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Da John Doe a Orfani: intervista a Luca Maresca, anteprima esclusiva Ringo 2

Luca Maresca è un affabile, giovane artista della scuderia Bonelli conosciuto per il suo lavoro sulla serie Orfani, che abbiamo incontrato in occasione dell’evento “Work in Progress”: un workshop con conferenza, sessione di sketch live e mostra di tavole a fumetti e illustrazioni organizzato dal disegnatore foggiano Giuseppe Guida e incentrato sull’arte del fumetto moderno e su giovani autori emergenti. Classe 1983, Maresca vive e lavora a Salerno. Diplomatosi in “Grafica e Fotografia Pubblicitaria”, ha iniziato la sua carriera illustrando libri e alcuni inserti  per Il Mattino di Salerno. Dopo tre anni alla facoltà di Beni Culturali, passa alla facoltà di pittura all'Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 2008 entra in EURA/Aurea nello staff di John Doe. Realizza il numero 69 della prima serie e poi il numero 3 e il 6 della seconda serie, più un racconto dello spin-off Trapassati.inc pubblicato sul settimanale Skorpio. Contemporaneamente disegna Dibbuk, un fumetto splatter per la BD. Nel 2011 entra in Bonelli e diventa parte dello staff di Orfani, la maxiserie di fantascienza ideata e scritta da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari, della quale ha realizzato il numero 5. È docente presso la nuova scuola di comics di Salerno.

Il prossimo 15 novembre sarà in edicola il numero 2 di Orfani: Ringo, da lui disegnato. Qui di seguito, e nella gallery in basso, potete ammirare le prime 6 tavole in esclusiva.

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Ciao Luca e benvenuto su Comicus.
Tu sei una delle nuove leve della Bonelli, l’editore italiano più importante ma anche il più tradizionale nel panorama fumettistico italiano, eppure mai stato così attivo e poliedrico nell’offerta come in questi ultimi anni, sperimentando anche nuove formule editoriali come appunto Orfani. Qual è la tua opinione riguardo questo processo di apertura verso nuovi generi e nuovi approcci narrativi?

Bè, innanzitutto sono scelte editoriali che tengono conto anche dei cambiamenti del mercato e dei nuovi generi narrativi che riscuotono interesse, poi ovviamente cambiano gli scrittori. C’è un cambio generazionale non solo tra i disegnatori ma anche tra gli sceneggiatori che ha portato ovviamente a nuove direzioni. Ad esempio, in questo periodo si sta cercando di rinnovare un po’ Dylan Dog, quindi una nuova fase è appena partita, con storie nuove attraverso le quali si tenterà di dare al personaggio una forza di maggiore impatto, come era agli inizi della serie negli anni ’80, adattandosi ai nuovi tempi. Per Orfani è stata invece una scelta molto particolare: nonostante la serie sia arrivata in edicola dopo la morte di Sergio Bonelli, era un progetto già approvato e pianificato nei dettagli con lo stesso Sergio. Si è deciso di creare una serie del genere innanzitutto per abbracciare un’altra fetta di pubblico, di un’età anche inferiore rispetto a quella dei lettori classici di Dylan Dog che, all’epoca, avevano 17 anni e adesso ne hanno una trentina o anche una quarantina, oppure anche rispetto ai lettori di Tex, di fascia generazionale più alta che, forse, non leggerebbero mai un prodotto come Orfani. Quindi, è stata creata questa miniserie un po’ per andare incontro alle nuove generazioni di lettori - lo stesso Roberto Recchioni lo ha definito come “il fumetto che avrei voluto leggere io a 13 anni” – e un po’ per portare una ventata di novità nell’offerta della Bonelli. Infatti, non dimentichiamo che è anche la prima miniserie in assoluto realizzata totalmente a colori: non è un albo speciale come poteva essere il Dylan Dog n.100 o il Tex n. 200, ma è un titolo pensato unicamente per il colore. Un progetto con un approccio totalmente diverso rispetto ai fumetti pubblicati in bianco e nero, con colori pensati appositamente per le tavole a disegni e una lavorazione differente che ha comportato un impegno immenso sia della redazione che degli autori e dei disegnatori, con un metodo di lavoro diverso rispetto a quanto fatto prima. Partendo quindi da questi piccoli cambiamenti nell’offerta editoriale, si tende non solo a proporre prodotti in linea con i tempi, ma anche ad educare il pubblico alla lettura di questo particolare tipo di fumetti. Poi si è sperimentato anche un’altra formula di mercato: quella di un’edizione nuova di Orfani per il circuito delle librerie, prima ancora che quella da edicola sia completata, realizzata con un formato diverso, più grande, cartonato, ricco di contenuti, frutto di una sinergia tra Bonelli e un’altra casa editrice, la Bao, specializzata in prodotti da libreria e fumetteria. Quindi, la Bonelli pondera molto prima di affacciarsi e rischiare su altri percorsi, però tenta sempre di affrontare nuove realtà tenendo conto di gusti e tendenze.

