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Le prime tavole di Superman: Year One di Frank Miller e John Romita Jr.

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Il 19 giugno uscirà per l'etichetta DC Black Label il primo numero di tre di Superman: Year One di Frank Miller e John Romita Jr. Ora la DC ha diffuso le prime tavole non letterate dell'albo che trovate nella gallery in basso.

Di seguito la sinossi di Superman: Year One #1:

"Dal mondo in fiamme di Krypton ai campi bucolici del Kansas, il primo capitolo di SUPERMAN YEAR ONE ripercorre la giovinezza di Clark Kent nel Kansas, mentre fa i conti con i suoi strani poteri e le sue battaglie per trovare il suo posto nel nostro mondo. DC BLACK LABEL è orgogliosa di presentare l'origine definitiva di Superman ad opera dai leggendari Frank Miller e John Romita Jr.!"

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Cover e info sull'uscita di Superman: Year One di Frank Miller e John Romita Jr.

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È ormai da qualche anno che si parla del Superman: Year One di Frank Miller e John Romita Jr., ma finora non si era ancora intravista una data di uscita.

La DC Comics ha diffuso ora una cover per l'edizione in volume del progetto dell'etichetta "Black Label". Oltre al disegno, finora inedito, di Miller, sappiamo anche la sua data di uscita: novembre 2019. Il che significa che gli albetti usciranno, presumibilmente, a partire da giugno.

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Nel 2017 Miller dichiarò quanto segue riguardo a questo progetto: "Attraverso il Cavaliere Oscuro ho toccato tutti i personaggi del pantheon DC, ma non sono mai andato a fondo su Superman. Nel caso della DC Comics, che ha di gran lunga la più grande e più ricca mitologia, ci sono tre pilastri fondamentali che sono Superman, Batman e Wonder Woman. Tutti gli altri personaggi in qualche modo li seguono, il che è incredibile.
La serie Dark Knight è tutta dal punto di vista di Batman. Ma se guardi a Dark Knight 2, vedrai un Superman molto più calmo di quello del primo Cavaliere Oscuro. Batman e Superman sono opposti. Amo Superman. Amo più Batman? Non sono persone. Sono solo linee su carta."

Nella gallery in basso trovate qualche tavola a matita realizzata da John Romita Jr.

(Via Bleedingcool)

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Daredevil Collection 20-21: Typhoiyd Mary e Cuorenero, recensione: nel cuore del ciclo Nocenti

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Nella collana Daredevil Collection, Panini Comics sta riproponendo l'intero ciclo di storie del personaggio scritto da Ann Nocenti, dopo che appena qualche anno fa un paio di apprezzati tomi ne avevano presentato una ricca selezione. Dopo avervi già parlato del primo volume, ovvero Sognatore Americano, ci occupiamo ora di Typhoiyd Mary e di Cuorenero.

L'alter-ego di Matt Murdock è un personaggio affascinante e complesso. Non ha dei veri e propri superpoteri, ha dei sensi ipersviluppati che ne compensano la cecità. Si veste da diavolo, ma è cattolico e credente. È il migliore avvocato di New York e in abiti civili opera all'interno della legge mentre, in costume, opera al di fuori di essa.
Sarà questo mix di elementi, sarà che la testata è quasi sempre rimasta ai margini del Marvel Universe e affidata a penne d'autore, di fatto possiamo constatare quanto per qualità media Daredevil sia una delle migliori serie dell'editore newyorkese e il ciclo di Ann Nocenti è uno dei picchi dell'intera produzione ed era ora che la Panini lo riproponesse in libreria per intero.

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Arrivare su Daredevil dopo che Frank Miller aveva portato la testata al suo apice, sarebbe stata dura per chiunque. Proprio per questo motivo Ann Nocenti decise di lascia perdere ogni tipo di paragone e fare quello che le pareva. Tanto, il rischio qual era? Che non fosse all'altezza del suo predecessore? Fu proprio questa libertà alla base della riuscita del suo operato. L'autrice infonde la sua coscienza sociale in queste storie, affrontando tematiche importanti di vario tipo: dalle responsabilità delle aziende verso l'ambiente alla pedopornografia, giusto per citare due esempi. In primo piano ci sono però i personaggi che godono, grazie alla sua sensibile penna, di un'elevata profondità. Non solo Matt Murdock/Devil, ma tutti i comprimari, grandi o piccoli che siano.

Ma è sopratutto con l'introduzione di Typhoid Mary che la sceneggiatrice può mettere in campo tutta la sua abilità nel tratteggiare i personaggi. Typhoid Mary è un character schizofrenico e dalla doppia personalità, tanto dolce e sensibile quando è semplicemente Mary, tanto letale e fuori controllo nel suo alter-ego. Con lei la Nocenti porta in scena un personaggio che rappresenta stereotipi estremi e contrasti delle donne. Il suo folle e doppio amore per Devil e Matt Murdock, nonché la sua alleanza con Kingpin, la rendono un nemico mortale che distruggerà il nostro eroe lasciandolo in fin di vita.

