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Le storie di Guerra di Garth Ennis 4: 1943-44: Germania / Italia, recensione

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Il quarto volume de Le storie di guerra di Garth Ennis ci porta negli anni finali del Secondo Conflitto Mondiale, a cavallo tra il 1943 e il 1944, sul fronte italo tedesco.

La prima storia che apre il volume è Castelli in aria, per i disegni del duo Matt Martin e Keith Burns, titolo quanto mai azzeccato non solo per il gioco che Ennis fa con il protagonista, quanto per il peso che le "fortezze volanti" B-17 ebbero nello scacchiere aereo durante il conflitto.
Migliaia di questi colossi solcavano i cieli dell'Europa soggiogata dal regime nazista, ingaggiando furiosi e spettacolari duelli contro la temibile Luftwaffe. Attraverso il nostro protagonista, il Sergente Wetmore, Ennis forse firma quella che è la migliore storia di guerra aera dell'intera serie. Non solo approfittando della perizia tecnica di Martin e Burns per quanto riguarda la precisione dei mezzi mostrati, requisito che i disegnatori di questa collana devono possedere assolutamente, ma anche per mettere in mostra scene di rara potenza cinetica e drammatica. Gli scontri sono veloci e sempre spettacolari, sembra quasi di sentire il peso immenso dei B-17 sotto le mani dei piloti.
Inquadrature studiate nel dettaglio, di fortissimo impatto scenico, come l'incidente alla prima missione, trasmettono sensazioni viscerali, esaltanti ma al contempo tragiche e terribili.

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Ennis sembra voler più volte spostare l'attenzione da Wetmore ai potenti mezzi aerei e questo genera, durante la lettura, le stesse sensazioni già provate nell'altro racconto dedicato principalmente alla guerra aerea, Lo squadrone dei vampiri, presente nel primo volume. Il tema gli sta evidentemente molto a cuore, al punto che, come nel precedente racconto, la storia del nostro protagonista sembra più un contorno agli eventi storici, un mezzo forse poco raffinato per portarci dritti sul quel fronte che tanto preme di mostrarci con la giusta dose di drammaticità storica, ma senza negarsi e negarci quella spettacolarità tipicamente hollywoodiana di quando ci viene raccontata la Seconda Guerra Mondiale.

Decisamente meno macchinose rispetto a Lo squadrone della morte, le vicende di Wetmore, pur non brillando, si lasciano seguire fino allo scontato finale. Scontato almeno in parte, perché è anche vero che spesso questi soldati, saliti poi sull'ara degli eroi, non avevano per forza vite avventurose o chissà quali incredibili peripezie romantiche da raccontare. Uomini comuni, soldati che facevano il proprio dovere, un dovere spesso così arduo da trasformarli in leggenda.
Peccato per alcune lacune proprio nelle fasi più personali e intime della vicenda, a causa di alcune cadute di stile da parte di Martin e Burns. Là dove l'azione e la precisione tecnica la fa da padrona le poche incertezze passano in secondo piano, diventando invece evidenti nei contesti più narrativi. Poche cose, ma che rendono visibile il passaggio da un disegnatore all'altro durante la lavorazione.

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La seconda storia ci porta dritti in Italia, durante l'avanzata lungo lo stivale per far indietreggiare i tedeschi e riuscire a prendere Roma.
Gli imboscati del D-Day, per i disegni di John Higgins, non è un titolo scelto a caso. Fu un vero tormento invece per quei soldati che, impegnati in scontri terribili contro la Wehrmacht, venivano ingiustamente accusati di spassarsela sotto il caldo sole del Bel Paese, a causa di una non mai confermata dichiarazione al parlamento britannico della Viscontessa di Astor, mentre il resto delle truppe tentava l'invasione dell'Europa, liberando la Francia palmo a palmo per puntare poi verso Berlino. Dichiarazione più volte smentita, mai provata, nata forse solo da dicerie e dalla percezione, errata, che l'invasione dell'Italia sarebbe stata una passeggiata rispetto alla Francia.

Sono questo genere di storie quelle nelle quali Ennis riesce a incastrare meglio interesse nei personaggi ed eventi storici, senza pendere per forza verso i secondi. Anche i dialoghi in questa occasione risultano decisamente più consoni e contestualizzati rispetto ad altri racconti della collana.
Una bella, bruttissima storia di fedeltà agli ordini e disperazione, che ci mostra come la scampagnata di salute italiana fosse invece il più tipico e terribile inferno dell'Europa occupata. Forse un maggior approfondimento di alcuni personaggi, magari mostrandoci più scorci del loro passato, e allungando una storia che sembra compressa e che avrebbe meritato più tavole per svolgersi, ci avrebbe regalato una delle migliori storie di guerra a fumetti di sempre. Così come l'eliminazione di un paio di scenette un po' troppo comiche, che appaiono sin da subito ben poco in linea con l'atmosfera della vicenda.