Il tuo stile di disegno è molto realistico,  come ti sei trovato ad affrontare le  tematiche di fantascienza in Orfani per design, scenari e tecnologia futuristica? Quali difficoltà hai affrontato e che genere di materiale di riferimento ti ha fornito la Bonelli?
Iniziamo dall’ultima domanda: tutto il team che ha lavorato ad Orfani ha creato una sorta di bibbia con tutto lo studio dei vari aspetti grafici della miniserie: voglio dire, lo studio delle armature, delle armi, delle astronavi, degli alieni. Quindi c’è dietro uno studio enorme e noi disegnatori abbiamo avuto tantissima documentazione, anche suggerimenti su determinate sequenze di film da vedere per farsi un’idea dell’aspetto visivo da raggiungere. Per quel che mi riguarda invece, a parte il mio disagio nel disegnare le tre cose che odio di più disegnare, cioè bambini, astronavi e armi (ride), cosa già di per se non facilissima che comunque ho affrontato con la massima tranquillità, la mia difficoltà maggiore è stata disegnare questi ragazzini che si trovano in una fase d’età molto particolare, dove non sono né bambini, né adulti. Visualizzarli in maniera credibile nella loro adolescenza per me è stato abbastanza complicato, anche perché era la prima volta che affrontavo una cosa del genere.

Hai disegnato il quinto numero di Orfani, che è stato anche il tuo albo di esordio alla Bonelli. Quanto tempo hai impiegato per realizzarlo?
Mediamente un disegnatore veloce impiega intorno ai sette-otto mesi per completare un albo. Io ci ho messo un anno e mezzo per finirlo (ride). Me la sono presa comoda, ma per le difficoltà che ti ho detto. Per l’albo che ho disegnato della nuova stagione di Orfani, Ringo, mi hanno dato sette mesi di tempo ed ho dovuto un po’ correre per rispettare questa scadenza perché, ovviamente, un anno di tempo è troppo (ride).

Qual è stato il personaggio che ti è piaciuto di più disegnare e che hai interpretato o reso più tuo?
Per un caso, in realtà, sono stato assegnato al numero dove si rivela l’identità del personaggio chiamato Il Cecchino. Se, inizialmente, quello preferito da tutti i lettori poteva sembrare il Pistolero, con la benda rossa e che appare come il ribelle del gruppo, a me è invece toccato sviluppare questo personaggio, strano, un po’ ambiguo all’inizio, ma forse il più umano di tutti. Quindi si, mi è piaciuto disegnarlo e sono stato molto contento di avergli dato un viso.

Come hai reso graficamente la sua umanità, al di là della sceneggiatura?
Nella storia, lui è l’unico che si pone domande più concrete, più vere, quindi lo studio maggiore che ho fatto è stato sulla sua espressività, sull’espressione del dubbio, sulle luci e le ombre che poi devono creare un aiuto nella lettura, una drammaticità all’interno della narrazione. Lo studio principale è stato questo: capire come si poteva esprimere attraverso anche una contestualizzazione anche del colore, del contrasto tra nero, bianco, ombra. È un lavoro che poi non ho fatto comunque solo io, ma sono stato aiutato dalla colorista Alessia Pastorello.

