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Anteprima di Deadpool vs. Old Man Logan #1

  • Pubblicato in News

Esce oggi negli States il primo numero (di 5) di Deadpool vs. Old Man Logan, la mini che mette contro i due eroi Marvel. Scritta da Declan Shalvey e disegnata da Mike Henderson, la serie, per lettori maturi, promette scintille presentando quella è che di fatto una strana coppia.

Cosa succede quando metti insieme un vecchio X-Man con il fattore rigenerativo e un pazzo Wade Wilson con il fattore rigenerativo? James “Logan” Howlett ha appena scoperto l’esistenza di un nuovo mutante di Livello Omega e non permetterà che Deadpool si intrometta nella sua missione. Ma Deadpool, naturalmente, non è dello stesso parere.

Trovate un'anteprima di Deadpool vs. Old Man Logan nella gallery in basso.

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La detective story sci-fi e weird fantasy di Ellis e Shalvey, la recensione di Injection volume 2

Stupisce sempre Warren Ellis e difficilmente sbaglia un colpo: autore estremamente prolifico in grado di approcciarsi con duttilità sia al mondo supereroistico Marvel/DC che a fughe verso altri generi, al mainstream come all'indie, al popolare come allo sperimentale. Mai scontato, mai noioso, una rara abilità nel tratteggiare rapidamente personaggi e situazioni, il suo stile raramente ha sacrificato la qualità nonostante tanto abbia scritto e pubblicato. Con Injection ci troviamo di fronte all'ennesima prova di valore per un autore che, rispetto ad altri pluri-celebrati connazionali, forse ha sempre raccolto meno, in termini di critica, di quanto avrebbe meritato.

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Gioco, finzione e evoluzione sono le impegnative coordinate che Ellis continua a seguire per tessere intreccio e contesto di questa sua creazione: nell'affresco corale introduttivo del primo volume, avevamo lasciato l'Inoculazione - capricciosa Intelligenza Artificiale senziente creata quasi per gioco da uno strambo party di 5 personaggi tanto geniali quanto irrimediabilmente geek – mentre si divertiva come un bambino a manipolare il confine fra fantasia e realtà. Ora, in questo secondo volume (che raccoglie i numeri dal 6 al 10 dell'edizione originale) l'Inoculazione sembra balzata rapidamente nel pieno dell'adolescenza, impegnata com'è a scoprire le gratificazioni di sesso, denaro e potere. E nella dialettica genitore-figlio (che altro sono Maria, Robin, Sim, Brigid e Vivek se non una parodia/iperbole di ruoli familiari e compiti parentali?) che il ruolo del padre qui confluisce quasi tutto sulle spalle di Vivek Headland, la parte più prettamente razionale del gruppo di protagonisti, una sorta di Sherlock Holmes lunatico e schizzato, con una passione per le speculazioni logico-filosofiche e per le bizzarrie in genere, impegnato in un'indagine improbabile volta a fermare l'ennesimo eccesso di apprendimento della ribelle intelligenza artificiale, che non risparmia di usare gli esseri umani come simulacri per le proprie sperimentazioni e scoperte.

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È una detective story dalla partenza quasi classica quindi, ma in grado di cavalcare beffarda la sci-fi, il weird fantasy, le tematiche soprannaturali e resa viva dai dialoghi di Ellis: complicati ma ironici, debordanti eppure fluidi, in grado di offrire spiegazioni semplici di temi complessi e filosofici. La sceneggiatura dell'autore inglese è frenetica e scoppiettante, senza perdere mai di precisione e di leggibilità: un'allegra anarchia avventurosa che ti porta a divorare la pagine certo che, se non hai capito subito, capirai qualche pagina più avanti. Ellis è molto bravo soprattutto a organizzare materiale sentito, usato e stra-usato (intelligenze artificiali, teorie della cospirazione, collegamenti fra scienza e magia, ecc...) riassemblandolo in  maniera divertente, divertita e comunque sempre originale. Si percepisce poi, fra le righe, anche nei momenti più eclatanti della storia, un senso di straniamento e tensione che in più punti ricorda le prime, epocali avventure del John Constantine/Hellblazer di Jamie Delano, qui però con meno lirismo e molto più black humor.
Gioco e finzione dicevamo, non solo sono tematiche portanti della storia ma anche gli strumenti principali dell'autore inglese per creare uno scenario così articolato e accattivante: c'è forse un po' di carenza d'azione, e personaggi che indugiano troppo in una ricerca di coolness non sempre necessaria, ma questi difetti sono compensati da un grande ritmo narrativo e dalla libera circolazione di fantasia e immaginazione.