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Grazie ad uno stile moderno ed efficace, queste storie non risentono del peso degli anni e risultano emozionanti così come a fine anni '80. Grande merito va, naturalmente, alla parte grafica affidata a John Romita Jr. (assistito alla chine da Al Williamson) che, finalmente, si sgancia dalle orme paterne e sforna tavole di grande impatto. È proprio da queste avventure che il suo nome comincerà ad essere osannato dai fan. Il modo in cui l'artista modella e fa recitare Typhoid Mary vale da solo l'acquisto del volume. Stupenda la sequenza muta del doppio episodio "Segni di vita" (Daredevil 260) in cui, in lacrime, la criminale getta il corpo di Devil da un ponte. A risentire degli anni è più che altro la colorazione dell'epoca che, ad ogni modo, non incide sulla valutazione positiva del comparto grafico.

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Dopo l'amara conclusione del ciclo dedicato a Typhoid Mary, il mondo di Matt Murdock è a pezzi. L'eroe sarà protagonista di una serie di toccanti storie autoconclusive (appartenenti principalmente all'evento mutante Inferno) in cui, vagabondando per l'America, cercherà di ritrovare le motivazioni per rialzare la testa. Vanno citate, su tutte, la struggente "Una birra con il diavolo" e la lirica "Cuorenero", quest'ultima con la partecipazione di Spider-Man.
In attesa dei volumi che portaranno alla conclusione la run della Nocenti, Typhoiyd Mary e di Cuorenero rappresentano il cuore del ciclo della sceneggiatrice e una lettura fondamentale per gli amanti di Daredevil.

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Punisher collection: Zona di guerra, recensione: il Punitore di Dixon e Romita Jr.

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A inizio anni ’90, ancor prima della rivoluzione Image Comics, il pubblico americano mostrò di gradire eroi violenti, oscuri e tormentati con fisici ipertrofici che tutta una generazione di nuovi artisti rappresentava con soluzioni grafiche originali e moderne, spesso con figure smodate e lontane da un realismo e da una compostezza compositiva più classicheggiante. La bomba Image amplificò tutto all’eccesso e per qualche anno l’onda d’urto fu molto forte.

La Marvel, fra nuovi e vecchi character, trovò nel Punitore un ottimo compromesso fra passato e presente. Il personaggio aveva esordito addirittura nel 1974 sulle pagine di The Amazing Spider-Man, creato da un team classico composto da Gerry Conway, Ross Andru e John Romita Sr. Tuttavia, dopo diverse comparsate come comprimario su varie testate, solo nel 1986 ottenne la sua prima miniserie da protagonista, dal cui successo nacque la sua prima serie regolare. La Marvel capì le potenzialità del personaggio e lanciò così nel 1988 The Punisher War Journal, una serie più integrata nel Marvel Universe dove Frank Castle interagiva maggiormente con gli altri eroi. Per battere il ferro finché è caldo, la Casa delle Idee diede vita prima a The Punisher Magazine, durato solo 16 numeri, e poi a una terza testata intitolata The Punisher War Zone. Di quest’ultima, Panini Comics ha da poco raccolto il primo ciclo di 6 numeri nella collana Punisher Collection.

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Dopo l’abbandono da parte del suo socio Micro, Frank Castle decide di infiltrarsi come semplice sgherro, sotto falsa identità, nella famiglia mafiosa dei Carbone alla cui giuda troviamo due fratelli, il maggiore Julius - che detiene il comando - e il minore Sal, che spesso è in disaccordo con i metodi del primo. Frank Castle utilizza la sua posizione per avere informazioni, e il suo doppio gioco (nonché qualche azione avventata) non solo complicano le cose ai Carbone, ma anche ad egli stesso. La situazione si complicherà fino al punto in cui Castle verrà scoperto e mandato a morire, se non fosse per l’intervento esterno del suo ex amico Mitraglia.

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The Punisher War Zone è scritta da Chuck Dixon, all’epoca una promessa del fumetto americano, che già si era fatto notare per alcuni lavori sia per l’Eclipse Comics che per la Marvel. Fu proprio in questo periodo, grazie contemporaneamente all’impegno alla DC su alcune testate della Bat-family, in particolare su Robin, che l’autore ottenne la consacrazione definitiva.
Le sceneggiature di Dixon sono asciutte e dirette e non risentono affatto del passare del tempo. L’intreccio delle trama, un perfetto “action-movie” a fumetti, è credibile e ben reso, seppur non particolarmente intricato. La sua versione del Punisher è perfettamente credibile e trova equilibro nel mostrare sia la parte dura che quella umana del personaggio.

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Alle matite troviamo John Romita Jr., di ritorno su una serie regolare dopo un periodo di due anni. Qui, Romita era in una fase fondamentale della sua carriera, attivo fin dalla fine degli anni ’70, l’artista aveva già realizzato diversi cicli su importanti testate, fra cui Iron Man, Amazing Spider-Man e Uncanny X-Men, tuttavia fu dal suo lavoro su Daredevil, con le chine di Al Williamson, che il fumettista avvia un’evoluzione artistica importante, smarcandosi dall’ombra ingombrante del padre e elaborando uno stile proprio. Su The Punisher War Zone Romita, dunque, è ormai un autore nel pieno della sua maturità, e il suo stile squadrato, i suoi corpi voluminosi, la sua composizione dinamica, che spesso sfocia in spettacolari splash-page, sono non solo in linea con i tempi (Romita, però, rinnega gli eccessi di alcuni suoi colleghi) ma, soprattutto, si sposano alla perfezione con il personaggio di Frank Castle. Il suo Punitore è possente, rude e violento e ritrae alla perfezione tutte le caratteristiche del personaggio e ben si adatta alle sceneggiature di Dixon.

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