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Come hai già detto, dal punto di vista della lavorazione, Orfani è stato concepito come un fumetto da pubblicare a colori. Quali sono nello specifico le differenze a livello tecnico nel disegnare un fumetto pubblicato in bianco e nero e disegnare invece un fumetto pubblicato a colori?
Quando abbiamo iniziato a lavorare, io ho chiesto immediatamente a Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari come dovevo affrontare la situazione, perché per me era la prima volta per tutto: la prima volta in Bonelli, la prima volta con un fumetto a colori… quindi mi chiedevo come dovevo fare? Loro mi hanno detto di lavorare in maniera normale, cioè, come se stessi lavorando a un fumetto in bianco e nero. Però, proprio per il concetto che Orfani è un fumetto che nasce per essere pubblicato a colori, ho tentato di limitarmi con l’uso dei neri molto forti sennò sarebbe stata molto pesante la colorazione e poi la lettura. Ho quindi pulito parecchio il mio tratto e questa cosa si può notare soprattutto sulle tavole in bianco e nero, con molti piani ad esempio non sono separati bene… ho lasciato dei procedimenti per la lettura dell’immagine alla colorista, in modo che anche lei mettesse molto di suo, quindi una personalizzazione della tavola al 50% si deve anche all’apporto della colorista. È stato un lavoro in team e devo dire che mi è molto piaciuto lavorare in questo modo.

Con Orfani sei tornato a lavorare insieme allo sceneggiatore Roberto Recchioni, con il quale avevi già collaborato nella serie John Doe, pubblicato dall’Aura. Come è avvenuta la reunion? È stato lui a chiamarti?
In realtà sì. Stavo lavorando al mio numero di John Doe e Roberto mi disse che voleva farmi fare delle prove preliminari per questa miniserie alla quale stava lavorando per la Bonelli. Ho quindi dovuto fare delle prove che, tra l’altro, sono state pure bocciate e le dovute rifare. Poi, quelle nuove sono piaciute e fu Roberto stesso che mi comunicò che ero stato preso alla Bonelli per Orfani.

Cosa puoi dirci invece sull’albo della nuova serie Orfani: Ringo che hai disegnato?
Mi è stato affidato il numero 2, che sarà in edicola il prossimo 16 novembre. Non posso dire molto in merito se non che il viaggio di Ringo è itinerante: nel mio albo parte da Napoli e arriva a Montecassino, e li ne vedremo delle belle! Mazzate!!!!

Tu sei un esponente della cosiddetta scuola Salernitana, fucina di tanti talenti che lavorano tanto in ambito nazionale quanto internazionale. Quali sono gli aspetti salienti che vi contraddistingue rispetto altre scuole, come ad esempio quella napoletana e quella siciliana?
Innanzitutto, come tu stesso hai già anticipato, la scuola salernitana non si indirizza soltanto sul mercato italiano ma è una scelta di stile, con un tratto particolare, pulito, senza troppi fronzoli e molto leggibile. Diciamo che per un caso, negli anni ’70 e ’80, a Salerno si sono raggruppati in uno studio questi disegnatori con la passione comune per il fumetto e quindi è nato questo tratto simile, perché si sono completati tra di loro e poi, col passare degli anni, si è venuto a creare questo filone. Io ne faccio parte un po’ perché sono di Salerno e un po’ perché è stato una sorta di percorso naturale riuscire ad arrivare a quello stile, anche perché sono stato sempre affascinato dal tratto di Bruno Brindisi, di Luigi Siniscalchi, di De Angelis, quindi di tutti questi maestri che facevano parte della corrente di questa scuola salernitana, creata poi da loro stessi.

Come si lega il tuo passato professionale di grafico e fotografo pubblicitario diplomato con il tuo presente di disegnatore? Come è avvenuto il passaggio dall’uno all’altro ambito e quanto ti è stato d’aiuto aver studiato fotografia pubblicitaria per il tuo apprendistato e la tua gavetta di illustratore?
Allora, io ho fatto l’istituto d’arte e lì ho naturalmente studiato grafica e fotografia pubblicitaria. La cosa migliore che mi poteva capitare è stato essere alunno di un docente come Enzo Laurìa, disegnatore di fumetti che lavora per il mercato francese, il quale mi ha insegnato tantissimo a livello di metodo di lavoro; la grafica mi ha insegnato ad essere ordinato, ad avere criterio, e la fotografia mi ha aperto parecchio allo studio delle luci e delle ombre. Poi, la fotografia artigianale in bianco e nero, è quella che personalmente adoro di più e che permette anche molto di studiare gli effetti di ombreggiatura o chiaroscuro. In realtà, io penso che faccia tutto parte di un percorso che tu non scegli direttamente perché, per esempio, la mia passione per la fotografia in bianco e nero me l’ha trasmessa mio padre, che ha fatto l’Accademia di Belle Arti ed ha avuto come insegnante il grande Mimmo Iodice. I miei genitori sono pittori, così come anche mio nonno è stato un famoso pittore napoletano, quindi è stato relativamente facile il passaggio dalla fotografia al disegno, essendo cresciuto vedendo sempre disegnare e dipingere…

