che l’hanno disegnata, insieme a Cliff Rathburn Stefano Gaudiano e Dave Stewart che hanno aggiunto toni di grigio, inchiostri e colori. E, in generale, verso Skybound, uno dei nostri principali partner editoriali che dal 2010 non ha mai smesso di affidarci grandissime storie da pubblicare qui in Italia. E come dice anche il finale di The Walking Dead – tranquilli, nessuno spoiler – sono le storie il centro di tutto. E, in questo, Robert e la squadra Skybound restano imbattibili”.

Come anticipato, il volume 32 dell’edizione brossurata – la prima pubblicata in Italia dasaldaPressa partire dal 2005 – sarà l’ultimo. Questo significa che il Compendium 4, attesissimo dai lettori e in uscita nei primi mesi del 2020, sarà l’ultimo di quella edizione; e che il Libro 16 sarà l’ultimo  dell’edizione cartonata. Ma saldaPress ha annunciato ufficialmente anche il destino dell’edizione bimestrale, che si concluderà col numero 70, e il numero di volumi che comporranno la nuova edizione, che verrà lanciata a fine luglio: THE WALKING DEAD RACCOLTA conterà in tutto otto volumi, da più di 500 pagine ciascuno. Un’occasione perfetta per iniziare a leggere il capolavoro creato e scritto da Robert Kirkman, disegnato all’inizio daTony Mooree per oltre 15 anni da Charlie Adlard.

Un’occasione per tuffarsi in una saga straordinaria, proprio nel momento in cui entra nella leggenda, mettendo la parola fine al termine della sua ultima tavola".

The Walking Dead #193 è previsto per il 3 luglio.

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