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Il connubio fra precisione scientifica e ritualità “alchemica” sembra contagiare anche la veste artistica del volume che sorprende per coerenza e rigore: tavole organizzate in modo classico con vignette che rispettano quasi sempre la regola della simmetria, delle successioni regolari, con una certa prevalenza per il formato delle quattro vignette orizzontali per pagina. All'interno Declan Shalvey inocula ulteriore sense of wonder con i suoi disegni naif e cartoonistici: a fronte della complessità di temi e scrittura di Ellis lo stile del penciler irlandese risulta fresco ed estremamente essenziale, fatto di tratti lievemente modulati e quasi continui, di un'attenzione reiterata per i primi piani e le espressioni dei personaggi. Una grande prova di sobrietà e rispetto per Shalvey, che coaudiuvato dai colori e dagli sfondi monocromatici di Jordi Bellaire, si mette quindi al servizio della sceneggiatura e cerca, con eleganza, di circoscrivere e rendere fruibile visivamente il caos creativo e vitale di Ellis.
Injection 2 si conferma come una delle serie più fresche, intelligenti e avvincenti disponibili in fumetteria attualmente.

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In un passato recente, cinque persone straordinarie, ciascuna delle quali rappresenta un’eccellenza nel proprio ambito professionale, vengono riunite in un think tank segreto dal governo britannico allo scopo di mantenere viva la fiaccola di un progresso scientifico che sembra essersi esaurito. Personalità forti dai background più disparati: Maria Killbride, fredda e geniale scienziata; Robin Morel, ultimo di una dinastia di sciamani ed esoteristi; Brigid Roth, esperta hacker; Simeon Winters, spietato agente segreto; Vivek Headland, milionario esperto di economia. Ai giorni nostri il gruppo si è sciolto. Maria è ricoverata in un centro di igiene mentale e degli altri quattro si sono perse le tracce. Ma una minaccia imprevista si libera improvvisamente nel mondo, qualcosa capace di minacciare il tessuto stesso della realtà e che sembra connesso ad antiche credenze del folklore britannico ormai dimenticate. Qualcosa che ha a che fare con le attività segrete dei cinque e con il loro peccato più grande, l’Inoculazione. Ma cos’è l’Inoculazione? E una volta riunitisi, riusciranno i cinque ad affrontare le conseguenze della loro superbia?

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I primi numeri di Injection, la nuova serie Image scritta da Warren Ellis e proposta in Italia da SaldaPress, confermano il momento di forma straordinaria vissuto dallo sceneggiatore britannico, capace di dividersi con successo tra la reinvenzione di personaggi di secondo piano (Moon Knight e l’imminente Karnak per la Marvel), reboot di brand storici (James Bond 007 per Dynamite) e serie creator – owned. Il lettore ritroverà in Injection tutti  gli elementi che hanno fatto di Ellis un beniamino del pubblico: la dimensione fantasy, legata alla tradizione del folklore britannico; l’interesse per la scienza e il progresso tecnologico; cospirazioni segrete e atmosfere da thriller fantascientifico, condite da una spruzzata di noir e spy story. Da abile sciamano, Ellis gioca con i generi, li remixa e li ibrida con consumata maestria. Molto di quanto ci mostra è già visto, ma è inserito in un contesto inedito: la trovata intorno a cui ruota tutto il progetto Injection è l’ennesimo coniglio uscito fuori dal cilindro del magico autore inglese, che riesce a rendere concetti pseudoscientifici astrusi e complessi non solo comprensibili al lettore non iniziato, ma a farne addirittura il perno intorno a cui ruota una fiction popolare e di altissima qualità allo stesso tempo. Considerato il progressivo disimpegno di un’icona come Alan Moore dall’industria del fumetto, Ellis appare oggi come l’unico in grado di spingere il tasto flashforward per portare l’intero settore in territori narrativi ancora inesplorati, come un vero futurista della macchina da scrivere.

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Menzione speciale per la caratterizzazione dei personaggi, alcuni dei quali bucano la pagina; è il caso di Robin Morel, lo stregone che sorridendo afferma di non essere un mago mentre la pioggia che cade intorno a lui non lo bagna, un Costantine più dimesso che potrebbe presto occupare un posto importante nella galleria dei personaggi ellisiani, insieme allo Spider Jerusalem di Transmetropolitan o all’ Elijah Snow di Planetary.

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La serie segna la reunion di Ellis con Declan Shalvey e Jordie Bellaire, i suoi complici nella splendida run di Moon Knight. L’irlandese Shalvey conferma di essere uno dei talenti più luminosi dell’industria del fumetto, cesellando tavole minuziose e di grande impatto, sia che ci si trovi dentro un laboratorio segreto, o a spasso col Dottor Morel in un antico sentiero della campagna inglese. I colori della Bellaire, una vera eccellenza del settore, rivestono le illustrazioni di Shalvey con calda o livida magnificenza, a seconda della necessità dello script di Ellis. Il talento combinato dei tre conferisce all’opera un’aurea tipicamente british, come una puntata di Sherlock dai toni felicemente apocalittici, sfoderando una padronanza assoluta del mezzo espressivo che rende Injection un’uscita imperdibile di questa parte finale dell’anno.