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Come lettore, professionista e docente, come vedi il presente del fumetto italiano, tra nuove mode, il predominio dei Manga e la nuova generazione di lettori?
Riguardo la situazione di fumetto in Italia, io e i miei colleghi ci accorgiamo, anche insegnando a scuola, che l’educazione nella lettura viene anche dalla curiosità che ha un ragazzo nell’approccio verso le cose che vede. Se da noi in Italia arrivano determinati pacchetti, composti da cartone animato-giocattolo-manga, è un problema un po’ di cultura italiana perché non c’è un’efficace controfferta, appunto, a causa di una nostra percezione errata. Il fumetto viene visto ancora come svago per ragazzini e non come letteratura grafica. Molti dei nostri ragazzi che vengono a lezione, hanno l’idea di voler disegnare senza capire o sapere cosa sia un fumetto… alcuni non ne hanno mai letto uno. C’è quindi un problema proprio alla base ed è già un grande passo avanti che si siano incuriositi nel venire a scuola. Il grosso sta nel saperli educare, anche semplicemente ad aprirgli la mente verso determinate letture, cioè il fumetto.

Quali sono le differenze nel promuovere oggi i propri lavori rispetto al passato, considerando che, grazie ai social, c’è una concorrenza maggiore di disegnatori a fronte però della mancanza di un rapporto interpersonale con gli autori alle fiere del fumetto?
Io ho iniziato girando per le fiere di fumetto, facendo vedere i disegni che realizzavo a casa. Quindi nessun contatto internet ma tutto alla vecchia maniera, di persona. Ho fatto però una scuola di fumetto, quindi ho avuto un’educazione, ho avuto un insegnante che mi diceva cosa aggiustare e su cosa dovevo lavorare nel tempo. Quando mi sono sentito pronto per qualcosa ho portato i miei lavori in giro ed ho iniziato piano piano a salire i gradini fino ad arrivare in Bonelli. Oggi è sicuramente più facile, non tanto lavorare, ma arrivare agli occhi di tutti. Basti pensare che a noi autori ci arrivano mail di ragazzi che ci sottopongono le loro tavole. Già sei anni fa questo non succedeva, perché non c’era Facebook e quindi noi non eravamo rintracciabili come lo siamo oggi. Non so se sia un bene o un male, personalmente mi diverto molto vedere le tavole di giovani disegnatori che provano a farsi strada. Noi, all’epoca, non avevamo questa possibilità, non potevamo contare su questi passaggi. Io ricordo che dopo aver frequentato la scuola del fumetto sono stato anni a spasso senza sapere dove andare. Per la voglia di fare bussavo alla porta di Bruno Brindisi per sottoporgli i disegni e sapere cosa correggere. Oggi con i social il contatto è più immediato, ma ci sono due volti della stessa medaglia: ragazzi che vogliono fare ed apprendere, accogliendo tutte le critiche e altri che invece non sono ricettivi né disposti a studiare o correggere i propri errori, dicendo “ma questo è il mio stile” e magari chiedendo quale possa essere la casa editrice adatta a loro. Quando vedo questi ragazzi, che magari si offendono pure, penso a quello che abbiamo fatto noi alla loro età: le sudate, le file, i viaggi da Salerno a Lucca, Roma, Mantova, Milano, andando lì senza essere nessuno, con una cartella piena di disegni da far vedere in giro e ce ne tornavamo a casa con i consigli e le indicazioni su tutto quello che dovevamo aggiustare. E facevamo davvero vedere le nostre cose a chiunque, per la speranza o di un consiglio in più o di magari di un primo lavoro. Insomma, se uno vuole iniziare in questo campo, si deve buttare, ma con la coscienza anche dei propri limiti e la volontà di migliorarsi strada facendo, sopportando all’inizio anche quando una casa editrice ti dice che ti pubblica ma senza pagarti. I miei erano comunque tempi diversi ed altre situazioni. Il sunto è che comunque oggi con internet è certamente molto più facile promuoversi, ma anche per autori già affermati che magari vogliono provare a lavorare per altre realtà come la Francia o l’America. Ad esempio, io grazie a Internet ho fatto un piccolissimo lavoro per gli americani e spero di farne altri, magari un domani vorrei provare per la Francia. Il problema per chi comincia è però avere quell’umiltà di accettare consigli e critiche e soprattutto non limitarsi solo ai social ma fare il proprio cammino anche alle fiere.