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Arrivati al quarto volume di questa serie, Le storie di guerra di Gareth Ennis si dimostra come la miglior proposta di fumetto bellico dopo anni di silenzio sul genere. Permangono delle perplessità, specialmente nel modo nel quale Ennis ci racconta queste storie, come se troppo spesso queste fossero ricamate intorno, quasi di forza, ad immagini di rara potenza ma decontestualizzate, quasi frutto della semplice suggestione.
E nonostante questo limite, chiuso il volume, il pensiero continuerà a tornare agli imboscati del D-Day.

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Primo sguardo a Punisher: Soviet #1 di Garth Ennis e Jacen Burrows

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Appena ieri vi abbiamo parlato del ritorno di Garth Ennis sul Punitore con due nuove miniserie: Soviet, disegnata da Jacen Burrows e Get Fury, illustrata da Goran Parlov.

In Punisher: Soviet Frank Castle affronta l'ira della mala russa quando dodici malavitosi finiscono morti ai suoi piedi - ma non è stato lui a premere il grilletto. Castle sembra avere ora un alleato che potrebbe capire le sue motivazioni. Sul suo amore per il personaggio, Ennis afferma: "C'è una brillante semplicità in Frank. Non cambia mai - in un mondo in continua evoluzione e in evoluzione, rimane risolutamente se stesso."

Punisher: Soviet uscirà il prossimo novembre e la Marvel ha diffuso le prime tavole del numero 1. Potete vederle nella gallery in basso.

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Garth Ennis è al lavoro su due nuove miniserie di Punisher

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Garth Ennis ha annunciato che è al lavoro su due nuove serie limitate con protagonista il Punitore per la Marvel, come riportato in un'intervista rilasciata al sito del Lakes International Comic Art Festival.

"Ho due miniserie di Punisher in arrivo: Soviet, disegnata da Jacen Burrows, in uscita a novembre, e Get Fury, con le matite di Goran Parlov, prevista per il prossimo anno."

Questa sarebbe la prima opera di Ennis con Burrows alla Marvel, dopo i lavori con la Avatar su 303, Chronicles of Wormwood e Crossed. Parlov, invecem ha lavorato a lungo con Ennis alla Marvel su Punisher, Punisher MAX: The Platoon e Fury Max.

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Le storie di Guerra di Garth Ennis 1: 1939-40: Spagna/Inghilterra, recensione

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Eccoci alla nuova ristampa, per i tipi di Saldapress, de Le Storie di Guerra di Garth Ennis. Chi vi scrive ha sempre subito il fascino delle storie, spesso sconosciute e incredibili, che dietro la Storia - quella con esse maiuscola - si nascondono e ci parlano di uomini o di oggetti divenuti leggenda quali gli Spitfire e i caccia Messerschmitt.
Proprio su questo genere di storie prende il via la collana mostrandoci gli eventi drammatici della Seconda Guerra Mondiale attraverso gli occhi di quelle persone che l'hanno combattuta, con fede cieca alcuni, per necessità altri. Intimamente odiata da tutti tranne che per qualche fanatico superiore lontano dalle prime linee. E con queste persone, spesso comuni cittadini, che si apre il volume.

Condor, per i testi di Garth Ennis e le matite di Carlos Ezquerra, è proprio quel genere di racconto dove i grandi eventi sono solamente il sottofondo delle tragedie personali di chi li vive.
Siamo in Spagna, un gruppo davvero mal assortito di contendenti, tra comunisti sognatori, fascisti anti-monarchici (e sognatori), piloti e soldati. Una lunga, lunghissima notte che li vede lì, stremati e perduti, nascosti nel cratere di una bomba aspettando che il caos là fuori cessi per non rischiare di alzare la testa e vedersela saltare in aria, magari da parte del fuoco amico.
Storie e motivazioni umane, lontane dalla retorica tuonante dei grandi leader europei che, disperatamente, tentavano di fermare l'avanzata di Adolf Hitler. Eppure eccolo lì con noi il pilota della Luftwaffe, indiscutibilmente un nazista, indiscutibilmente un aggressore, ma al tempo stesso uomo dalle origini umili, guerriero nobile che non infierisce sull'avversario e, fondamentalmente, uomo sfamato da quel Führer che ora gli permette di realizzare il sogno della sua vita, volare. Ed è questo il punto, nonostante sia facile sulle cartine delle grandi battaglie distinguere i "buoni" dai "cattivi", nella realtà le persone non sono così semplici da classificare. L'irlandese fascista è un pazzo criminale, il pilota un nobile guerriero ma anche un uomo che cassa la sua responsabilità dietro l'egoismo di aver ottenuto quello che vuole. Anche il compagno inglese, comunista combattente contro Franco, il più facile da appoggiare all'inizio, è un inglese razzista contro gli irlandesi e le sue motivazioni sono più nella sua testa che nella sua pancia.