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Moon Knight 1: Dalla morte

Anticipate dalla recensioni entusiaste della critica americana e dalla calda accoglienza riservatagli dal pubblico d’oltreoceano, sono finalmente arrivate anche in Italia le storie di Moon Knight prodotte dal duo Warren Ellis (testi) e Declan Shalvey (disegni). Attesa ripagata per un ciclo di storie che si avvia a diventare un classico moderno. Dopo la trasferta losangelina narrata nel ciclo di Brian Micheal Bendis e Alex Maleev, Ellis riporta il Cavaliere Lunare nella Grande Mela, ambiente più consono per il personaggio e per le storie dal tono noir che lo scrittore inglese è interessato a raccontare.

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Come nei cicli più ispirati della sua carriera, Ellis si avvicina al character di cui si appresta a raccontare le vicende rispettando la tradizione del personaggio, ma allo stesso tempo sconvolgendone lo status quo e proiettandolo nel futuro. Lo scrittore inglese opta per lo stile asciutto e infarcito di azione, simile ad un episodio del serial 24, da lui inaugurato con Global Frequency durante il suo periodo alla Wildstorm e utilizzato ancora durante il suo breve ciclo di Secret Avengers. Proprio in queste storie Ellis cominciava la sua marcia di avvicinamento al personaggio di Moon Knight, ridefinendone il look grazie alle matite di Micheal Lark nella storia Aniana e trasformandolo da problematico vigliante notturno in preda a una perenne crisi di identità a risoluto agente segreto. Ellis porta a compimento l’opera di trasformazione del personaggio in questo volume: viene sancito definitavamente che la teoria che stava alla base di tutte le precedenti versioni del personaggio, cioè che il Cavaliere Lunare fosse afflitto da DDI (Disturbo Dissociativo dell’Identità), era sempre stata errata. Moon Knight è stato davvero scelto da una entità ultraterrena per essere il suo agente nel nostro mondo, e il suo cervello ha creato identità diverse per accettare quello che alla ragione umana risulta inspiegabile.

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Ellis non rompe con la tradizione del personaggio: c’è sempre il crociato notturno di bianco vestito, l’aliante a forma di mezzaluna, il dio egizio Khonshu… ma tutto è completamente diverso.  Se con Stormwatch aveva trasformato una serie di scarso successo incentrata su un supergruppo non troppo originale nella serie più influente e imitata degli anni '90 e primi anni 2000, con Moon Knight lo sceneggiatore inglese compie l’ennesimo strabiliante rinnovamento di un franchise che sembrava aver ormai giocato tutte le sue carte. I dialoghi taglienti come rasoiate, lo script che catapulta immediatamente il lettore nel vivo dell’azione senza inutili fronzoli, sono il marchio di fabbrica di un Ellis che segna un distacco profondo dallo stile prolisso e, come è stato definito dalla critica, decompresso, di Brian Micheal Bendis, deus ex machina dell’ultimo decennio del Marvel Universe e ultimo sceneggiatore ad essersi cimentato con le avventure di Moon Knight prima dell’avvento dell’autore inglese. In ultima analisi, quello operato di Ellis è l’aggiornamento brillante di un topos, quello del Cavaliere Solitario che arriva in città per portare la giustizia e raddrizzare i torti, l’escluso rancoroso verso il sistema che opera ai confini della legge, togliendo le castagne dal fuoco ad istituzioni ormai inadeguate.

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Il risultato finale, però, non sarebbe potuto essere ugualmente entusiasmante senza le tavole di Declan Shalvey, giovane disegnatore irlandese fattosi notare precedentemente con Thunderbolts e Deadpool. Le pagine di questo volume di Moon Knight ci parlano di un talento puro, uno dei più cristallini tra quelli emersi sulla scena fumettistica degli ultimi anni. Le illustrazioni di Shalvey accompagnano la sceneggiatura di Ellis con uno storytelling fluido ed essenziale, che riesce nel compito, non facile, di tradurre in immagini lo stile narrativo dello scrittore. La composizione tradizionale della tavola lascia spesso il campo ad ardite soluzioni sperimentali che lasciano di stucco il lettore: il climax dell’arte di Shalvey viene toccata nella quarta storia del volume, Sonno, dove la rappresentazione onirica della dimensione del Sogno raggiunge vette di eccellenza artistica inusuali per un comic book seriale, quasi da avanguardia. Menzione d’onore per i colori densi di Jordie Bellaire, completamento ideale ai disegni di Shalvey.

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Moon Knight: Dalla Morte rappresenta una felice eccezione nella produzione Marvel più recente, dominata da logiche commerciali e da una certa sudditanza nei confronti della propria divisione cinematografica. Ellis & Shalvey confezionano un manuale in sei capitoli su come si possono (e, aggiungerei, si devono) realizzare i fumetti di supereroi nel 2015, rendendo degli stereotipi ormai ampiamente abusati nuovamente freschi ed originali. Particolarmente felice poi la veste editoriale scelta della Panini, un elegante volume cartonato dal costo contenuto che ci sembra il modo ideale di presentare questo primo, vero must have del 2015.

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