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Lucca 2014: Sergio Bonelli Editore presenta: Orfani 2 - la seconda stagione

  • Pubblicato in News

Roberto Recchioni, Emiliano Mammuccari, Franco Busatta, Michele Masiero, Annalisa Leoni e Mauro Uzzeo hanno presentato le novità riguardanti la seconda stagione di Orfani, intitolata Orfani: Ringo.
Notizia più rilevante è che il team è già al lavoro sulla terza stagione della testata, e la possibilità di una quarta è attualmente in discussione.
Mauro Uzzeo scriverà le sceneggiature di Ringo assieme a Recchioni, quest'ultimo autore unico dei testi della prima stagione.

Mammuccari:
"Un anno fa eravamo qui a Lucca ed era già un'emozione forte vedere una sala già piena dopo pochi giorni dall'uscita del primo numero. Dopo un anno possiamo dire che allora dopo il #6 non sapevamo bene come concludere il primo ciclo, nel quale poi il personaggio di Ringo è uscito prepotentemente come unico sopravvissuto e poi protagonista della seconda stagione, come Roberto aveva in mente sin dal principio".

Recchioni:
"La prima stagione è la più lunga storia di origini di un personaggio Bonelli, una sorta di lunghissimo #0. Orfani analizza la nostra società fatta di crisi e di bambini strappati al loro futuro. Ringo è la più fisiologica conseguenza, che esplora la società sotto un profilo fortemente politico, basti vedere la funzione della lotteria come promessa di futuro. Ringo è un personaggio antitetico agli eroi bonelliani, perché è sostanzialmente un cattivo. Ho coinvolto Uzzeo completamente alla sprovvista, chiedendogli se volesse scrivere Ringo. Stiamo già lavorando alla terza stagione. Orfani aveva una coerenza artistica studiata, mente per Ringo portiamo dentro molti autori bonelliani tradizionali, come Carlo Ambrosini, che porteranno sulla testata il loro stile personale, che avrà un approccio maggiormente sperimentale. Lorenzo LRNZ Ceccotti è l'artefice del mecha design, dall'arco di Ringo ai droni, mescolando più stili. La prima stagione di Orfani è andata benissimo, tanto che stiamo già pensando a una quarta stagione. Ringo è andato benissimo come #1, egregiamente come #13. L'ambientazione italiana serve a rafforzare il senso di forte realismo politico che Ringo possiede".

Uzzeo:
"Il mio coinvolgimento su Ringo è stato improvviso, e per me è un onore poter scrivere la serie con Roberto, che è un amico. In Ringo ci saranno nuovi orfani fra i personaggi principali, in fuga assieme al protagonista. Abbiamo un mondo devastato, senza futuro, ma allo stesso tempo tre ragazzi in piena adolescenza, con sogni e speranze, nonostante tutto".

Leoni:
"La lavorazione di Ringo è stata molto più frenetica, avendo solo un anno e mezzo di tempo. Abbiamo trovato un approccio al colore più veloce, emotivo, d'impatto. L'impegno a quattro del team di coloristi ci consentirà di realizzare un bel lavoro".

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Orfani: Ringo 1 - Ancora vivo

Orfani: Ringo #1 segna l’inizio della seconda e nuova stagione della “miniserie a puntate” creata dal duo vincente formato da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammuccari.
E si tratta di un inizio roboante e sorprendente.

Dagli episodi narrati nel drammatico finale di Orfani, la storia si è spostata di circa un ventennio nel futuro: Ringo, unico sopravvissuto della squadra di bambini trasformati in supersoldati, e divenuto il simbolo della rivoluzione contro il regime autoritario mondiale che adesso vede la Dottoressa Jsana Juric al comando, si è oramai isolato in una volontario esilio/pensione, mentre gli ultimi singulti del suo “Movimento” sono rappresentati da sparuti gruppi di ragazzini allo sbando, pronti a tutto (persino farsi saltare in aria) pur di contrastare l’inarrestabile ascesa del GSC. Il Governo Straordinario di Crisi, di contro, è più forte che mai, e gode del consenso della superstite popolazione di una Terra oramai morente, consenso reso ancora più saldo grazie alla promessa di salvezza su un altro pianeta, salvezza acquisibile anche grazie ad una lotteria.

