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In arrivo una nuova serie manga per Galaxy Express 999

  • Pubblicato in News

Il numero della rivista Akita Shoten's Monthly Champion RED in uscita il prossimo 19 marzo pubblicherà il primo episodio di Galaxy Express 999 Another Story: Ultimate Journey, manga che propone una nuova avventura della celebre serie ideata da Leiji Matsumoto. L'opera, scritta dallo stesso sceneggiatore, sarà disegnata da Yuzuru Shimazaki.

Il fumetto fa parte di una serie di iniziative per celebrare gli 80 anni del maestro. Il primo capitolo di Galaxy Express 999 Another Story: Ultimate Journey sarà a colori.

La storia dell'anime e del manga segue un giovane orfano di nome Tetsuro mentre viaggia con una misteriosa donna di nome Maetel attraverso la galassia su un treno spaziale, nella speranza di ottenere un corpo cibernetico. Il treno si ferma su molti pianeti lungo la strada dando vita a numerose avventure.

(Via ANN)

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Le mille vite di Mi-kun

Il Maestro Leiji Matsumoto è uno dei più importanti e influenti mangaka giapponesi, al pari di Osamu Tezuka e Go Nagai, per intenderci, autore di opere immense come Capitan Harlock e Galaxy Express 999, La corazzata Yamato e L’anello del Nibelungo, quasi tutte fortemente caratterizzate da ambientazioni e tematiche fantascientifiche, delle space-opera uniche e di rara bellezza. Tuttavia, con Le mille vite di Mi-kun, il nuovo volume proposto da Hikari Edizioni, ci viene presentato un Matsumoto lontano da questi orizzonti, immerso totalmente in una quotidianità apparentemente più spensierata e meno ammorbata dal degrado sociale messo in luce negli altri capolavori.

Il volume contiene in una prima parte i 5 capitoli di Mime, la Gatta Tigrata, in cui la protagonista è in realtà una gattina, mentre in appendice troviamo altrettanti capitoli di I am Mi-Kun!, con cui il personaggio esordì su riviste shojo, in cui il personaggio principale è essenzialmente lo stesso, ma di sesso maschile. La differenza tra queste due parti del libro è abbastanza netta e non si limita unicamente al tratto grafico, visivamente diverso, da cui si può dedurre una distanza temporale di produzione non indifferente, ma anche ad una differente malinconia che pervade il racconto, molto più corposa e strutturale nella serie più recente. Inoltre, sebbene lo sfondo di queste storie sia lo stesso, sprazzi di vita quotidiana di un gatto in una classica cittadina nipponica, il modo con cui i temi cari all’autore, di elevata caratura e spessore sociale, vengono inseriti nella narrazione, risulta migliore nella serie più recente, rispetto a quella precedente. Tuttavia, in tutto il volume, l’introduzione di argomenti come il razzismo, la discriminazione, l’amore, l’abbandono, la solitudine, la sofferenza, l’anarchia, la malinconia, applicandoli a dinamiche estremamente semplici e ripetitive, oltre che brevi ed episodiche, perde di efficacia, risultando spesso pretenzioso e forzato, non dando modo al lettore di trarre particolari insegnamenti o riflessioni dalla lettura. E questo effetto lo vediamo più consistente in I am Mi-Kun!, in cui l’eccessiva ripetitività rende ancora più evidente questa condizione.

Ritornando alle atmosfere malinconiche di Mime, la Gatta Tigrata, si identifica facilmente questa caratteristica peculiare come il punto di forza dei racconti stessi, che dona bellezza all’opera: Matsumoto ci presenta delle storie di ordinaria semplicità, in cui siamo introdotti nella vita di una gatta, la seguiamo mentre fa conoscenza con gli altri animali del quartiere, affezionandoci a lei e alla sua routine rocambolesca, ma quando la narrazione dinamica si arresta, lasciando spazio alla voce narrante esterna, la spensieratezza del quotidiano, dipinta fino alla vignetta precedente, deperisce; la semplicità esistenziale dei personaggi viene ricondotta drammaticamente alla brutalità del reale, con una conclusione rapida e concisa, che sigilla quel piccolo squarcio di felicità mostratoci, rendendolo memorabile ed eterno, confinandolo nei ricordi del lettore.

Passando al lato grafico, nelle storie presentate ad inizio volume, quelle più recenti, pubblicate nel 1978, il tratto è pulito ed essenziale, più preciso che nei capitoli in appendice. Ritroviamo la tipica fisionomia del personaggi creati dal Maestro, con le donne adulte dalla figura affusolata, leggiadra, evanescente, e i personaggi tozzi e goffi, spesso un po’ clowneschi; in I am Mi-Kun! si osserva invece una stilizzazione degli occhi tipica dello shojo anni ’70, atta a conferire un bagliore interno alla pupilla che tuttavia carica eccessivamente di nero la stessa, caratteristica che verrà rimossa nella serie successiva, così come l’uso di un tratto più sporco e graffiato. Ed è proprio nella rappresentazione degli esseri umani che troviamo le maggiori differenze tra i due lavori: dove la serie più recente tutto sommato rispecchia maggiormente la produzione canonica dell’autore, quella più vecchia tradisce solo parzialmente la sua mano, con figure abbozzate e quasi poco curate.

Tutto sommato, non ci troviamo di certo al cospetto di un capolavoro del Maestro, né di un’opera particolarmente unica nel suo genere, lontana dai fasti letterari dell’autore. Una lettura che risulta comunque piacevole, se si trascura la ripetitività eccessiva soprattutto nella parte finale del volume, e che consigliamo a chi ama i gatti e, incondizionatamente, Matsumoto. L’edizione di Hikari è ottima come sempre, con traduzioni ben realizzate e note linguistiche e nozionistiche sintetiche e piacevoli.

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