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Questo è quello che tenta di fare Ennis, mostrarci gli uomini di quella guerra, essere umani in tutto e per tutto simili a noi. Ma pur sempre uomini di guerra, soldati se va bene, animali feroci spesso.
Dal canto suo, Ezquerra è sicuro nel suo stile ma perde con la colorazione: forse, un più marcato bianco e nero avrebbe reso maggiore giustizia all'artista. Ottime le caratterizzazioni dei protagonisti ma non tutti gradiranno il suo stile che tende, delle volte, ad esasperare alcuni tratti.

Purtroppo però c'è qualcosa che proprio non funziona e che rende Condor lontano dall'opera che poteva realmente essere. I dialoghi, che soffrono di eccessiva retrospettiva storica, sono spesso troppo lunghi là dove la vignetta risulta più che sufficiente a rendere la drammaticità di alcune situazioni. Anche l'incedere della lunga chiacchierata soffre di modi di parlare che non sfigurerebbero in un poliziesco ma che sembrano, in questa storia, i dialoghi di un tv movie di stampo bellico da prima serata.
Problema, questo dei dialoghi, che in parte è presente anche nella seconda storia del volume, Lo squadrone dei Vampiri, sempre di Ennis per le matite di Tomas Aira.

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Ci spostiamo in Inghilterra, tra gli assi del volo della RAF, impegnati a combattere con tutti i mezzi le incursioni della Luftwaffe. Una storia vera quella dello Squadrone dei Vampiri, come veri sono anche i protagonisti di Condor, che ci mette davanti al più classico manipolo di eroi improbabili, ubriaconi e violenti visti e rivisti decine di volte.
Ed è questo il punto con i racconti storici, a meno di non possedere interviste e chiacchierate con i diretti interessati, il lavoro dello sceneggiatore si realizza in quella zona grigia tra testo di storia e rapporti ufficiali del periodo. E, non disponendo quasi mai di diari e memorie personali, si intesse la trama in quella zona, delle volte maledettamente stretta. E di questo Lo Squadrone dei Vampiri ne soffre particolarmente. Anche qui troppe incertezze nei dialoghi, troppa consapevolezza storica che si avverte leggendo e che era ben lontana dalle teste di chi allora combatteva. E questo è un discorso che vale sempre, anche riguardo le guerre attuali.

La storia, che sembra volersi sviluppare come un colossal cinematografico spettacolare e ricco d'azione, frena a metà in eccessive lungaggini, troppe considerazioni per tratteggiare personaggi che sono sempre troppo occupati nell'azione per poterlo fare da sé. Situazioni personali che appaiono però slegate da tutto o che cercano di infilarcisi di forza.
A poco aiuta in questo caso la lucidità e la grande perizia storica di Ennis, il suo sereno e sconsolato tratteggiare di certi atteggiamenti, quali l'antisemitismo, oggi facilmente additabile ai tedeschi, ma che era diffuso, quasi normale, in tutti i paesi europei.
Un racconto, dunque, confuso e in questo la mano di Aira non aiuta a causa di un tratto spesso approssimato nei volti dove invece il comparto tecnico di mezzi e velivoli è una pura gioia.

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Il primo volume de Le Storie di Guerra è un'opera meritevole soprattutto per la precisione di luoghi, eventi e situazioni, per le concitate scene d'azione e i combattimenti aerei che, forse, da soli valgono il prezzo del biglietto. Tuttavia, Ennis poteva elevare queste storie a paradigma del fumetto bellico, ma le troppe macchinosità e le incertezze nel ritmo dei dialoghi le rendono una lettura poco più che piacevole, ricca di approfondimenti con qualche guizzo di grandezza.

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