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In sostanza, tutto è andato esattamente al contrario di quanto ci si potesse aspettare dal finale della prima “stagione”: Ringo ha perso ed è sparito, mentre la Juric è più forte e potente che mai. Simbolo della sua apparente invincibilità è la sua squadra speciale, formata da cyborg potentissimi conosciuti come “I Corvi”, i quali facilmente ci ricorderanno delle vecchie conoscenze.

Per un motivo inaspettatamente familiare, Ringo sarà però costretto a “tornare in servizio” e provare a contrastare forse per l’ultima, decisiva volta, l’organizzazione mondiale, principale responsabile del declino della società moderna.

Uno dei twist narrativi più apprezzabili è proprio il cambiamento caratteriale del protagonista che dà il nome all’opera: abbandonata ogni speranza di salvezza e vittoria, Ringo ci appare più duro, cinico, disilluso e risoluto. Suo unico desiderio è quello di isolarsi da un mondo nei confronti del quale ha perso ogni empatia e senso di appartenenza. Allo stesso tempo però, il Nostro non ha smarrito i suoi principi, resi paradossalmente ancora più saldi: Ringo non uccide più, e ha persino rinunciato alle sue amate armi da fuoco che gli avevano fatto acquisire il nome in codice di “Pistolero”.

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Il modo in cui Recchioni architetta la trama di questo primo numero di Orfani: Ringo è anch’esso fortemente differente da quanto fatto in precedenza su Orfani: abbandonato il taglio cerebrale e la struttura narrativa costruita su due diversi piani temporali, qui è l’azione a fare da protagonista, in una storia di forte impatto e dinamismo. Nel linguaggio cinematografico (perché quest’opera ha sin dal principio un taglio decisamente attinente) si potrebbe definire tale evoluzione come un passaggio dal genere sci-fi a quello più sanguigno dell’action: Orfani: Ringo è un esplosivo colpo di pistola a lunga gittata, che costruisce un’adrenalinica parabola ricca di colpi di scena.

Allo stesso tempo, però, l’autore non priva la sua opera di quella attenta analisi sociologica presente anche nella prima miniserie, la quale, anzi, risulta potenzialmente ancora più in primo piano, poiché la storia si svolge interamente sulla Terra: lo scenario nel quale i protagonisti si muovono è un futuro quanto mai decadente e distopico, in pieno canone orwelliano.

Il cambio di registro intercorso fra Orfani #12 e Orfani: Ringo #1 si avverte anche dal punto di vista grafico: Emiliano Mammuccari, disegnatore di entrambi in numeri in “back to back”, si approccia a questa nuova sfida con un taglio più aggressivo e cupo, senza però sacrificare una magistrale organizzazione spaziale della pagina, che rende la narrazione chiara e fluida.
Anche visivamente il protagonista è cambiato moltissimo rispetto al passato, complice il gap temporale intercorso: Ringo è ora adulto, più grosso e prestante, ma anche appesantito e indurito dal tempo. Il talento dell’artista è evidenziabile anche dallo straordinario realismo degli scenari architettonici nel quale i character agiscono: location principale della storia è la Napoli del futuro, sempre affascinante nonostante la Terra stia morendo.

A corredare il tutto ci sono i colori di Annalisa Leoni, le cui tonalità e i forti contrasti rendono questa lettura un vero piacere per gli occhi.

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Il primo numero di Orfani: Ringo è il giusto sequel di un esperimento precedente che possiamo definire riuscito, e dimostra elementi di forte rinnovamento, senza però perdere tutti gli aspetti positivi e caratterizzanti del recente passato. Se il finale di Orfani è stato un curvone in derapata per tagliare il traguardo con stile, con Ringo si torna a spingere sull’acceleratore ancora più forte di prima, per giungere quanto prima alla fine del rettilineo, in attesa della prima curva di un nuovo entusiasmante giro di pista.

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Orfani: Ringo #1: anteprima

  • Pubblicato in News

Comunicato stampa:

Un guerriero, tre ribelli e un’italia sotto governo di crisi.
Arriva orfani: ringo, nuova stagione della serie a colori della sergio bonelli editore.
La prima stagione di orfani sara’ una serie tv motion comics in onda su rai 4, presentata a lucca comics & games.

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Dopo il successo di ORFANI, prima stagione della serie a colori di fantascienza della casa editrice di via Buonarroti, che sbarcherà in tv, su Rai 4, con il motion comics, arriva in edicola la seconda stagione, ORFANI: RINGO.

Protagonista, Ringo, guerriero in viaggio dal Sud al Nord Italia con la missione di portare in salvo tre giovani ribelli da un Governo Straordinario di Crisi che controlla una nazione alla deriva. Creata da Roberto Recchioni, sceneggiatore e curatore editoriale di Dylan Dog, e dal disegnatore Emiliano Mammucari, ORFANI: RINGO sarà in edicola dal 16 ottobre.

A vent’anni dall’ultimo combattimento, Ringo riprende le sue vesti di eroe e percorrere le strade di un’Italia del futuro, distrutta da un cataclisma e sotto la giurisdizione di un governo straordinario di crisi. Un’Italia devastata dove si lavora per ottenere speranza, dove il denaro è stato sostituito da biglietti della lotteria che permettono, a chi vince, di abbandonare la Terra e partire per un pianeta nuovo, più vivibile. A Ringo il compito di portare in salvo tre giovani ribelli in un viaggio che parte da Napoli e attraversa l’intera penisola.

Nella tradizione di opere come La strada di Cormac McCarthy, la Trilogia della città di K. di Kristof Agota, del manga Lone Wolf and Club e di videogame come The last of us, ORFANI: RINGO è una storia a fumetti di fantascienza post-apocalittica che, mescolando azione, dramma e introspezione, rappresenta una metafora della società, dell’economia e della cultura italiana odierna.

ORFANI: RINGO nasce come seconda stagione di ORFANI, ma può essere letta anche da chi non ha seguito la prima. I lettori di ORFANI troveranno invece novità e approfondimenti sul passato dei personaggi.

ORFANI: RINGO sarà composta da dodici numeri mensili che vedranno alternarsi alle sceneggiature: Roberto Recchioni, creatore della serie, e Mauro Uzzeo (Dylan Dog, John Doe). Special guest per il numero sette, Luca Vanzella, giovane promessa del fumetto italiano. Ai disegni si alterneranno maestri del fumetto bonelliano come Emiliano Mammucari, co-creatore di RINGO, Carlo Ambrosini, Paolo Bacillieri, Giancarlo Olivares, Roberto Zaghi e artisti come Luca Maresca, Alex Masacci, Davide Gianfelice, Alessio Avallone, Luca Genovese, Matteo Cremona, Luigi Pittaluga.

La colorazione delle tavole sarà affidata al team di coloristi che ha già reso ORFANI una serie unica nel suo genere, per qualità e spettacolarità dei colori: Annalisa Leoni, Giovanna Niro, Alessia Pastorello, Nicola Righi.

Le copertine saranno firmate da Emiliano Mammucari, mentre il mecha design è stato affidato a Lorenzo LRNZ Ceccotti.

SCHEDA TECNICA

Formato: 16 x 21 cm, a colori

Pagine: 98

Prezzo: € 4,50

ORFANI - LA SERIE TV

Orfani, la serie tv motion comics prodotta da Sergio Bonelli Editore e Rai Com, arriverà su Rai 4 dal 6 dicembre. La neonata divisione di Sviluppo Proprietà Intellettuali di Sergio Bonelli Editore S.p.A. annuncia, insieme ai vertici di Rai Com rappresentati da Luigi de Siervo e Alessandro Ravani, la co-produzione di una serie tv motion comics composta da 10 episodi di mezz’ora ciascuno.

Il motion comics è una derivazione del fumetto che combina elementi d’immagini fisse e di piccole animazioni. Le singole immagini (o “vignette” come vengono definite in gergo tecnico) sono espanse ed esplose grazie all’ausilio della computer grafica con effetti sonori, voce recitante, senza però evolvere mai nell’animazione tipica dei cartoni animati.

Regia di Armando Traverso.

La serie tv sarà presentata in anteprima a Lucca Comics & Games, venerdì 31 ottobre, ore 12:00, presso il Cinema Centrale, con la proiezione del primo episodio. Interverranno gli autori Roberto Recchioni – attuale curatore anche di Dylan Dog – e Emiliano Mammucari, il direttore editoriale di Sergio Bonelli Mauro Marcheselli, il direttore di Rai4 Roberto Nepote e l’amministratore delegato di RaiCom Luigi De Siervo.

 

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